Il Verbo si è fatto carne, disse un tale, e qualche volta calcio.
Paolo Brosio, responsabile della comunicazione della Madonna di Medjugorje e principale competitor di Nicola Legrottaglie nel settore dei rastrellatori di anime perdute, non ha dubbi: se ha vinto la Premier League 2012, Roberto Mancini non deve ringraziare Aguero o Balotelli, ma lei, Nostra Signora in persona. È quello che emerge dall'ultima fatica letteraria del profetico giornalista, dall'inequivocabile titolo de "La Madonna scende in campo".
Per quanto era dato di sapere a noi poveri darwinisti, il Manchester City si era rocambolescamente laureato campione d'Inghilterra, beffando i rivali dello United all'ultimo minuto di recupero dell'ultima partita di campionato, grazie alla classica combinazione di classe, cuore e culo. E invece no. Il merito è tutto della Madonna di Medjugorje, a cui Mancini era stato introdotto un paio di mesi prima dalla veggente Vicka, a dimostrazione del fatto che, Renzi o non Renzi, questo resterà sempre il paese dei paraculi.
Secondo la ricostruzione presente nel libro, infatti, i gol in extremis di Dzeko e Aguero sono stati voluti dal Cielo. Perché? "Perché chi prega è aiutato da Dio".
Gli emissari di Colui Che Puote hanno deciso di sospendere le leggi della fisica che regolano l'universo al solo scopo di premiare la zazzera impertinente di Roberto Mancini - e chissenefrega se questo ha causato afflizione ai milioni di tifosi dello United sparsi per il globo: così imparano a chiamarsi "Red Devils".
Come prova madre per quello che è indubitabilmente un miracolo non inferiore alla salificazione della moglie di Lot, dalle pagine del libro viene messo in evidenza come il trionfo in Premier League sia datato 13 maggio, GUARDA CASO il giorno in cui si festeggia la Madonna di Fatima (che altri non è che la versione beta di quella di Medjugorje).
Peraltro, lo Stato Maggiore celeste non disdegna affatto operazioni laterali di sabotaggio. E così, capita che qualche tempo prima, l'attaccante croato dell'Everton Nikica Jelavic realizzi una doppietta contro lo United, favorendo la rincorsa di Mancini: nato nei paraggi di Medjugorje, Jelavic si configura così come il primo sicario calcistico-divino della storia del gioco.
Insomma, non solo Dio esiste, ma è anche tutt'altro che disinteressato al destino degli uomini.
Gli piace il calcio e, a quanto pare, gioca pure sporco.