Profilo del credente
L’antinomia tra ragione e fede, tra pensare e credere, tra libertà e necessità è antica.
Il credente, questa figura così dipendente ed etero diretta, proprio in quanto credente ubbidiscealla sua religione e ne accetta tutto: miti, riti, culti, fantasie irrazionali, miracoli, magie,imposti spesso con la violenza associata al concetto di dogma o con la pretestuosità di quello di rivelazione.
Ma nonostante ciò tutti i credenti di ogni fede sostengono in modo assolutamente acritico e fideistico la assoluta giustezza dei loro riti, miti, dogmi per quanto spesso fantasiosi appaiano,
mai a nessuno viene in mente, peccato! che se il Caso avesse girato in modo appena diverso,
egli riderebbe di quello che fa, mentre crederebbe in quei riti, miti dogmi che oggi considera falsi e ridicoli.
Il condizionamento mentale ed affettivo di questo credente, non importa di quale religione, è stato reso totale fin da quando ha aperto gli occhi, nella culla, e poi per tutta la sua infanzia e fanciullezza, come per gli animali di Pavlov e di Lorenz, perfettamente in linea con le direttive del filosofo cattolico del 1800, che, d’accordo con i gesuiti prescriveva “Dateceli fin da bambini, affidateceli dai quattro ai dieci anni, e vedrete che non cambieranno più idea!”.
Il che in onesti termini psico-biologici significa averli programmati come replicanti senza che loro abbiano nemmeno la capacità di rendersene conto.
Farlo notare ai credenti non varrebbe a nulla poiché, come dice Immanuel Kant “L’illusione non può essere sradicata da nessun insegnamento”
Paolo Bancal