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29/11/2011 18:04 | |
Pensiero magico ed onnipotente
Le religioni sono una produzione di massa di obbedienti: acritici, in buona fede anche neiloro frequenti autoinganni, imitativi, intelligenti e colti quando già lo sono, ma per tutti loro l’imprinting dell’infanzia li blocca nel loro profondo.
E non è l’aspetto cognitivo dottrinale quello che conta poiché normalmente lo ignorano, bensì quel prepotente e incontrollabile condizionamento affettivo, interiore, di dipendenza e fascinazione, unavera morsa che blocca la lucidità valutativa ed alimenta un bisogno astratto al limite del compulsivo, che va sotto il nome di “fede”.
Principale caratteristica di questo particolare stato psico-mentale-emotivo sta nel far apparire accettabile e plausibile qualsiasi ipotesi o costruzione fantastica, diciamo mitologico teologica, anche la più impossibile e irrazionale, che viene vista nell’ottica del “così è scritto, così mi hanno detto e perciò così è”. Logica, senso comune, verificabilità e scienza non contano nulla, non c’è attenuazione della critica bensì la sua totale soppressione.
Vale il “così mi hanno detto” in una apoteosi di pensiero magico, ovvero quello che Jean Piaget e Bruno Bettelheim riscontravano nel pensiero di menti semplici come quelle dei bambini e dei primitivi e che essi chiamarono “onnipotenza del pensiero”, cioè l’attitudine a dare crisma di verità a ciò che si è pensato e ci connvince, vedi le favole. “L’uomo preferisce credere ciò che vorrebbe che fosse vero” diceva Francesco Bacone e Terenzio “Noi crediamo in ciò che speriamo ardentemente”. Antropologia doc, “Umano, troppo umano”concluderebbe Nietzsche
Paolo Bancale
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