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Credo quia absurdum

Ultimo Aggiornamento: 05/04/2012 15:15
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Credo quia absurdum

 

Per una qualsiasi persona dotata di un modesto senso critico e fornita di una sia pur limitata cultura di base, e avvezza, quindi, a non lasciarsi plagiare facilmente da sciamani, guru, e santoni, la religione, qualsiasi essa sia, altro non è che una congerie di idiozie, più o meno demenziali, dedotte da antichi testi zeppi di favole infantili, e perciò privi di ogni validità storica e razionale, ma, purtroppo, dotati della granitica nomea di essere stati rivelati da un essere supremo, chiamato dio.

Ogni religione, infatti, si considera latrice di una verità assoluta, immutabile nel tempo, da imporre, più o meno coercitivamente, ma spesso puntando una scimitarra alla gola, a tutto il genere umano. Come?

Esigendo una fede cieca e assoluta che non dia adito al minimo dubbio e alla minima critica. Adatta quindi non all'homo sapiens della nostra specie ma all'uomo acefalo delle caverne.

Essendo, pero, gli esseri supremi inventati dagli uomini più di uno (a contare tutti quelli del passato arriviamo a centinaia) ne consegue che le verità da essi rivelate sono molteplici, tutte diverse le une dalle altre e spesso anche in completa contraddizione tra di loro.

Ciò non impedisce ad ognuna di ritenersi l'unica assolutamente vera e considerare tutte le altre assolutamente false. Perché ognuna è convinta che il suo dio ce l'ha più duro.

Allo stato attuale le religioni più significative che imperversano nel mondo, intenzionate a distruggerlo il più presto possibile, sono i tre monoteismi che hanno dato origine all'ebraismo, al cristianesimo e all'islam.

Originano tutti e tre da quel compendio di leggende sumeriche, condite con fatti storici più o meno inventati, secondo la moderna storiografia, e corredate dal racconto di atrocità di ogni genere, tutte imposte dal totem tribale Jahvè, che deduciamo dalla Bibbia. Libro profondamente immorale oltre che privo di ogni validità storica.

Per ora mi fermo qui. Ma in due prossimi post accennerò brevemente alle incredibili degenerazioni che ha subito il dio biblico Jahvè quando è diventato il dio dei cristiani e alle altrettante incredibili trasformazioni che ha subito Gesù adattandosi alle diverse e contrastanti sette del cristianesimo.

Per concludere che ci troviamo davanti ad un colossale casino che giustifica appieno il motto dell'aquinate: credo quia absurdum. Credo, cioè, malgrado tutte le assurdità che la religione cattolica mi propina a piene mani.

 

Più acefalo di così! 

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Credo quia absurdum (seconda parte)

 

Nel post precedente ho messo in rilievo che i tre monoteismi abramitici, originati dalla Bibbia, si considerano reciprocamente falsi e bugiardi. In questo post descrivo alcune delle metamorfosi assurde e incredibili che il sanguinario totem tribale Jahvè ha subito dopo che san Paolo lo ha adottato nel cristianesimo da lui inventato.

Anzitutto, divenendo cristiano, il dio biblico ha scoperto, con sua enorme meraviglia, di avere un figlio, chiamato Gesù, e un nipote conosciuto come Spirito Santo. Di queste due persone mai si era fatto cenno nella Bibbia ebraica. Infatti furono imposte da Costantino durante il Concilio di Nicea del 325 d.C. per assecondare tradizioni religiose di origine orientale.

Quindi Jahvè, nella nuova religione, da uno si è fatto trino. Con ciò rinnegando il dogma fondamentale dell'ebraismo che lo considerava il solo e unico dio d'Israele, al punto che era decretata la lapidazione per chi metteva in dubbio questo principio.

Ma anche il decalogo, considerato la legge fondamentale dell'ebraismo, fu completamente alterato in uno dei comandamenti più importanti. Quello, tuttora osservato rigorosamente da ebrei e musulmani, che vieta, pena la lapidazione, di rappresentare la divinità con statue o immagini.

Il cristianesimo lo buttò subito alle ortiche e, seguendo il costume pagano, sancì l'idolatria di statue e raffigurazioni pittoriche di ogni genere, aggiungendo anche quella per sudari dipinti (sindoni), corpi di presunti santi più o meno necrofilizzati, e una miriadi di reliquie dalle più fantasiose alle più macabre.

Insomma un'orgia iconografica spalmata non solo nelle chiesa, ma anche nelle strade e negli edifici pubblici. Ne sa qualcosa l'Italia dove immagini di madonne e di santi si trovano anche nei posti più inverosimili.

Ma l'invenzione più nefanda attribuita dal cristianesimo al vecchio dio biblico fu quella dell'inferno e del paradiso, totalmente sconosciuti nella vecchia Bibbia.

Jahvè non aveva mai minacciato il suo popolo con pene eterne e nemmeno lo aveva lusingato promettendo una perenne felicità dopo la morte.

Lo aveva costantemente minacciato di dure rappresaglie terrene (malattie, pestilenze, schiavitù e dominazione straniera) in caso avesse tradito la sua fede, adorando altri dei. Mentre lo aveva solo lusingato di farlo assurgere a grande potenza politica e militare in premio della sua fedeltà.

Lusinga, però, totalmente fasulla, perché proprio quando Israele, sotto re Giosia, raggiunse il massimo della fedeltà al suo dio, fu sterminato e deportato a Babilonia e, da allora, rimase sempre sottomesso a potenze straniere. Ciò a dimostrazione che le promesse delle divinità inventate dagli uomini valgono come il due di picche.

Tutto, però, era riferito esclusivamente nell'aldiqua.

Per gli ebrei non c'era nessun aldilà dopo la morte. 

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