Caro Babbo Natale,
so che non esisti e se esistessi mi saresti anche cordialmente antipatico per tutti i soldi che ci fai spendere, per quelle file di zombie che affollano i negozi a caccia degli ultimi “regalini”, perché ci riempi casa di oggetti inutili e alimenti tensioni familiari che sembravano non aspettare altro che venir fuori sotto l’albero.
So che non esisti, ma ti ho creduto per qualche anno, quando ero bambino, e devo ammettere che per i bambini rappresenti ancora una gioia grandissima e che per noi “grandi” è una gioia grandissima vedere contenti i nostri bambini: soltanto questione di fortuna, però, perché i bambini sono ancora capaci di sognare e tu sei uno dei loro piccoli sogni.
So che non esisti, ma ti ho creduto fino a quella notte in cui mia madre lanciò un urlo e noi piccoli accorremmo per vedere cosa era successo. Trovammo mio padre che bestemmiava, tutto vestito di rosso e bianco e con la barba finta: era inciampato nel filo delle lucette di natale, era crollato sul presepe e un altro po’ si ammazzava prima che mettessimo Gesù bambino nella capanna.
A proposito, caro Babbo Natale, anche se non esisti voglio segnalarti un fatto: pure questo dio Gesù non esiste, eppure a lui credono tantissimi adulti. E non è che quando cresciamo finalmente ci dicono che non esiste, anzi: affermano che ci guarda tutto il giorno e che facciamo un sacco di cose che non gli piacciono. Soprattutto le donne, ma anche tutti gli altri esseri umani… E, insomma, i suoi mille e mille portavoce non si limitano a parlare di lui – e a fare leggi come vuole lui – soltanto una volta all’anno, come succede con te: la favola di Gesù è una specie di ergastolo che si rinnova ogni giorno, sempre uguale a se stesso.
Caro Babbo Natale,
so che non esisti e devo dirti la verità che quando ero piccolo piccolo ti confondevo pure con quell’altro. Poi mi sono accorto che non mi portavate nessun regalo, perché i regali semmai me li facevano i miei genitori, con il sudore delle loro fronti. E magari dovevano pure chiedere scusa a quel dio se ogni tanto avevano voglia di fare un po’ l’amore senza fare altri figli a cui fare regali.
Caro Babbo Natale,
so che non esisti e pure se esistessi saresti abbastanza innocuo. Ma quello tanto innocuo non è, e soprattutto non sono innocui quelli che parlano in suo nome. Eppure in molti ci credono ancora. Gli scrivono tante lettere, ma quello non risponde quasi mai. Ed è pure meglio che non risponda, perché ogni volta è un tifone, una guerra o una legge contro noi esseri umani.
Se pure sembrerò un pazzo a scriverti pur sapendo che non esisti, non meno pazzi dovrebbero sembrare tutti quegli altri che credono in un dio pur sapendo che non esiste…
Allora fateci un solo regalo, tu e quell’altro: mandateci un segno concreto della vostra inesistenza.
Così noi ci riprendiamo la nostra libertà di pensare.