Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
*** <div style="background-color: none transparent;"><a href="http://news.rsspump.com/" title="news">headlines</a></div> ***
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Chiesa e 'ndrangheta. Il boss cita Bertone come teste

Ultimo Aggiornamento: 07/04/2013 13:55
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 6.053
Post: 3.418
Registrato il: 26/09/2008
Sesso: Maschile
05/11/2012 19:13
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota


Il boss cita Bertone come teste

 
SILVIO MESSINETTI
03.11.2012
 

Giulio Lampada un pezzo grosso della 'ndrangheta con radici a Reggio e affari a Milano cheallungava i propri tentacoli fino a magistrati e politici. Ci teneva tanto a diventare cavaliere della Santa Sede da vantarsi di esser stato “nominato da monsignor Bertone”.

Il boss era in buona compagnia. Prima di lui Angelo Balducci, Umberto Ortolani e Roberto Calvi. Tutti benemeriti per il Vaticano, “gentiluomini di Sua Santità”.

Ma Giulio Lampada è di sicuro il primo capoclan ad esser stato medagliato Oltretevere. Il suo nome compare a pagina 953 degli 
Actae Apostolicae Sedis, la gazzetta ufficiale della Santa Sede.

Scorrendo le nomine della Segreteria di Stato, nell’elenco di persone entrate a far parte del “Cavalierato dell’Ordine di San Silvestro Papa”, si fa menzione del “sig. Giulio Lampada” con l’indicazione della diocesi di San Marco Argentano-Scalea. Faceva parte di un’infornata di 19 nuovi cavalieri nominati il 17 agosto del 2009. Due anni dopo Lampada venne arrestato per associazione mafiosa, con l’accusa di essere un boss della ‘ndrangheta, con radici a Reggio e affari a Milano.

Un pezzo grosso della mala calabrese che 
allungava i propri tentacoli fin ad abbracciare magistrati e politici. Già all'indomani dell'operazione che portò al suo arresto, il Vaticano si era smarcato riferendo che l'ufficio che effettua le verifiche “non è un'agenzia investigativa”, e ammettendo che nel caso di Lampada “la verifica non ha funzionato” e che “può accadere che chi ha proposto il nome non fosse consapevole”.

Chi ha proposto il nome è il vescovo emerito di San Marco Argentano-Scalea, Domenico Crusco, che in un’intervista a 
Il Quotidiano della Calabria conferma l’onorificenza precisando che a far da intermediario fu Franco Morelli, il consigliere regionale del Pdl (e capo corrente di Alemanno in Calabria) anch’egli in carcere.

“Non sapevo chi era questo Lampada, mi fu presentato dall'onorevole Morelli, mi fece vedere il suo curriculum, lo segnalò come un imprenditore che faceva del bene”. E Lampada ci teneva tanto a diventar cavaliere della Santa Sede. Talmente da vantarsi di esser stato “nominato da monsignor Bertone”.

Nelle intercettazioni raccontava che “dopo aver ricevuto targhetta e distintivo” si sarebbe fatto preparare “un’alta uniforme su misura” e che “ora in tutte le diocesi mi devono chiamare eccellenza”. Eccellenza o meno, di sicuro Lampada chiese e ottenne di battezzare suo figlio in Vaticano.

Erano,
dunque, solidi i legami tra questo boss della ‘ndrangheta lombarda e gli alti prelati.

Come se non bastasse, il nome di Bertone fa parte di una lista di oltre 150 testimoni depositata ieri dai legali di Lampada nel processo in corso a Milano.

Ci sono nomi di giudici come l'attuale presidente della Corte di Appello di Catanzaro, ed ex presidente del Tribunale di Locri, Domenico Jelasi e i magistrati antimafia Alberto Cisterna e Roberto Pennisi.

Tutti dovrebbero riferire sulla frequentazione del ristorante “da Giulio”, situato nei pressi del vecchio Tribunale reggino, dove avrebbero avuto conoscenza diretta di Lampada. E tra i testi che dovrebbero comparire dinanzi ai giudici di Milano ci sono, appunto, quelli del cardinale Bertone e dei vescovi di San Gregorio Magno e di San Marco-Scalea che secondo la difesa dovrebbero riferire sulle modalità con le quali Lampada è riuscito ad ottenere il via libera per il battesimo della figlia in Vaticano e su come sia riuscito ad arrivare alla nomina di "Cavaliere di San Silvestro”.



[Modificato da ReteLibera 05/11/2012 19:14]
OFFLINE
Post: 6.053
Post: 3.418
Registrato il: 26/09/2008
Sesso: Maschile
17/11/2012 13:34
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota


Quando i soldi portano guai in Vaticano


Cosa deve succedere perché papa Ratzinger esca dall’inerzia e impugni la scopa per fare pulizia negli ambienti ecclesiastici compromessi in mala gestione e in malaffare?

Crac, tribunali e licenziamenti in massa di incolpevoli impiegati non sembrano smuovere una foglia in Vaticano.

Alla vigila di un’età effettivamente pensionabile (i 78 anni) il segretario di Stato vaticano Bertone scivola nuovamente in una storia di crac e raggiri. Per imprudenza, non per dolo. Ma molte domande si impongono. A che titolo il cardinale, incaricato di guidare in nome del Papa la politica della Santa Sede a livello mondiale, si è messo a mediare tra le parti in una vicenda che riguarda la giustizia civile e non compete al Vaticano. A che titolo si è impegnato in un “accordo transattivo” con faccendieri già inquisiti dalla magistratura e avvocati tesi a spremere 99 milioni ai Salesiani.

C’è del marcio in Danimarca, esclamava Amleto. C’è, da un anno a questa parte, troppo marcio in un numero eccessivo di vicende che coinvolgono ecclesiastici di prima, seconda e terza linea. Fare l’elenco è imbarazzante.

Febbraio 2011. Esplode lo scandalo del debito abnorme dell’ospedale San Raffaele, guidato dal prete-managere don Luigi Verzè. L’esposizione verso le banche è di trecento milioni, poi si scopre che con i debiti nei confronti dei fornitori si arriva ad un miliardo. Si profila il crack. Viene alla luce una gestione dissennata, condita da intrighi per sovvenzioni con la Regione Lombardia, guidata dal ciellino Formigoni, e caratterizzata da azioni banditesche verso chi osi porsi di traverso rispetto ai piani di Verzè. C’è un costo umano altissimo in questo scandalo. Un suicida (Mario Cal, braccio destro di Verzè e 244 dipendenti del San Raffaele, che l’ottobre scorso hanno ricevuto la lettera di licenziamento.

Il 2011 è anche l’anno in cui esplode lo scandalo del disavanzo spettrale degli ospedali della “Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione”: 800 milioni di buco, sette dirigenti religiosi e laici indagati,accusato nr.1 fratello Franco Decaminada per lunghi anni consigliere delegato dell’Istituto dermopatologico dell’Immacolata. Dissesto e costi umani: da due anni il pagamento dei salari avviene con ritardi, dopo agosto i 1600 dipendenti dell’IDI, del San Carlo di Nancy e della clinica “Villa Paola” di Roma non sono stati pagati.

Anno 2011, Roma scopre l’esistenza di un certo don Evaldo Biasini, ex economo dei Missionari del Preziosissimo Sangue, amico della cricca degli appalti di Anemone e Balducci, coinvolto nelle indagini sugli appalti del G8 e indagato per riciclaggio di denaro dalla Procura di Roma: dispone di cinquanta conti correnti, tredici dei quali aperti allo Ior, la banca vaticana.

Anno 2011, il segretario generale del Governatorato monsignor Viganò denuncia la corruzione negli appalti in Vaticano. Il presepe di piazza San Pietro prima di lui costava 550 mila euro, sotto il suo controllo scende a 300 mila. Viganò denuncia frodi ai danni dell’Osservatore Romano per 97 mila euro, ammanchi di 70 mila euro in un altro ufficio, frodi per 85 mila euro ai danni dell’Amministrazione del Patrimonio Sede Apostolica (Apsa). Viene spedito da Bertone a Washington come nunzio.
Anno 2011, il Segretario di Stato sabota l’applicazione di in decreto di Benedetto XVI, che istituisce un’Autorità di Informazione Finanziaria con pieni poteri di controllo sui movimenti di denaro nello Ior e nelle amministrazioni vaticane.

Anno 2012, viene silurato il direttore della banca vaticana Gotti Tedeschi, reo di avere voluto sapere troppo sui “conti esterni” dello Ior e di aver voluto sottoporre i movimenti della banca alla società di revisione internazionale Deloitte.

C’è qualcosa di profondamente malato nel modo in cui troppi uomini di Chiesa maneggiano il denaro o lo lasciano maneggiare. C’è una drammatica carenza di controlli. C’è un disinteresse colpevole delle supreme istanze ecclesiastiche nei confronti del mala gestione e del malaffare, che si annida tra preti-manager e preti-faccendieri.

Mai un’inchiesta da parte della Chiesa.

Mai una punizione.

Mai un’operazione di pulizia.


Leggi tutto da: antimafiaduemila.com

[Modificato da ReteLibera 17/11/2012 13:35]
OFFLINE
Post: 6.053
Post: 3.418
Registrato il: 26/09/2008
Sesso: Maschile
20/11/2012 20:14
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Scandali e spending review nella sanità vaticana i conti non tornano più

LE VICENDE DEL S.RAFFAELE A MILANO E DELL’IDI A ROMA HANNO FATTO SALTARE L’IPOTESI DEL MAXI POLO DEGLI ISITUTI DI RICOVERO LEGATI ALLA CHIESA. E I TAGLI ITALIANI ALLA SPESA HANNO FATTO IL RESTO


Milano Lo Ior senza guida non è l’unico cruccio dell’area economico- finanziaria del Vaticano. Anzi. Il fronte più caldo per il portafoglio della Santa Sede, in questo momento, è forse quello della sanità. 

Ospedali, cliniche, case di riabilitazione e di cura erano destinati secondo gli auspici del Cardinal Bertone a diventare la gallina dalle uova d’oro per le casse della chiesa, a corto di liquidità a causa di un Obolo di San Pietro assottigliato dalla crisi. 

Non è andata così: il progetto della Segreteria di Stato di comprare il San Raffaele da Don Verzè è andato in fumo, facendo saltare l’ipotesi di un maxi-polo sanitario che riunisse pure Policlinico Gemelli, Bambin Gesù, Idi-San Carlo a Roma e la Casa per il sollievo della sofferenza fondata da Padre Pio a San Giovanni Rotondo. 

Adesso tutti i promessi sposi – saltato il matrimonio – sono alle prese con problemi di bilancio da brividi (si parla di debiti complessivi per 2 miliardi). E in qualche caso anche con qualche piccolo guaio giudiziario. Non è tra l’altro l’unica ferita aperta. Anche la Associazione religiosa degli istituti sanitari – cappello sotto cui sono raccolti 
10 istituti di ricovero, 
20 ospedali, 
50 case di cura, 
124 centri di riabilitazione, 
17 residenze sanitarie ex-psichiatrici – naviga in acque turbolente. 

La spending review avviata dal governo Monti minaccia di far saltare i piccoli ospedali per risparmiare sui costi dello Stato. «Un provvedimento che finirà per pregiudicare irreparabilmente le gestioni finanziarie di tutte le nostre strutture», spiega una nota dell’Aris. Piove, insomma, sul bagnato. 

La sanità per molti imprenditori oculati e competenti è stata negli ultimi anni una sorta di Bot, un Eldorado (spesso a carte truccate) dove per perdere soldi ci vuole arte. 

Giuseppe Rotelli, per dire, è riuscito con poche decine di cliniche in Lombardia a mettere su dal nulla un impero sanitario in salute e senza debiti, a comprare il 13% del Corriere della Sera e a soffiare il San Raffaele proprio al Vaticano mettendo sul piatto 450 milioni di euro liquidi di tasca sua, senza chiedere un centesimo alle banche. 

Alla Sanità di Dio è andata molto peggio. L’unica oasi di redditività è il Bambin Gesù, gestito da Giuseppe Profiti, punta di diamante della squadra bertoniana nel campo. Il resto è una via crucis di guai. 

La situazione al Gemelli, l’ospedale del Papa, è da incubo. Ci sono 490 posti a rischio, 800 milioni almeno di debiti, 100 milioni di perdite nel 2011 e diverse centinaia di milioni di crediti con la Regione Lazio che lo stesso Profiti – in una informativa riservata pubblicata da L’Espresso – definisce «inesigibili». In quel caso, precisa la nota allegata alla relazione Profiti, si possono ipotizzare «un’impossibilità di accesso al credito e l’ipotesi del fallimento “ex-officio” tenendo presente che il Tribunale di Milano ha sviluppato un atteggiamento aggressivo». La soluzione? Il piano di rilancio stilato quest’estate che oltre ai tagli da 1.644 a 1.400 degenze medie al giorno punta a incentivare le prestazioni specialistiche private. 

Ancora peggio vanno le cose all’Istituto Dermatologico Italiano - San Carlo di Nancy gestito con 1.500 dipendenti dai Figli dell’immacolata concezione. I dipendenti pochi giorni fa hanno sfidato i rigori dell’inverno salendo sui tetti per reclamare i tre mesi di stipendio arretrato. Il bilancio dell’ex impero di padre Franco Decaminada naviga in pessime acque, con 300 milioni di debiti, i magistrati sono andati fino in Vaticano per sequestrare i suoi conti non proprio trasparentissimi. Una sorta di bancomat personale da cui Decaminada (proprietario di una villa con 18 stanze e 23mila metri quadri di terreno nel territorio del Morellino di Scansano malgrado il motto dei concezionisti sia “castità, obbedienza e povertà”) ha prelevato in un botto solo 6,8 milioni. 

Sotto il controllo dell’Idi c’è stato pure il centro di ricerche di Nerviano, in Lombardia. Rilevato con 250 milioni di dote lasciati dalla Pfizer assieme ai suoi scienziati e svuotato di liquidità a tempo record: «Nessuno di noi riesce a capire come sono stati spesi tutti quei soldi durante l’era Decaminada », dicono i dipendenti. Di sicuro il Padre è riuscito almeno questa volta a cavarsela, grazie all’intervento di un altro esperto di povertà, obbedienza e castità – Roberto Formigoni – che si è preso il cerino in mano rilevando il business con la Regione Lombardia. Che quando si mette a trafficare con preti (e Don Verzè docet) combina quasi sempre guai. Anche su queste operazioni la magistratura ha acceso un faro. 

Nubi oscure hanno iniziato ad addensarsi su quello che una volta era uno dei fiori all’occhiello della Vaticano Spa: l’ospedale di San Giovanni Rotondo, una struttura da 57mila ricoveri l’anno, di cui il 17% – a testimonianza della qualità dei servizi – da fuori regione. I problemi qui sono gli stessi del Gemelli: un bel po’ di crediti con gli enti locali la cui reale esigibilità è dubbia. E una gestione delle casse un po’ lontana – dice il tam tam pugliese – dagli standard di massima efficienza. 

Morale. I conti sono messi molto meglio di quelli dei “cugini” capitolini. Ma lo stesso siamo lontani da una buona redditività. I guai dei fiori all’occhiello della sanità del Cupolone non frenano comunque il lavoro dei medici in tonaca per salvare il corpo (oltre che l’anima) degli uomini. 

La regione Sardegna ha appena affidato al Bambin Gesù l’ex struttura del San Raffaele a Olbia. Un ospedale in più in un impero poco conosciuto su cui non tramonta mai il sole fatto – come ha ammesso monsignor Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale degli operatori sanitari – di 125mila strutture in giro per il mondo.

Leggi tutto da: repubblica.it

OFFLINE
Post: 6.053
Post: 3.418
Registrato il: 26/09/2008
Sesso: Maschile
07/04/2013 13:54
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Roma: Idi, Gdf arresta padre Decaminada per appropriazione indebita di 14 milioni di euro



Roma: Idi, Gdf arresta padre Decaminada per buco finanziario istituto

 

(ASCA)- Roma, 4 apr – E’ ancora in corso l’operazione ‘Todo modo’ della Guardia di finanza di Roma che ha portato all’arresto di padre Franco Decaminada, consigliere delegato dell’Idi fino al 2011, con l’accusa di appropriazione indebita di 14 milioni di euro. Nel quadro delle indagini sul dissesto finanziario dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata (Idi) sono stati arrestati – su disposizione del Gip, Antonella Capri – anche i due imprenditori Domenico Temperini e Antonio Nicolella: solo il primo e’ stato traferito in carcere, mentre l’altro, cosi’ come Decaminada, e’ agli arresti domiciliari.

Nel medesimo contesto e’ stato anche posto sotto sequestro un immobile, denominato ‘Ombrellino’, sito in Magliano in Toscana (GR), del valore di oltre 1 milione di euro, acquistato, in massima parte, con denaro provento di reato.

Sono in corso anche 14 perquisizioni domiciliari e locali, presso abitazioni private ed uno studio commerciale e notarile, tutte in provincia di Roma, con l’impiego di circa 50 militari.

I reati contestati ai tre arrestati vanno dall’appropriazione indebita aggravata alla bancarotta patrimoniale fraudolenta, dall’emissione ed utilizzo di fatture false all’occultamento delle scritture contabili; altre 10 persone sono state denunciate, inoltre, a vario titolo, per i delitti di riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, occultamento delle scritture contabili ed appropriazione indebita.

Dalle indagini e’ emerso che padre Decaminada avrebbe accumulato 4 milioni di euro e destinato parte dell’ingente somma all’acquisto ed alla ristrutturazione dell’immobile sequestrato in Toscana. com-stt/res

.

fonte asca.it

[Modificato da ReteLibera 07/04/2013 13:55]
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:58. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com