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MPS. Il monte dei pascoli di Siena

Ultimo Aggiornamento: 17/08/2013 20:07
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Paolo de Sanctis
Altro che BATMAN! Un ladruncolo da un milioncino di euro.
Qui abbiamo un partito che ha controllato la fondazione di una banca la quale ha generato un buco di miliardi! BATMAN è in galera e questi signori vanno alle elezioni?

LA BANDA DEL MONTE DEI FIASCHI
Viviana Vivarelli

La banda del Monte dei Fiaschi, metafora di una Nazione di truffatori finanziari e politici, legati a filo doppio. Come l’ha incisivamente definita Grillo: “Una banca che è un partito, un partito che è una banca”. Dal che si può anche capire come mai al Pd l’ultraliberismo del sistema bancario possa piacere molto e come mai la Goldman Sachs, prima banca americana, approvi con pubblica dichiarazione Bersani, il finto scemo che parla a scemi veri (nel senso di mancanti di informazione e comprensione dei fatti); si capisce come mai il n° 2 del Pd, Enrico Letta, sia invitato alla riunione del club Bilderberg (che ci farebbe una presunta sx in un club di magnati?), o, infine, come mai Bersani ci tenga tanto ad avere il sostegno di Monti, che di quel sistema finanziario è l’esecutore e becchino.

Siamo sotto gli abusi del potere bancario. Inutilmente l’opportunista Giannino finge che questa sia fantascienza mentre il contadino Bersani, scarpe grosse e cervello fino, si adatta con la vocazione semipterna di servire chi comanda, sorretto da uno zoccolo duro di inconsapevoli.

Inutile che ora dichiari ipocritamente che il Pd col MPS non c’entra niente. Che sia da sempre la banca del Pd a Siena non ci piove, e l’accusa durissima di Monti che prende la palla al balzo per voltarsi alla dx di B “senza il tappo” ne è prova inconfutabile.

Nel 2007, la banca di partito (terza banca d’Italia, per quanto sia in un paesino di 60.000 abitanti) decide di introiettare un bel po’ di quattrini in nero e li copre con una operazione folle: comprare dal gruppo bancario spagnolo Santander la Banca Antonveneta a un prezzo 10 miliardi di euro, 3,5 milioni in più rispetto a quanto il gruppo spagnolo l’aveva pagata 3 mesi prima.

L’operazione è tanto fallimentare e balorda che a quel prezzo nessuno la voleva comprare, chiaro segno che, o gli autori dello spreco di ben 6,5 miliardi di euro si erano venduti il cervello, o c’era sotto qualcosa di molto sporco e quei 6,5 miliardi erano perversamente voluti per coprire il furto di qualcuno.

Sapete chi era allora governatore di Bankitalia? Mario Draghi. Credete che abbia fatto una piega? Credete che qualcuno nel governo Prodi II abbia presentato una interpellanza contro il misfatto? Silenzio assoluto. Credete che la Consob, la società che in Borsa deve vigilare sulla correttezza del mercato, abbia fatto qualcosa? Non c’è solo la Gardini, ex portavoce di B, a non sapere cosa sia la Consob, forse non lo sa essa stessa ed è una portavoce come la Gardini.

Credete che questi media di regime così pronti a cogliere ogni sfumatura nelle frasi di Grillo avessero denunciato il misfatto?

Nella politica e finanza di questo Paese una mano lava l’altra e tutte insieme fregano il popolo italiano.

E’ ovvio, lo capirebbe anche la casalinga di Voghera, che se si buttano 6,5 miliardi così, si apre una voragine. Lo dico a quanti insistono che se il M5S delega comuni cittadini, questi sarebbero ‘incompetenti’. Incompetenti de che? Di truffe come questa?

Dunque, come era ovvio, comincia la rovina, l’economia collassa, i Btp sono sempre più a rischio di diventare carta straccia. Il presidente della banca di Siena, Mussari, fa delle operazioni finanziarie sempre più strane, mette in cassaforte documenti segreti, fa sparire conti, gioca sporco sui derivati che sono di per sé già sporchi.

E tutto nel silenzio assoluto di Bankitalia, governi vari, partiti, Consob e soprattutto Pd.

Con tutti i nostri servizi segreti bravissimi nello scovare dati inutili su privati cittadini a scopo ricatto, con tutti i nostri bravissimi organi di controllo, sarà Blomberg a scoprire nel 2008, un prestito di Deutsche Bank di circa 1,5 miliardi che dovevano servire alla BMS a risanare una perdita di 367 milioni generata da un precedente derivato stipulato sempre con Deutsche Bank.

Pensate che qualcuno in Italia e in Europa si sia mai dato da fare dal 2008 ad oggi per frenare l’enorme caos derivato dai derivati o abbia mai tentato di frenare l’afflusso di questi titoli tossici che stanno mandando in malora il mondo?

Levatevelo dalla testa. Intanto noi dovevamo pure sentire i deliri di un Tremonti che ripeteva “la crisi non esiste!” “le nostre banche sono sane”! E ha pure la faccia di ripresentarsi sostenuto dalla Lega, lo sciagurato!

Un mese dopo il crollo di B e l’avvento del caro Monti, il governo italiano ottiene il via libera dalla Ue per l’erogazione di 3,9 miliardi di euro di aiuti di Stato alla banca spazzatura senese.

Ricordiamo anche un’altra cosa: nel completo segreto parlamentare e nel totale silenzio dei media, Monti, appena arrivato al potere fa un atto molto strano: regala alla Morgan Stanley 2 miliardi e 567 milioni di euro. 3 gennaio. La stampa tace.

E’ la banca newyorkese a dire che l’esposizione verso l’Italia è scesa da 6,268 a 2,887 miliardi di dollari: la differenza corrisponde appunto a quei 2,567 miliardi di euro, un decimo della manovra “salva-Italia”.

Ma la prima cosa che Monti ha salvato non è stata l’Italia, bensì gli interessi della banca americana. Notare che c’erano ancora parecchi per saldare questo conto sui derivati,ma Monti si è premurato di farlo subito. E quando l’Europa chiede di tassare le transazioni di Borsa, indovinate cos’è che Monti evita con cura di tassare?

Ma i derivati, naturalmente, facendo un grosso regalo alle banche che hanno dimenticato i crediti alle imprese e giocano come matti sui derivati! Anche qui Bankitalia tace, la Consob tace, i media non indagano, il Pd non apre bocca.

Monti non spiegherà mai perché ha subito destinato una somma così grande, non richiesta, agli interessi di una banca americana e perché abbia fatto il tutto in grande segreto e silenzio.

Però i giornali italiani si sbracciano a dire quanto Monti sia stimato in USA e alla Bce. Lo credo!

Insomma: quando c’è da pagare i soldi si chiedono ai lavoratori e pensionati e ai malati di SLA, quando c’è da dare quei soldi si danno alle banche degli amici.

Ora però sarebbe da illusi pensare che la crisi della banca di Siena cominci e finisca con questa banca. Il sistema bancario ci ha messi e si è messo in una crisi sistemica, che è stata dolosamente aperta dagli USA quando Clinton ha allargato il libero mercato ai titoli tossici, ha tolto le regole bancarie e ha permesso alle banche di impestare il mondo coi derivati.

Da questo gioco perverso sono nate le speculazioni finanziarie che hanno portato al tracollo gli Stati e stanno strozzando i popoli condannandoli a una recessione irreversibile.

O si riparte da qui e si rimettono delle regole su un sistema perverso che va verso il delirio, o non ne usciremo mai. E con una Europa prona agli interessi delle banche e all’avidità degli speculatori di Borsa la nostra fine è segnata.

Ma sperare di uscirne con gente come Draghi o Monti o come il misero Bersani, servo di tutti, e in grado di non rappresentare nessuno, è da folli.

Intanto sui rapporto col MPS Bersani nega.

La spudoratezza di quest’uomo è peggio di quella di B, è patologica e imbarazzante.

Il Pd è talmente separato dagli interessi della banca di Siena che dal 27 febbraio del 2002 al 6 febbraio dello scorso anno, il corrotto presidente del BMS, Mussari, ha versato a titolo personale nelle casse del Pd ben 683.500 euro! Questo di solo dichiarato!

Non basta, lo stesso Mussari dichiara che il Pd è entrato nel governo Monti e lo ha sostenuto “Per salvare una propria banca da uno sbilancio epocale, di proporzioni gigantesche, legittimando le politiche di trasferimento delle risorse dello stato dalla spesa pubblica agli aiuti ai bilanci delle banche.

Monti si è occupato degli aiuti a banche greche, spagnole, portoghesi (che finiranno, in una partita di giro, alle banche tedesche e francesi) e al Pd è toccato il corposo aiuto a Mps.”


Ma cos’altro vogliono gli elettori del Pd per capire quanto siano stati presi per il c…?

http://masadaweb.org

[Modificato da ReteLibera 27/01/2013 16:30]
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Dalla Fondazione Craxi a quella di Brunetta:
tutti i regali di Monte Paschi

Dalle casse della fondazione dell'istituto di credito senese sono usciti un mare di soldi nell'era Mussari-Mancini.

'Doni' milionari a esponenti di destra e di sinistra, contributi ai sindacati, alle organizzazioni religiose e alle associazioni degli amici

 
 

Dalla fondazione Ravello, oggi presieduta dall’attuale capogruppo del Pdl, Renato Brunetta, alla Giuseppe Di Vittorio della Cgil. Dai circoli Arci alla fondazione Craxi, fondata e presieduta da Stefania. Dai bonifici per l’ex senatore del Pdl, ora candidato sindaco a Pisa e storico braccio destro dell’ex ministro Altero Matteoli, Franco Mugnai (legale nel caso Ampugnano). Poi fondi a tutte le amministrazioni a guida Pd della Toscana. A partire dalla Regione fino a numerosi Comuni. Tranne uno: Gagliole, l’unico con un’amministrazione di centrodestra.

A scorrere le 400 pagine di estratto conto della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, degli anni compresi tra il 2007 e il 2009, si ricostruisce la fitta rete di sovvenzioni ed erogazioni distribuite ad amici e non. Per lo più si tratta di fondazioni, enti, amministrazioni targate centrosinistra. Ma Giuseppe Mussari, già passato alla guida di Rocca Salimbeni, guardava a Roma.

All’Abi, dove approda nel 2010, ma anche al Palazzo nel quale sa di poter confidare in rapporti trasversali, da Giuliano Amato a Giulio Tremonti.
Siena doveva essere solo un trampolino di lancio, come spiegano negli atti i pm titolari dell’inchiesta sull’acquisto Antonveneta, Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso. Banca e fondazione un utile portafoglio. Si sponsorizza tutto. Dai circoli ricreativi alle associazioni politiche, come la Karl Popper che, di matrice socialista, appoggia, negli anni, i due sindaci Maurizio Cenni e Franco Ceccuzzi. Quest’ultimo costretto a rinunciare a ricandidarsi perché avrebbe raggiunto un accordo di spartizione con Denis Verdini. L’indagine è ancora in corso. 

Da Siena i soldi vanno anche a Lecce: arcidiocesi (120 mila euro), varie onlus e 50 mila euro alla provincia. Guidata da Antonio Maria Gabellone, ex Dc oggi Pdl, legato a Vincenzo De Bustis e, in particolare a Lorenzo Gorgoni, membro del Cda di Mps. Ma è anche terra politica di Massimo D’Alema e della Banca 121 acquistata da Rocca Salimbeni. I versamenti sono compresi tra i diecimila euro e i due milioni, che vanno alla fondazione Ravello, per un importo complessivo che sfiora il miliardo e che si perde nel totale delle uscite della Fondazione: 17.983.686.939 euro complessivi di movimentazione in 36 mesi. Per lo più dovuta alle operazioni di compravendita sui mercati in vista dell’aumento di capitale per l’acquisto di Antonveneta.

Alimentata dai fondi versati all’Università cittadina, alle società del Comune e di sviluppo, alla diocesi, alle contrade del Palio. Fino ad assottigliarsi e perdersi in mille rivoli con bonifici da 50 mila euro anche a singoli preti. Meglio assicurarsi la buona parola di tutti. Tra i 3 miliardi versati per l’aumento di capitale per l’acquisto di Antonveneta ai piccoli bonifici ci sono, ad esempio, uscite per dieci milioni alla Cressidra Sgr Spa, un gestore di fondi chiusi riservati nonché azionista di Anima Sgr insieme a Banca Popolare di Milano, Credito Valtellinese e la stessa Banca Monte dei Paschi. Rocca Salimbeni condivide con Anima il presidente dei sindaci: Tommaso Di Tanno, oggi indagato. Tra i più noti tributaristi italiani, legato ai Ds, in particolar modo a D’Alema e Vincenzo Visco, di cui è stato consigliere economico in via XX Settembre, Di Tanno non si è accorto della voragine che Mussari, Gianluca Baldassarri e Antonio Vigni, hanno creato in Mps. E’ stato anche revisore dei bilanci dei partiti per Montecitorio.

L’elenco delle uscite è infinito. L’estratto conto è negli atti del processo per l’aeroporto Ampugnano che vede Mussari rinviato a giudizio per falso ideologico in concorso e turbativa d’asta. Parte della documentazione raccolta durante le indagini, in particolare quella relativa alla Fondazione e a Mps, è confluita nell’inchiesta sull’acquisto di Antonveneta. Nulla, al momento, sarebbe stato rilevato di anomalo nelle operazioni partite dal conto corrente della Fondazione. A subire il contraccolpo maggiore è stata la città, dal Comune all’Università, dall’azienda ospedaliera alle contrade del Palio, che si sono ritrovate private, da un anno all’altro, delle laute erogazioni. Se ne sarà fatta ormai una ragione, invece, la fondazione oggi presieduta da Brunetta. La fondazione Ravello, che stava a cuore a Mussari anche per la presenza di Filippo Patroni Griffi nel consiglio generale di indirizzo, non riceve più nulla. Così come la fondazione Craxi: ultimo bonifico ricevuto 15 mila euro nel marzo 2009. L’anno successivo le erogazioni concesse si sono fermate a complessivi 109 milioni e su un totale di 2657 domande presentate solamente 779 sono state soddisfatte. Nel 2012 sono state ulteriormente ridotte a 21 milioni e per il 2013 è previsto lo stanziamento di appena cinque milioni di euro. Da Mps, del resto, non arrivano più i dividendi frutto del “maquillage bilancistico” di Mussari e la banda del 5 per cento.


d.vecchi@ilfattoquotidiano.it

da Il Fatto Quotidiano del 25 aprile 2013

[Modificato da ReteLibera 17/08/2013 20:07]
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Perché Berlusconi non attacca il Pd per lo scandalo Mps

«Non voglio espormi dando un giudizio su qualcosa che non conosco bene e su un’istituzione a cui voglio bene». Avrebbe potuto pronunciare parole di fuoco sulla banca rossa, e sui legami tra Monte dei Paschi e il gruppo dirigente del Pci-Pds-Ds, proprio come accadde ai tempi del caso Unipol. E invece stavolta Silvio Berlusconi evita la polemica: non solo rinuncia all’attacco, ma depotenzia le raffiche velenose del Pdl sui fondi che il governo ha dato in prestito all’Mps. Una cifra, dicono Alfano e Cicchitto, pari ai soldi incassati con l’Imu. Ma Berlusconi rinuncia all’affondo.

Il nesso tra Mps e Imu? «Credo sia una coincidenza casuale a cui non credo si debba dare importanza». Motivo di tanta prudenza? La “banca rossa”, pilotata dal Pd, è la stessa che supportò il sistema di potere di Berlusconi.

Lo racconta Alessandro De Angelis su “Huffington Post”: proprio a Siena si incrociano i grandi affari del Cavaliere e quelli dell’ex Pci.

BerlusconiIn molti, da quando il caso si è aperto, avevano suggerito a Berlusconi una dichiarazione al veleno sull’inciucio bancario tra il sobrio Monti e i comunisti. «Poteva essere l’argomento perfetto – scrive De Angelis – per aprire la fase due della campagna elettorale». Ma c’è un motivo se il Cavaliere ha fatto capire che non cavalcherà il caso: «Grazie a Mps – ha affermato – potei costruire Milano 2 e Milano 3 perché era l’unica banca che concedeva mutui premiando la puntualità dei pagamenti».

Per Berlusconi, il Monte dei Paschi «rappresenta il sacro e il profano», perché «è l’istituto che ha accompagnato, alla fine degli anni Settanta, la costruzione di un impero».

Ed è la banca «che custodisce i conti del peccato, quelli gestiti dal “ragiunàt” Spinelli per ricompensare le Olgettine: insomma, il luogo del segreto e dell’intrigo». Anzi, dei trentennali segreti: a partire dalla fine degli anni Settanta, quando l’ascesa di Berlusconi pareva inarrestabile, grazie anche alle incredibili linee di credito presso le banche. Su tutte, la Bnl e, appunto, Monte dei Paschi, entrambe ben rappresentate tra i soci della P2 di Licio Gelli.

Il trattamento di favore verso Berlusconi è tutto nero su bianco, nell’inchiesta del sindacato ispettivo del Monte dei Paschi del 9 ottobre 1981: «La posizione di rischio verso il gruppo Berlusconi – scrivono i sindaci del Monte – ha dimensioni e caratteristiche del tutto eccezionali e dimostrano l’esistenza di un comportamento preferenziale accentuato».

Ed è nero su bianco, continua De Angelis, il perché del comportamento preferenziale. Scritto negli atti della Commissione Anselmi sulla P2 laddove si analizzano gli “appoggi” dati a Berlusconi «al di là di ogni merito creditizio». Ecco perché il Cavaliere – tessera numero 1816 della Loggia P2 – non attacca il luogo che ha contribuito non poco alle sue fortune: «Quello che tra il ’70 e il ’79 gli concesse 70 miliardi di mutui fondiari a tassi tra il 9 e il 9,5 per cento, e che negli anni novanta partecipò insieme ad altre cinque banche all’operazione “Wave”, che permise a Berlusconi di salvare Fininvest dai debiti con la quotazione in Borsa di Mediaset».

http://www.libreidee.org


Gratta gratta e trovi sempre Berlusconi di mezzo. Ma,
Vuoi vedere..........


 

Pentito inguaia Berlusconi al processo Dell'Utri.
Oggi a Milano, sentenza per le mazzette Gdf
«Silvio riciclava i soldi della mafia»
PALERMO
«Isoldi della banda della Magliana e quelli della mafia siciliana sono stati dati a Silvio Berlusconi per finanziare la speculazione edilizia in Sardegna». Lo ha detto ieri in aula il collaboratore di giustizia Antonio Mancini, 50 anni, ex componente della banda della Magliana, deponendo a Palermo nel processo a Marcello Dell'Utri, accusato di concorso in associazione mafiosa. «A parlarmi per la prima volta di Berlusconi - ha detto Mancini - è stato Francis Turatello verso la fine degli anni Settanta, quando eravamo rinchiusi nel carcere di Trani. Turatello mi disse che attraverso l'imprenditore, i milanesi riciclavano i soldi provenienti dai sequestri di persona e dal traffico della droga. Berlusconi faceva muovere il denaro della criminalità organizzata».

Mancini ha parlato dei rapporti che esistevano fra la banda della Magliana e boss come Pippo Calò e Stefano Bontade. «Il riciclaggio dei soldi della mafia e della criminalità - ha detto - avveniva attraverso Silvio Berlusconi e Flavio Carboni; la banca usata per ripulire il denaro che arrivava a Berlusconi era il Monte dei Paschi di Siena». Rispondendo alle domanda del pm Nico Gozzo sulla differenza di ruoli, Mancini ha detto: «Entrambi erano uguali perché ci servivamo di loro per ripulire il denaro, solo che uno metteva i tacchi alti e il parrucchino, l'altro era terra-terra...».

Mancini ha parlato poi di presunti contatti fra la banda della Magliana e uomini delle istituzioni. «Ricordo - ha detto - che avevamo rapporti con Vitalone e l'onorevole Evangelisti. Non li ho mai visti di persona ma fra di noi sapevamo che potevamo contare su di loro». Ha poi deposto un altro pentito, il cosentino Francesco Pino: «Marcello Calvano mi avvicinò nella primavera del '94 - ha detto il teste - per invitarmi a votare Forza Italia perchè era una forza politica garantista e avrebbe fatto qualcosa per modificare il 41 bis e la legge sui collaboratori di giustizia». «Assisto nauseato all'interminabile tiro al bersaglio contro la mia persona», ha risposto Silvio Berlusconi. «Mancano solo le stragi della Banca dell'Agricoltura, dell'Italicus e della stazione di Bologna, ma forse - ha proseguito - basta aspettare».

Oggi intanto a Milano è prevista la sentenza al processo per le mazzette alle Fiamme Gialle. La procura aveva chiesto 3 anni per Berlusconi. E sempre a Milano ieri, al processo "All Iberian" la difesa del Cavaliere ha chiesto l'assoluzione. Sentenza il 13 luglio.


 http://web.archive.org


Leggi anche:  SILVIO BERLUSCONI
[Modificato da ReteLibera 16/08/2013 23:37]
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