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La fuga dei capitali vaticani: 230 milioni dall’Apsa a Londra

Ultimo Aggiornamento: 17/02/2013 12:26
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La fuga dei capitali vaticani:

230 milioni dall’Apsa a Londra

soldi-bigUn flusso inarrestabile di soldi che hanno preso il volo da Roma a Londra. L'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, l'Apsa, cioè l'ente economico più importante dello Stato Vaticano assieme allo Ior, ha effettuato bonifici per ben 229 milioni di euro da Roma a Londra negli ultimi tre anni.

La Procura di Roma ha scoperto l'emorragia di capitali in uscita dall’Italia quasi per caso. I pubblici ministeri che indagano sullo Ior, Nello Rossi e Stefano Fava, stavano monitorando i conti dello Ior accesi presso le filiali della ex Banca di Roma, ora Unicredit, nelle zone di Roma limitrofe alla Città del Vaticano. E invece hanno scoperto i flussi in uscita dell’Apsa. I pm hanno chiesto alla Guardia di Finanza di approfondire la posizione fiscale dell’ente vaticano e hanno scoperto che l’Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede dichiara 22 milioni di reddito ai fini Ires e paga solo 3 milioni di euro di imposte.

DAL 2009 infatti la Procura indaga per violazione della normativa antiriciclaggio il direttore generale dell’Istituto Opere Religiose, Paolo Cipriani, e l’ex presidente Ettore Gotti Tedeschi. Anche se presto Gotti potrebbe essere archiviato e non si esclude possa diventare un testimone a carico. Intanto il nuovo presidente, dopo la cacciata di Gotti a maggio, sarà nominato nelle prossime ore e dovrebbe essere un banchiere straniero, forse belga.

Nell’ambito di quel procedimento i magistrati sequestrarono 23 milioni di euro su un conto del Credito Artigiano perché ritenevano che lo Ior schermasse i reali proprietari dei fondi. Con la complicità di qualche prelato, i soldi neri di criminali, di truffatori o dei politici in cerca di anonimato per le loro tangenti, erano irriconoscibili per gli investigatori da quelli provenienti dal fondo alimentato dai contribuenti italiani con l’otto per mille.

Dopo quel sequestro la Santa Sede nel dicembre del 2010 con un motu proprio di Benedetto XVI introdusse una legislazione antiriciclaggio e creò anche l’Aif, l’autorità antiriciclaggio vaticana, preposta a fornire informazioni alle autorità italiane. Una svolta storica: l’Aif presieduta dal cardinale Attilio Nicora a partire dall’aprile 2011 collaborò con l’Uif, omologo ufficio anti-riciclaggio italiano, e fornì alcune risposte alle richieste inoltrate - tramite l’Uif - da parte della Procura. Il direttore generale dell’Aif, un ex funzionario Uif, l’avvocato Francesco De Pasquale, era persino dotato di poteri autonomi di ispezione sui conti dello Ior.

La rivoluzione avviata da Benedetto XVI convinse a tal punto la Procura che i pm Rossi e Fava autorizzarono il dissequestro dei 23 milioni di euro. Se il Vaticano li avesse voluti muovere dal conto del Credito Artigiano ovviamente avrebbe dovuto comunicare con chiarezza di chi erano e a chi andavano ma intanto i milioni del Vaticano tornavano liberi dal vincolo legale.

Dopo quel bel gesto da parte italiana però il Vaticano ha cambiato completamente linea. Il Segretario di Stato Tarcisio Bertone e i suoi consulenti, a partire dall’avvocato Michele Briamonte dello Studio legale Grande Stevens hanno cominciato a sollevare il tema della irretroattività: il Vaticano non poteva tradire la fiducia dei suoi correntisti. Nessuna informazione sarebbe stata data sui movimenti avvenuti sui conti Ior prima dell’aprile del 2011, data di entrata in vigore della legge voluta dal Papa. Era solo il primo passo. A gennaio del 2012 con un apposito provvedimento la Segreteria di Stato ha cancellato le norme più avanzate della legge voluta dal Papa. E soprattutto ha eliminato il potere di ispezione autonomo da parte dell’Aif sullo Ior. Le ispezioni dovevano essere autorizzate dalla Segreteria di Stato guidata da Tarcisio Bertone. A dicembre del 2012 Il direttore generale italiano, Francesco De Pasquale, viene sostituito con lo svizzero René Brulhart, già capo dell’antiriciclaggio del Liechtenstein.

Nel frattempo il Vaticano lentamente svuota i suoi conti italiani. Per fare un esempio, il conto del Credito Artigiano presso il quale restano fermi tuttora i 23 milioni sbloccati, nel biennio 2008-2009 aveva movimentato 116 milioni di euro in entrata e 117 milioni di euro in uscita.

Oggi quel conto dello Ior, e gli altri che esistono ancora nelle altre banche italiane, a partire da Unicredit e Banca del Fucino, sono stati svuotati per portare i soldi a Londra presso la Jp Morgan o a Francoforte alla Deutsche Bank.

Il Vaticano pur di non sottostare ai controlli della Banca d’Italia e della magistratura preferisce bypassare il sistema bancario italiano. Anche i bancomat, dopo lo stop di Bankitalia del gennaio scorso sono stati riattivati da due giorni a questa parte grazie a una società finanziaria svizzera, la Aduno SA, preferita alla filiale italiana della Deutsche Bank perché può continuare a schermare i flussi mediante lo Ior, e non è soggetta al controllo della Banca d’Italia.

Il Vaticano continua a comportarsi come uno Stato canaglia all'interno dell’Italia. Il nostro paese bonifica un miliardo di euro all’anno per il sostentamento della Chiesa dell’otto per mille e il Vaticano lo ripaga portando tutti i suoi soldi in Svizzera o a Londra.

Questa è la questione più delicata che il prossimo Governo dovrebbe affrontare con il prossimo Papa.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

[Modificato da ReteLibera 17/02/2013 12:26]
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