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Incidente autobus Monteforte Irpino, i parenti: “Dio perché ci hai fatto questo?”

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2013 14:40
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Incidente Monteforte Irpino, i parenti:

“Dio perché ci hai fatto questo?”

Pubblicato il 30 luglio 2013 di Emiliano Condò

 

pullman-irpinia

ROMA – Dopo la tragedia di Monteforte Irpino i parenti delle vittime gridano disperati: “Dio perché ci hai fatto questo?”. Lo gridano, davanti alle bare e ai corpi irriconoscibili dei loro cari i parenti delle vittime della tragedia di Monteforte Irpino. 

Lo gridano per il dolore, come farebbe chiunque in una situazione simile. Ma lo gridano, se possibile, ancora più forte e con un sottofondo che sa di accusa diretta. Perché quelle 38 persone morte nel volo dal viadotto della A-16 erano state in pellegrinaggio. Una gita, per giunta fuori programma, al santuario di Padre Pio. Deviazione di preghiera di pochi chilometri.

Difficile, anzi impossibile per il momento, dire se quei chilometri in più siano stati fatali. Sta di fatto che qualcosa nel pullman ha smesso di funzionare. E che 38 vite sono andate via giù da un viadotto. Secondo incidente in pochi giorni che in qualche modo ha a che fare con la ricerca di Dio. Il pensiero corre al treno impazzito sulla via di Compostela. Difficile non pensare che tra le 79 vittime non ci fosse qualcuno in pellegrinaggio.

Così, alla fine, nel grido “Dio perché ci hai fatto questo” c’è la riproposizione di un dilemma  filosofico antico, legato ad ogni discussione sull’esistenza di Dio. Come è possibile che un creatore raccontato come “Amore” e onnipotenza permetta tutto questo?

O per farla ancora più semplice  e diretta: come è possibile che Dio permetta il male? Domanda che ha varie risposte, tanto raffinate quanto insufficienti a spiegare davvero perché ai parenti delle vittime della tragedia. Chi non crede ne fa una questione di logica formale: o non è infinitamente buono o non è onnipotente. Chi crede rifiuta l’immagine di un Dio “amministratore del condominio  mondo”, direttamente responsabile di ogni cosa che accada sulla Terra. La solita questione del libero arbitrio. Ma sono spiegazioni che oggi non spiegano.

Perché non  esiste spiegazione per Elvira, che nello schianto di Monteforte ha perso la madre e si sfoga:Non ho mai pregato padre Pio. Ma ora lo odio. Ringrazio soltanto che in questo macello si siano salvati i bambini”.

 Non esiste spiegazione per chi ha dovuto sfilare tra cadaveri monchi e sfigurati cercando tra bracciali, anelli e vestiti un segno tangibile di un caro che non c’è più.  Per molti di loro Dio, da ieri in avanti, è e resterà quello che ha permesso e voluto tutto questo.


http://www.blitzquotidiano.it

[Modificato da ReteLibera 30/07/2013 14:39]
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Monteforte Iripino. 5 bambini superstiti:

“Una vita che non sarà più uguale”

Pubblicato il 30 luglio 2013 

 
 
   
autobus-pellegrini-i-morti
La strage sulla A16:
i cadaveri in fondo alla scarpata maledetta
NAPOLI – Dopo l’ incidente del pullman in Irpinia, i cinque bambini usciti vivi dalla strage sono tutti nell’ospedale pediatrico di Napoli, dopo un primo ricovero di urgenza a Nola.

“Sbalzati dal loro sedile, precipitati per 30 metri, atterrati in una vita che non sarà più come poteva essere prima. A lungo lontani e irrintracciabili dai loro stessi genitori”,

è la pennellata di Fulvio Fiano sul Corriere della Sera. Racconta ancora:

Francesca ha subito la rimozione di un pezzo di calotta cranica. Per evitare pressioni sull’ematoma al cervelletto le hanno ritagliato un «cerchio» osseo del diametro di 7 centimetri. Ha subito un forte trauma al torace, ed è intubata in rianimazione.

Una seconda operazione le ha ricomposto la frattura all’omero. Fuori dal linguaggio medico: «È lei quella che ci preoccupa di più» dice Raffaele Testa, il chirurgo che l’ha operata.

Marco, suo fratello, ha dieci anni. Ha una frattura alla mandibola. Ha riposato sereno, non sa ancora di aver perso nello schianto i due nonni e due zii materni, e che anche il papà Gennaro, 41 anni, è gravissimo, ricoverato con multiple lesioni interne a pochi isolati da lui, al Cardarelli.

La mamma è invece al Moscati di Avellino con una spalla rotta, una lunga ferita sulla schiena, ematomi e contusioni. «Una famiglia sterminata» ripetono increduli e disperati i parenti che si alternano tra i tre nosocomi.

Arianna, 10 anni: «Mi dava fastidio la strada, avevo mal di pancia e mi sono addormentata. Mi sono risvegliata di colpo, sembrava di essere in una di quelle giostre che ti fanno il vuoto dentro».  Forse proprio grazie al sonno non ha vissuto i terribili attimi che hanno preceduto il precipizio, quelli che hanno choccato gli altri feriti. Arianna ha lo zigomo destro fratturato e una forte contusione al lobo inferiore polmonare destro. Ma è forte. Era con la nonna Luigia, morta nell’incidente ed è stata lei a chiedere ai medici di Nola di chiamare la mamma al cellulare perché «lei subito si preoccupa».

“In rianimazione con Francesca c’è anche Cristoforo, anche lui tre anni, l’unico che non era su bus. La Fiat Marea station wagon sulla quale viaggiava con la famiglia, di Cesa, provincia di Caserta, è stata travolta nella corsa dell’automezzo. Tornavano da un agriturismo a Carpineto, nell’Avellinese. Delle condizioni di Cristoforo preoccupa più il forte trauma polmonare che quello, più lieve, al cranio. Respira artificialmente ed è sotto costante osservazione. La mamma è al Moscati di Avellino, il padre è passato da Nola, il tempo di farsi ingessare un braccio e di andare a trovare il figlio.

Maria è all’ospedale Santobono. I genitori l’hanno trovata tardi, dopo aver girato disperati tutti gli ospedali coinvolti nei ricoveri di emergenza. Anche per questo si era diffusa la voce che fossero tra i gitanti deceduti. La bambina, tibia e perone rotti, forti contusioni al volto, era anche lei con la nonna, estratta viva dalle lamiere, ma morta poco dopo: «Salvate mia nipote» le sue ultime parole. La bambina la cerca. Quegli occhi di quattro anni hanno visto cose che li terrorizzano”.


http://www.blitzquotidiano.it


[Modificato da ReteLibera 30/07/2013 14:40]
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