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LETTA ABOLISCE L’IMU E LA CHIESA CONTINUA A NON PAGARE

Ultimo Aggiornamento: 30/08/2013 18:08
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PER LA SECONDA RATA ANCORA NON CI SONO I SOLDI…DAL 2014 ARRIVA LA TASER


L’Imu sulla prima casa e sui fabbricati agricoli è stata abolita. Cioè, più o meno: diciamo che è stata abolita a metà.

Traduzione: il governo ha trovato i soldi per rinunciare agli incassi della prima rata, quella di giugno, vale a dire circa due miliardi e mezzo di euro.
E la seconda rata? Per la seconda i soldi non si sono trovati, però nella relazione tecnica al decreto approvato ieri – spiegano fonti ministeriali – verrà messo nero su bianco “l’accordo politico” per la sua sterilizzazione nella legge di stabilità, il ddl che sostituisce la vecchia Finanziaria e che va presentato in Parlamento il 15 ottobre.

Nella stessa sede, ha spiegato Enrico Letta, verrà istituita la service tax comunale che ingloberà Imu e Tares e si pagherà sempre sulla base dei metri quadrati: si chiamerà Taser, come quelle armi che immobilizzano i malcapitati con una scarica elettrica.

Niente da fare invece per i capannoni industriali: pagheranno tutto, pagheranno caro (anche se c’è un vago impegno per rendere deducibile l’Ires in futuro).

Ai comuni infine, come l’Anci chiedeva a gran voce, viene garantito il rimborso del mancato gettito 2013: in attesa di capire cosa succederà, infine, ai sindaci è consentito dilazionare la presentazione dei bilanci di previsione fino al 30 novembre.

Purtroppo il governo non si è fermato alle pur affascinanti alchimie tra i desideri, la realtà e gli “accordi politici”: già che c’era ha pensato bene di annunciare che la Chiesa continuerà a non pagare un euro di Imu più di quanto abbia fatto negli anni scorsi (cioè poco).
Un favore a enti ecclesiastici, scuole e cliniche private.

Il presidente del Consiglio, come niente fosse, in conferenza stampa ha anticipato che la futura service tax non riguarderà il no profit, che “oggi è stato pesantemente penalizzato dall’Imu” e andrà “completamente alleggerito in prospettiva futura” da questo onere improprio.

Ebbene, la legge che regola l’Imu per il no profit è quella – varata dal governo Monti per evitare la multa dell’Unione europea – che ha assoggettato al pagamento anche gli immobili di proprietà degli enti ecclesiastici (scuole e cliniche private, alberghi, cioè quasi tutto il no profit italiano) secondo il principio della natura commerciale del-l’utilizzo.

È bene ricordare che questa legge non è stata mai applicata, visto che tra ritardi del regolamento applicativo e mancanza della modulistica nessuno sapeva se e quanto doveva pagare: per quest’anno fate come credete – fu la soluzione indicata dal Tesoro in una circolare – poi nel 2014 rifacciamo i conti.

Saranno particolarmente facili: un liceo privato con una retta a quattro zeri non pagherà nulla esattamente come una mensa della Caritas. È tutto no profit.

Va detto che, almeno in questo caso, non c’è da sudare sulle coperture: il governo ci credeva talmente poco che non ha mai messo a bilancio neanche un euro di gettito dalla tassazione di questi immobili.

Esodati, aiuti per la casa e Cassa integrazione.

Nel decreto approvato ieri non si parla solo di Imu.

Il governo ha infatti deciso di accontentare il Pd stanziando 700 milioni di euro dal 2014 al 2019 – ha spiegato il ministro del Lavoro Enrico Giovannini – per salvaguardare altri 6.500 esodati.

Mezzo miliardo di euro, invece, è stato messo sulla Cassa integrazione, portando gli stanziamenti complessivi per quest’anno a 2,5 miliardi.
Disposizioni, “se pur utili e importanti”, su cui è arrivata la mannaia della Cgil: “Così si lasciano irrisolti i temi della cassa integrazione e degli esodati: i fondi sono totalmente esigui, che servono a coprire solo l’immediata emergenza”.

Non manca nemmeno l’ennesimo “piano casa”.
Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato interventi sul tema per 4,4 miliardi: quattro miliardi a carico della Cassa depositi e prestiti e 400 milioni di “interventi sociali”, tra cui le classiche agevolazioni per l’acquisto della prima casa per giovani coppie e lavoratori atipici sotto i 35 anni.

Le coperture vere, quelle “politiche” e il minicondono.
Sono tre le fonti di copertura di questo decreto che vale all’ingrosso tre miliardi e mezzo.
La prima è una, corretta, partita di giro: vengono usati infatti gli incassi Iva dovuti al pagamento dei debiti commerciali della Pubblica amministrazione.
A questo fine, è stata aumentata di dieci miliardi la dotazione dell’apposito fondo.

In secondo luogo c’è qualche taglio alle spese intermedie di ministeri ed enti locali e,  non manca nemmeno il condono mascherato a favore delle società concessionarie nel settore dei giochi.

In sostanza potranno chiudere la partita pagando il 25% di quanto stabilito dalla condanna in primo grado: significa che le aziende coinvolte nello scandalo delle slot machine scollegate dal fisco tra il 2004 e il 2007 se la caveranno pagando 750 milioni invece di due miliardi e mezzo.


Marco Palombi

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