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Disonorevole Letta, 24 mila euro per rifarsi la poltrona

Ultimo Aggiornamento: 13/11/2013 17:56
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Letta, 24 mila euro per rifarsi la poltrona


La poltrona di Enrico Letta

I famosi attributi di Enrico Letta più che di acciaio devono essere di piombo. Perché nel giro di poche settimane il premier deve avere sfondato la sua poltronissima a palazzo Chigi. Tanto da esser stato costretto nel mese di agosto a privarsene per il necessarissimo restauro, affidato alla piccola impresa romana di Davide Torrenti, che ha battuto sul filo di lana l’unico altro concorrente che si era presentato per ottenere la commessa: la srl Fonte Italia. Già che c’era Letta ha fatto rimettere a posto anche le seggiole dello studio, e con una seconda commessa vinta sempre da Torrenti, si è fatto riparare le tende che proteggono lo studio dal sole e dagli sguardi indiscreti. Per il contratto «restauro poltrone studio ufficio del Presidente del Consiglio» sottoscritto il 17 giugno scorso e poi eseguito appunto ad agosto, se ne sono andati 23.982,93 euro Iva compresa. Una bella somma, se si pensa che la maggiore parte degli  italiani non riescono a guadagnare quella cifra lorda in un anno. Il 76,04% dei contribuenti italiani presenta una dichiarazione dei redditi con una cifra lorda inferiore alla fattura per restaurare la poltrona del presidente del Consiglio. L’avessero avuta a casa avrebbero scelto naturalmente di mantenerla così sfondata, trovando soluzioni alternative per fare posare eventuali attributi di piombo

Le tende - Il grande restyling dell’ufficio Letta non è finito lì. Per riparare le tende è infatti arrivata una seconda fattura di 8.369,65 euro comprensiva di Iva ancora al 21%, visto che il piccolo restauro è avvenuto fra l’11 e il 31 luglio scorso, prima che scattasse il nuovo aumento dell’Iva. I lavori non sono terminati lì: qualche settimana dopo (il 12 settembre) sono arrivati dalla Euroclone anche due nuovi «manicotti in plastica (guanti) per controllo posta per la sala K dell’ufficio del presidente del Consiglio». Spesa ovviamente assai più contenuta: 728,42 euro Iva inclusa comprensivi anche di regolare «posa in opera» (installazione) da parte della ditta prescelta. 

Sgabelli - Sono poi stati appena consegnati dalla Corridi srl due sgabelli girevoli per l’anticamera del presidente. L’amministrazione di palazzo Chigi li ha acquistati al mercato elettronico della pubblica amministrazione per 336,38 euro. Sono sgabelli di un certo pregio: «girevole con braccioli, schienale elevabile e reclinabile, elevabile a gas, rivestimento in tessuto ignifugo o similpelle». Si aggiungono agli arredi già rinnovati per gli uffici del nuovo governo poche settimane dopo l’insediamento: il 3 giugno scorso la Sitland spa ha consegnato a palazzo Chigi sedie da ufficio nuove di zecca per 42.510,33 euro. E già il 14 giugno successivo la Corridi sas aveva consegnato 6 sgabelli simili a quelli che sarebbero poi arrivati nell’anticamera del premier. Costo complessivo: 1.009,14 euro

Portone - Un’altra ditta si è occupata di qualcosa che non andava evidentemente all’ingresso di Palazzo Chigi. Il danno in questo caso dovrebbe essere stato provocato proprio nelle ultime ore del governo di Mario Monti, perché i primi contatti risalgono al 22 aprile scorso, quando Letta non si era ancora insediato lì. Il 13 maggio però è stato proprio il nuovo premier a fare firmare il contratto ufficiale con la Figera srl di viale Mazzini a Roma per la «riparazione e revisione del portone pedonale di ingresso principale», che probabilmente era stato danneggiato anche solo dall’usura. Con 740,05 euro è stato rimesso a posto pure quello. Intanto che c’era, quello stesso 13 maggio Letta ha fatto firmare due altri contratti con la Controlsecurity per mettere in sicurezza sia palazzo Chigi che le sedi distaccate della presidenza del Consiglio dei ministri. Per «interventi sui sistemi di sicurezza e posizionamento telecamere» sia a palazzo Chigi che a Palazzo Verospi sono stati spesi in tutto 4.597,790 euro più 965,54 euro di Iva per un totale di 5.563 euro. A Villa Doria Pamphilj, utilizzata dalla presidenza del Consiglio per incontri internazionali, invece la Controlsecurity ha installato una nuova telecamera Dome SPD5627R pagando 1.359,25 euro più Iva di 285,44 euro per un totale di 1.644,69 euro

di Franco Bechis

http://www.liberoquotidiano.it


[Modificato da ReteLibera 13/11/2013 17:33]
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LETTA E’ STATO FINANZIATO DAI GESTORI DEL POKER! LA SMENTITA DEL PREMIER SMASCHERATA DALLE “IENE” (LINK VIDEO)

IL PREMIER HA SMENTITO DI AVER RICEVUTO CONTRIBUTI PERSONALI, MA SOLO DONAZIONI ALLA SUA FONDAZIONE VEDRO’. IERI UN SERVIZIO DELLA TRASMISSIONE TELEVISIVA “LE IENE” HA INVECE INTERVISTATO IL MANAGER DI UN’AZIENDA CONCESSIONARIA DI SALE BINGO CHE HA CANDIDAMENTE AMMESSO DI AVER FINANZIATO DIRETTAMENTE IL NIPOTE DI GIANNI LETTA DURANTE LA SUA CAMPAGNA ELETTORALE DEL 2004 (ELEZIONI EUROPEE).

ALL’ESTERO CHI RACCONTA BALLE SI DIMETTE IMMEDIATAMENTE, IN ITALIA FA CARRIERA

QUI IL VIDEO DEL SERVIZIO TV

http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/420433/roma-letta-e-i-soldi-della-lobby-del-gioco.html?

——————————————————

Enrico Letta e le lobby del gioco d’azzardo: agli italiani tasse e lacrime

Mentre il governo discute sulle misure da adottare nella Legge di Stabilità, che sicuramente sarà di lacrime e sangue per gli italiani, non sembrano placarsi le polemiche che riguardano il premier Enrico Letta per i suoi presunti rapporti con i colossi del gioco d’azzardo.

Lo scandalo messo in risalto da un servizio di Flavio Roma delle Iene, il programma in onda su Italia 1, ha cercato di mettere in luce i presunti finanziamenti, che molti politici avrebbero ottenuto dai big del settore del gioco d’azzardo per ottenere in cambio una sorta di protezione e garanzia.

Il servizio delle Iene vedeva politici tenuti a libro paga dalle lobby del gioco d’azzardo che mensilmente percepivano dai mille ai duemila euro, mettendo in risalto un vero e proprio traffico illecito nei palazzi del potere.

Ci sono le multinazionali che ogni mese per mezzo di un loro rappresentante fanno il giro dei palazzi sia del Senato, che della Camera e incontrano noi assistenti e ci consegnano dei soldi da dare ai rispettivi Senatori o Onorevoli“, dichiarava un assistente parlamentare intervistato anonimamente. Ed è proprio quest’ultimo che aveva fornito dati e cifre sullo scandalo, evidenziando come erano due le principali multinazionali che operano nel settore dei videogiochi e delle slot machine avvezze a questo sistema. Il tutto affinché “quando ci sono degli emendamenti da votare in commissione o in aula, i Senatori e gli Onorevoli li votino a favore della categoria che paga“.

Una situazione che già ha avuto i suoi beneficiari, come afferma l’anonimo assistente parlamentare intervistato ai microfoni della Iena Filippo Roma: “basti pensare che per quanto riguarda le sale Bingo, si sono formati due gruppi che sono partecipati sia da uomini di centrosinistra che da uomini di centrodestra; ragione per la quale c’è una totale spartizione delle varie sale Bingo per tutta l’Italia“.

Uno scandalo che non guardava in faccia nessuno, tutti dal centrodestra al centrosinistra beneficiavano di questi presunti “regalini” che facevano capo a due ex ministri.

Si tratta di introiti che lo Stato avrebbe dovuto ricevere da queste multinazionali e che invece, grazie agli aiutini elargiti a questo o a quel politico, hanno occultato, rendendo praticamente vuote le casse dello Stato.

Cifre astronomiche se pensiamo che secondo gli ultimi dati Eurispes almeno 32 milioni di persone giocano d’azzardo e due milioni sono considerate “a rischio” dipendenza; tutto ciò rende gli italiani i più incalliti giocatori d’azzardo d’Europa e i terzi nel mondo.

Una situazione che, grazie alle Iene, vide anche l’intervento del presidente del Senato, Pietro Grasso, che aveva invitato a denunciare chi fosse a conoscenza di questi comportamenti illeciti tra i palazzi della politica.

Ma il vero scoop nasce quando il Movimento 5 Stelle attacca direttamente il premier Enrico Letta, reo secondo i grillini di aver beneficiato, per il tramite della fondazione Vedrò, di circa 30mila euro; a questi si aggiungerebbe un finanziamento di alcuni anni fa, direttamente al premier Enrico Letta, per il valore di 15mila euro, erogato da Porsia, titolare dell’Hbg, il gruppo che gestisce le concessioni dell’Amministrazione dei Monopoli di Stato. Finanziamenti, è bene dire che sono privati e leciti, ma ci domandiamo se è opportuno che uno dei principali leader politici italiani, per di più l’attuale premier, riceva finanziamenti da multinazionali che basa la sua attività sulla concessione governativa dello Stato? Insomma è il governo che rilascia le autorizzazioni a quelle multinazionali che finanziano Letta e la sua Fondazione (con altri 7 ministri). Sarà scevro da condizionamenti quell’uomo politico?

Se per gli italiani infatti il governo riserva solo discussioni sul pagamento o meno dell’Imu e sull’aumento delle tasse, dall’altro lato pensa di condonare una parte di quanto i concessionari del gioco d’azzardo devono pagare allo Stato. Le cifre? La sanzione sarà ridotta da 2miliardi e mezzo di euro a 625milioni di euro. Una sanatoria che nei fatti condona i ricchi e indebolisce i bilanci familiari dei poveri cittadini.

Già nel 2007 le stesse multinazionali erano state sanzionate con una “multa” di 98miliardi di euro per i mancati introiti, poi ridotta a 2miliardi e mezzo. I big del gioco d’azzardo erano stati condannati perché tutti i dispositivi di giochi non erano collegati con il sistema informatico del Fisco. Nessuno insomma pagava le tasse dovute.

Ed il governo che fa? Prepara un ulteriore sconto, pari al 75%, che nei fatti agevola di gran lunga queste vere e proprie lobby di potere, fra le quali quella che avrebbe finanziato con 15mila euro il premier Letta.

http://bastacasta.altervista.org


[Modificato da ReteLibera 13/11/2013 17:50]
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