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LAMPEDUSA: PROSEGUE LA PAGLIACCIATA DEL MAROCCHINO DEL PD.

Ultimo Aggiornamento: 28/12/2013 17:19
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HANNO SPIEGATO A QUESTO PARASSITA CHE IL BUSINESS DEI CLANDESTINI E’ IN MANO ALLE COOP LEGATE AL SUO PARTITO?

Lampedusa, prima notte al Cpa per Chaouki:
“Quanta disperazione tra gli immigrati”

Il deputato del Pd si è barricato ieri nel centro di accoglienza dell’isola per protestare contro il mancato trasferimento dei superstiti del naufragio di ottobre e dell’autore del video che ha fatto finire la struttura nella bufera. “E’ una situazione assurda alla quale va posto rimedio”. La società di gestione: “Non risulta che ci sia stato revocato l’incarico”

Lampedusa, prima notte al Cpa per Chaouki: "Quanta disperazione tra gli immigrati"

Ha dormito in una stanza con altri sette siriani, questa mattina alle 7 è andato a ritirare la colazione, come hanno fatto i 219 profughi ospiti del centro d’accoglienza di Lampedusa, e l’ha consumata nella stessa stanza in cui ha dormito, come fanno tutti gli altri. Mentre alcuni vanno nel cortile, quando non piove. Perché manca una sala mensa.

Prima notte di Khalid Chaouki al Centro di prima accoglienza di Lampedusa, dove il giovane deputato del Pd si e’ barricato ieri, al termine della sua visita, annunciando di non avere intenzione di lasciare la struttura di contrada Imbriacola “fino a quando non verranno trasferiti i superstiti del naufragio del 3 ottobre” in cui morirono 366 profughi “ma anche Khalid”, il ragazzo siriano autore del video del Tg2 in cui si vedono i profughi che vengono ‘disinfettati’ nudi nel cortile del centro.

Una scelta che ha destato scalpore ma che il parlamentare di origini marocchine e’ deciso di portare fino in fondo. “Siamo andati a letto non prima dell’una – racconta Chaouki – perche’ qui vanno a letto molto tardi. In piena notte sono stato svegliato dalle urla di una ragazza che correva nel cortile, avanti e indietro, gridando con tutte le sue forze. E’ stata una scena straziante. Poi il medico di turno l’ha calmata e la giovane profuga e’ tornata a letto stremata. Mi hanno raccontato che scene come queste si ripetono spesso qui, perche’ queste persone sono devastate da un punto di vista psicologico. E poi sono anche molto stanche di vivere recluse qui, in questo centro, come se fossero dei detenuti, senza avere mai commesso alcun reato. Queste lunghe permanenze creano tanta frustrazione. Dovrebbero restare qui non oltre le 96 ore invece c’e’ gente che sta qui da tre mesi e anche piu’. E spesso, anzi sempre, la struttura e’ sovraffollata”.

“Quanta disperazione ho visto sui volti dei migranti, c’è una grande tensione, ogni pretesto e’ buono per andare in escandescenze – prosegue ancora Chaouki – E’ una situazione davvero assurda a cui va posto rimedio”. Da ieri mattina, quando il deputato Pd e’ entrato nel Cpa di Lampedusa, ha ascoltato le storie di tanti profughi ospiti della struttura. “Hanno storie terribili – racconta Chaouki – Ho parlato a lungo anche con Khalid, l’autore del video andato in onda e che ci ha sconvolti tutti. E’ un ragazzo siriano di 27 anni, un avvocato, anche molto preparato. Spesso qui lo ‘usano’ come mediatore per calmare le acque quando ci sono diverbi. E’ un ragazzo proprio in gamba”. Khalid da alcuni giorni fa lo sciopero della fame perche’ chiede di lasciare il Centro d’accoglienza. “E io restero’ qui – dice il deputato suo omonimo – fino a quando non verra’ trasferito”. Ieri ha ricevuto molte telefonate, tra cui quella di Gianni Cuperlo, presidente Pd. Ma non del segretario Pd, Matteo Renzi: “Ma mi ha chiamato il suo portavoce…”, chiosa Chaouki. E poi il vice ministro del’Interno Filippo Bubbico. “Mi ha chiesto com’era la situazione qui al centro e gliel’ho detto”, dice.

Ieri il deputato aveva postato sul suo profilo Twitter una foto del centro di accoglienza di Lampedusa, dove, spiegava sul social network, di essere appena entrato. “Siamo in una situazione di totale illegalità – ha affermato Chaouki – Ho ancora aspettato la risposta di Alfano e l’ho trovata insoddisfacente. Trovo che non possiamo più tollerare che l’Italia, che ha una forte tradizione di accoglienza, passi come un paese del terzo mondo dove i diritti non sono rispettati”.

I migranti che sono bloccati nei centri di accoglienza, ha spiegato ancora il deputato del Pd, “sono privi di copertura legale e vivono con pressioni psicologiche incredibili”. “La mia è una protesta forte – ha detto – sono venuto più di una volta a Lampedusa: tutti lo sanno ma nessuno agisce. Invito tutti i miei colleghi e i sindaci a occuparsi dei centri che hanno vicini alle loro città e ad andare a vedere come funzionano le cose”. “Il centro d’accoglienza di Lampedusa è un luogo indegno, ci sono ancora 7 sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre e 6 migranti in sciopero della sete e della fame da due giorni” – ha concluso -. Resterò fino a quando non sarà trovata una soluzione”. “Qui continua a piovere – twitta il deputato qualche ora dopo – Recuperati i panini, ognuno mangia nel suo letto o nel cortile. Manca una mensa”.

Dentro la struttura sono ancora presenti le persone denudate e vittime degli spruzzi di disinfettante “anti scabbia” come documentato dal video shock del Tg2.  Chaouki ha raccontato fra l’altro che all’interno del Cie “ci sono 220 persone, sotto la pioggia e in condizioni disumane, che non dovrebbero essere qui, perché la legge prevede che non si possa restare all’interno del Cie per oltre 96 ore. Tra questi anche sette persone, sei uomini e una donna”, scampati alla tragedia dell’ottobre scorso, quando a seguito del naufragio di una imbarcazione libica, morirono 366 persone al largo dell’isola.

Intanto il nuovo amministratore unico della società “Nuova Lampedusa Accoglienza”, il docente Roberto Di Maria, nominato dopo il clamore e le proteste causate dal video shock ripreso all’interno del centro d’accoglienza (Cpa)  di Lampedusa smentisce le voci di una revoca dell’incarico: “Al momento da parte del ministero dell’Interno – dice -  c’è soltanto una dichiarazione di intenti in merito a una revoca della convenzione con la società; ma non mi risulta che ci sia un provvedimento per la risoluzione del contratto. Non sono un avvocato litigioso ma se questo provvedimento dovesse essere adottato, dovranno esserne valutate le ragioni e tutelate le ragioni dei dipendenti della societa”.

http://bastacasta.altervista.org/p8025/



[Modificato da ReteLibera 23/12/2013 16:24]
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CLANDESTINI SPA: UN BUSINESS DA 600 MILIONI L’ANNO SOLO PER I CENTRI DI ACCOGLIENZA, APPALTATI ALLE SOLITE COOP ED ALLE SOCIETA’ DEGLI AMICI DEGLI AMICI. IL “BUONISMO” RENDE RICCHI, A SPESE NOSTRE


Il caso Lampedusa e il business dei migranti

Ecco come l’emergenza immigrazione serve a fare soldi

Sotto la pressione di uno scandalo mondiale, adesso li hanno rimossi dai loro incarichi ma, per anni, i responsabili della cooperativa “LampedusaAccoglienza”, quella che gestisce i servizi all’interno del Cie di Lampedusa, sono stati considerati degli “intoccabili”. Nonostante i guai con la giustizia.

Quella aperta dalla Procura di Agrigento, per ora contro ignoti, per i reati di violenza privata e maltrattamenti non è infatti la prima inchiesta che investe l’operato dei dirigenti di questa società che da cinque anni – dopo aver vinto la gara con un ribasso del 30% – gestisce il Centro di soccorso e prima accoglienza (Cspa) dell’isola siciliana, primo approdo di tanti disperati in fuga dalle loro vite di miseria.

Qualche anno fa, infatti, l’amministratore delegato di “LampedusaAccoglienza”Cono Galipò, fu rinviato a giudizio dalla Procura di Patti per il reato di “truffa aggravata continuata” in qualità di rappresentante legale di “Sisifo” nella gestione delle sue strutture per l’accoglienza di immigrati a S. Angelo di Brolo, in provincia di Messina.

Secondo l’accusa, infatti, alcuni migranti erano stati trattenuti all’interno di una di queste per un tempo molto più lungo del necessario, in alcuni casi fino a 300 giorni, anche a fronte dell’ottenimento del permesso di soggiorno, con lo scopo di far incassare alla società una somma superiore a quella prevista, addirittura ben 468 milioni di euro in più.

Un sistema, insieme a quello di stipare all’interno dei centri molte più persone di quanto la capienza della struttura consentirebbe, largamente praticato in quasi tutta la Sicilia e non solo.

Attivo dal 2008, nel 2010 S.Angelo di Brolo chiuse per essere riconvertito, nel giro di poco, in residenza sanitaria assistenziale per anziani non autosufficienti e disabili la cui gestione venne affidata alla cooperativa “Servizi sociali” di San Piero Patti, il cui rappresentante legale, guarda caso, era sempre lo stesso Cono Galipò e il direttore generale il figlio Carmelo, consigliere comunale di minoranza a Capo d’Orlando, comune messinese dove Galipò padre è attivo nel settore turistico-alberghiero.

Ex sindacalista Cgil e iscritto al Pci, Cono Galipò ha militato nel Psi, in Forza Italia, nella Margherita e infine nel Pd. Ma è in qualità di vicepresidente di “Sisifo” e amministratore delegato di “LampedusaAccoglienza” (di cui Sisifo detiene il 66,6%) che Galipò è entrato nel gotha delle cooperative sociali.

Tra le varie società che da anni partecipano alle gare indette dal Ministero dell’Interno per spartirsi una torta da 600 milioni di euro all’anno, è proprio “Sisifo”, consorzio di 25 cooperative, a farla da padrone. Da sola o in associazione con altri soggetti, “Sisifo” gestisce (o si è aggiudicata) l’assistenza domiciliare integrata nelle Asp di Agrigento, Caltanissetta, Messina, Ragusa, Siracusa e Trapani. Tra le altre attività: gestione di Rsa (Residenze sanitarie assistite) a Novara di Sicilia, Pietraperzia e S. Piero Patti; casa protetta per anziani a Paternò, centro soccorso di prima accoglienza di Lampedusa e S. Angelo di Brolo e Cara di Mineo. Il presidente, Salvo Calì, è anche il dirigente medico dell’Asp di Catania, direttore del Distretto sanitario di Giarre e segretario generale del Smi, Sindacato medici italiani.

“LampedusaAccoglienza” è una delle cooperative del consorzio Sisifo, gestisce il centro dal 2007 e negli ultimi due anni ha ospitato circa 45 mila persone ottenendo un rimborso dallo Stato di 34 euro al giorno a migrante per un giro d’affari che sfiora i 2 milioni e mezzo di euro.

Poterci mettere piede è praticamente impossibile. L’ingresso, infatti, è severamente vietato ai giornalisti, ma quello dei migranti costretti a denudarsi e a sottoporsi all’aperto al trattamento anti-scabbia, non sarebbe l’unico caso di maltrattamenti subiti nel tempo all’interno della struttura dove, hanno raccontano in forma anonima alcuni operatori, le condizioni igienico-sanitarie sono assolutamente insufficienti, gli arredi inadeguati, il cibo disgustoso.

Come già fatto in passato Cono Galipò si è difeso allontando da sé ogni responsabilità e accusando gli stessi migranti di aver inscenato una protesta solo perché stufi di aspettare il loro turno per il trattamento che, assicura Galipò, generalmente viene svolto in infermeria eccetto nei casi di grande affollamento.

I magistrati però hanno deciso di vederci chiaro mentre da Bruxelles è già arrivata la minaccia di tagliare i fondi destinati all’Italia per l’emergenza migranti.



[Modificato da ReteLibera 23/12/2013 16:36]
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