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I segreti della casta di Montecitorio

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2011 14:25
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I noti ladri che si aggirano a Palazzo Marini, sede degli uffici dei singoli parlamentari.

Palazzo Marini, piazza San Silvestro, Roma.

Qui di ladri non ce ne sono tanti, ma uno solo, che però risulta molto più scaltro dei tanti parlamentari che sopravvivono con "solo" 14.000 euro al mese. Lui intasca dalla Camera dei deputati all'incirca 2 milioni di euro al mese.
Il suo nome è Sergio Scarpellini, un noto palazzinaro romano che guadagna, solo attraverso l'affare di Palazzo Marini, 150 volte più del "misero" stipendio parlamentare.
Lo scandalo già alcuni anni fà venne fuori.
In pratica la camera dei deputati paga 25 milioni l'anno per l'affitto dell'intero Palazzo Marini, per 20 anni.
Il palazzo Scarpellini l'ha comprato con un mutuo, le cui rate vengono pagate dalla Camera dei Deputati.
Geniale, vero?
Ma non è finita qui.
Il vero scandalo non è solo regalare a questo signore qualcosa come 150 stipendi parlamentari al mese, o 2000 stipendi normali, ma è anche e soprattuto nella misera funzionalità di questa struttura.
Qui infatti hanno gli uffici i parlamentari "sfigati": i segretari di partito, i capigruppo, i presidenti di commissione hanno gli uffici all'interno di Montecitorio, ma essendo gli spazi limitati (limitati un corno: ho visto finanche 10 stanze con centinaia di metri quadri a disposizione di un singolo capogruppo d'opposizione), restavano qualche centinaio di deputati da sistemare.
questi li hanno spediti a palazzo Marini, che è in piazza san silvestro, sono 500 metri o poco meno da montecitorio, ma essendo che i peones sono a roma solo dal martedì pomeriggio al giovedì per le votazioni, ed essendo il loro mestiere in quei giorni incentrato essenzialmente nel premere il pulsantino del voto al suono della campana, non possono permettersi il lusso di allontanarsi così tanto.
E così quel palazzo è sempre vuoto, spettrale, cammini per centinaia di metri per i suoi labirintici corridoi senza trovare mai un'essere umano, un segno di vita.
I corridoi sono sempre vuoti, le tasche dei palazzinari collusi invece sono sempre piene!

spidertruman




[Modificato da ReteLibera 17/07/2011 13:03]
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i misteriosi ladri che si aggirano nel Transatlantico

poliziotti di servizio presso l'ufficio di polizia all'interno di Palazzo Montecitorio ci sono ormai abituati.Ogni giorno c'è sempre un deputato che denuncia il furto del suo costosissimo computer portatile , così come non disdegnano alcune giovani deputate dal denunciare il furto della propria pelliccia di valore.
Ma come mai, malgrado i rigidi controlli all'ingresso di montecitorio, continuano ad agire indisturbati questo manipolo di ladri nel transatlantico e delle aule di Montecitorio?
Forse perchè probabilmente i ladri sono coloro i quali entrano ed escono dall'ingresso principale quando vogliono: i deputati infatti sono gli unici esentati dai controlli. Ma perchè i deputati dovrebbero denunciare furti a montecitorio?????
Semplicemente perchè c'è una polizza assicurativa che copre qualsiasi furto di qualsiasi entità che avviene all'interno di Palazzo Montecitorio.
Poi si offendono se uno parla di quel palazzo come un covo di ladri!
spiderTruman



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La poco "onorevole" scorta armata per portare la moglie a far la spesa e il marito dall'amante.

Nel mentre il padrone-deputato svolge le sue interminabili recite teatrali (leggasi incontri pubblici), mi capitava a volte di chiacchierare con alcuni agenti delle forze dell'ordine preposte al "servizio scorte" del Viminale.
In tanti esprimevano un forte senso di frustrazione nel dover svolgere mansioni particolare mortificanti.
Il mio "amico di sventura", il caposcorta del deputato-padrone, aveva iniziato la carriera nella squadra mobile di Palermo ed era finito ad accompagnare la moglie del deputato a fare la spesa tutte le mattine, mentre la sera gli toccava portare il deputato a casa dell'amante o ai festini in giro per le ville dei Parioli.
Un racconto molto simile di un agente "anonimo" venne riportato alcuni mesi fà in quest'intervista : www.lettera43.it/attualita/2086/la-scorta-delle-escort.htm
Mi chiedevo spesso come e perchè avveniva un simile dispendio di risorse e uomini.
Dopo un pò di anni non solo ho scoperto come funzionava il meccanismo, ma ne sono diventato mio malgrado complice e vittima: nel prossimo post vi spiego.



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La poco "onorevole" scorta armata per portare la moglie a far la spesa e il marito dall'amante.

Nel mentre il padrone-deputato svolge le sue interminabili recite teatrali (leggasi incontri pubblici), mi capitava a volte di chiacchierare con alcuni agenti delle forze dell'ordine preposte al "servizio scorte" del Viminale.
In tanti esprimevano un forte senso di frustrazione nel dover svolgere mansioni particolare mortificanti.
Il mio "amico di sventura", il caposcorta del deputato-padrone, aveva iniziato la carriera nella squadra mobile di Palermo ed era finito ad accompagnare la moglie del deputato a fare la spesa tutte le mattine, mentre la sera gli toccava portare il deputato a casa dell'amante o ai festini in giro per le ville dei Parioli.
Un racconto molto simile di un agente "anonimo" venne riportato alcuni mesi fà in quest'intervista : www.lettera43.it/attualita/2086/la-scorta-delle-escort.htm
Mi chiedevo spesso come e perchè avveniva un simile dispendio di risorse e uomini.
Dopo un pò di anni non solo ho scoperto come funzionava il meccanismo, ma ne sono diventato mio malgrado complice e vittima: nel prossimo post vi spiego.



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Auto blu e scorta per tutti! ecco il segreto di come vengono assegnate...

Quando vedete un autoblu che sfreccia a sirene spiegate, sappiate che a volte dentro c'è solo una signora che va a fare la spesa o accompagna i figli a scuola.
Vi spiego qual'è il trucco attraverso il quale gli onorevoli parlamentari si arrogano e si appropriano di questo servizio.
Le autoblu a Montecitorio sono solo venti, a disposizione dell'ufficio di presidenza (presidente e vicepresidenti della camera) e dei presidenti delle commissioni parlamentari. E gli altri 600 deputati?
Ecco come fanno.
Il meccanismo è ormai ben collaudato.
Se all'origine era solo uno stratagemma di un giovane deputato democristiano di un paesino del beneventano che l'ha tenuto in piedi per 30 anni di onorato servizio allo stato (e lo tiene tuttora) oggi ormai è dilagato molto tra i frequentatori di montecitorio.
Basta trovare una persona fidata che si prenda l'impegno, con le dovute precauzioni di intracciabilità, di inviare una lettera anonima di insulti e minacce, meglio ancora anche verso i familiari, riportando alcuni dettagli della vita privata (il nome della scuola del figlio, ad esempio).
Il giorno seguente, mentre lui va ad informare i carabinieri, io sono già a scrivere.....in verità faccio il taglia e incolla di un vecchio comunicato stampa che mi ha passato un altro servo di montecitorio  che si chiama minacce.doc che tanto il succo è sempre lo stesso:"profonda indignazione per le minacce ricevute, ma continuerò per la strada delle riforme e del rinnovamento, non ci lasceremo intimidire", chiamo i miei colleghi che anche loro hanno un bel file prestampato solidarieta.doc con il quale il capogruppo, il segretario, ecc.... esprimono solidarietà e vicinanza.
Il caso finisce sui giornali, il prefetto chiama al padrone per assicurargli una protezione maggiore.
Quel prefetto sà bene che l'avvicinamento, il trasferimento e la promozione dipendono dal ministro degli interni di turno e quindi dipende molto dalle amicizie che si sarà saputo costruire nei suoi anni di carriera prefettizia: nel successivo COMITATO PROVINCIALE PER L'ORDINE PUBBLICO E LA SICUREZZA non mancherà l'ok per concedere la dovuta protezione al padrone-deputato minacciato.
E così per magia ecco a voi un auto blu e una squadra di scorta!
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non solo per loro: come far viaggiare gratis anche amici e parenti.

C'è un agenzia di viaggio all'interno di montecitorio, alla quale tutti i deputati si rivolgono per fare qualsiasi biglietto aereo (naturalmente gratis) da e per qualsiasi destinazione italiana. La prima volta che sono andato a fare i biglietti, il funzionario parlamentare adibito all'agenzia (7000 euro al mese) mi ha chiesto il codice millemiglia, che con accortezza il deputato-padrone mi aveva fornito.
Cosa ho scoperto: che lor signori non solo si fanno i viaggi gratis, ma con quei viaggi accumulano punti su punti che poi utilizzano per far viaggiare gratis anche mogli, amici e parenti sui voli alitalia.
L'assuefazione alla casta ci può portare qui in Italia anche a sminuire il peso di quest'atteggiamento truffaldino, ma per comprendere il valore di queste azioni, forse è il caso di ricordare lo scandalo "miglia aeree" che ha portato alle dimissioni di tre ministri in Germania, colpevoli di aver fatto quello che da decenni continuano a fare impunemente i deputati italiani:
http://archiviostorico.corriere.it/2002/agosto/01/Berlino_scandalo_miglia_aeree_dimette_co_0_0208011344.shtml

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Le condizioni tariffarie esclusive della TIM per i parlamentari italiani

Questo invece sono le condizioni tariffarie riservate per i deputati!!sono del 2008, oggi sono ancora più vantaggiose! Anche qui, mica possono spendere come i comuni mortali!!! l'unico negozio abilitato ad attivare questa tariffa è il negozio tim in Largo Chigi: mostri il tesserino parlamentare ed ecco per te la tariffa DEPUTAT!

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Onorevoli appetiti: i privilegi della casta anche a tavola

Un deputato può fare un pasto completo in un ristorante del centro di Roma al prezzo di un tramezzino

  
Ma quanto ci costano i politici?  

Roma, ore 13, ristorante del centro. Il menù, tutto italiano, prevede farfalle al sugo, gallinella in guazzetto, patate al forno, macedonia e un quartino di bianco. Tutto di ottima qualità. Vi siede goduti il pasto ma pensate al conto: 25 euro se vi va bene, ma si rischia di arrivare anche a 40-50 euro. Si vede che non siete degli habitué di Montecitorio. Altrimenti sapreste che per tutto questo pagherete solo 3 euro e 75 centesimi. Avete letto bene: 3,75 euro.

E' quanto spendono i parlamentari o i dipendenti della Camera dei deputati in un ristorante convenzionato, in piazza S. Silvestro, nel pieno centro di Roma. E non è l'unico: ce n'è un altro a due passi dal Pantheon, senza contare i due ristoranti interni a Montecitorio. Con la stessa cifra nel bar a venti metri di distanza un comune mortale riesce a comprare un tramezzino e una bottiglietta di acqua minerale.

Tu mangi e io pago

Lo "scoop" è del Giornale che ha infiltrato una sua giornalista tra le schiere di deputati, addetti e portaborse in pausa pranzo. Un breve viaggio in uno dei molti privilegi della "casta": gli onorevoli e i dipendenti interni sono quelli che pagano meno, ma anche i collaboratori dei politici (i famosi "portaborse"), i consulenti e i giornalisti accreditati se la cavano con cifre di poco superiori e comunque ridicole rispetto ai prezzi correnti.

Chiaramente il costo di questi pasti per il ristoratore è di gran lunga superiore. Nel ristorante sopra citato la convenzione prevede che per ogni pasto consumato da un parlamentare Montecitorio paghi 11 euro. Una cifra contenuta anche perché il numero dei coperti garantiti è notevole. Tuttavia questo significa che più di 7 euro per ogni pasto di un onorevole sono a carico dei contribuenti. Cifra che aumenta per il ristorante interno a Montecitorio dove un deputato paga in media 12 euro e il pasto ne costa il doppio. E sebbene la categoria non abbia stipendi da fame, la differenza è coperta con denaro pubblico. Nel solo 2007 la ristorazione della Camera ha avuto un costo complessivo di 5,2 milioni di euro, di cui 3,8 milioni a carico dello Stato.

Benefit o privilegi?

Sono cose che "fanno notizia", soprattutto in un periodo in cui il "tiro al politico" paga. Ma si potrebbe ricordare che le stesse regole valgono anche nel privato e non fanno altrettanto scandalo. Le aziende che hanno la mensa interna (o che stipulano convenzioni con l'esterno) in genere fanno pagare cifre simboliche ai dipendenti per i pasti, accollandosi il resto del costo. E questo sia per gli operai che per i dirigenti. Ma qui si chiamano benefit e non privilegi. All'obiezione che questi costi non gravano direttamente sulla collettività si potrebbe rispondere che i costi del personale rientrano comunque nel prezzo finale delle merci che paghiamo noi consumatori. Ma questo probabilmente non basta ad assolvere la classe politica agli occhi della famosa casalinga di Voghera che stenta ad arrivare a fine mese. (A.D.M.)
 


[Modificato da ReteLibera 17/07/2011 12:50]
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indovinello

indovina-indovinello: i 9 barbieri che lavorano nella barberia di montecitorio, guadagnando 11.000 euro al mese sudati tagliando in media 2 o 3 cape gloriose al giorno, come mai parlano tutti lo stesso accento??? e come mai è lo stesso accento dell'allora presidente della camera che li assunse attraverso un bel concorso pubblico trasparente come i suoi capelli??? chi era costui?



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(Per non di-menticare)

iPad e gioielli a spese dello Stato. La casta si fa i regali di natale



 

Ti rode il sedere perché un altro natale è arrivato e non hai neanche cento euro per fare i regali ad amici stretti e familiari importanti? Vuoi acquistare un iphone ocomprare un ipad o acquistare regali costosi come vestiti griffati e gadget costosi per sentirti alla pari degli altri che li hanno (drogato dal consumismo televisivo)? Oppure sei in cerca di qualche soldo da regalare alle popolazioni meno fortunate tramite SaveTheChildren o Giobbe Covatta ma sei a secco perché questo stato con questo governo rende tutti più poveri?

Prenditela nel culo anche questo natale di merda, e leggiti cosa ti regala il governo BERLUSCONI.

CON I SOLDI NOSTRI DESTRA E SINISTRA SONO INSIEME ANCORA UNA VOLTA.

Dal Pd al Pdl, gli omaggi ci costano migliaia di euro. E' di 1400 euro il valore di ogni anello per le deputate, 800 il prezzo del modello più costoso di iPad

Tratto da Il Fatto Quotidiano :

Lettere smarrite dal Partito democratico: “Caro Babbo Natale, cara Anna Finocchiaro, dov’è finito il mio iPad 64 Gb da 800 euro?”. Un bel regalo natalizio – con i soldi pubblici – che concilia moda e tecnologia. Il dono pensato (e annunciato) dal capogruppo Finocchiaro piaceva a ciascuno dei 111 senatori, calmava le decine di correnti interne: ex comunisti, ex popolari, cattolici, agnostici e atei. Per evitare doppioni sotto l’albero e spese inutili di tasca propria, la Finocchiaro comunicava ai colleghi il lieto evento già il 26 ottobre scorso:

“La Presidenza sta trattando con la Apple la fornitura dell’iPad 64 Gb per i membri del gruppo.

Non siamo ancora in grado di indicarvi la data della consegna”. Però. “Abbiamo ritenuto utile avvisarvi di tale scelta in considerazione dell’approssimarsi delle festività natalizie”. È così che un partito è compatto, granitico, unico. Immune (mica tanto) a tentazioni e offerte di compravendite, salti di quaglie, rane pescatrici e mercati di vacche. Come spesso accade al Pd, all’improvviso tra le mani resta un pacco, vuoto.

La senatrice Mariapia Garavaglia conosce l’indecisione cronica del Pd: “Le polemiche avranno frenato la Finocchiaro…”. Natale è vicino, cercansi iPad: “A me non serve, l’ho comprato tempo fa”. Quale omaggio per i 206 deputati democratici? “Al Senato sono più fortunati, sempre – scherza Franco Laratta – Per noi consigli di lettura: Indietro tutta, l’ultimo libro di Laura Boldrini”. La cultura nel Pd natalizio va forte. Il senatore Mario Gasbarri, sempre in forma epistolare (sarà un vezzo), distribuisce buoni acquisto per la Feltrinelli: “Da ritirare presso l’amministrazione”. Il Pdl è davvero il partito del fare: promette, mantiene. Silvio Berlusconi ha spedito ai parlamentari centinaia di iPad e una cartolina di auguri. Il presidente del Consiglio ha pure insegnato ai suoi le fasi di stoccaggio per la spazzatura: raccolta, riciclo e conferimento. Ha imparato bene la lezione un deputato milanese, fiero di sé: “Ho ritirato l’iPad, ma l’ho lasciato in auto per girarlo a un mio amico. Faccio un’ottima figura, no?”. Berlusconi ha riservato alle 37 parlamentari Pdl un anello tricolore, tre fedine create da un gioielliere piemontese: una di oro rosa con rubini, una di oro bianco con brillanti, una di oro giallo tempestata di smeraldini. Al modico prezzo di 1.400 euro, pagati sull’unghia con i soldi (pubblici) a disposizione del partito.

Il ministro (e coordinatore Pdl) Ignazio La Russa indica la strada ai colleghi con un navigatore satellitare, Mariastella Gelmini ha ordinato casse da sei bottiglie di spumante. Doni riservati ai funzionari lombardi del Pdl: anche un brindisi fa campagna elettorale. Ennesima dimostrazione di pluralismo di Futuro e Libertà: i finiani non osano fare un regalo, offrono a scelta un iPhone o un iPad. Tra chi entra e chi esce, molto sarà più chiaro studiando le preferenze di falchi e colombe. Attenzione: nel Pdl circolano solo iPad. E i leghisti? Il deputato Davide Caparini fa la morale: “Non sprechiamo i soldi pubblici per oggetti inutili. Noi ci scambiamo, a nostre spese, prodotti tipici dei paesi padani: la senatrice Rosy Mauro compra biscotti fatti a mano”. Niente regali, i leghisti chiedono: “Caro Gesù bambino, per Natale vorrei l’approvazione del federalismo fiscale”, e il ministro Roberto Calderoli colora il suo bigliettino con i pastelli e disegna un’Italia capovolta. Non mancano mai per i leghisti cravatte e pochette rigorosamente verdi.

Marco Reguzzoni, capogruppo a Montecitorio, custodisce e dispensa con equilibrio pochi esemplari di pesche sciroppate limonate, frutto raro reperibile a stagioni alterne sul lago di Como. L’Italia dei Valori fa economia: una bottiglia di prosecco per la Camera, portafogli per il Senato. L’Udc di Pier Ferdinando Casini spende di più: gemelli d’argento per gli uomini, collane d’oro per le donne. E un cestino di leccornie: “Tortellini, mortadella, prosciutto…”, elenca il deputato Roberto Rao. Ma il Natale sarà triste e avaro per decine e decine di parlamentari iscritti al Gruppo Misto. Nessuno avrà un regalino, un cotechino, un caciocavallo per chi ha sostenuto, con “alto senso di responsabilità nazionale”, il governo di Berlusconi: Antonio Razzi e Domenico Scilipoti ex Idv, Catia Polidori, Maria Grazia Siliquini, Silvano Moffa ex Fli. E tanti, tantissimi soccorritori estemporanei che scontano con l’albero nudo il voto al governo del 14 dicembre.

 


[Modificato da ReteLibera 17/07/2011 13:25]
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Rampolli

La Russa jr colleziona poltrone

A soli 31 anni ha accumulato una quantità di incarichi e stipendi impressionante. Alcuni a spese del contribuente, altri nelle aziende degli amici di papà. E adesso possiede pure un'immobiliare

(11 luglio 2011)
Geronimo La RussaGeronimo La RussaSi fa sempre più ricco il bouquet di poltrone di Geronimo La Russa, giovane erede del ministro della Difesa, Ignazio.

Gran parte degli incarichi orbitano nella galassia Ligresti, come i posti nei cda di Premafin, Finadin, Immobiliare Lombarda e della International Strategy srl. Il collante fra le due famiglie sono le comuni radici siciliane: a Paternò, il patron Salvatore e Antonino La Russa (papà di Ignazio) sono nati e diventati amici. Un legame che i due patriarchi hanno trasmesso a figli e nipoti. 

Geronimo, però, lavora anche in proprio: da marzo 2010 è socio unico della immobiliare Metropol e socio accomandatario della immobiliare di famiglia, Interiblea. 

Al suo chilometrico biglietto da visita si aggiungono poi incarichi più glamour come quelli in Gilli (griffe di borse e accessori ideata da Giulia Ligresti) e nella Onlus Milano Young creata nel 2005 insieme agli amici Barbara Berlusconi e Paolo Ligresti. Un anno fa La Russa jr è anche diventato vicepresidente dell'Automobile Club Milano, in quota al ministro del Turismo Brambilla. 

E l'ultimo incarico che si è aggiunto alla collezione è quello di consigliere d'amministrazione nella Acm Servizi Assicurativi Spa, controllata dall'Aci. L'assemblea dei soci del 27 maggio lo ha infatti nominato nel board insieme ad Alessandra Talarico. Esperta di polizze nonché figlia di Antonio, uno dei collaboratori storici di Totò Ligresti.
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I baby pensionati d'oro della casta 



Tra quattro anni andrà in pensione  ...

Tempo di crisi? Non certo per la Casta che si gode una "vecchiaia" d'oro alla faccia dei cittadini. Ecco i clamorosi "baby pensionati".

- Irene Pivetti, nel 2013, a 50 anni, dopo 9 anni a Montecitorio inizierà a percepire una pensione di 6.203 euro mensili.

- Giuseppe Gambale, entrato ragazzino nel 92', è andato in pensione nel 2006 a 42 anni con 8.455 euro lordi al mese.

- Giovanni Valcavi, banchiere varesino, è rimasto al Senato 68 giorni (dovette poi dimettersi per incompatibilità) ma ogni mese, dal 23 aprile del 1992, porta a casa una pensione attualmente di 3.108 euro.

- Dall'autunno del 2000 incassa ogni mese il vitalizio senatoriale (sia pure ridotto per reversibilità) la vedova di un uomo che non mise mai piede al Senato: Arturo Guatelli, che subentrò a camere già sciolte al senatore Morlino (morto per infarto). 

- Vi sono 4 ex parlamentari radicali (Angelo Pezzana, Piero Graveri, Luca Boneschi e René Andreani), che percepiscono una pensione di 1.733 euro netti al mese per essere stati al Parlamento un solo giorno. Si sono infatti dimessi lo stesso giorno in cui sono stati proclamati eletti.

- Toni Negri, leader di Potere operaio, nel 1983 era detenuto per associazione sovversiva e insurrezione armata contro i poteri dello Stato. Pannella lo inserì nelle liste radicali facendolo eleggere in Parlamento, dove mise piede alla Camera solo per sbrigare le pratiche connesse al suo insediamento. Dopo 64 giorni e 9 sedute, temendo di finire di nuovo in gattabuia, si diede alla latitanza in Francia senza mai più farsi vedere a Montecitorio. Ciononostante, dal 1993 (compiuti 60 anni) riscuote ogni mese la pensione parlamentare, oggi di 3.108 euro.

Altri parlamentari con meno di 60 anni si sono aggiunti con l'interruzione dell'ultima legislatura:

- Antonio Martusciello, Fi, 46 anni, dal 1° maggio 2008, intasca 7.959 euro lordi al mese di vitalizio.

- Lo stesso avviene per Rino Piscitello, Pd, 47 anni e mezzo e pure lui ha 4 mandati.

- Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), 49 anni, deputato dal 1992, 16 anni di mandato effettivo, vitalizio di 8.836 euro lordi al mese.

Affaritaliani


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L'altro lato dell'indecorosa CAStA Italia


Deputato pdl, Stato paga acqua Vaticano 52 milioni



ROMA  - C'é un deputato del Pdl, di stretta fede berlusconiana, che sta raccogliendo in un dossier tutti i "privilegi" del Vaticano e li scrive di volta in volta, sotto lo pseudonimo di Nanni Topo sul 'Giornale di Toscana'. Uno degli ultimi 'elzeviri' dedicati all'argomento riguarda l'acqua per la quale lo Stato italiano pagherebbe una cifra complessiva intorno ai 50 milioni di euro. E questo perché, grazie ai Patti Lateranensi, la fornitura idrica nella Città del Vaticano viene pagata interamente dallo Stato italiano. "Ma questo - spiega al telefono il deputato che continua a trincerarsi dietro il 'nom de plume' di 'Nanni Topo' - è profondamente ingiusto soprattutto alla luce della manovra 'lacrime e sangue' che è stata appena approvata". 

E soprattutto perché ora sarebbe in piedi anche un contenzioso tra Chiesa e Stato sulla depurazione delle acque. I Patti lateranensi, infatti, non parlavano di depurazione e così lo Stato italiano vorrebbe passare all'incasso, ma il Vaticano, sottolinea ancora Nanni Topo, "fa orecchie da mercante". "L'Acea, insomma - prosegue - non percepisce dal Vaticano un euro né per la fornitura dell'acqua, né per la sua depurazione". "In più - assicura il parlamentare - la Città del Vaticano consuma acqua quanto una città di medie dimensioni cioé di 150/200mila abitanti che è esattamente il numero delle persone meno abbienti a Roma e nel Lazio. Se la Chiesa se la pagasse da sola l'acqua, si potrebbe aiutare questa gente...". Ma perché non esce allo 'scoperto' con il suo dossier, se è davvero "documentatissimo"? "Nel partito non me lo fanno fare. Li farei arrabbiare tutti. Così mi limito a scrivere sotto uno pseudonimo. Ma quando ho letto la manovra che stavamo per approvare, questa storia dell'acqua ho voluto ritirarla fuori anche perché il costo di questa fornitura, secondo gli ultimi rilievi che ho fatto, sembra aumentare continuamente".
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Brioches, aerei, protesi, cure termali e psicoterapeuti: che tanto paghiamo noi.

E mentre milioni di cittadini stanno per essere inghiottiti dalla manovra finanziaria "lacrime e sangue" - da domani si balla - ecco che escono alcuni interessanti dati sul Parlamento italiano: nonostante le belle parole del Ministro Tremonti, anche a questo giro - tra una sfumatina e l'altra - non è stato minimamente toccato il grosso dei privilegi. Per dirne alcuni. La sanità di deputati, ex deputati e familiari, ci costa 30 mila euro al giorno, 850 mila al mese, roba da una decina di milioni di euro l'anno. Tra i tanti rimborsi effettuati spiccano "Odontoiatria", "Occhiali", "Protesi acustiche", "Protesi ortopediche", "Visite omeopatiche", ma soprattutto "Cure termali" e "Psicoterapia".

Non solo. In 10 anni la baracca istituzionale ci è venuta a costare qualcosa come mezzo miliardo di euro in più, un migliaio di miliardi di vecchie lire, altroché tagli. Due voci in particolare. Dal 2001 ad oggi le spese per spostare le chiappe di parlamentari ed ex parlamentari (trasporti "aerei, ferroviari, autostradali, marittimi"), sono quasi triplicate, +133%, mentre quelle per la ristorazione sono più che raddoppiate, con un bel +119%, e siamo ad 8 milioni di euro in un solo anno. Mangino Brioches.

[Clicca per ingrandire - Fonti: Repubblica e Libero]



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Capo corrotto,

nazione infetta
  


Data di pubblicazione: 21.02.2010 
 

Autore: Asor Rosa, Alberto    

Oggi “si sono verificate una mirabile saldatura e una prodigiosa coerenza tra le forme, lo spirito e l'etica del potere e le forme, lo spirito e l'etica della società circostante”. Il manifesto, 21 febbraio 2010  
 


Un fiume di fango corre per l'Italia. Le sue acque sono alimentate soprattutto dal corpaccio immenso e immensamente ramificato dal centrodestra; ma il suo corso è talmente possente e impetuoso che, come suole, ha rotto gli argini e invaso i territori circostanti, quelli del centrosinistra, dai quali, a loro volta, provengono al fiume principale rivoli, ruscelli, scarichi obbrobriosi e maleodoranti (Bologna, Firenze, Abruzzo, Roma, Napoli....).

Altro che Tangentopoli! Quello era - o sembrava - un fenomeno circostanziato e dunque particolare di corruzione di una frazione del ceto politico, fronteggiato da un forte schieramento delle forze politiche e della società civile. Oggi il fenomeno tende a generalizzarsi, abbatte i confini fra società politica e società civile, non incontra ostacoli altrettanto significativi di allora, si configura dunque come un carattere speciale, peculiare, della società nazionale italiana in questa fase storica. 
 

La corruzione, a dir la verità, è sempre stata un connotato molto peculiare del modo d'essere nazionale italiano. Un paese dalle strutture politiche e civili estremamente fragili e dall'arrendevole senso etico-politico non poteva non coltivare la corruzione come un indispensabile e insostituibile strumento di sopravvivenza.

La dominante cattolica ha fatto il resto: nulla è impossibile o illecito in un paese in cui qualsiasi colpa, qualsiasi peccato, purché confessati a chi di dovere, diventano redimibili (lo spiega benissimo non un qualsiasi miscredente arrabbiato ma Alessandro Manzoni ne
I promessi sposi, nei quali, beninteso, contrappone la sua ricetta, fatta, oltre che di fede in Dio, di rigore e di osservanza dei principi, più protestante, a dir la verità, che cattolica, ma tant'è).

In certi momenti speciali la corruzione esplode (perché la corruzione esplode, esplode sempre; bisogna vedere quel che succede poi).

Ricordate Pirandello, le pagine impressionanti de I vecchi e i giovani, che a distanza più o meno d'un secolo sembrano scritte esattamente per il nostro oggi?
 
«Dai cieli d'Italia in questi giorni piove fango, ecco, e a palle di fango si gioca; e il fango s'appiastra da per tutto, su le facce pallide e violente sia degli assaliti sia degli assalitori... Diluvia il fango; e pare che tutte le cloache della città si siano scaricate e che la nuova vita nazionale della terza Roma debba affogare in questa torbida fetida alluvione di melma, su cui svolazzano stridendo, neri uccellacci, il sospetto e la calunnia»

(Pirandello dimostra fra l'altro che, per disegno e deprecazione della corruzione d'impronta democratica, in certe condizioni storiche si poteva anche diventare fascisti). Poi, scaricata provvisoriamente l'incontenibile soppurazione, l'infezione lenta e inesorabile riprende. 
 

Perché Lui è popolare  
Di nuovo oggi c'è che, forse per la prima volta nella nostra storia, si sono verificate una mirabile saldatura e una prodigiosa coerenza tra le forme, lo spirito e l'etica del potere e le forme, lo spirito e l'etica della società circostante. Anzi, alla domanda che spesso ci è stata burbanzosamente rivolta, com'è possibile che quest'Uomo riscuota tanto consenso, considerando la gravità e il numero delle colpe di cui viene accusato, forse una risposta sul piano storico comincia a delinearsi.

Quest'Uomo è così popolare non nonostante le sue colpe ma in virtù di quelle.

Una parte non piccola del popolo lo ama perché Lui lo interpreta, ne lusinga tutte le tentazioni di corruttibilità e di un radicato, anzi congenito indifferentismo morale, gli spiega che le leggi esistono per essere aggirate, contraddette, ignorate, nega oltraggiosamente il potere della giustizia, attacca i magistrati, fa capire che se ne potrebbe senza difficoltà fare a meno, mostra con l'esempio lampante della propria vita e del proprio cursus honorum che bisogna sempre e senza eccezioni farsi gli affari propri, evidenzia coram populo e senza alcuna vergogna che esistono una coerenza rigorosa e un'inarrestabile osmosi fra vizi privati e pubbliche nefandezze.

Insomma, a capo corrotto nazione infetta, e, ovviamente, viceversa.

Tutte queste cose, poi, in un paese come l'Italia, dove esistono tre fra le più potenti organizzazioni criminali al mondo (camorra, 'ndrangheta, mafia) - le quali a loro volta, com'è ovvio, traggono alimento anch'esse sia da quel diffuso bisogno di sopravvivenza sia dalla risposta corrotta intorno dominante - piacciono almeno a una parte abbastanza consistente dei cittadini da garantirgli una sicura maggioranza in Parlamento: quella maggioranza che a sua volta assicura che l'impunità continui e anzi si rafforzi, in un perfetto circolo vizioso che effettivamente ha pochi eguali al mondo, e che proprio perciò qualcuno altrove potrebbe essere tentato d'imitare. 
 

Il ceto politico corrotto  E intorno? Intorno, a cerchi concentrici s'allarga la serie variegata delle risposte. La corruzione, come sistema di potere e forma di vita, stinge solo poco a poco, molto lentamente. Nei cerchi più vicini, sebbene formalmente non suoi, l'esempio e l'insegnamento dell'Uomo hanno attecchito e continuano a essere ben presenti.

Voglio precisare una cosa: è della politica che parlo, non delle stravaganti esibizioni da parte di qualche transessuale brasiliano (fango, certo, sempre fango, ma della specie più miserabile e bassa).

Da questo punto di vista è corrotta in nuce ogni politica che agisca sulla base d'interessi personali o di gruppo: è corruzione, nel suo senso più alto e significativo, l'autoreferenzialità spinta della politica, il suo preoccuparsi pressoché esclusivamente della preservazione e perpetuazione del ceto politico (di destra o di sinistra, non importa), che la rappresenta e gestisce. Questo è il varco, apparentemente innocuo, da cui penetra ogni ulteriore nefandezza, bisognerebbe tenerne più conto.
 Da questo punto di vista (continuo il ragionamento), si salva davvero poco oggi in Italia. Dopo la recente, peraltro prevedibilissima, virata dell'astuto Tonino, il quadro si è ulteriormente semplificato.

La galassia della sinistra radicale si sforza più o meno di sopravvivere indenne sul filo dell'onda fangosa che tutto travolge: anche lei, in fondo, pensa soprattutto a non sparire. Si riorganizza unitariamente, magari con ambiziosi programmi di rinnovamento, solo là dove viene spinta a calcinculo fuori dalla rappresentanza che conta: altrove s'adatta o collude. 
 

Ma c'è chi resiste  
E allora? In questa sommaria ricostruzione storica sarebbe sbagliato - e ingiusto - non rammentare che alcune istituzioni costruite nei decenni precedenti resistono. Resiste la magistratura. Resistono le forze dell'ordine: polizia, carabinieri, guardia di finanza. Basta pensarci un momento: se non ci fossero né l'una né le altre, saremmo in piena dittatura sudamericana. Resiste una parte del sindacato. Resistono, come ho avuto modo di dire più volte, meritandomene in cambio sberleffi e dileggio, la scuola. E resistono milioni di italiani, che stanno fuori di ogni sistema della corruzione e ragionano e operano sulla base di principi e valori e non d'interessi e affermazioni personali, ma non sono politicamente rappresentati, oppure, se lo sono o credono di esserlo, avvertono con disagio crescente di esserlo in forma imperfetta e sempre più compromissoria.  

In Italia le grandi crisi, anche quelle indotte da un eccesso intollerabile di corruzione, sono sempre state affrontate e risolte dall'esterno. Anche la prima Tangentopoli è stata affrontata e risolta dall'esterno, anche se era un esterno che veniva dall'interno, la magistratura italiana: la politica già allora non ci sarebbe mai riuscita da sé.

Oggi al contrario è la magistratura che da sola non può farcela, perché il sistema della corruzione è troppo coeso e potente, va dall'alto in basso e dal basso in alto, senza smagliatura alcuna (le dimissioni in questo paese non esistono più neanche di fronte all'evidenza più disgustosa: infatti, se una sola fosse data o una sola accettata, tutto il castello di carte verrebbe giù d'un colpo solo).

Siccome è lecito dubitare che le armate anglo-americane siano in procinto di scendere nella penisola per aiutare i resistenti indigeni a restituire al paese libertà, verità, onestà e giustizia, l'ipotesi più probabile è che i cerchi meno compromessi con il sistema della corruzione si mettano d'accordo fra loro per salvare il salvabile, affidandone il compito a uno di questi uomini slavati e impenetrabili, privi di ogni carattere ma passabilmente astuti, abituati da una vita a danzare sul filo, e che precisamente il sistema della corruzione ha consentito salissero così in alto nonostante la loro mediocrità così palese. 
 

Si cercherà cioè di affrontare il male maggiore con il male minore, in attesa che il giro ricominci.

Desolante. Ma anche molto, molto italiano.
   
 
[Modificato da ReteLibera 17/07/2011 16:45]
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