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L’AMMALATO ANZIANO - Riflessioni -

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2011 15:00
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INTRODUZIONE:
 

La carta che tutela i diritti  del malato contiene tanti  articoli, tra questi ce ne sono alcuni di maggiore importanza che recitano  così:E’  diritto di tutti i  malati di essere assistiti da personale specializzato ed in numero sufficiente a garantire assistenza ottimale per tutta la giornata, comprese le ore notturne ed i giorni festivi, curati adeguatamente, ricevere tempestivamente e con orari programmati e precisi le prestazioni diagnostiche e terapeutiche, essere trattati con senso di umanità e cortesia …………..



L’AMMALATO ANZIANO:

 

Tra tutti i problemi che si trova ad affrontare la società moderna, in continua evoluzione, c’è il problema degli anziani, che richiede una risoluzione forte e decisa, soprattutto da quando la vita dell’uomo risulta essersi di molto allungata.


Quando una persona giunge ad un’ età cosiddetta “senile”, dai 60 anni in su, si trova a fronteggiare una serie di problemi  che vanno da quelle personali  a quelli sociali.


Il primo  tra questi, è quello di trovarsi nelle condizioni di non poter svolgere più una attività lavorativa, facendo i conti con una realtà di vita quasi totalmente sconosciuta.


Essere allontanati dall’ambiente lavorativo, significa  essere emarginati da quel contesto sociale dove per tanti anni di vita ci si è identificati e ritrovati.

Infatti l’essere considerato anziano, soprattutto per l’ex lavoratore, coinciderebbe secondo le normative nazionali, all’età pensionistica, che da una parte rappresenta una sorta di premio, che ripaga di tanti anni di dura fatica, ma dall’altra, allontana il soggetto, da ciò che è sempre stato il suo impegno giornaliero, costringendolo a restare spesso a casa, senza sapere come occupare le sue giornate, che diventano così purtroppo lunghe e noiose.


Il più delle volte ci troviamo, proprio per le circostanze sopra descritte, a fare i conti con individui  introversi e poco comunicativi, i quali vanno spesso soggetti a gravi forme di  depressione e di malinconie.


Anche lo stesso  rientrare  a far parte della famiglia a pieno titolo, diventa  in quei momenti faticoso e problematico, si hanno davanti persone apparentemente conosciute da una vita, ma sconosciute per quanto riguarda il quotidiano.


Diventa poi ancora più complesso, quando in queste circostanze, a rendere ulteriormente difficoltose le cose, intervengono problemi seri di salute, dovuti all’età  che incombe.


Sempre più spesso dunque, quando arriva il momento in cui si dovrebbero raccogliere i frutti dell’amore e dell’affetto, così tanto sparso a piene mani nell’arco di una vita, ci si ritrova soli e abbandonati dai propri familiari, che non potendosene occupare, risolvono il problema del vecchio genitore malato, appoggiandolo a case di cura  o ricoverandolo per lunghi periodi in strutture ospedaliere, dove naturalmente si pensa a curare il corpo fin quando è possibile, ma non l’anima e nemmeno la solitudine di cui è afflitta.


Gli ospedali sono pieni di queste persone malate, spesso con disturbi anche gravi, affidate solo alle cure di medici, infermieri, e personale parasanitario, addetto alle loro cure e alla loro assistenza, persone che  fanno del loro meglio per alleviare  le lunghe sofferenze di questi pazienti, ma  senza il sostegno anche se solo morale della famiglia, e in alcuni casi proprio dei figli, spesso non si ottengono i risultati voluti.


E’ vero  anche però, che si potrebbe fare molto di più  a livello terapeutico, infatti spesso, ci sono casi dove la medicina potrebbe essere maggiormente coadiuvata da una più adeguata  assistenza specialistica.


Infatti negli ospedali oggi, si da abbastanza spazio alla ricerca medica, ma non si pensa invece seriamente alla preparazione adeguata del personale assistenziale, che dovrebbe invece avere si, una buona conoscenza tecnica, ma accompagnata anche da  una buona preparazione sociale, con la quale poter esprimere una maggiore comunicabilità  e disponibilità,  compenetrandosi così più facilmente  nei problemi dei malati, soddisfacendo  il loro desiderio di umanità e di sicurezza.


L’atteggiamento di questo personale, dovrebbe infatti essere quello di prestare assistenza, sia dal punto di vista terapeutico che dal punto di vista umano.


Curare  una persona malata  soprattutto se anziana, non è  molto facile, bisogna  sottoporla ad una terapia  che sia completa ed efficace, somministrandogli farmaci adatti,
facendole seguire  diete adeguate e piani di attività preposti a mantenere  sveglie le sue capacità fisiche e mentali, senza sottoporla a sforzi che possano risultare inadeguati e stressanti per il suo fisico..


Poi dal momento che l’anziano termina le cure ospedaliere e viene dimesso, il suo rientro in famiglia dovrebbe servire a migliorare la  qualità della vita, le persone intorno a lui dovrebbero essere  più disponibili all’ascolto, fornirgli assistenza nei momenti  quotidiani di bisogno, anche nei più banali come potrebbe essere l’attraversamento di una strada, o il dover viaggiare sui mezzi pubblici.


Risulta importante in questi casi, soprattutto riuscire a rispettare le sue esigenze, cercando di non fargli pesare la malattia, facendolo sentire autonomo e partecipe alla vita di tutti i giorni.


Per cercare una ulteriore soluzione di questo problema, bisognerebbe attuare una maggiore sensibilizzazione nei confronti della società moderna, e in particolar modo nei  confronti dei  giovani, che rappresentano un sostegno forte e consistente per chi ne ha bisogno.


In questo modo, gli anziani possono continuare a vivere nella società in tutti i suoi contesti e le sue difficoltà,  svolgendo un ruolo vitale, senza essere abbandonati alla malattia e ai ricordi di ciò che è stato.


Oggi  nonostante la nostra estrema modernità, siamo costretti a vedere ancora tanti vecchi soli e abbandonati sulle panchine dei giardini pubblici, o delle stazioni ferroviarie, che non avendo più alcun sostentamento, sono costretti ad elemosinare in strada, spesso perché ormai provano un totale disinteresse verso la vita.


Purtroppo il nostro egoismo ci costringe a  non vedere, restando nella totale indifferenza, davanti a tanto abbandono e a tanto dolore, quanto invece basterebbe una parola di conforto, un piccolo sorriso, facendo capire loro che la vecchiaia non è una malattia, che ti porta inesorabilmente alla morte, ma la strada che ti apre una nuova vita,  una rinascita, che suscita nuovi interessi, favorendo nuovi e più soddisfacenti momenti della nostra esistenza.

                                                               

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