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2011: Attacco all’oro dell’Italia

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2011 13:22
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2011: Attacco all’oro dell’Italia




Cosa si nasconde dietro gli attacchi all’italia?
 

L’italia è un paese in crisi economica con un 
debito pubblico che rappresenta praticamente il 120% del PIL, ma ha ancora enormi ricchezze e tante imprese pubbliche che fanno grossi guadagni e quindi molto appetibili. 
Ma c’è una ricchezza di cui nessuno parla: l’Italia ha la quarta riserva di oro al mondo.
L’attacco all’Italia è finalizzato a “derubarla” delle sue imprese pubbliche e delle sue immense riserve auree.
L’oro è un prodotto strategico e lo sarà sempre di più nel futuro immediato, per cui fa gola.


Attacco all’oro dell’Italia

Lo scorso mese di maggio l’agenzia di rating, Standard & Poor’s, aveva tagliato la prospettiva italiana da stabile a negativa, con la motivazione che il potenziale ingorgo politico poteva contribuire ad un rilassamento nella gestione del debito pubblico, da cui derivava un impegno incerto nelle riforme a sostegno della produttività.

Quindi per S&P’s diminuiscono le prospettive dell’Italia per ridurre il debito pubblico.

Dpo Standard & Poor’s anche Moody’s inizia il pressing contro l’Italia, annunciando che il rating italiano ”Aa2” è sotto osservazione e potrebbe essere ridotto. Le motivazioni, ovviamente sono le solite: le debolezze strutturali dell’Italia, la probabile crescita degli interessi, l’incapacità di tenere sotto controllo i conti pubblici e quindi il debito pubblico.


Dalla settimana scorsa, l’attacco all’Italia si concretizza:
 inizia il crollo della borsa, aumentano gli interessi sul debito pubblico Italiano e la manovra presentata dal Governo con l’inasprimento di bolli e balzelli sui titoli di stato potrebbe far allontanare gli investitori da questi titoli, con la conseguenza di far aumentare ulteriormente gli interessi.

Successivamente tale manovra è stata ritirata. Nella sola giornata dell’11 luglio i buoni italiani a due anni sono crollati del 19,88%, passando da 3,53 a 4,203; negli ultimi giorni hanno un pò recuperato, ma siamo sempre a livelli che triplicano i tassi dell’aprile del 2010, poco più di un anno fa; infatti il 16 aprile i bond a 2 anni erano a 1,27.

Anche la borsa italiana è scesa fino a 18.295,19 l’11 luglio, per poi risalire leggermente nei giorni successivi e chiudere la settimana del 15 luglio a 18.450,45; se consideriamo che lo scorso 18 febbraio aveva raggiunto il massimo per l’anno in corso a 23.273,80, significa che da allora, in questi ultimi cinque mesi ha perso il 20% circa.

Inoltre, se consideriamo che l’indice della borsa italiana era a 41.074,00 il 9 ottobre del 2007, giorno in cui il Dow Jones fece registrare il suo massimo storico, significa che da allora sta perdendo circa il 55% e se, infine, consideriamo che approssimativamente 4 anni fa, il 18 maggio del 2007 l’indice della borsa italiana era a 44.364,00 significa che da allora sta perdendo il 60% circa. Ricordiamo anche, che il 9 marzo del 2009 l’indice FTSE MIB era sceso a 12.332,00; quindi al momento è ancora ben sopra quella quota e dunque se dovesse continuare a scendere non sarebbe una novità. Due anni fa, insomma la borsa era in una situazione peggiore.



Come mai l’attacco all’italia?

Il Financial Times in un articolo dello scorso 10 luglio titolava: “Gli hedge fund Usa scommettono contro i bond italiani”.
In realtà, da anni i giornali anglo-americani ed in particolare gli organi ufficiali del capitalismo, come il “The Economist” o il “Financial Times” sono all’attacco dell’Italia.

Si sono scagliati anche contro Silvio Berlusconi, massimo rappresentante del capitalismo italiano, praticamente da 17 anni alla guida del paese, alternandosi con i rappresentanti de lliberismo del centro-sinistra (Ciampi, Dini, Amato, Prodi).

Come abbiamo già scritto in varie occasioni, il signor Berlusconi, sceso in politica per risolvere esclusivamente i suoi problemi, nel pensare troppo agli affari suoi ha finito per frapporsi agli interessi delle grandi multinazionali, della globalizzazione, dei fautori di progetti vuoti come il “Nabucco”.

Il Cavaliere sa bene che le necessità energetiche (primariamente quelle sue e poi, indirettamente quelle degli italiani) non possono essere coperte dai globalisti, dagli anglo-statunitensi e con la sua adesione al progetto di oleodotto South Stream, che si contrappone all’oleodotto Nabucco, di interesse anglo-statunitense,necessariamente ha finito per inimicarsi gli USA, che evidentemente hanno deciso di scaricarlo, di liberarsi di lui quanto prima (consiglio sul tema l’articolo: “
Gli Stati Uniti, il gasdotto South Strean, Berlusconi e la sinistra”).

Per questa ragione, ultimamente abbiamo assistito a continui viaggi in Usa di politici italiani, alleati (oggi ex) ed avversari di Berlusconi.

Negli USA sono stati il suo ex alleato Gianfranco Fini (Vedasi: “
E’ Fini la nuova carta degli USA” oppure “Giancarlo Fini interlocutore privilegiato degli USA”) e Massimo D’Alema, rappresentante del partito anglo-statunitense in Italia, di cui la fedeltà al liberismo è ben provata, fin dall’epoca dei bombardamenti della ex Jugoslavia, quando era capo del governo italiano; negli USA è stato perfino Nichi Vendola che ha incontrato il non certo progressista Schwarzenegger (Vedasi: “Vendola incontra Schwarzenegger”).

Sembra veramente strano, ma tutti stanno giocando contro l’Italia ed in particolare contro Berlusconi che alla fine, per certi versi, un pò facendo marcia indietro, un pò grazie alle circostanze è riuscito, almeno per il momento, a salvare la pelle, ovviamente quella politica, ossia la sua carica di capo del governo. In ogni caso il suo destino è segnato; non andrà avanti per troppo tempo.

E gli italiani, in particolare il proletariato italiano, andrà di male in peggio! I neo moralisti e puritani nostrani che stanno attaccando Berlusconi per via degli scandali sessuali e che presto si sostituiranno al governo di Silvio Berlusconi, 
sono i rappresentanti di Goldman Sachs, della BCE, del FMI, del partito dei globalisti e degli anglo-statunitensi, che continuamente attaccano l’Italia.

Dunque, perchè i continui attacchi anglosassoni al Cavaliere ed all’Italia? 

Berlusconi certamente non è attaccato per i suoi scandali sessuali!

E’ da ingenui credere una cosa del genere.

L’Italia è un paese in crisi, in profonda crisi economica, con un debito pubblico praticamente impagabile, attorno al 120% del PIL e con le principali imprese del paese che a causa della caduta dei tassi di guadagno si stanno riubicando altrove, in zone che permettono guadagni superiori a quelli dell’Italia.

Ma l’Italia, pur in profonda crisi ha ancora tanti gioielli, molto appetibili e che le multinazionali anglo-americane sperano di “comprare” a prezzi stracciati
.



Gli interessi dei globalisti e degli anglosassoni puntano a privatizzare quanto c’è rimasto da privatizzare in Italia:
 dall’ENI, di cui una parte è ancora in mano allo stato, così come pure l’Enel, oltre a  Finmeccanica,Fincantieri, Trenitalia, Poste, Televisione pubblica, Ospedali e Centri sanitari all’avanguardia nella Ricerca, Università, Scuole e imprese municipalizzate, come quelle dell’acqua e della raccolta dei rifuti. 

A tutto ciò va aggiunto che l’Italia possiede un ricco patrimonio paesaggistico e ambientale, decisamente invidiabile e un ricchissimo patrimonio artistico; in Italia è concentrato il 60/65% di tutti i beni artistici e archeologici dell’umanità.

A tutto questo va aggiunta una ulteriore ricchezza posseduta dall’Italia, di cui nessuno parla: il suo oro!

Nessuno ne parla, ma l’Italia ha la quarta riserva di oro del mondo, che allo scorso giugno ammontava a ben 2.451,80 tonnellate, che al prezzo odierno dell’oro equivale a circa 100 miliardi di euro. Solo FMI e due stati, USA e Germania, hanno riserve auree superiori alla riserva italiana. L’oro è un prodotto altamente strategico destinato a rivalutarsi fortemente nel futuro inmediato, per cui questa ricchezza è molto appetibile.In questo momento, l’oro italiano è il principale obiettivo su cui hanno messo gli occhi i globalizzatori.

Quindi, l’Italia pur essendo un paese in forte crisi, possiede ingenti ricchezze. 

Come impossessarsi o meglio derubare queste ricchezze all’Italia ed al popolo italiano?

Approfittando dell’enorme debito pubblico, i grandi predatori con l’aiuto dei propri rappresentanti all’interno del paese, ovvero i liberisti nostrani, gli stipendiati di Goldman Sachs, FMI, BCE, Federal Reserve, World Bank, WTO ed affini faranno pressione per ridurre il debito pubblico attraverso la privatizzazione, la vendita, ovviamente a prezzi fortemente scontati, dei beni sopra citati.
 
Come già successo con la privatizzazione delle grandi banche statali, ad esempio, negli anni novanta, lo Stato incasserà delle somme che andranno ad incidere in minima parte sulla riduzione del debito, ma allo stesso tempo l’Italia perderà definitivamente i grandi guadagni che queste imprese producono.


La privatizzazione, come insegna la storia, non è mai servita a risolvere i problema di un paese, anzi li ha ingigantiti.

Pertanto, nei prossimi anni l’Italia andrà incontro a problemi economici moltio più gravi. 

Il mancato introito dei guadagni derivanti dalle imprese pubbliche privatizzate, la riduzione della spesa pubblica e lo smantellamento del welfare state, dello stato assistenziale, ma anche l’incremento della disoccupazione e la riduzione dei consumi accentuerà la crisi, che porterà alla chiusura di ulteriori imprese; tutto ciò si ripercuote ovviamente anche sugli introiti dello Stato, dato che si determina una riduzione del gettito fiscale, una riduzione delle imposte dirette ed indirette e per conseguenza lo stato avrà sempre meno soldi da distribuire. Come insegna la storia recente, per esempio dell’Argentina o dell’Ecuador, per restare all’America Latina, la conseguenza diretta sarà una inevitabile esplosione sociale, placabile solo con la repressione, con la forza ovvero con una dittatura.


Il futuro dell’Italia appare sempre più nero ed inveitabilmente il popolo italiano sarà costretto a riprendere la via dell’emigrazione
.


Come mai gli attacchi a Berlusconi, uno dei massimi rappresentati del capitalismo italiano?
 

Berlusconi, da quando è al governo, fra una orgia e l’altra non ha avuto il tempo di continuare con la svendita del patrimonio italiano, occupandosi esclusivamente degli affari suoi, ovvero di come risolvere i propri problema giudiziari.

Ai globalizzatori ha concesso poco, certamente molto meno di chi lo ha preceduto e quindi è normale che sia attaccato. 
Berlusconi, però dovrebbe comuqnue essere ringraziato dai globalizzatori anglo-aemricani, perchè con la sua política ha contribuito non poco ad incrementare il debito pubblico italiano, dando quindi una grossa mano ai globalizzatori che sulla base del forte debito pubblico, lasciato in eredità anche da Berlusconi, potranno chiedere a gran voce che si proceda con la massima urgenza alla privatizzazione di tutto quanto è possibile svendere.

Ricordiamo che Berlusconi, la prima volta che arriva al Governo era stato preceduto da Carlo Azeglio Ciampi, e questi poco dopo essere diventato capo del governo, il 30 giugno del 1993 nomina un Comitato di consulenza per le privatizzazioni, presieduto da Mario Draghi, uomo Goldman Sachs, non a caso, oggi, arrivato alla presidenza della BCE.



Ciampi aveva proseguito la svendita del patrimonio italiano iniziata dal socialista Giuliano Amato, braccio destro di Craxi (inspiegabile miracolato dai giudici che provvidero a far piazza pulita della classe politrica italiana di allora) e dal “lottizzatore” democristiano Romano Prodi; Romani Prodi venne così definito, per il suo comportamento quando era presidente dell’IRI, da Franco Bechis in un articolo pubblicato su Milano Finanza: “Prodi, all’Iri, lottizzò come un democristiano”.

Sul tema delle privatizzazioni in Italia, invitiamo ancora una volta a leggere l’articolo di Eugenio Caruso su Impresa oggi:

Iri tra conservazione e privatizzazioni


Insomma l’attacco al Cavaliere si spiega perchè non è considerato all’altezza dei suoi predecessori privatizzatori e quindi si preme per un immediato ritorno di questi.


L’attacco all’italia è finalizzato al furto del suo oro, del suo enorme patrimonio ambientale, artistico e archeologico e delle imprese pubbliche dai grandi guadagni
.

da Attilio Folliero e Cecilia Laya, EURASIA

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«Il nostro paese ha il debito pubblico più elevato in rapporto al suo pil. 
Un debito pubblico procurato dai precedenti Governi dal ’78 al ’92 
che sono riusciti nella moltiplicazione del debito del ’78»

[Silvio Berlusconi, CdM del 12/08/2011]

C’era una volta una zoccola di nome Italia,
che faceva il mestiere più antico del mondo.
Aveva nominato un burattino di legno
e l’aveva chiamato Silvio:
“Come sarebbe bello se fosse un politico vero”,
sospirò quando finì di contare le schede!

La farsa continua…

Anno

Governi

Inflazione

Debito

Rapporto debito/Pil

   

(milioni €)

 

1970

Rumor, Colombo

5,1%

14.285

40,5%

1971

Colombo

5,0%

17.585

45,7%

1972

Andreotti

5,6%

22.008

52,2%

1973

Andreotti, Rumor

10,4%

27.499

54,0%

1974

Rumor, Moro

19,4%

34.361

53,2%

1975

Moro

17,2%

43.205

58,4%

1976

Moro, Andreotti

16,5%

52.909

56,8%

1977

Andreotti

18,1%

64.063

56,6%

1978

Andreotti

12,4%

81.810

61,5%

1979

Andreotti, Cossiga

15,7%

98.632

60,6%

1980

Cossiga, Forlani

21,1%

118.038

58,0%

1981

Forlani, Spadolini

18,7%

146.410

60,1%

1982

Spadolini, Fanfani

16,3%

186.961

65,0%

1983

Fanfani, Craxi

15,0%

235.520

70,3%

1984

Craxi

10,6%

284.825

74,4%

1985

Craxi

8,6%

346.005

80,5%

1986

Craxi

6,1%

401.499

84,5%

1987

Craxi, Fanfani, Goria

4,6%

460.418

88,6%

1988

Goria, De Mita

5,0%

522.732

90,5%

1989

De Mita, Andreotti

6,6%

589.995

93,1%

1990

Andreotti

6,1%

667.848

95,2%

1991

Andreotti

6,4%

755.011

98,6%

1992

Andreotti, Amato

5,4%

849.920

105,5%

1993

Amato, Ciampi

4,2%

959.713

115,7%

1994

Ciampi, Berlusconi

3,9%

1.069.415

121,8%

1995

Berlusconi, Dini

5,4%

1.151.489

121,5%

1996

Dini, Prodi

3,9%

1.213.508

120,9%

1997

Prodi

1,7%

1.238.172

118,1%

1998

Prodi, D’Alema

1,8%

1.254.388

114,9%

1999

D’Alema

1,6%

1.281.550

113,7%

2000

D’Alema, Amato

2,6%

1.300.269

109,2%

2001

Amato, Berlusconi

2,7%

1.358.351

108,8%

2002

Berlusconi

2,4%

1.368.897

105,7%

2003

Berlusconi

2,5%

1.394.339

104,4%

2004

Berlusconi

2,0%

1.445.826

103,9%

2005

Berlusconi

1,7%

1.514.408

105,9%

2006

Berlusconi, Prodi

2,0%

1.584.096

106,6%

2007

Prodi

1,7%

1.602.115

103,6%

2008

Prodi, Berlusconi

3,2%

1.666.603

106,3%

2009

Berlusconi

0,7%

1.763.864

116,1%

2010

Berlusconi

1,6%

1.843.227

119,0%


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ESERCIZIO SOVRANO DI USURA E SIGNORAGGIO


E’ bene che il popolo sappia finalmente che lo Stato ha da tempo rinunciato alla propria sovranità monetaria in favore di un ente privato: la Banca d’Italia SpA. Ha rinunciato, cioè, ad emettere moneta propria, con la conseguenza che, per il perseguimento dei propri fini istituzionali, è costretto a chiedere in prestito oneroso le necessarie risorse finanziarie, indebitandosi nei confronti dell’istituto di emissione.

Questo indebitamento si trasferisce ai cittadini mediante la pressione fiscale.

Pertanto, il popolo, si ritrova debitore di quella moneta invece che esserne proprietario, poichè essa ha valore solo perchè accettata come valore di scambio e quindi della sua circolazione. Con l’avvento dell’Euro, si è determinato un altro trasferimento di sovranità monetaria, dalla Banca d’Italia SpA ad un ente privato sovranazionale ed oligarchico: laBanca Centrale Europea (Bce).

Quest’ultima, a sua volta, provvede ad emettere la nuova moneta addebitandola ai popoli europei attuando i principi ultraliberisti imposti dal Trattato di Maastricht

Le origini delle banche si perdono nella notte dei tempi. Così come il signoraggio. Qualche telegiornale ne ha mai parlato, qualche giornalista ne ha mai scritto, qualche politico ha mai svelato aspetti della finanza e dell’economia che sono sempre rimasti ben nascosti nei luoghi oscuri del Palazzo?

Dall’inizio della svendita dell’Italia, di cui si può ragionevolmente affermare che sia iniziata con esattezza il 2 giugno 1992 con l’accordo preso sul panfilo Britannia, lo yacht della corona inglese, tra Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi, in qualità di governatore della Banca d’Italia, Riccardo Gallo dell’IRI, l’ex ministro del Tesoro Piero Barucci, l’allora Direttore di Bankitalia Lamberto Dini, Antonio Pedone della Crediop, Giovanni Bazoli dell’Ambroveneto, l’attuale ministro dell’economia Giulio Tremonti, il dirigente dell’Eni Beniamino Andreatta, il dirigente dell’Iri Riccardo Galli, alti funzionari della Banca Commerciale Italiana e delle Generali, ed altri della Società Autostrade insieme a rappresentanti della finanza angloamericana e banchieri a cui il governo italiano si rivolgerà durante la fase delle privatizzazioni: Barclays,Merrill Lynch, Warburg, Salomon Brothers, Pricewaterhouse Coopers,ING, BZW, Goldman Sachs e degli ambienti industriali e politici italiani, vennero dettate le istruzioni su come privatizzare, per scelta obbligata, le industrie italiane statali e la Banca d’Italia.

Con l’aiuto della stampa iniziò una campagna martellante per incutere il timore nel popolo italiano di “non entrare in Europa” senza  dare dovuto risalto all’incontro. E tutto il comparto produttivo nazionale venne saccheggiato. Tangentopoli fece il resto, facendo crollare l’intera classe politica dirigente sotto i colpi delle indagini giudiziarie.

Il premio di tutta questa svendita, fu il nostro “ingresso in Europa”, demagogicamente parlando, con la cessione della nostra già minata sovranità monetaria dalla Banca d’Italia alla Bce per una moneta l’euro che, con il tasso iniziale di cambio troppo elevato fu penalizzante per le nostre esportazioni.

Senza più la possibilità di battere moneta e con la sola possibilità di vendere i titoli del debito pubblico già in mani istituzionali estere e private (fino al 2006 il nostro debito doveva rimanere in mani pubbliche e nazionali), senza neanche un governo economico a livello europeo che potesse controllare quella banda di imbroglioni, è come se ci avessero messo sulla piazza pubblica per venderci al mercato degli schiavi. 

La complicità di quel saccheggio fu italiana, manager, affaristi, banchieri, finanzieri, economisti e politici, che, organizzarono con tanto di onori di casa alla Regina d’Inghilterra, il banchetto della “crociera svendita”, occulta come l’anima ignobile di George Soros che influenzò direttamente le manovre per speculare sulla Lira al fine di svalutarla, facendo uscire l’Italia dallo SME (Sistema monetario europeo).

L’anno 1992 fu davvero un anno cruciale per il destino del nostro paese, tant’è che quando Giuliano Amato divenne presidente del Consiglio qualche giorno dopo l’incontro sul panfilo, con il decreto n.333 dell’11 luglio 1992 trasformò in SpA le aziende di Stato IRI, ENEL, INA ed ENEL e mise in liquidazione l’EGAM. 

Sempre in quell’anno, Giuliano Amato dovette far fronte alla speculazione contro la Lira attuata dal predatore George Soros,  bruciò 48 milioni di dollari delle riserve della Banca d’Italia operando un prelievo forzoso dell’8 per mille dai conti correnti degli italiani.
In silenzio e in piena notte in nome dell’interesse nazionale  d’accatto, per riverire servilmente il potere dell’oligarchia finanziaria internazionale.

Insomma, queste sono informazioni che sarebbero dovute essere state spiegate in lungo e in largo dalla stampa, invece, sono state accuratamente occultate al grande pubblico.

In pratica, mentre discutiamo, l’intera istituzione monetaria si figura in una lampante contraddizione: la Banca d’Italia che dovrebbe garantire la validità della nostra moneta, non è un istituto del popolo o del governo per servire gli interessi dei cittadini, ma è costituito da soci privati (banche private) per conseguire gli interessi di una grande società per azioni, il cui nome per esteso è Bankitalia SpA.



La 
Banca d’Italia  si legge sul suo sito web - è la banca centrale della Repubblica italiana ed è parte del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e dell’Eurosistema. 

E’ un istituto di diritto pubblico (…) Attenzione però che “pubblico” non significa “statale”, vuol dire che le partecipazioni delle quote della Banca sono “aperte al pubblico” e queste quote sono in mano ai Partecipanti del Capitale della Banca (scaricabile a fondo pagina). E togliendo le quote appartenenti all’INPS e INAIL (17.000 su 300.000 quote), il restante 94,6% sono quote private. 

Nella sezione banconote e monete - sempre del suo sito web - si può leggere: La Banca d’Italia emette le banconote in euro, in base ai principi e alle regole fissati nell’Eurosistema, ed ha il controllo di tutta la circolazione monetaria presente nel Paese. Nell’ambito dell’Eurosistema, la Banca d’Italia produce il quantitativo di banconote in euro assegnatole, immette le banconote nel circuito degli scambi e provvede al ritiro e alla sostituzione dei biglietti deteriorati, partecipa all’attività di studio e sperimentazione di nuove caratteristiche di sicurezza dei biglietti, contribuisce alla definizione di indirizzi comuni per quanto riguarda la qualità della circolazione e l’azione di contrasto della contraffazione. In Italia le monete in euro sono coniate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per conto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che, in qualità di ente emittente, provvede alla loro distribuzione sul territorio nazionale avvalendosi delle Sezioni di Tesoreria dello Stato coesistenti presso le Filiali della Banca d’Italia.

Dal 1 gennaio 2002 la Banca d’Italia e le altre 11 Banche Centrale Nazionali (BCN) dei paesi dell’Unione Europea (UE) che all’epoca avevano adottato l’euro, hanno iniziato ad emettere, nel quadro dei principi e delle regole che disciplinano la funzione di emissione dell’Eurosistema, banconote denominate in euro. L’emissione delle monete in euro è di competenza degli Stati dei paesi partecipanti. Nell’area dell’euro è la Commissione europea che coordina gli aspetti attinenti alle stesse.


Nella sezione SIGNORAGGIO (incredibile ma vero!) dello stesso sito è
riportato quanto segue: 

Per signoraggio viene comunemente inteso l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta.
Con riferimento all’euro il reddito da signoraggio generato dall’emissione della moneta è definito come reddito originato dagli attivi detenuti in contropartita delle banconote in circolazione e viene ricompreso nel calcolo del reddito monetario che, secondo l’articolo 32.1 dello Statuto del SEBC (scaricabile a fondo pagina), è “Il reddito ottenuto dalle Banche Centrali Nazionali nell’esercizio delle funzioni di politica monetaria del Sistema Europeo delle Banche Centrali”.

Per approfondimenti – si legge ancora – consultare la seguente normativa relativa alla distribuzione del reddito monetario delle Banche Centrali Nazionali degli Stati membri partecipanti. All’esito di azioni giudiziali intraprese nei confronti della Banca d’Italia, volte a rivendicare la proprietà collettiva dell’euro e il relativo reddito da signoraggio, la Corte Suprema di Cassazione, con sentenza delle sezioni unite n.16751 depositata il 21 luglio 2006(scaricabile a fondo pagina), ha stabilito che sussiste difetto assoluto di giurisdizione in ordine a simili pretese in quanto “al giudice non compete sindacare il modo in cui lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria, di adesione a trattati internazionali e di partecipazione ad organismi sopranazionali”.

A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina. SIGNORAGGIO è un termine antiquato riferito a signoria o dominio.

Nel linguaggio in uso nel panorama finanziario, indica il corrispettivo dovuto al produttore della moneta. 

Tant’è…


La materia della moneta è tra quelle in cui si è avverato, rispetto all’opinione comune che (anche) in questo campo è chiaramente connotata da ignoranza e da pigrizia mentale, il più radicale capovolgimento, che, prima di tutto, spinge alla formulazione di alcune domande:
 

  • Perchè lo Stato ha rinunciato alla propria sovranità monetaria?
  • Perchè ha trasferito questa sovranità ad un Ente privato, come la Banca d’Italia?
  • Quale beneficio può trarre dal fatto che, per realizzare i propri fini istituzionali, debba prendere in prestito dalla Banca Centrale le necessarie risorse finanziarie, con tutti gli oneri, le difficoltà e le limitazioni che conseguono a questo tipo di operazioni?
  • Perchè l’istituto di emissione, pur creando dal nulla la moneta che mette in circolazione, si comporta come se ne fosse proprietario, pretendendo e ottenendo lucrosi interessi, che sono a carico di tutto il sistema economico nazionale?
  • Perchè, ciò nonostante, iscrive nei propri bilanci la moneta che crea e presta tra le poste passive?
  • Perchè, insomma, tutto l’intero sistema economico della Nazione deve vedersi addebitata la moneta creata e messa in circolazione dalla Banca d’Italia?



Come scrive il prof. Bruno Tarquini nel suo libro – La banca, la moneta e l’usura – Contro Corrente edizioni, 2001 - le banche confidando nel fatto che la massa di moneta depositata non verrà mai ritirata tutta contemporaneamente, prestano a chi ha bisogno, denaro per un valore enormemente superiore al valore dei depositi; prestano cioè, denaro che non hanno e dal nulla percepiscono interessi.
 
Ancora più grave è quanto succede ad un livello più alto, vale a dire a quello delle Banche Centrali, le quali prestano allo Stato (per i suoi bisogni istituzionali) ed al sistema bancario (e quindi, attraverso questo, al sistema economico nazionale) la moneta che esse stesse creano dal nulla, richiedendo non solo i relativi interessi, ma anche un importo pari alla moneta prestata; perchè questa, al momento della restituzione, acquista valore nel corso della circolazione; quel valore che, invece, non aveva al momento della emissione, cioè del prestito (l’unica passività di tutta l’operazione essendo rappresentata dal costo di fabbricazione della moneta).

Ognuno può facilmente rendersi conto che in entrambi i casi si fa esercizio di “usura”. Ma mentre nel primo le vittime sono soltanto quei cittadini costretti a ricorrere alle banche per ottenere i finanziamenti necessari alle loro imprese e, qualche volta, alle loro stesse esigenze personali, nel secondo caso la vittima è l’intera struttura economica dello Stato, costretto a indebitarsi, per ottenere le necessarie risorse finanziarie, con un Ente privato (qual è la Banca d’Italia), al quale ha trasferito la propria sovranità monetaria e, con essa, il potere di controllare tutta la politica economico-sociale della Nazione.



Per poter dare, in questa materia, risposte che siano doverosamente complete ed esaurienti – scrive ancora il professore Tarquini - occorrerebbe ripercorrere tutti i sentieri della Storia, almeno quelli degli ultimi duecentododici anni, e coglire quel sottilissimo, ma solido, filo che lega tra loro le rivoluzioni, le guerre e gli eventi, che si sono succeduti nell’arco di questo lungo periodo, come in una tragica trama che forse, ai nostri giorni, sta giungendo al suo programmato completamento. 

In questa sede – conclude – forse è sufficiente rilevare che rivoluzioni e guerre, a partire dal 1879, hanno mirato pervicacemente ad un traguardo finale, come quello che si sta raggiungendo ai nostri giorni: la globalizzazione ed il Governo Mondiale, vale a dire una umanità ridotta a masse indistinte di consumatori ed un governo unico, come unico dovrebbe essere il pensiero, unico il mercato, unica la moneta.

Moneta cartacea naturalmente, creata dal nulla, messa in circolazione dalla Banca Centrale, e addebitata al Popolo, che, invece, ne dovrebbe essere l’unico proprietario, se lo Stato si riappropriasse la sovranità monetaria.

Partecipanti al Capitale di Bankitalia (aggiornato 25/06/2009)

Statuto del SEBC

Sentenza n.16751 del 21 luglio 2006

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ESERCIZIO SOVRANO DI USURA E SIGNORAGGIO


E’ bene che il popolo sappia finalmente che lo Stato ha da tempo rinunciato alla propria sovranità monetaria in favore di un ente privato: la Banca d’Italia SpA. Ha rinunciato, cioè, ad emettere moneta propria, con la conseguenza che, per il perseguimento dei propri fini istituzionali, è costretto a chiedere in prestito oneroso le necessarie risorse finanziarie, indebitandosi nei confronti dell’istituto di emissione.

Questo indebitamento si trasferisce ai cittadini mediante la pressione fiscale.

Pertanto, il popolo, si ritrova debitore di quella moneta invece che esserne proprietario, poichè essa ha valore solo perchè accettata come valore di scambio e quindi della sua circolazione. Con l’avvento dell’Euro, si è determinato un altro trasferimento di sovranità monetaria, dalla Banca d’Italia SpA ad un ente privato sovranazionale ed oligarchico: laBanca Centrale Europea (Bce).

Quest’ultima, a sua volta, provvede ad emettere la nuova moneta addebitandola ai popoli europei attuando i principi ultraliberisti imposti dal Trattato di Maastricht

Le origini delle banche si perdono nella notte dei tempi. Così come il signoraggio. Qualche telegiornale ne ha mai parlato, qualche giornalista ne ha mai scritto, qualche politico ha mai svelato aspetti della finanza e dell’economia che sono sempre rimasti ben nascosti nei luoghi oscuri del Palazzo?

Dall’inizio della svendita dell’Italia, di cui si può ragionevolmente affermare che sia iniziata con esattezza il 2 giugno 1992 con l’accordo preso sul panfilo Britannia, lo yacht della corona inglese, tra Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi, in qualità di governatore della Banca d’Italia, Riccardo Gallo dell’IRI, l’ex ministro del Tesoro Piero Barucci, l’allora Direttore di Bankitalia Lamberto Dini, Antonio Pedone della Crediop, Giovanni Bazoli dell’Ambroveneto, l’attuale ministro dell’economia Giulio Tremonti, il dirigente dell’Eni Beniamino Andreatta, il dirigente dell’Iri Riccardo Galli, alti funzionari della Banca Commerciale Italiana e delle Generali, ed altri della Società Autostrade insieme a rappresentanti della finanza angloamericana e banchieri a cui il governo italiano si rivolgerà durante la fase delle privatizzazioni: Barclays,Merrill Lynch, Warburg, Salomon Brothers, Pricewaterhouse Coopers,ING, BZW, Goldman Sachs e degli ambienti industriali e politici italiani, vennero dettate le istruzioni su come privatizzare, per scelta obbligata, le industrie italiane statali e la Banca d’Italia.

Con l’aiuto della stampa iniziò una campagna martellante per incutere il timore nel popolo italiano di “non entrare in Europa” senza  dare dovuto risalto all’incontro. E tutto il comparto produttivo nazionale venne saccheggiato. Tangentopoli fece il resto, facendo crollare l’intera classe politica dirigente sotto i colpi delle indagini giudiziarie.

Il premio di tutta questa svendita, fu il nostro “ingresso in Europa”, demagogicamente parlando, con la cessione della nostra già minata sovranità monetaria dalla Banca d’Italia alla Bce per una moneta l’euro che, con il tasso iniziale di cambio troppo elevato fu penalizzante per le nostre esportazioni.

Senza più la possibilità di battere moneta e con la sola possibilità di vendere i titoli del debito pubblico già in mani istituzionali estere e private (fino al 2006 il nostro debito doveva rimanere in mani pubbliche e nazionali), senza neanche un governo economico a livello europeo che potesse controllare quella banda di imbroglioni, è come se ci avessero messo sulla piazza pubblica per venderci al mercato degli schiavi. 

La complicità di quel saccheggio fu italiana, manager, affaristi, banchieri, finanzieri, economisti e politici, che, organizzarono con tanto di onori di casa alla Regina d’Inghilterra, il banchetto della “crociera svendita”, occulta come l’anima ignobile di George Soros che influenzò direttamente le manovre per speculare sulla Lira al fine di svalutarla, facendo uscire l’Italia dallo SME (Sistema monetario europeo).

L’anno 1992 fu davvero un anno cruciale per il destino del nostro paese, tant’è che quando Giuliano Amato divenne presidente del Consiglio qualche giorno dopo l’incontro sul panfilo, con il decreto n.333 dell’11 luglio 1992 trasformò in SpA le aziende di Stato IRI, ENEL, INA ed ENEL e mise in liquidazione l’EGAM. 

Sempre in quell’anno, Giuliano Amato dovette far fronte alla speculazione contro la Lira attuata dal predatore George Soros,  bruciò 48 milioni di dollari delle riserve della Banca d’Italia operando un prelievo forzoso dell’8 per mille dai conti correnti degli italiani.
In silenzio e in piena notte in nome dell’interesse nazionale  d’accatto, per riverire servilmente il potere dell’oligarchia finanziaria internazionale.

Insomma, queste sono informazioni che sarebbero dovute essere state spiegate in lungo e in largo dalla stampa, invece, sono state accuratamente occultate al grande pubblico.

In pratica, mentre discutiamo, l’intera istituzione monetaria si figura in una lampante contraddizione: la Banca d’Italia che dovrebbe garantire la validità della nostra moneta, non è un istituto del popolo o del governo per servire gli interessi dei cittadini, ma è costituito da soci privati (banche private) per conseguire gli interessi di una grande società per azioni, il cui nome per esteso è Bankitalia SpA.



La 
Banca d’Italia  si legge sul suo sito web - è la banca centrale della Repubblica italiana ed è parte del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e dell’Eurosistema. 

E’ un istituto di diritto pubblico (…) Attenzione però che “pubblico” non significa “statale”, vuol dire che le partecipazioni delle quote della Banca sono “aperte al pubblico” e queste quote sono in mano ai Partecipanti del Capitale della Banca (scaricabile a fondo pagina). E togliendo le quote appartenenti all’INPS e INAIL (17.000 su 300.000 quote), il restante 94,6% sono quote private. 

Nella sezione banconote e monete - sempre del suo sito web - si può leggere: La Banca d’Italia emette le banconote in euro, in base ai principi e alle regole fissati nell’Eurosistema, ed ha il controllo di tutta la circolazione monetaria presente nel Paese. Nell’ambito dell’Eurosistema, la Banca d’Italia produce il quantitativo di banconote in euro assegnatole, immette le banconote nel circuito degli scambi e provvede al ritiro e alla sostituzione dei biglietti deteriorati, partecipa all’attività di studio e sperimentazione di nuove caratteristiche di sicurezza dei biglietti, contribuisce alla definizione di indirizzi comuni per quanto riguarda la qualità della circolazione e l’azione di contrasto della contraffazione. In Italia le monete in euro sono coniate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per conto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che, in qualità di ente emittente, provvede alla loro distribuzione sul territorio nazionale avvalendosi delle Sezioni di Tesoreria dello Stato coesistenti presso le Filiali della Banca d’Italia.

Dal 1 gennaio 2002 la Banca d’Italia e le altre 11 Banche Centrale Nazionali (BCN) dei paesi dell’Unione Europea (UE) che all’epoca avevano adottato l’euro, hanno iniziato ad emettere, nel quadro dei principi e delle regole che disciplinano la funzione di emissione dell’Eurosistema, banconote denominate in euro. L’emissione delle monete in euro è di competenza degli Stati dei paesi partecipanti. Nell’area dell’euro è la Commissione europea che coordina gli aspetti attinenti alle stesse.


Nella sezione SIGNORAGGIO (incredibile ma vero!) dello stesso sito è
riportato quanto segue: 

Per signoraggio viene comunemente inteso l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta.
Con riferimento all’euro il reddito da signoraggio generato dall’emissione della moneta è definito come reddito originato dagli attivi detenuti in contropartita delle banconote in circolazione e viene ricompreso nel calcolo del reddito monetario che, secondo l’articolo 32.1 dello Statuto del SEBC (scaricabile a fondo pagina), è “Il reddito ottenuto dalle Banche Centrali Nazionali nell’esercizio delle funzioni di politica monetaria del Sistema Europeo delle Banche Centrali”.

Per approfondimenti – si legge ancora – consultare la seguente normativa relativa alla distribuzione del reddito monetario delle Banche Centrali Nazionali degli Stati membri partecipanti. All’esito di azioni giudiziali intraprese nei confronti della Banca d’Italia, volte a rivendicare la proprietà collettiva dell’euro e il relativo reddito da signoraggio, la Corte Suprema di Cassazione, con sentenza delle sezioni unite n.16751 depositata il 21 luglio 2006(scaricabile a fondo pagina), ha stabilito che sussiste difetto assoluto di giurisdizione in ordine a simili pretese in quanto “al giudice non compete sindacare il modo in cui lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria, di adesione a trattati internazionali e di partecipazione ad organismi sopranazionali”.

A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina. SIGNORAGGIO è un termine antiquato riferito a signoria o dominio.

Nel linguaggio in uso nel panorama finanziario, indica il corrispettivo dovuto al produttore della moneta. 

Tant’è…


La materia della moneta è tra quelle in cui si è avverato, rispetto all’opinione comune che (anche) in questo campo è chiaramente connotata da ignoranza e da pigrizia mentale, il più radicale capovolgimento, che, prima di tutto, spinge alla formulazione di alcune domande:
 

  • Perchè lo Stato ha rinunciato alla propria sovranità monetaria?
  • Perchè ha trasferito questa sovranità ad un Ente privato, come la Banca d’Italia?
  • Quale beneficio può trarre dal fatto che, per realizzare i propri fini istituzionali, debba prendere in prestito dalla Banca Centrale le necessarie risorse finanziarie, con tutti gli oneri, le difficoltà e le limitazioni che conseguono a questo tipo di operazioni?
  • Perchè l’istituto di emissione, pur creando dal nulla la moneta che mette in circolazione, si comporta come se ne fosse proprietario, pretendendo e ottenendo lucrosi interessi, che sono a carico di tutto il sistema economico nazionale?
  • Perchè, ciò nonostante, iscrive nei propri bilanci la moneta che crea e presta tra le poste passive?
  • Perchè, insomma, tutto l’intero sistema economico della Nazione deve vedersi addebitata la moneta creata e messa in circolazione dalla Banca d’Italia?



Come scrive il prof. Bruno Tarquini nel suo libro – La banca, la moneta e l’usura – Contro Corrente edizioni, 2001 - le banche confidando nel fatto che la massa di moneta depositata non verrà mai ritirata tutta contemporaneamente, prestano a chi ha bisogno, denaro per un valore enormemente superiore al valore dei depositi; prestano cioè, denaro che non hanno e dal nulla percepiscono interessi.
 
Ancora più grave è quanto succede ad un livello più alto, vale a dire a quello delle Banche Centrali, le quali prestano allo Stato (per i suoi bisogni istituzionali) ed al sistema bancario (e quindi, attraverso questo, al sistema economico nazionale) la moneta che esse stesse creano dal nulla, richiedendo non solo i relativi interessi, ma anche un importo pari alla moneta prestata; perchè questa, al momento della restituzione, acquista valore nel corso della circolazione; quel valore che, invece, non aveva al momento della emissione, cioè del prestito (l’unica passività di tutta l’operazione essendo rappresentata dal costo di fabbricazione della moneta).

Ognuno può facilmente rendersi conto che in entrambi i casi si fa esercizio di “usura”. Ma mentre nel primo le vittime sono soltanto quei cittadini costretti a ricorrere alle banche per ottenere i finanziamenti necessari alle loro imprese e, qualche volta, alle loro stesse esigenze personali, nel secondo caso la vittima è l’intera struttura economica dello Stato, costretto a indebitarsi, per ottenere le necessarie risorse finanziarie, con un Ente privato (qual è la Banca d’Italia), al quale ha trasferito la propria sovranità monetaria e, con essa, il potere di controllare tutta la politica economico-sociale della Nazione.



Per poter dare, in questa materia, risposte che siano doverosamente complete ed esaurienti – scrive ancora il professore Tarquini - occorrerebbe ripercorrere tutti i sentieri della Storia, almeno quelli degli ultimi duecentododici anni, e coglire quel sottilissimo, ma solido, filo che lega tra loro le rivoluzioni, le guerre e gli eventi, che si sono succeduti nell’arco di questo lungo periodo, come in una tragica trama che forse, ai nostri giorni, sta giungendo al suo programmato completamento. 

In questa sede – conclude – forse è sufficiente rilevare che rivoluzioni e guerre, a partire dal 1879, hanno mirato pervicacemente ad un traguardo finale, come quello che si sta raggiungendo ai nostri giorni: la globalizzazione ed il Governo Mondiale, vale a dire una umanità ridotta a masse indistinte di consumatori ed un governo unico, come unico dovrebbe essere il pensiero, unico il mercato, unica la moneta.

Moneta cartacea naturalmente, creata dal nulla, messa in circolazione dalla Banca Centrale, e addebitata al Popolo, che, invece, ne dovrebbe essere l’unico proprietario, se lo Stato si riappropriasse la sovranità monetaria.

Partecipanti al Capitale di Bankitalia (aggiornato 25/06/2009)

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