Pedofilia, il prete che sconfessò la Chiesa

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ReteLibera
00domenica 24 febbraio 2013 18:10

Pedofilia, il prete che sconfessò la Chiesa

Per la prima volta un'ichiesta è arrivata fin dentro le Mura leonine. Abusato a 12 anni in seminario dal suo educatore, Dino Cinel rivela in un libro le reazioni della Chiesa

Federico Tulli
 
venerdì 22 febbraio 2013 14:02
 

Monsignor Charles Scicluna, ex promotore di giustizia vaticano
Monsignor Charles Scicluna, ex promotore di giustizia vaticano
 

 

Violentato dall'età di 12 anni dal suo educatore, Dino Cinel oggi ha 71 anni. All'epoca degli abusi era un novello seminarista.
L'aguzzino? Un sacerdote, anzi più che un sacerdote. Tale era il rettore del seminario di Bassano, "Istituto Scalabrini": padre Francesco Tirandola della congregazione dei Missionari di san Carlo.

Gli stupri di Tirandola durano quattro anni, le violenze psicologiche proseguono per altri tre. Fino all'età di 46 anni Cinel blinda il dramma dentro di sé, ricacciandolo nei meandri della memoria. Nel corso di alcune sedute di psicoterapia, la devastazione subita emerge in tutta la sua reale dimensione. Inizia così un lungo e doloroso percorso di elaborazione e ricerca personale che nel 2012 si è materializzato in un libro autobiografico. Atto di accusa circostanziato e reso inattaccabile da una logica ineccepibile - oltre che da documenti e testimonianze inconfutabili - Un prete sconfessa la Chiesa (Albatros edizioni) è una complessa opera che fonde insieme la testimonianza di una vita, la denuncia e l'indignazione di un uomo e l'analisi storico-sociale di un docente universitario (Cinel è stato ordinario di storia americana in diversi atenei statunitensi) sulla conflittuale tematica dell'eros nel mondo ecclesiastico.

Lasciare la Chiesa e il sacerdozio sono stati atti fondamentali per ricostruirsi una vita in tutte le sue dimensioni, ma insufficienti a cancellare i residui della violenza subita. Cinel decide quindi di intraprendere la via della denuncia diretta verso la Chiesa.

Forte anche della profonda conoscenza di certi meccanismi interni alla Santa Sede, vuole confrontarsi di persona con le istituzioni che rappresentano la giustizia vaticana richiamandole alle loro responsabilità e rivendicando i propri diritti. Ma, come l'autore documenta con la precisione dello storico di professione, sono proprio le alte sfere - quelle che spesso sentiamo annunciare sui media italiani il massimo impegno nei confronti delle vittime e la tolleranza zero verso i carnefici in tonaca - a mostrare agghiaccianti ipocrisie e incoerenze, evidenziando un malato "narcisismo" istituzionale che nega la devastazione interiore subita dalle vittime, mirando a renderle invisibili annullandone la stessa esistenza.

Spicca in questo senso, dalle pagine del libro, la figura del promotore di giustizia monsignor Charles Scicluna, il braccio della legge vaticano. È dopo il suo incontro dagli esiti sconcertanti che, come lo stesso Cinel ci racconta, l'idea di raccontare tutto in un libro che lo ha accompagnato per una vita non può più rimanere tale. E in meno di sei mesi Cinel confeziona il suo "j'accuse!".

Insieme con Sua santità (Chiarelettere) di Gianluigi NuzziUn prete sconfessa la Chiesa chiude il cerchio e mette definitivamente a nudo la vera natura di un pensiero e di una cultura strumentali alla salvaguardia del potere politico ed economico della Chiesa cattolica e apostolica romana.

«Non potevo elaborare un giudizio sulla Chiesa senza aver affrontato di persona chi ne muove le fila» spiega Cinel. «Avrei voluto parlare con il successore di Joseph Ratzinger alla Congregazione per la dottrina della fede, monsignor Levada, ma alla richiesta di un appuntamento lui mi rispose di scrivere una relazione. Lo avevo già fatto senza ottenere mai una risposta. La sua politica era quella di sperare che prima o poi mi sarei stancato di sbattere contro il muro del silenzio.

Ho scritto anche a Benedetto XVI, stesso risultato». Alla fine Cinel è riuscito a incontrare Scicluna. Erano i primi mesi del 2011.

In generale sono due i cardini su cui l'autore si è basato per arrivare a formulare un giudizio assolutamente negativo sull'operato della Chiesa riguardo il tema della pedofilia ecclesiastica.

Il primo è la totale indifferenza nei confronti di una verifica storica: «Quando sono riuscito a raccontare a Scicluna cosa è successo, con tanto di prove, testimonianze e relazioni mediche, la risposta (offensiva) è stata che il mio violentatore oggi è considerato un santo, un sacerdote degno di tutti gli onori. Io non mi so capacitare come una società di persone si renda talmente spregevole da non voler guardare nemmeno in faccia la realtà storica».

Il secondo mattoncino è l'assoluta mancanza di rispetto per le competenze professionali "straniere". «Io ho portato in Città del Vaticano i referti di tre medici che spiegano quali ferite mi ha provocato la violenza subita. La risposta da me ricevuta è che queste diagnosi sono scientificamente inattendibile. Punto. Non dicono che devono farmi visitare da un altro medico di loro fiducia come normalmente si usa in questi casi per verificare. Non ci pensano nemmeno. Per loro quello che "produce" la società laica non ha nessun valore». Ma la faccia che la Chiesa mostra in pubblico, specie con le vittime, è del tutto diversa. Almeno a prima vista.

Cinel è un fiume in piena: «Benedetto XVI ha pronunciato parole talmente offensive che nemmeno una persona di modesta intelligenza se le può permettere. Lui dice che le vittime di sacerdoti pedofili sono i nuovi martiri. Come si può essere tanto cinici? Come si può pensare di cooptare all'interno della Chiesa delle persone che proprio dalla Chiesa stessa hanno avuto la vita distrutta?».

Secondo l'ex sacerdote questo atteggiamento è studiato dalle gerarchie ecclesiastiche in ogni minimo particolare. «Questo papa è cosciente che il problema della pedofilia clericale è gigantesco. Ma non ha alcuna intenzione di risolverlo. Piangere davanti alle vittime, dichiarare davanti a loro che la Chiesa si assume le proprie responsabilità, invocare la tolleranza zero, è tutta una messa in scena. I fatti concreti stanno a zero. La realtà e che Benedetto XVI si è circondato di un gruppo di persone che faranno con lui quello che lui ha fatto col papa precedente. Due o tre anni dopo la sua morte lo beatificheranno e via verso la santificazione». Così tutti dimenticheranno cosa è successo durante il pontificato di Benedetto XVI e durante i 25 anni in cui Joseph Ratzingher è stato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.

«Magari diventerà, in cielo, il santo protettore delle vittime di preti pedofili. Così in Vaticano riusciranno a spillare un bel po' di denaro ai pellegrini in adorazione. Un modo molto pratico, il solito, per non assolvere le proprie responsabilità qui in terra».


Federico Tulli

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ReteLibera
00domenica 24 febbraio 2013 18:39

A ONOR DEL VERO:

"Chi va con lo zoppo impara a zoppicare!"


Le perversioni del parroco che sconvolse gli Stati Uniti

Lo scoop di 'Vanity Fair' nel dicembre 1991


CITTADELLA. Dicembre 1991. Leslie Bennetts sviluppa un ampio servizio su Vanity Fair. «I parrocchiani di Santa Rita (New Orleans) appresero dai media cosa combinava uno dei loro sacerdoti preferiti. Padre Dino Cinel è stato scoperto ad aver accumulato una quantità enorme di film porno, foto e riviste con bambini come oggetti sessuali. (...)

Ci sono immagini di bambini in pelle nera che praticano sesso orale a vicenda. In alcuni articoli si istruisce su come sedurre i bambini. Nella camera di Padre Cinel vennero trovate 160 ore di videocassette pornografiche in cui il sacerdote praticava sesso (...) con almeno 7 adolescenti maschi». 


Lo scandalo era stato tenuto segreto dalla chiesa locale e pure dalla polizia distrettuale per non «mettere in imbarazzo Santa Madre Chiesa», scriveva la rivista, dando atto di aver reso pubblico il caso nella primavera del '90 a un giornalista televisivo di una rete locale affiliata alla Nbc, Richard Angelico.

Cinel era stato scoperto dai superiori a fine dicembre 1988 e discretamente estromesso come parroco. Iniziò ad insegnare all'università, era pagato bene, uno stipendio di 90 mila dollari; dopo 3 mesi, la sua vicenda sconvolse l'America. Il clamore fece scattare la denuncia.

Due dei giovani che apparivano nei video, intervistati in tv, descrissero come erano stati sfruttati da «Padre Dino»; la tv mise in onda immagini di Cinel a letto con un paio di adolescenti. Lui si difese: controllava l'età dei suoi partner sessuali e poi riteneva che «i suoi peccatucci sessuali - scriveva Vanity Fair - fossero dietro di lui e quindi non riusciva a capire quali fossero le ragioni di tanto clamore per una vicenda successa nel passato».

Non venne perseguito penalmente - riferisce ancora la rivista Usa - ma solo civilmente da 2 ragazzi. Uno dei quali indignato per essersi trovato protagonista di un servizio pornografico su una rivista europea, Dreamboy Usa, sostenendo che le foto erano quelle che gli aveva scattato l'allora padre Dino.


Dal 1950 al 2002, 4.392 sacerdoti americani (su oltre 109 mila) sono stati accusati di relazioni sessuali con minorenni. Di questi, solo un centinaio sono stati condannati dalle Corti statunitensi


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