SILVIO BERLUSCONI

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ReteLibera
00mercoledì 24 aprile 2013 15:58
Berlusconi, Silvio

Deputato della Repubblica. Eletto a Milano. Fondatore di Forza Italia. Presidente del Consiglio dei ministri nel 1994 e nel 2001. Il suo nome di compare nelle liste della loggia massonica segreta P2: fascicolo 625, numero di tessera 1816, data di iniziazione 26 gennaio 1978. In un'audizione alla commissione parlamentare sulla P2, Berlusconi ammette di essersi iscritto alla P2 all'inizio del 1978 su invito di Gelli. Conferma la sua iscrizione alla loggia al processo P2, nel novembre 1993.

 Nel settembre 1988, invece, in un processo per diffamazione da lui intentato contro alcuni giornalisti, Berlusconi dichiara al giudice:"Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo che è di poco anteriore allo scandalo". Per questa dichiarazione Berlusconi viene denunciato per falsa testimonianza. Il processo per falsa testimonianza si conclude nel 1990: Berlusconi viene dichiarato colpevole, ma il reato è estinto per intervenuta amnistia

• Berlusconi fu indagato già dal 1983, nell'ambito di un'inchiesta su droga e riciclaggio: la Guardia di finanza aveva posto sotto controllo i suoi telefoni e scritto nel suo rapporto: «è stato segnalato che il noto Silvio Berlusconi finanzierebbe un intenso traffico di stupefacenti dalla Sicilia, sia in Francia che in altre regioni italiane. Il predetto sarebbe al centro di grosse speculazioni edilizie e opererebbe sulla Costa Smeralda avvalendosi di società di comodo...». L'indagine non accertò nulla di penalmente rilevante e nel 1991 fu archiviata.

• Berlusconi è stato accusato di aver pagato tangenti a ufficiali della Guardia di finanza, per ammorbidire i controlli fiscali su quattro delle sue società. In primo grado è stato condannato a 2 anni e 9 mesi per tutte e quattro le tangenti contestate, senza attenuanti generiche. In appello, la Corte concede le attenuanti generiche: così scatta la prescrizione per tre tangenti. Per la quarta (Telepiù), l'assoluzione è concessa con formula dubitativa, secondo il comma 2 art. 530 cpp. La Cassazione, nell'ottobre 2001, conferma le condanne per i coimputati di Berlusconi Berruti, Sciascia, Nanocchio e Capone (dunque le tangenti sono state pagate), ma assolve Berlusconi per non aver commesso il fatto, seppur richiamando l'insufficienza di prove.

• Per 21 miliardi di finanziamenti illeciti a Bettino Craxi, passati attraverso la società estera All Iberian, in primo grado è condannato a 2 anni e 4 mesi. In appello, a causa dei tempi lunghi del processo scatta la prescrizione del reato. La Cassazione conferma.

• Berlusconi è rinviato a giudizio per aver falsificato i bilanci Fininvest (processo All Iberian 2). Il dibattimento, dopo molte lungaggini e schermaglie procedurali, è iniziato presso il Tribunale di Milano. Ma Berlusconi ha cambiato la legge sul falso in bilancio: il processo è stato sospeso. Intanto è scattata anche la prescrizione.

• Berlusconi è stato indagato (anche sulla base di una voluminosa consulenza fornita dalla Kpmg) per la rete di 64 società e conti off shore del gruppo Fininvest (Fininvest Group B) che, secondo l'accusa, ha finanziato operazioni "riservate" (ha scalato societý quotate in Borsa, come Standa e Rinascente, senza informare la Consob; ha aggirato le leggi antimonopolio tv in Italia e in Spagna, acquisendo il controllo di Telepiù e Telecinco; ha pagato tangenti a partiti politici, come la stecca record di 21 miliardi di lire data a Craxi attraverso la societý All Iberian). La rete occulta della Finivest-ombra ha spostato, tra il 1989 e il 1996, fondi neri per almeno 2 mila miliardi di lire. Per questo Berlusconi è stato chiamato a rispondere di falso in bilancio. Ma nel 2002 ha cambiato la legge sul falso in bilancio, trasformando i suoi reati in semplici illeciti sanabili con una contravvenzione e soprattutto riducendo i tempi di prescrizione del reato (erano 7 anni, aumentabili fino a 15; sono diventati 4). CosÏ il giudice per le indagini preliminari nel febbraio 2003 ha chiuso l'inchiesta: negando l'assoluzione, poichè Berlusconi e i suoi coimputati (il fratello Paolo, il cugino Giancarlo Foscale, Adriano Galliani, Fedele Confalonieri) non possono dirsi innocenti; ma decidendo diprosciogliere tutti i 25 imputati, poichè il tempo per il processo, secondo la nuova legge, è scaduto. La procura ricorre in Cassazione, che all'inizio di luglio 2003 applica per la prima volta il "lodo Maccanico", decidendo la sospensione del processo per Berlusconi.

• Berlusconi è stato rinviato a giudizio per aver deciso il versamento in nero di una decina di miliardi dalle casse del Milan a quelle del Torino calcio, per l’acquisto del calciatore Gianfranco Lentini. Il dibattimento di primo grado si è concluso con la dichiarazione che il reato èprescritto, grazie alla nuova legge di Berlusconi sul falso in bilancio.

• Berlusconi è accusato di comportamenti illeciti nelle operazioni d'acquisto della società Medusa cinematografica, per non aver messo a bilancio 10 miliardi. In primo grado è stato condannato a 1 anno e 4 mesi per falso in bilancio. In appello, assoluzione con formula dubitativa, confermata in Cassazione.

• Berlusconi è accusato di appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio per l’acquisto dei terreni intorno alla sua villa di Macherio. In primo grado è assolto dall'appropriazione indebita e dalla frode fiscale. Per i due falsi in bilancio contestati scatta laprescrizione. In appello è confermata l'assoluzione per i due primi reati; è assolto per uno dei due falsi in bilancio, per il secondo si applica l'amnistia.

• Berlusconi è accusato di aver pagato i giudici di Roma per ottenere una decisione a suo favore nel Lodo Mondadori, che doveva decidere la proprietà della casa editrice. Il giudice dell'udienza preliminare Rosario Lupo ha deciso l'archiviazione del caso, con formula dubitativa. La Procura ha fatto ricorso alla Corte d’appello, che nel giugno 2001 ha deciso: per Berlusconi è ipotizzabile il reato di corruzione semplice, e non quello di concorso in corruzione in atti giudiziari; concesse le attenuanti generiche, il reato dunque èprescritto, poiché risale al 1991 e la prescrizione, con le attenuanti genriche, scatta dopo 5 anni. Il giudice ha disposto che restino sotto processo i suoi coimputati Cesare Previti, Giovanni Acampora, Attilio Pacifico e Vittorio Metta.

• Berlusconi è accusato di aver corrotto i giudici durante le operazioni per l'acquisto della Sme. Rinviato a giudizio insieme a Cesare Previti, Renato Squillante e altri. Il processo di primo grado si è celebrato presso il Tribunale di Milano, dopo che la Cassazione ha respinto la richiesta di spostare il processo a Brescia o a Perugia, per legittimo sospetto reintrodotto per legge nell'ottobre 2002. Un'altra legge, il "lodo Maccanico", votata con urgenza nel giugno 2003, impone la sospensione di tutti i processi a cinque alte cariche dello Stato, tra cui il presidente del Consiglio. Ma è stata giudicata incostituzionale dalla Corte costituzionale. Il processo è cosÏ ripreso fino alla sentenza: concesse le attenuenti generiche, il reato è prescritto

• Berlusconi era accusato di aver indotto la Rai, da presidente del Consiglio, a concordare con la Fininvest i tetti pubblicitari, per ammorbidire la concorrenza. La Procura di Roma, non avendo raccolto prove a sufficienza per il reato di concussione, ha chiesto l'archiviazione, accolta dal Giudice dell'udienza preliminare.

• Berlusconi era accusato di aver pagato tangenti a dirigenti e funzionari del ministero delle Finanze per ridurre l’Iva dal 19 al 4 per cento sulle pay tv e per ottenere rimborsi di favore. La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione, accolta dal Giudice dell'udienza preliminare.

• Le procure
 di Caltanissetta e Firenze indagano da molti anni sui «mandanti a volto coperto» delle stragi del 1992 (Falcone e Borsellino) e del 1993 (a Firenze, Roma e Milano). Le indagini preliminari sull'eventuale ruolo che Berlusconi e Marcello Dell'Utri possono avere avuto in quelle vicende sono state formalmente chiuse con archiviazioni nel 1998 (Firenze) e nel 2002 (Caltanissetta). Continuano però indagini per concorso in strage contro ignoti e i decreti d'archiviazione hanno parole pesanti nei confronti degli ambienti Fininvest.

• La procura di Palermo ha indagato su Berlusconi per mafia: concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco. Nel 1998 l'indagine è stata archiviata per scadenza dei termini massimi concessi per indagare. Indizi sui rapporti di Berlusconi e Dell'Utri con uomini di Cosa nostra continuano a essere segnalati in molte sentenze.

• Berlusconi, Dell’Utri e altri manager Fininvest, responsabili in Spagna dell'emittente Telecinco, sono accusati di frode fiscale per 100 miliardi e violazione della legge antitrust spagnola. Sono ora in attesa di giudizio su richiesta del giudice istruttore anticorruzione di Madrid, Baltasar Garzon Real. Il giudice Garzon ha chiesto di processare Berlusconi in Italia o di poterlo processare in Spagna. Di fatto, il processo è sospeso.

• Berlusconi e altri manager Fininvest sono indagati a Milano per aver prodotto fondi neri e distratto soldi da Mediaset attraverso meccanismi di compravendita di diritti televisivi. L'indagine è in corso, con le accuse, per Berlusconi, di appropriazione indebita aggravata, frode fiscale e falso in biloancio.


Tratto da: 

Parlamento pulito. 
Il catalogo è questo.

Gli eletti condannati, riciclati, candeggiati, arrestati.
Piccole e grandi storie ignobili da Repubblica delle banane.



http://www.societacivile.it/primopiano/articoli_pp/berlusconi/candidati.html















Leggi anche: La strategia di Silvio: far credere agli italiani che i 115 miliardi di tasse che ha introdotto siano opera di Monti

ReteLibera
00mercoledì 1 maggio 2013 08:01

Le ragazze di Silvio

Susanna e i vecchioni, di Guido Reni

Sui giornali italiani sono apparsi i verbali degli interrogatori di Gianpaolo Tarantini, l'imprenditore pugliese indagato a Bari per spaccio di cocaina e favoreggiamento della prostituzione, che ha dichiarato di aver portato circa 30 ragazze nella residenza di Berlusconi a Roma, Palazzo Grazioli, e in altri luoghi tra il settembre 2008 e il gennaio 2009. Alcune hanno ri­cevuto un compenso di 1.000 euro "per prestazioni sessuali", altre "soltanto un rimborso delle spese", ha dichiarato Tarantini il 29 luglio.

Le ragazze delle feste
"Le presentavo come mie amiche e tacevo che a volte le retribuivo", precisa Tarantini durante l'interrogatorio in procura. Alcune ragazze hanno ammesso di aver partecipato alle feste, e la più nota è ovviamente Patrizia D'Addario, 42 anni, la escort che ha registrato le serate e le notti con Silvio. "Io il mio incontro l'ho raccontato, le altre ragazze no. Sono l'unica che ha detto la verità. Eppure le ho viste mentre si intrattenevano con lui". Anche Graziana Capone, 25 anni, dichiara di essere stata alle feste di Berlusconi, ma non ci vede nulla di male. "Sono sicura che se il presidente avesse un harem, io sarei la favorita". Tarantini dice di averla presentata a Berlusconi a Milano, pagandole solo il biglietto aereo. 

Nel suo interrogatorio Tarantini ha ricostruito una precisa cronologia degli incontri. "Vanessa Di Meglio è una mia carissima amica, la rifornivo di cocaina. Tendenzialmente la stessa non è una professionista del sesso ma all'occorrenza non disdegna di essere retribuita. Ho anche favorito le prestazioni sessuali della Di Meglio con il presidente Berlusconi in due circostanze: a Roma il 5 settembre e l'8 ottobre 2008". Poi ci sono Ioana e Barbara Guerra. La prima era una "escort", la seconda "una donna dello spettacolo". "L'8 ottobre 2008, si fermano a casa del presidente e per questo le pagai". 

"In occasione di un incontro con Berlusconi il 23 novembre 2008 invitai Francesca Garasi che ci raggiunse con tre amiche: Carolina Marconi, ex concorrente del Grande Fratello in tv, Geraldine Semeghini che nell'estate del 2008 era responsabile del privè del Billionaire Maria Teresa De Nicolò. In quella circostanza ospitai Geraldine e la sua amica, ma l'unica che ebbe un incontro intimo fu la De Nicolò". Maria Teresa De Nicolò, 37 anni, detta Terry, aveva dichiarato: "Ho partecipato alle feste di Berlusconi una sola volta. Ho avuto 1000 euro come rimborso spese". 

Poi Tarantini parla anche di altre occasioni in cui "utilizzò" volti televisivi: "Il 17 dicembre 2008 portai a palazzo Grazioli Linda Santaguida (apparsa in tv nell'Isola dei famosi) e Camilla Cordeiro Charao (valletta in un programma su Rai 2) , pagando solo ques'ultima che si fermò con il presidente". 

Altre ragazze sono state portate da Tarantini a Palazzo Grazioli per alcune serate ma non si sono fermate per la notte: Clarissa Campironi, che ha ricevuto un rimborso spese, le modelle Michaela Pribisova e Maristel Garcia Polanco, che il 28 novembre 2008 andò a incontrare Berlusconi in una beauty farm, Luciana Francioli, che ha partecipato a una cena il 2 dicembre, Letizia Filippi, sempre senza nessun pagamento. 

Altri volti noti della televisione italiana hanno partecipato alle cene, come Francesca Lana, intercettata mentre parlava della cocaina fornita da Tarantini a molte persone, Manuela Arcuri, sua migliore amica, famosa attrice e modella, che avrebbe partecipato alla cena del 2 dicembre a Palazzo Grazioli, senza essere retribuita. 

Altre ragazze sono state associate al nome di Tarantini, come Jennifer RodriguezVictoria PetroffRaffaella Zardo, già coinvolta in uno scandalo "vallettopoli" nel 1996, la modella Eva Riccobono, tutte persone che avrebbero frequentato a lungo Giampaolo Tarantini e partecipato alle feste da lui organizzate.  
Sabina Began, 35 anni, definita da alcuni giornali l'Ape Regina, ha un tatuaggio con scritto "L'incontro che mi ha cambiato la vita: S.B.". E' la donna che ha detto di aver presentato Tarantini al premier Berlusconi

Barbara Montereale, 23 anni, è stata la prima ad ammettere di aver partecipato a una festa a Palazzo Grazioli, portata da Tarantini. Ha dichiarato che Berlusconi "è stato simpaticissimo, mi ha regalato dei gioielli e una busta con una cifra generosa solo per la mia presenza".

Noemi Letizia
Un capitolo a parte è la ragazza napoletana che ha provocato la richiesta di divorzio della moglie di Berlusconi, Veronica Lario, facendole dire che il marito è un "uomo malato" che "frequenta minorenni", dopo che il premier si era recato alla festa dei 18 anni di Noemi. I rapporti del premier con la ragazza sarebbero nati da una semplice amicizia tra Berlusconi e il padre di lei, secondo Noemi e la sua famiglia, ma le circostanze in cui i due uomini si sarebbero incontrati non sono mai state chiarite. Le contraddizioni del caso sono al centro delle 10 domande del quotidiano La Repubblica, per cui il presidente del consiglio ha presentato querela per diffamazione.

Le ragazze della politica
Poi ci sono le giovani donne entrate in politica nel partito di Berlusconi, tutte di bella presenza e molte provenienti da un passato come modelle o showgirl televisive. Tra queste Elvira Savino, ora parlamentare Pdl, ex compagna di casa di Sabina Began e amica di Tarantini. 

Francesca Pascale, 24 anni, consigliera provinciale del Pdl a Napoli. che dichiara "Adoro Silvio. La politica e lo spettacolo sono la stessa cosa". Con Virna Bello, 28 anni, assessore del Pdl a Torre del Greco ed Emanuela Romano, aveva fondato un comitato di sostegno a Berlusconi. Le tre ragazze sono state fotografate mentre andavano a Villa Certosa nell'estate del 2008. La Romano e molte altre avrebbero dovuto essere candidate alle elezioni europee del 2009, ma l'intervento dell'ex moglie del premier, che definì "ciarpame senza pudore" lo sfruttamento del corpo femminile a fini elettorali, fece saltare molte candidature

Barbara Matera, ex annunciatrice e attrice televisiva, è l'unica che è riuscita ad arrivare al parlamento europeo per il Pdl. Con lei anche Lara Comi e Licia Ronzulli, di bella presenza ma provenienti dalla militanza nel partito di Berlusconi.  

Escluse invece dopo la protesta di Veronica Eleonora Gaggioli e Camilla Ferranti, già nominate in una vicenda di "raccomandazioni" fatte da Berlusconi al dirigente di Raifiction Saccà per farle lavorare in televisione, Elisa AlloroAngela Sozio, già fotografata con il premier a Villa Certosa nel 2007, le gemelle Eleonora e Imma De VivoGiovanna Del GiudiceChiara SgarbossaSilvia Travaini, Assunta Petrone, Letizia Cioffi, Cristina RavotMaria Elena ValanzanoSusanna Petrone

Ma le tre donne più famose del partito di Berlusconi sono certamente le tre ministre in carica che Berlusconi ha scelto dopo una carriera politica a dir poco fulminea:

Mara Carfagna, ex modella entrata in politica e rapidamente divenuta Ministro delle Pari Opportunità. Voci di una sua relazione con il premier avevano provocato un primo sfogo della moglie Veronica già nel 2007. Nel giugno 2008 circola la voce di intercettazioni telefoniche, che sarebbero state distrutte perché non penalmente rilevanti, riguardanti la relazione tra lei e il premier Berlusconi. Secondo il giornale francese Nouvel Observateur, "ci sarebbe un ipotetico nastro nel quale Mara Carfagna (definita "amante quasi ufficiale") e Mariastella Gelmini, attuale Ministro dell'Istruzione, parlerebbero del loro rapporto con il premier.

Secondo il giornale francese, "se questo "audio" uscisse sulla stampa, malgrado la censura, sarebbe devastante per l'immagine del Cavaliere". Gli avvocati del premier hanno querelato il periodico francese, sostenendo che il nastro non è mai esistito, e La Repubblica per averlo citato.

Il nastro era stato menzionato anche dal quotidiano argentino Clarin, e ripreso dall'attrice comica Sabina Guzzanti in una manifestazione del luglio 2008 contro Berlusconi. La successiva reazione del ministro Carfagna aveva provocato la presa di distanze da Berlusconi di Paolo Guzzanti, padre dell'attrice comica e per anni fedele alleato del premier, che definì la situazione politica italiana una "mignottocrazia".  

Il terzo ministro è Michela Vittoria Brambilla, imprenditrice, entrata in politica nel 2006, da subito strinse un rapporto stretto con Berlusconi, tanto che la fiducia ricevuta dal premier finì per infastidire i suoi stessi alleati. Nel 2008 invece che ministro è stata nominata soltanto sottosegretario alla salute, ma alcuni mesi dopo anche lei ha ricevuto un ministero

Le vicende precedenti
Prima dei recenti scandali ce ne sono stati altri di proporzioni minori, come le telefonate tra Berlusconi e il direttore di Raifiction Saccà nel giugno 2007, in cui il premier chiedeva di raccomandare le attrici Elena Russo ed Evelina Manna,per fare un favore a un politico dell'opposizione che lui desiderava portare dalla propria parte.

Saccà nominò poi anche Antonella TroiseEleonora Gaggioli e Camila Ferranti come attrici che Berlusconi gli aveva chiesto di aiutare, le ultime due dovevano essere candidate alle europee nell'aprile 2009, ma la loro candidatura venne appunto ritirata dopo lo sfogo della moglie di Berlusconi.

Un altro piccolo scandalo è dell''aprile 2007, quando sul settimanale Oggi Berlusconi viene fotografato nel giardino di villa Certosa insieme ad alcune ragazze già apparse in reality televisivi: Angela Sozio è l'unica chiaramente riconoscibile, le altre secondo alcuni sarebbero Valentina Gioia e Marika Suppa, che però non hanno mai confermato la loro presenza. 

Altro scandalo è quello che ha coinvolto Virginia Sanjust, 32 anni, ex annunciatrice e discendente di una dinastia di famosi attori italiani, accusata dall'ex marito, agente dei servizi segreti italiani, di aver sfruttato l'amicizia con Berlusconi per farlo trasferire mentre erano in causa per l'affidamento del figlio.

La Sanjust avrebbe avuto una relazione con il premier tra il 2003 e il 2006 e viveva in un appartamento a Roma in Campo dei Fiori che il premier le aveva regalato. Il procedimento per abuso d'ufficio contro Berlusconi è stato archiviato dal tribunale dei ministri visto che non era possibile dimostrare l'interferenza del premier. 

Ma la frequentazioni del premier con giovani donne, nonostante i suoi due matrimoni, vanno anche molto indietro nel tempo, ci sono intercettazioni in cui parla di ragazze che lavoravano nelle sue televisioni risalenti al 1986 e l'ex attrice hard Ilona Staller, meglio nota come Cicciolina, ha dichiarato di essere stata con lui in un isola greca nel 1974, quando ancora Berlusconi non aveva nemmeno le tv ed era soltanto un imprenditore. 

La lunghezza di questo elenco è impressionante se si mettono tutte le diverse vicende in fila. Ma l'aspetto più impressionante e spaventoso di tutto questo è che nella stragrande maggioranza dei paesi del mondo, anche molti di quelli non democratici, uno solo di questi nomi avrebbe provocato le immediate dimissioni del capo del governo. Anche nei casi più innocenti, perché in un paese normale un premier sposato non va a cena con donne che hanno 40-50 anni meno di lui, nè nomina giovani donne prive di qualifiche in posti di responsabilità politica senza perdere il consenso e la stima dei cittadini. 


Invece qui siamo in Italia, con un capo del governo che ha collezionato più scandali lui da solo di tutti gli altri capi di governo del mondo, presenti e passati, messi insieme.


Francesco Defferrari

ReteLibera
00sabato 4 maggio 2013 11:03

SCRISSE ELSA MORANTE

Image“Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo.

Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini?

Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale.
La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto.

Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.

Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.

Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po’ ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico.

In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.

Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare.”

Elsa Morante, Opere, vol. I, Mondadori (Meridiani), Milano 1988,
L-LII












Qualunque cosa abbiate pensato, il testo è del 1945, si riferisce a Mussolini…

QUI NON C’’ERA SPERANZA PER IL POPOLO ITALIANO!

ReteLibera
00giovedì 9 maggio 2013 12:49

PACIFICARE L’EVASIONE

Maggio 9th, 2013

UNDICI LEGGI AD PERSONAM NON HANNO POTUTO EVITARE LA CONDANNA DEL CAVALIERE

Per la prima volta nella sua lunga carriera di imputato, Silvio B. è stato condannato in appello, ultimo grado di merito, a conferma della prima sentenza che gli infliggeva 4 anni di reclusione, 5 di interdizione dai pubblici uffici e 10 milioni di danni da pagare al fisco per una mega-frode fiscale durata dieci anni.

Ora gli resta soltanto la Cassazione, presieduta proprio da ieri da un vecchio amico di Previti.
Che però può valutare solo i profili di legittimità, mentre i fatti sono definitivamente accertati, così come illustrati dalle motivazioni del Tribunale: B. è un criminale matricolato che ha mostrato “particolare capacità di delinquere nell’architettare” e “ideare una scientifica e sistematica evasione fiscale di portata eccezionale” che gli ha procurato “un’immensa disponibilità economica all’estero, ai danni non solo dello Stato, ma anche di Mediaset e, in termini di concorrenza sleale, delle altre società del settore” tv.

Il noto delinquente ha governato l’Italia, direttamente o indirettamente (nascosto dietro Monti e Letta jr.), per 11 anni su 19.

È con questo delinquente che il mese scorso il Pd s’è appena alleato per rieleggere Napolitano e fare il governo che deve “pacificare” l’Italia dopo vent’anni di “guerra civile”.
La guerra fra guardie e ladri, fra chi non paga le tasse e chi le paga anche per lui. Mentre plotoni di finti tonti rimuovono la biografia penale e politica di B., chiamando “pace” l’impunità al delinquente, e mentre si attende che il Pd trovi le parole per definire il suo pregiato alleato, è il caso di ricordare l’oggetto del processo Mediaset.

Checché ne dicano i servi di Arcore, la Procura ha dimostrato “con piene prove orali e documentali” che nel 1995-’98 (quando B. era già in politica da un pezzo) la Fininvest e poi Mediaset acquistarono 3mila film dalle major Usa con 13mila passaggi contrattuali per gonfiare i costi, abbattere gli utili, pagare meno tasse e accumulare una fortuna per B. e famiglia nei vari paradisi fiscali, con due diversi sistemi: i film rimbalzavano da una società fittizia all’altra, aumentando ogni volta di prezzo (le decine di offshore create ad hoc dall’avvocato Mills, tutte riferibili al mandante B.); e altri passaggi- fantasma venivano assicurati da “intermediari fittizi” come il produttore Frank Agrama, prestanome di B., anche lui condannato.


Risultato: costi maggiorati per 368 milioni di dollari, con evasioni fiscali sulle varie dichiarazioni fino a quella del 2004.
L’inchiesta partì nel 2002, il dibattimento nel 2006.

In origine i reati erano tre: falso in bilancio, appropriazione indebita e frode fiscale. Poi i primi due caddero in prescrizione, così come gran parte delle frodi (restano 7,3 milioni).

E non solo per il naturale passare del tempo: anzi è un miracolo che il processo sia giunto in fondo, visto che in 11 anni s’è trasformato in una corsa a ostacoli, costellata da ben 11 leggi ad personam.

Nel 2001 il primo scudo fiscale.
Nel 2002 la controriforma del falso in bilancio che, per le società quotate, abbatte le pene e dimezza la prescrizione; il condono fiscale, che sanava un bel po’ di frodi berlusconiane.
Nel 2003 il condono fiscale per i coimputati; il lodo Maccanico- Schifani; lo scudo fiscale-bis.
Nel 2005 la ex-Cirielli che tagliava ancora la prescrizione e salvava dall’arresto i condannati ultrasettantenni.
Nel 2006 l’indulto del centrosinistra, che condonava 3 anni ai condannati passati e futuri (perciò, se questa sentenza diventerà definitiva prima della prescrizione nel luglio 2014, B. non andrà in galera, ma dovrà lasciare il Senato).
Nel 2008-2010 il “lodo” Alfano, il legittimo impedimento (due leggi scritte dall’attuale vicepremier e ministro dell’Interno, poi dichiarate incostituzionali) e lo scudo fiscale-tris.

Ora, per pacificarci definitivamente col delinquente evasore, manca soltanto l’ultimo passaggio: che l’amico Napolitano lo nomini senatore a vita.

S’è liberato il posto di Andreotti, lo impone l’ordine alfabetico.

Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)

ReteLibera
00giovedì 9 maggio 2013 13:01

LUNEDI’ RIPARTE IL PROCESSO RUBY: E LA PRESCRIZIONE DIVENTA UN MIRAGGIO

Maggio 9th, 2013 

IN MENO DI UNA SETTIMANA CAMBIA TUTTO, ORA IL RISCHIO E’ UNA CONDANNA PER CONCUSSIONE E PROSTITUZIONE MINORILE

La sentenza di ieri, pronunciata alle 19.15, grazie agli avvocati che hanno finito in mattinata le arringhe, è quella che incute a Berlusconi una paura immediata.

Può fargli perdere, nel giro di qualche mese, ogni scudo politico.

Difficile dimenticare, però, che sinora la sua strategia del ritardo ha ampiamente pagato.
I guai penali di Silvio Berlusconi cominciano infatti con All Iberian, la società del comparto estero della galassia Mediaset, e con i soldi che attraverso quella società passano di mano tra lui e Bettino Craxi, segretario del Psi (e suo nume tutelare).
Erano gli anni di Tangentopoli, era il 1994.

Da allora l’imputato Berlusconi si lamenta moltissimo, ma in realtà fugge dai processi e dagli interrogatori.

Questi sono semplici fatti, e basta ricordarne uno per tutti.

L’avvocato inglese David Mills, ben pagato con soldi Fininvest per non dire la verità ai magistrati italiani sull’uso dei paradisi fiscali da parte dei manager del Biscione, è stato condannato per corruzione in atti giudiziari.

Ma per Berlusconi, il corruttore di Mills secondo tutte le ricostruzioni, è scattata la prescrizione: il suo processo, grazie alle modifiche legislative volute dai suoi parlamentari e ministri, s’è come disintegrato.

E adesso?

Su Berlusconi pendono a Milano tre processi, a Napoli c’è solo una richiesta della procura.
Il processo meno noto, ma «rivelatore» di un metodo, riguarda una chiavetta usb con la registrazione della voce dell’ex leader Piero Fassino, il famoso «Abbiamo una banca».

Era stato il titolare di una società, berlusconiano di ferro, a consegnargli l’intercettazione, e Berlusconi che fa?
La dà al fratello, il fratello la passa al «Giornale».

È stato condannato a un anno, per ricettazione. «Si tratta dell’unico caso in Italia di condanna per un’intercettazione », protestavano i suoi, per dimostrare l’accanimento della magistratura contro l’innocente Berlusconi.

Ma c’è una differenza abissale che viene taciuta: le fughe di notizie riguardano materiale già «depositato», cioè nelle mani di magistrati, avvocati, imputati.
In quel caso, Silvio Berlusconi aveva ricevuto l’omaggio di un materiale segreto, e nessuno era autorizzato ad averlo, tantomeno lui.

Questo «metodo Berlusconi» s’è visto anche durante il sequestro del ragionier Giuseppe Spinelli, denunciato in ritardo.
O con i pagamenti, prima occulti e poi palesi, alle numerose testimoni dei processi per prostituzione che lo riguardano.
O con il suggerimento che Berlusconi dette Piero Marrazzo, ds, ex presidente della Regione Lazio, quando aveva saputo che tra Roma e Milano girava un video da ricatto: e cioè, non di denunciare i ricattatori, ma «acquistare » il filmato.

Un uomo delle istituzioni dovrebbe comportarsi così per stare «dentro » la legalità?
È una domanda che non si riesce a rivolgergli.

Il prossimo autunno questa vicenda dell’intercettazione cadrà in prescrizione, quindi su questo versante Berlusconi non corre rischi.
A differenza di quanto accade con la sentenza emessa ieri dal collegio presieduto da Alessandra Galli. Conferma la condanna a quattro anni di carcere, cinque anni d’interdizione dai pubblici uffici, e tre anni dalle cariche sociali.

Non è facile che si spappoli nel nulla, la prescrizione scatta nell’estate 2014.
Vale a dire che la Cassazione fa in tempo, almeno in teoria, a confermare la terza volta quanto già stabilito in due sentenze.
E se anche i supremi giudici confermano, Berlusconi non può più stare in Parlamento. Come successo, in passato, per esempio, a un suo grande amico, consigliere ed elettore lombardo, il democristiano Gianstefano Frigerio.

Ai berlusconiani, allarmatissimi, sulla frode fiscale restano al momento due mosse. Una è il ricorso alla Corte Costituzionale, perché il tribunale di primo grado non aveva concesso a Berlusconi un «legittimo impedimento»: era fissato da tempo l’interrogatorio di testi che arrivavano dagli Stati Uniti e l’allora premier aveva convocato, all’improvviso, una riunione del consiglio dei ministri.

Bisognava aspettare un imputato che in aula non s’è mai visto? O si poteva andare avanti?

L’altra mossa è stata aver aggiunto al tandem Ghedini-Longo, un penalista di chiara fama, Franco Coppi: sarà lui a difendere l’imputato sul reato di frode fiscale davanti alla Cassazione.

Nel frattempo, lunedì torna a casa il processo Ruby.
E comincia nel modo peggiore per l’imputato unico.

Dov’eravamo rimasti?

L’ormai lontano 5 marzo il pubblico ministero Antonio Sangermano aveva cominciato la requisitoria. Aveva detto che il processo aveva dimostrato il «sistema prostitutivo» di Arcore, aggiungendo: «È falso che le “cene” di Arcore fossero degli ordinari convivi, al più arricchiti da qualche goliardica scenetta di “burlesque”».

E stava cominciando a parlare di Ruby minorenne scappata di casa nella villa dell’ultrasettantenne miliardario.
C’era stata una pausa, la requisitoria sarebbe stata ripresa pochi giorni dopo.
Ma prima l’uveite, poi il legittimo impedimento, poi le elezioni avevano tenuto Berlusconi lontano dall’aula.

Ma il tempo dei ritardi è scaduto e il procuratore aggiunto Ilda Boccassini sta per chiedere, tra quattro giorni, la sua condanna.

È vero, le difese e lo stesso imputato hanno l’ultima parola, ma entro giugno sarà messa la parola fine al primo grado di un processo per fatti avvenuti nel 2010: e qui la prescrizione non è a portata di mano.


Piero Colaprico
(da “La Repubblica“)

ReteLibera
00venerdì 24 maggio 2013 16:53

Prossimamente al cinema !!!

 
 
 
 
In un qualsiasi Paese democratico un personaggio come Berlusconi sarebbe in carcere o allontanato da ogni carica pubblica, da noi è l'ago della bilancia del Governo, punto di riferimento di Napolitano nel suo doppio settennato, protetto dall'opposizione del pdmenoelle formata a sua immagine e somiglianza, tutelato dai servi che ha nominato in Parlamento, difeso dalle menzogne delle televisioni e dei giornali. La condanna confermata in appello a quattro anni per frode fiscale per i diritti tv per le reti Mediaset, corredata da cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e tre anni dagli uffici direttivi avrebbe incenerito qualunque politico inglese, tedesco o statunitense.

Da noi questo tizio passa da statista. Fa dichiarazioni. Si propone come Padre della Patria.

E' il tempo della Conciliazione di Capitan Findus. Delle Larghe Intese alla luce del sole tra vecchi compari che si frequentano da vent'anni. Berlusconi è il garante dell'osceno connubio tra illegalità e democrazia. Un parassita che se estratto dallo stomaco della nazione, come Alien, la farebbe morire. Questo è ciò che pensano coloro che lo mantengono in vita adoperandosi con cure amorose e con nomine ad hoc come Palma alla Commissione Giustizia concordata con il pdmenoelle.

In una vecchia battuta da avanspettacolo l'attore sul palco, infastidito dai fischi, diceva "Non ce l'ho con te che disturbi, ma con il tuo vicino che non ti prende a schiaffi". Io non ce l'ho in particolare con Berlusconi, ma con chi lo ha reso e lo rende possibile, con chi gli garantisce l'impunità morale, la legittimazione politica, l'uso privatistico delle frequenze televisive, con chi non chiede seduta stante le sue dimissioni dal Parlamento e dichiara come D'Alema "Non commento vicende giudiziarie".


Il MoVimento 5 Stelle chiederà la sua ineleggibilità in Parlamento per l'applicazione della legge del 1957 per cui i titolari di una concessione pubblica e i rappresentanti legali di una società che fa affari con lo Stato non possono essere eletti e per la condanna di ieri in merito all'interdizione a pubblici uffici. Vedremo chi voterà l'ineleggibilità. Mi mangio un cappello se sarà votata dal pdmenoelle. Boccia il marito pdmenoellino di sua moglie pdellina, entrambi accasati in Parlamento, ha dichiarato che l'ineleggibilità di Berlusconi "non è una priorità per il paese ma un modo per continuare a fare propaganda".


Nel frattempo corre voce che Berlusconi potrebbe essere eletto senatore a vita.

La soluzione di ogni suo problema.

Un cerino in un pagliaio.
ReteLibera
00giovedì 11 luglio 2013 11:59

QUI QUO QUA E I GUAI DI ZIO PAPERONE


Stavolta zio Paperone l'ha combinata grossa.

Ha evaso le tasse, ha corrotto, ha sfruttato prostitute minorenni e i giudici non hanno avuto alcun capogiro sentendo il profumo dei suoi soldi.

Ora rischia di vedere il cielo strisce e lasciare la scena senza gloria, come l'ultimo dei pregiudicati.
Il tombone di famiglia, la casa editrice scippata ad un rivale, un canale televisivo oscurato da circa trent'anni ad un concorrente, i rapporti d'affari con moderni tiranni, l'origine delle fortune legate a certi affarucci di famiglia, insomma un curriculum "di cotanto rispetto" non è stato sufficiente a proteggerlo dalle conseguenze nefaste della legge.

E sarebbe anche interessante conoscere a questo punto chi è stato quel demente che ha sostenuto che la legge è uguale per tutti, perchè questo principio nessuno ricorda che sia mai stato adottato a Paperopoli.
Ma se zio Paperone deve prendere il volo in mongolfiera verso le spiagge del Nicaragua sarà pure il caso di spargere il sale sulle macerie della sua ventennale opera di distruzione.

Sono arrivati in soccorso, per l'incombente, Qui Quo Qua i quali volevano proteggere lo zio dalle intemperanze di certi perdigiorno chiamati giudici e con il manuale delle giovani marmotte alla mano, hanno creato il primo parapiglia nelle dependances di Paperopoli, meglio note come "Parlamento".

Brigitta McBridge ha agitato le sue torte in segno di minaccia per l'umanità mentre Gedeone de' Paperoni, dal suo giornale, ha preannunciato sciagure e morte per tutta Paperopoli.

A questo punto non abbiamo altra scelta e dobbiamo armarci di secchiello e paletta per ricominciare a costruire i nostri castelli di sabbia dal momento che non abbiamo mai avuto l'indole per edificare autentici castelli di rabbia.



Carla Corsetti
Segretario nazionale di Democrazia Atea
www.democrazia-atea.it

 
 
ReteLibera
00venerdì 12 luglio 2013 10:58

Priorità



 
Ecco la dimostrazione di quanto i problemi del paese contino per coloro che dicono di voler traghettare questa povera Italia fuori dalla crisi. Le cifre che ogni giorno ci vengono prate sono allarmanti e molti di noi vivono sulla propria pelle le difficoltà a volte insormontabili che questa crisi ci impone senza pietà. E c’è ancora chi si illude che i problemi possano essere risolti da coloro che sono stati delegati a questo compito. Bene, spero che questo faccia riflettere:

Io non mi ricordo che si sia mai discussa l’interruzione dei lavori parlamentari o che si minacci di far cadere il governo per i problemi giudiziari di un qualsiasi suo rappresentante....ma per Berlusconi sì……e con l’accordo di quello che rimane della sinistra (che non è solo poco, è praticamente vicino allo zero!), in barba alle prerogative intoccabili del parlamento, espressione del popolo sovrano, ed in barba agli ulteriori allarmi sulla situazione economica italiana, che l’agenzia Standard’s &  Poor, e non solo, hanno evidenziato declassando l’Italia a livello BBB.

Per Berlusconi il Parlamento si svuota del suo ruolo, la priorità sono i “diritti mediaset”, non i diritti dei cittadini, non i problemi economici del paese ma quelli di un pluri-indagato che ha fatto della corruzione e dell’evasione uno stile di vita.

È il punto più basso, più indegno che uno Stato abbia mai raggiunto: 24 ore di tempo per trovare il salvagente per Berlusconi. Una mega amnistia, un mega indulto tombale, un garbuglio legislativo che possa per l'ennesima volta rinviare la sua ineleggibilità. Altrimenti viene giù tutta la fragile impalcatura che sostiene questo governo del fare poco o niente.

E mentre questa gente si cincischia sui problemi di Berlusconi, la gente si suicida, gli operai sono sui tetti a rivendicare quel lavoro che gli è stato sottratto da imprenditori senza scrupoli e senza coscienza, i pensionati sono alla fame, i disabili senza assistenza, la scuola e la sanità senza risorse……..


ReteLibera
00venerdì 12 luglio 2013 11:02

La prospettiva sempre più drammatica di finire dietro le sbarre (nemmeno l’età lo metterebbe al riparo dalle patrie galere) spinge in queste ore Silvio Berlusconi a soppesare una mossa politica lucida e, insieme, disperata: recarsi a un banchetto dei radicali, e sottoscrivere i cinque referendum “per la giustizia giusta”.

Chiaro che i suoi elettori sarebbero invitati a fare altrettanto -.

A credere che il banana possa ancora scansare l’arresto è rimasto, praticamente, uno solo: l’avvocato Franco Coppi che ha presentato il ricorso in cassazione avverso la sentenza Mediaset, quella che ha condannato Berlusconi a 4 anni più pene accessorie per frode fiscale.

Il verdetto della suprema corte è atteso in autunno, e la politica italiana lo attende col fiato sospeso .

ReteLibera
00sabato 20 luglio 2013 16:15

Una massa di dieci milioni di persone hanno votato per Berlusconi.

Possiamo chiederci ben a ragione: ma Berlusconi si meritava tutti quei voti?

Assolutamente no. Ha sgovernato nella maggior parte di questi ultimi vent’anni e in quanto a moralità ha lasciato molto a desiderare. 

Il Bunga Bunga, la nipote di Mubarak, la massa enorme di escort che frequentavano i palazzi di Berlusconi non sono un’invenzione della magistratura sua nemica ma una triste realtà.

Ha reso l’Italia ridicola nel campo internazionale, ha deluso tutti i governi esteri, ha fatto ridere alle sue spalle la Merkel e Sarkosì, è stato amico di Gheddafi che ha ricevuto trionfalmente in Italia ed al quale ha voluto baciare la mano. Eppure dieci milioni di Italiani hanno voluto chiudere gli occhi e continuano imperterriti a tifare per Berlusconi. 

 

ReteLibera
00martedì 30 luglio 2013 17:05

Condanna o no la politica è ora che cambi

di Gaetano Pedullà

Conferma della condanna, assoluzione o rinvio. Qualunque cosa decida oggi la Cassazione sul processo Mediaset e sul destino politico di Silvio Berlusconi, comunque abbiamo perso tutti. Ha perso un Paese lasciato con il fiato sospeso per la decisione su un singolo processo.

Ha perso il Cavaliere, che se vedrà annullata le sentenze di primo e secondo grado resterà per sempre il caimano salvato questa volta dalla Realpolitik, dal “non c’è alternativa a questo governo” detto chiaro e tondo da quel Napolitano “regista” al Quirinale che incidentalmente fa anche il presidente del Csm.

Ha perso il Partito democratico, che ha deluso ancora una volta i suoi elettori per via dell’incertezza su cosa votare in caso di condanna: cacciare l’avversario di sempre dal Parlamento e così far cadere il governo Letta o graziare il sultano di Arcore.

E hanno perso pure tutti quegli italiani a cui non importa proprio niente di cosa accade a Berlusconi (e sono tantissimi). Hanno perso perché da questo processo è dipeso gran parte del “senso di responsabilità” che ha generato un governo nato debole e tutt’oggi praticamente immobile, capace appena di annunciare divieti su dove e con chi fumare, mentre si rinvia ogni altra decisione, da quelle di maggiore impatto mediatico (come il pagamento dell’Imu e il mancato aumento dell’Iva) a quelle più urgenti e strutturali, come il taglio della spesa pubblica o la riforma elettorale.

Per questo, qualunque cosa accada oggi, la vera lezione che arriverà dal “Palazzaccio” è che dobbiamo cambiare pagina.

Impensabile che Berlusconi – assolto o no – si faccia da parte, passi la mano e costringa il suo partito a trovare al suo interno una nuova leadership. Esattamente come è impensabile che i vecchi capibastone del Pd accettino la via della pensione, se non della rottamazione minacciata da Matteo Renzi.

Impensabile, perché quel potere non molla. Ma condanna o non condanna il tema resta: questa politica ha fatto il suo tempo.

Non serve una sentenza per rendercene conto.


http://www.lanotiziagiornale.it

ReteLibera
00venerdì 2 agosto 2013 15:32

Sentenza Mediaset, Berlusconi condannato a 4 anni.

Annullata l’interdizione


Diventa definitiva la pena per il leader del Pdl, colpevole di frode fiscale, ma la Cassazione rinvia in Corte d'appello a Milano la rideterminazione della pena accessoria. Per il Cavaliere la prospettiva degli arresti domiciliari o dell'affidamento ai servizi sociali per l'anno non coperto da indulto. Bruti Liberati: "Pena subito eseguibile". Ghedini, Coppi e Longo: "Sgomenti, ricorreremo in Europa"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 1 agosto 2013
 
Sentenza Mediaset, Berlusconi condannato a 4 anni. Annullata l’interdizione
  

Silvio Berlusconi è condannato in via definitiva a quattro anni di reclusione per frode fiscale nel processo sui diritti Mediaset. Annullata la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, che dovrà essere rideterminata dalla Corte d’appello di Milano. Lo hanno deciso i giudici della sezione feriale della Cassazione dopo sette ore di camera di consiglio. Confermate anche le condanne di tutti i coimputati: Daniele Lorenzano, Gabriella GalettoFrank Agrama.

E’ la prima volta che Silvio Berlusconi subisce una condanna definitiva e irrevocabile. Dei quattro anni, tre sono coperti da indulto e l’ex premier – che comunque non andrà in carcere perché ultrasettantenne – potrà scontare la pena agli arresti domiciliari o chiedere l’affidamento ai servizi sociali. Prima di qualunque iniziativa, la sentenza deve essere trasmessa alla Procura di Milano, dove è originato il procedimento sulla frode fiscale nella compravendita dei diritti tv. Il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati si è limitato al momento a spiegare che “la pena principale è definitiva ed è eseguibile, si seguiranno i tempi consueti”. La definitività della sentenza fa cadere automaticamente ogni privilegio parlamentare, perciò il Senato non avrà alcune voce in capitolo sulle sorti di Berlusconi.

IL DESTINO DEL CAVALIERE: DOMICILIARI O SERVIZI SOCIALI. Bruti Liberati ha spiegato che, secondo la procedura, una volta arrivata la sentenza il pm dovrà emettere il cosiddetto ordine di esecuzione con contestuale sospensione perché la pena effettiva da scontare è di un anno. Dal momento della notifica dell’atto il Cavaliere, entro il tempo massimo di 30 giorni, potrebbe andare ai domiciliari o chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali. Ma il termine, vista la pausa feriale, decorre dal 16 settembre. La richiesta verrà valutata dal Tribunale di sorveglianza in tempi lunghi. Se non verrà presentata alcuna istanza di misura alternativa, toccherà ad un magistrato di sorveglianza decidere nell’arco di pochi giorni e, in base anche alla legge ‘Svuota-carceri’: la misura per Berlusconi sarebbe comunque quella dei domiciliari.

COPPI E GHEDINI: “SGOMENTI, RICORSO IN EUROPA”. “Non farò l’esule, come fu costretto a fare Craxi. Nè accetterò di essere affidato ai servizi sociali, come un criminale che deve essere rieducato”. Così si leggeva qualche giorno fa in un’intervista di Silvio Berlusconi a Libero, che però fu subito smentita da una nota di Palazzo Grazioli. I legali di Silvio berlusconi attendono qualche ora prima di dire la loro: “La sentenza della Corte di Cassazione nel Processo Diritti non può che lasciare sgomenti” affermano in una nota Franco CoppiNiccolò Ghedini e Piero Longo. “Vi erano solidissime ragioni ed argomenti giuridici per pervenire ad una piena assoluzione del Presidente Berlusconi. Valuteremo e perseguiremo – annunciano – ogni iniziativa utile anche nellesedi Europee per far si che questa ingiusta sentenza sia radicalmente riformata”. 

INTERDIZIONE, LA MINA DISINNESCATA. L’annullamento con rinvio dei cinque anni di interdizione dai pubblici uffici – come da richiesta del procuratore generale – disinnesca però un problema politico immediato per il Cavaliere, perché per avviare un’eventuale procedura di decadenza da senatore sarà necessario attendere il nuovo verdetto d’appello. La conferma della pena definitiva fa cadere comunque il rischio di prescrizione del reato. “La pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, per Silvio Berlusconi, potrebbe ridursi fino a un anno di interdizione, perché le norme alle quali ha fatto riferimento il dispositivo del verdetto prevedono un’interdizione da un anno a un massimo di tre. La misura dunque la rideterminerà la corte di Milano”, ha affermato l’avvocatoFilippo Dinacci, che nel processo Mediaset in Cassazione ha difeso Gabriella Galetto, e che difende l’ex premier in altri procedimenti. 

Il processo d’appello per rideterminare al ribasso i cinque anni di interdizione potrebbe aprirsi già entro la fine dell’anno, ma dipende da quando gli ermellini invieranno le motivazioni del provvedimento di oggi. Dopo di che, non più la seconda ma la terza corte d’Appello di Milano, nel giro di un mese, dovrebbe fissare il nuovo processo che riguarderà dunque solo la durata del periodo dell’interdizione dai pubblici uffici del Cavaliere. Anche in questo caso il verdetto sarà impugnabile di nuovo davanti alla Suprema Corte. 

MA LA LEGGE ANTICORRUZIONE POTREBBE FAR DECADERE BERLUSCONI. Ma sul futuro politico del leader del centrodestra potrebbe pesare anche la nuova legge anticorruzione approvata nel 2012, secondo la quale se interviene una condanna definitiva superiore ai due anni, scatta infatti la procedura per l’incandidabilità del parlamentare. A prescindere dalle pene accessorie. A ricordarlo è il presidente della Giunta per le Elezioni e Immunità del Senato Dario Stefano (Sel). “Appena ci notificheranno la sentenza – spiega il senatore alle agenzie – la Giunta si riunirà e si procederà con le stesse modalità già avviate per l’ineleggibilità. Il relatore farà la sua proposta e la Giunta dovrà decidere in Camera di Consiglio. La decisione della Giunta poi dovrà passare il vaglio dell’Aula e basterà che 20 senatori lo chiedano e ci sarà il voto segreto”.

L’udienza era iniziata il 30 luglio, davanti alla sezione feriale per scongiurare il rischio di prescrizione. La sentenza, molto attesa dal mondo politico, è via via slittata fino al pronunciamento di oggi, arrivato dopo la requisitoria del pg e le arringhe dei difensori di tutti gli imputati. Il pg della Cassazione Antonello Mura aveva chiesto la conferma della pena principale – 4 anni di reclusione – e una riduzione della pena accessoria da 5 anni a 3 anni. Secondo la pubblica accusa l’ex premier è stato ”l’ideatore del meccanismo delle frodi fiscali” e “perdurante il controllo di Berlusconi su Mediaset”. La difesa, sostenuta dagli avvocati Niccolò Ghedini e Franco Coppiavevano chiesto l’annullamento del verdetto sostenendo l’assenza della prova nei confronti del Cavaliere. “Al massimo possiamo dire che questa è una gigantesca evasione fiscale ma qui non c’è in alcun modo un profilo penale” aveva detto il professore.

I legali dell’ex premier non hanno ascoltato dal vivo la lettura della sentenza. Ghedini e Coppi sono Palazzo Grazioli con Berlusconi e hanno seguito il verdetto in diretta tv. Con il Cavaliere, nel palazzo blindato, i figli Marina e Pier Silvio, Gianni Letta e Angelino Alfano. Fuori Palazzo Grazioli ressa di giornalisti e telecamere. Le strade limitrofe, infatti, per motivi di sicurezza sono state chiuse.

IL DISPOSITIVO DELLA SENTENZA

La Cassazione ha “annullato la sentenza impugnata limitatamente alle statuizioni relative alla condanna della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per violazione dell’art. 12 dlgs. 10 marzo 2000 e dispone trasmettersi gli atti ad altra sezione per rideterminare la pena accessoria nei limiti temporali citati dall’art. 12. Valutazione -precisa piazza Cavour- non consentita alla Corte di Cassazione”. Per il resto nel dispositivo piazza Cavour ha rigettato il ricorso, confermando quindi la condanna per frode fiscale a 4 anni nei confronti di Berlusconi “nei cui confronti dichiara irrevocabili tutte le altre parti della sentenza impugnata”. Respinti anche i ricorsi degli ex tre manager Mediaset: il produttore cinematografico egiziano Frank Agrama (3 anni), Gabriella Galetto (1 anno e 2 mesi) e Daniele Lorenzano (3 anni e 8 mesi). Per effetto del rigetto del ricorso tutti e quattro gli imputati sono stati condannati a rifondere l’Agenzia delle Entrate, costituitasi parte civile, con 5.000 euro ciascuno.

ReteLibera
00venerdì 2 agosto 2013 15:59

Domanda per i suoi elettori e per la dirigenza del Pd: In quale Paese al mondo è permesso ad un condannato di mandare un video messaggio anticostituzionale ed antidemocratico?

Il Giornale titola che sono stati condannati 10 milioni di elettori più uno, l’unto dal signore che già che c’era poteva ungerlo di catrame, bollente.
Mi chiedo se questa gente non abbia vergogna di se o se sono tutti Feltri e feltrini nemmeno buoni per le sedie.
Lui è l’indecenza per antonomasia ma loro sono più indecenti di lui.

Nessuna ragione di Stato può legittimare uno schifo del genere in nome di un governo che non rispetta i cittadini e gli elettori è come se ci governasse Gelli direttamente che tutto può avere ma non il rispetto della democrazia e della Costituzione.

E’ altrettanto indecente la posizione opportunista di Letta e Napolitano tendente  a conservare lo status quo in nome di un governo che spaccia gli interessi di un uomo solo per interessi di un intero Paese.

Noi non abbiamo nessun interesse da salvaguardare a queste condizioni, noi abbiamo tutto l’interesse che questo schifo termini il più presto possibile anche perché è durato più del fascismo.

Non è possibile, in democrazia, che un intero Paese sia paralizzato attorno all’interesse di un piduista, corrotto, corruttore, prescritto, depenalizzato, inquisito, pedofilo, puttaniere e FINALMENTE condannato anche se con il paracadute.

Abbiamo bisogno di un sussulto etico degli italiani che facciano pulizia di questo letamaio etico e morale.
Altrimenti è la conferma che non siamo più una democrazia ma  un regime della Propaganda2.

ReteLibera
00venerdì 2 agosto 2013 16:03

Dovrebbero condannare a 7 anni di interdizione dai pubblici uffici quegli italiani che con il loro voto hanno permesso un ventennio indecente.

 

La P2 al governo guidata da un avanzo di galera che già con lo stalliere e con il furto della villa di Arcore alla marchesina Casati, aiutato nella rapina dal fido Previti, aveva già dimostrato di che pasta fosse sin dagli anni 70/80.

Con il loro voto lo hanno reso un caudillo onnipotente ed inattaccabile che ha tentato in tutti i modi di distruggere la nostra Costituzione.
Lui è vittima del proprio delirio e delle sue libidini ma chi lo ha votato è colpevole di rurro il resto compresa la situazione economica nella quale ci troviamo.
Questo ha coinvolto tutti noi minoranza che abbiamo dovuto subire i soprusi, condoni, leggi ad personam, depenalizzazione del falso in bilancio ed un aumento dell’evasione fiscale che non ha precedenti al mondo.

Per questo ritengo che insieme al processo per falsa testimonianza dei suoi lacchè e delle sue zoccole ed al sequestro dei beni di questa gentaglia debbano venire condannato a 7 anni di interdizione dai pubblici uffici tutti coloro che in questi vent’anni hanno votato un delinquente del genere.

Ha spaziato a 360 gradi in quasi tutti i reati penali e civili.
Per chi non fosse al corrente vi segnalo un post che raconta la storia della villa di Arcore, quella del bunga-bunga.

Una volta, con le minorenni, si limitava allo scippo di ville.Con l’aiuto di Previti, altro bandito della, o dalla politica.

ReteLibera
00venerdì 2 agosto 2013 16:16

I sei scogli giudiziari che attendono Berlusconi

Se si esclude il caso Mediaset, sono sei gli scogli giudiziari che ancora attendono Silvio Berlusconi già a partire dal prossimo autunno. In più, con la trasmissione degli atti ai pm da parte dei giudici del processo Ruby a carico di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, il Cavaliere rischia l'apertura a Milano di un nuovo procedimento per corruzione in atti giudiziari.

Ipotesi di reato che si profila per via dei versamenti di denaro che lui, o chi per lui, questo è il sospetto, avrebbe effettuato alla giovane marocchina, parte offesa e teste al dibattimento, e ad alcune delle testimoni convocate in aula. Tutte hanno parlato di "cene eleganti" e negato l'esistenza di feste a base di 'bunga-bungà.

Nel suo provvedimento il collegio della quinta sezione penale ha fatto, invece, riferimento a"indizi di reità ravvisati (...) con particolare riguardo a quanto accaduto il 6-7 ottobre 2010, il 15 gennaio 2011".

 
Unipol

Lo scorso 7 marzo, i giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Milano hanno ritenuto il Cavaliere colpevole, assieme al fratello Paolo, di concorso in
rivelazione di segreto d'ufficio per la fuga di notizie della famosa intercettazione Fassino-Consorte ("allora abbiamo una banca") ai tempi della scalata di Unipol alla Bnl, pubblicata su 'Il Giornale" nel dicembre 2005. È attesa l'apertura del processo in appello: probabilmente, però, basterà una sola udienza per la dichiarazione della prescrizione del reato che dovrebbe essere intervenuta da poco.


Appello Ruby

L'anno prossimo davanti a giudici della seconda Corte d'Appello di Milano si aprirà il processo di secondo grado sul caso Ruby. Lo scorso 24 giugno, il Tribunale
ha condannato l'ex capo del Governo, imputato per concussione e prostituzione minorile, a sette anni di carcere e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
La prescrizione dovrebbe intervenire nel 2020.


Causa civile di separazione da Veronica Lario

Un altro appuntamento per Berlusconi al Tribunale milanese sarà il giudizio di merito, previsto all'inizio del prossimo anno, della Corte d'Appello sulla causa di separazione da Veronica Lario. Il Tribunale a dicembre ha 'condannatò Berlusconi a versare 3 milioni al mese di alimenti alla ex moglie. I giudici di secondo
grado hanno respinto, in sostanza, la richiesta del leader del Pdl di sospendere d'urgenza l'esecuzione provvisoria della sentenza, concedendo all'ex premier solo un piccolo 'sconto': dovrà versare l'assegno mensile non a partire da maggio 2010, bensì da settembre dello stesso anno.


Lodo Mondadori

Il 27 giugno davanti alla terza sezione civile della Cassazione è stato esaminato il ricorso di Fininvest contro la sentenza di secondo grado con cui era stata
condannata a versare oltre 560 milioni alla Cir per la vicenda del Lodo Mondadori. Si è in attesa del verdetto della Suprema Corte.


Compravendita senatori

 
Sempre il 27 giugno, per il leader del Pdl a Napoli è cominciata l'udienza preliminare (proseguita anche il 19 luglio) dopo che la Procura, il 9 maggio scorso, ha
chiesto il suo rinvio a giudizio con l'accusa di corruzione per avere versato in nero tre milioni di euro a Sergio De Gregorio, all'epoca senatore eletto nell'Idv, al fine di farlo 'migrare' nelle file del centrodestra e rendere precaria la già difficile vita del governo Prodi. Oltre che per il Cavaliere, il rinvio a giudizio è stato chiesto per lo stesso De Gregorio e per l'ex direttore dell'Avanti, Valter Lavitola.
 


Vicenda escort Bari

Lo scorso 20 luglio, la Procura di Bari ha chiuso le indagini nei confronti di Silvio Berlusconi e l'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola per un filone del 'caso
escort'. L'accusa è induzione a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria. Per i pm, l'ex premier per due anni avrebbe pagato l'imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini in cambio del suo silenzio su una serie di informazioni di cui era a conoscenza e delle 'bugiè che avrebbe raccontato nel corso degli interrogatori cui è stato sottoposto dai magistrati baresi (tra luglio e novembre 2009) che stavano indagando sulla vicenda. Tarantini oltre a mezzo milione di euro, avrebbe ottenuto la promessa di un lavoro e la copertura delle spese legali per i suoi processi.
 



ReteLibera
00domenica 4 agosto 2013 19:18

LA VERITÀ BERLUSCONI----------> Da conoscere assolutamente e da condividere per piacere ! Grazie !

19 aprile 2011 alle ore 21.36

 

LA VERITÀ BERLUSCONI

 

La vita e la carriera dell'imprenditore Silvio Berlusconi, nonostante le biografie autorizzate che il protagonista ha fatto pubblicare o propiziato nel corso degli anni con fini auto-agiografici, rimane costellata di buchi neri e di domande senza risposta. Piccolo riepilogo degli omissis più inquietanti.

 

1) La Edilnord Sas è la società fondata nel 1963 da Silvio Berlusconi per costruire Milano 2. Soci accomandatari (quelli che vi operano), oltre al futuro Cavaliere, sono il commercialista Edoardo Piccitto e i costruttori Pietro Canali, Enrico Botta e Giovanni Botta. Soci accomandanti (quelli che finanziano l'operazione) il banchiere Carlo Rasini, titolare dell'omonima banca con sede in via dei Mercanti a Milano, e l'avvocato d'affari Renzo Rezzonico, legale rappresentante di una finanziaria di Lugano: la "Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag", di cui nessuno conoscerà mai i reali proprietari. Si tratta comunque di gente molto ottimista, se ha affidato enormi capitali a Berlusconi, cioè a un giovanotto di 27 anni che, fino a quel momento, non ha dato alcuna prova imprenditoriale degna di nota.

 

2) Sulla banca Rasini, dove il padre Luigi Berlusconi lavora per tutta la vita, da semplice impiegato a direttore generale, ecco la risposta di Michele Sindona (bancarottiere piduista legato a Cosa Nostra e riciclatore di denaro mafioso) al giornalista americano Nick Tosches, che nel 1985 gli domanda quali siano le banche usate dalla mafia: "In Sicilia il Banco di Sicilia, a volte. A Milano una piccola banca in piazza Mercanti". Cioè la Rasini, dove - ripetiamo - Luigi Berlusconi, padre di Silvio, ha lavorato per tutta a vita, fino a diventarne il procuratore generale. Alla Rasini tengono i conti correnti noti mafiosi e narcotrafficanti siciliani come Antonio Virgilio, Salvatore Enea, Luigi Monti, legati a Vittorio Mangano, il mafioso che lavora come fattore nella villa di Berlusconi fra il 1973 e il 1975.

 

3) Il 29 ottobre 1968 nasce la Edilnord Centri Residenziali Sas (una sorta di Edilnord 2): stavolta, al posto di Berlusconi, come socio accomandatario c'è sua cugina Lidia Borsani, 31 anni. E i capitali li fornisce un'altra misteriosa finanziaria luganese, la "Aktiengesellschaft für Immobilienanlagen in Residenzentren Ag" (Aktien), fondata da misteriosi soci appena 10 giorni prima della nascita di Edilnord 2. Berlusconi da questo momento sparisce nel nulla, coperto da una selva di sigle e prestanome. Riemergerà solo nel 1975 per presiedere la Italcantieri, e nel 1979, come presidente della Fininvest. Intanto nascono decine di società intestate a parenti e figuranti, controllate da società di cui si ignorano i veri titolari. Come ha ricostruito Giuseppe Fiori nel libro "Il venditore" (Garzanti, 1994, Milano), Italcantieri nasce nel 1973, costituita da due fiduciarie ticinesi: "Cofigen Sa" di Lugano (legata al finanziere Tito Tettamanzi, vicino alla massoneria e all'Opus Dei) e "Eti A.G.Holding" di Chiasso (amministrata da un finanziere di estrema destra, Ercole Doninelli, proprietario di un'altra società, la Fi.Mo, più volte 7 inquisita per riciclaggio, addirittura con i narcos colombiani).

 

4) Nel 1974 nasce la "Immobiliare San Martino", amministrata da Marcello Dell'Utri e capitalizzata da due fiduciarie del parabancario Bnl: la Servizio Italia (diretta dal piduista Gianfranco Graziadei) e la Saf (Società Azionaria Finanziaria, rappresentata da un prestanome cecoslovacco, Frederick Pollack, nato nientemeno che nel 1887). A vario titolo e con vari sistemi e prestanome, "figlieranno" una miriade di società legate a Berlusconi e ai suoi cari: a cominciare dalle 34 "Holding Italiana" che controllano il gruppo Fininvest. Secondo il dirigente della Banca d'Italia Francesco Giuffrida e il sottufficiale della Guardia di Finanza Giuseppe Ciuro, consulenti tecnici della Procura di Palermo al processo contro Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, queste finanziarie hanno ricevuto fra il 1978 e il 1985 almeno 113 miliardi (pari a 502 miliardi di lire e 250 milioni di euro di oggi), in parte addirittura in contanti e in assegni "mascherati", dei quali tuttoggi "si ignora la provenienza". La Procura di Palermo sostiene che sono i capitali mafiosi "investiti" nel Biscione dalle cosche legate al boss Stefano Bontate. La difesa afferma che si tratta di autofinanziamenti, anche se non spiega da dove provenga tutta quella liquidità. Lo stesso consulente tecnico di Berlusconi, il professor Paolo Jovenitti, ammette l'"anomalia" e l'incomprensibilità di alcune operazioni dell'epoca.

 

5) Nel 1973 Silvio Berlusconi acquista da Annamaria Casati Stampa di Soncino, ereditiera minorenne della nota famiglia nobiliare lombarda rimasta orfana nel 1970, la settecentesca Villa San Martino ad Arcore, con quadri d'autore, parco di un milione di metri quadrati, campi da tennis, maneggio, scuderie, due piscine, centinaia di ettari di terreni. La Casati è assistita da un pro-tutore, l'avvocato Cesare Previti, che è pure un amico di Berlusconi, figlio di un suo prestanome (il padre Umberto) e dirigente di una società del gruppo (la Immobiliare Idra). Grazie alla fortunata coincidenza, la favolosa villa con annessi e connessi viene pagata circa 500 milioni dell'epoca: un prezzo irrisorio. E, per giunta, non in denaro frusciante, ma in azioni di alcune società immobiliari non quotate in borse, così che, quando la ragazza si trasferisce in Brasile e tenta di monetizzare i titoli, si ritrova con una carrettate di carta. A quel punto, Previti e Berlusconi offrono di ricomprare le azioni, ma alla metà del prezzo inizialmente pattuito. Una sentenza del Tribunale di Roma, nel 2000, ha assolto gli autori del libro "Gli affari del presidente", che raccontava l'imbarazzante transazione.

 

6) Nel 1973 Berlusconi, tramite Marcello Dell'Utri, ingaggia come fattore (ma recentemente Dell'Utri l'ha promosso "amministratore della villa") il noto criminale palermitano, pluriarrestato e pluricondannato Vittorio Mangano. Il quale lascerà la villa solo due anni più tardi, quando verrà sospettato di aver organizzato il sequestro di Luigi d'Angerio principe di Sant'Agata, che aveva appena lasciato la villa di Arcore dopo una cena con Berlusconi, Dell'Utri e lo stesso Mangano. Mangano verrà condannato persino per narcotraffico (al maxiprocesso istruito da Falcone e Borsellino) e, nel 1998, all'ergastolo per omicidio e mafia.

 

7) Il 26 gennaio 1978 Silvio Berlusconi si affilia alla loggia Propaganda 2 (P2), presentato al gran maestro venerabile Licio Gelli dall'amico giornalista Roberto Gervaso. Paga regolare quota di iscrizione (100 mila lire) e viene registrato con la tessera 1816, codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625. La partecipazione al pio sodalizio gli procaccerà vantaggi di ogni genere: dai finanziamenti della "Servizio Italia" di Graziadei ai crediti facili e ingiustificati del Monte dei Paschi di Siena (di cui è provveditore il piduista Giovanni Cresti) alla collaborazione con il "Corriere della Sera" diretto dal piduista Franco Di Bella e controllato dalla Rizzoli dei piduisti Angelo Rizzoli, Bruno Tassan Din e Umberto Ortolani.

 

8) Il 24 ottobre 1979 Silvio Berlusconi riceve la visita di tre ufficiali della Guardia di Finanza nella sede dell'Edilnord Cantieri Residenziali. Si spaccia per un "un semplice consulente esterno" addetto "alla progettazione di Milano 2". In realtà è il proprietario unico della società, intestata a Umberto Previti. Ma i militari abboccano e chiudono in tutta fretta l'ispezione, sebbene abbiano riscontrato più di un'anomalia nei rapporti con i misteriosi soci svizzeri. Faranno carriera tutti e tre. Si chiamano Massimo Maria Berruti, Salvatore Gallo e Alberto Corrado. Berruti, il capopattuglia, lascerà le Fiamme Gialle pochi mesi dopo per andare a lavorare per la Fininvest come avvocato d'affari (società estere, contratti dei calciatori del Milan, e così via). Arrestato nel 1985 nello scandalo Icomec (e poi assolto), tornerà in carcere nel 1994 insieme a Corrado per i depistaggi nell'inchiesta sulle mazzette alla Guardia di Finanza, poi verrà eletto deputato per Forza Italia e condannato in primo e secondo grado a 8 mesi di reclusione per favoreggiamento. Gallo risulterà iscritto alla loggia P2.

 

9) Il 30 maggio 1983 la Guardia di Finanza di Milano, che sta controllando i telefoni di Berlusconi nell'ambito di un'inchiesta su un traffico di droga, redige un rapporto investigativo in cui si legge: "E' stato segnalato che il noto Silvio Berlusconi finanzierebbe un intenso traffico di stupefacenti dalla Sicilia, sia in Francia che in altre regioni italiane (Lombardia e Lazio). Il predetto sarebbe al centro di grosse speculazioni in Costa Smeralda avvalendosi di società di comodo aventi sede a Vaduz e comunque all'estero. Operativamente le società in questione avrebbero conferito ampio mandato ai professionisti della zona". Per otto anni l'indagine, seguita inizialmente dal pm Giorgio Della Lucia (poi passato all'Ufficio istruzione, da anni imputato per corruzione in atti giudiziari insieme al finanziere Filippo Alberto Rapisarda, ex datore di lavoro ed ex socio di Marcello Dell'Utri) langue, praticamente dimenticata. Alla fine, nel 1991, il gip milanese Anna Cappelli archivierà tutto.

 

10) Il terzo, seccante incontro ravvicinato fra il Cavaliere e la Legge risale al 16 ottobre 1984. Tre pretori, di Torino, Roma e Pescara, hanno la pretesa di applicare le norme che regolano l'emittenza televisiva e che il Cavaliere ha deciso di aggirare, trasmettendo in contemporanea gli stessi programmi su tutto il territorio nazionale. I tre magistrati fanno presente che è vietato, 9 non si può e bloccano le attrezzature che consentono l'operazione fuorilegge. Il Cavaliere oscura le sue tv, per attribuire il black out ai giudici, poi scatena il popolo dei teledipendenti con lo slogan "Vietato vietare", opportunamente rilanciato dallo show del giornalista piduista Maurizio Costanzo. Lo slogan viene subito tradotto in legge dal presidente del Consiglio Bettino Craxi. Il quale abbandona una visita di Stato a Londra per precipitarsi in Italia e varare un decreto legge ad personam ("decreto Berlusconi") che riaccende immediatamente le tv illegali del suo compare. Lo scandalo è talmente enorme che, persino nel pentapartito, qualcuno non ci sta. E il decreto viene bocciato dall'aula come incostituzionale. Due dei tre pretori reiterano il sequestro penale delle attrezzature utilizzabili oltre l'ambito locale. Così Craxi partorisce un secondo decreto Berlusconi, agitando davanti ai riottosi partiti alleati lo spauracchio della crisi di governo e delle elezioni anticipate, in caso di mancata conversione in legge. Provvederà poi lo stesso Caf a legalizzare il monopolio illegale Fininvest sulla televisione commerciale con la legge Mammì, detta anche "legge-Polaroid" per l'alta fedeltà con cui fotografa lo status quo.

 

Bugie sulla loggia P2 (falsa testimonianza)

La Corte d'appello di Venezia, nel 1990, dichiara Berlusconi colpevole di aver giurato il falso davanti al Tribunale di Verona a proposito della sua iscrizione alla P2, ma il reato è coperto dall'amnistia del 1989. Interrogato sotto giuramento Berlusconi aveva detto: "Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo [.]. Non ho mai pagato una quota di iscrizione, né mai mi è stata richiesta". Berlusconi però si era iscritto alla P2 nel 1978 (lo scandalo è del 1981) e aveva pagato la sua quota. Così i giudici della Corte d'appello di Venezia scrivono: "Ritiene il Collegio che le dichiarazioni dell'imputato non rispondano a verità [.], smentite dalle risultanze della commissione Anselmi e dalle stesse dichiarazioni rese del prevenuto avanti al giudice istruttore di Milano, e mai contestate [.]. Ne consegue quindi che il Berlusconi ha dichiarato il falso", rilasciato "dichiarazioni menzognere" e "compiutamente realizzato gli estremi obiettivi e subiettivi del delitto di falsa testimonianza". Ma "il reato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia".

 

Tangenti alla Guardia di Finanza (corruzione)

I grado: condanna a 2 anni e 9 mesi per tutte e quattro le tangenti contestate (niente attenuanti generiche). Appello: prescrizione per tre tangenti (grazie alle attenuanti generiche), assoluzione con formula dubitativa (comma II art.530 c.p.p) per la quarta. Nelle motivazioni si legge: "Il giudizio di colpevolezza dell'imputato poggia su molteplici elementi indiziari, certi, univoci, precisi e concordanti, per ciò dotati di rilevante forza persuasiva, tali da assumere valenza probatoria". Cassazione: assoluzione. La motivazione contiene due riferimenti alla classica insufficienza di prove. La Cassazione non può entrare dichiaratamente nel merito, né dunque annullare la sentenza precedente con formula dubitativa: deve emettere un verdetto secco (conferma oppure annulla). Ma nella motivazione i giudici della VI sezione penale rimandano esplicitamente all'"articolo 530 cpv": dove "cpv" significa "capoverso", cioè comma 2 ("prova contraddittoria o insufficiente"). A 12 righe dalla fine, a scanso di equivoci, i supremi giudici hanno voluto essere ancora più chiari. Si legge infatti: "Tenuto conto di quanto già osservato sulla insufficienza probatoria, nei confronti di Berlusconi, del materiale indiziario utilizzato dalla Corte d'appello...".

 

All Iberian 1 (finanziamento illecito ai partiti)

I grado: condanna a 2 anni e 4 mesi per i 21 miliardi versati estero su estero, tramite il conto All Iberian, a Bettino Craxi. Appello: il reato cade in prescrizione, ma c'è: "per nessuno degli imputati emerge dagli atti l'evidenza dell'innocenza". Cassazione: prescrizione confermata, con condanna al pagamento delle 11 spese processuali. Nella sentenza definitiva tra l'altro si legge: "Le operazioni societarie e finanziarie prodromiche ai finanziamenti estero su estero dal conto intestato alla All Iberian al conto di transito Northern Holding [Craxi] furono realizzate in Italia dai vertici del gruppo Fininvest spa, con il rilevante concorso di Berlusconi quale proprietario e presidente. [.] Non emerge negli atti processuali l'estraneità dell'imputato".

 

All Iberian 2 (falso in bilancio)

Processo sospeso in attesa che sulla legittimità delle nuove norme in materia di reati societari approvate dal governo Berlusconi si pronuncino l'Alta Corte di giustizia europea e la Corte costituzionale italiana. Se le eccezioni sollevate da vari tribunali verranno respinte, il reato sarà dichiarato prescritto.

 

Medusa Cinema (falso in bilancio)

I grado: condanna a 1 anno e 4 mesi (10 miliardi di fondi neri che, grazie alla compravendita, vengono accantonati su una serie di libretti al portatore di Silvio Berlusconi). Appello: assoluzione con formula dubitativa (comma 2 art. 530). Berlusconi, secondo il collegio è così ricco che potrebbe anche non essersi reso conto di come, nel corso della compravendita, il suo collaboratore Carlo Bernasconi (condannato) gli abbia versato 10 miliardi di lire in nero. Scrivono i giudici: "La molteplicità dei libretti riconducibili alla famiglia Berlusconi e le notorie rilevanti dimensioni del patrimonio di Berlusconi postulano l'impossibilità di conoscenza sia dell'incremento sia soprattutto dell'origine dello stesso". Cassazione: sentenza d'appello confermata.

 

Terreni di Macherio (appropriazione indebita, frode fiscale, falso in bilancio)

I grado: assoluzione dall'appropriazione indebita e dalla frode fiscale (per 4.4 miliardi di lire pagati in nero all'ex proprietario dei terreni che circondano la villa di Macherio, dove vivono la moglie Veronica e i tre figli di secondo letto), prescrizione per i falsi in bilancio di due società ai quali "indubbiamente ha concorso Berlusconi". Appello: confermata l'assoluzione dalle prime due accuse. Assoluzione anche dal primo dei due falsi in bilancio, mentre il secondo rimane ma è coperto da amnistia. Cassazione: in corso.

 

Caso Lentini (falso in bilancio)

I grado: il reato (10 miliardi versati in nero al Torino Calcio in occasione dell'acquisto del giocatore Luigi Lentini) è stato dichiarato prescritto grazie alla nuova legge sul falso in bilancio. Appello: in corso.

 

Consolidato gruppo Fininvest (falso in bilancio)

Il gip Fabio Paparella ha dichiarato prescritti, sulla base della nuova legge sul falso in bilancio, i 1500 miliardi di lire di presunti fondi neri accantonati 12 dal gruppo Berlusconi su 64 off-shore della galassia All Iberian (comparto B della Fininvest). Il pm Francesco Greco ha presentato ricorso in Cassazione perché la mancata fissazione dell'udienza preliminare gli ha impedito di sollevare un'eccezione d'incostituzionalità e di incompatibilità con le direttive comunitarie delle nuove norme sui reati societari e con il trattato dell'Ocse.

 

Lodo Mondadori (corruzione giudiziaria)

Grazie alla concessione delle attenuanti generiche il reato - che in primo grado ha portato alla condanna di Cesare Previti - è stato dichiarato prescritto dalla Corte d'Appello di Milano e dalla Corte di Cassazione. Nelle motivazioni della Cassazione, tra l'altro, si legge: "il rilievo dato [per concedere le attenuanti generiche] alle attuali condizioni di vita sociale ed individuale del soggetto [Berlusconi è diventato presidente del Consiglio], valutato dalla Corte come decisivo, non appare per nulla incongruo.".

 

Sme-Ariosto (corruzione giudiziaria)

A causa dei continui "impedimenti istituzionali" sollevati da Berlusconi e dei conseguenti rinvii delle udienze, la posizione del premier è stata stralciata dal processo principale. Ed è stato creato un processo parallelo, che però Berlusconi ha sospeso fino al termine del suo incarico (o sine die, in caso di rielezione o di nomina ad altra carica istituzionale) facendo approvare a tempo di record il Lodo Maccanico, proprio alla vigilia della requisitoria, delle arringhe e della sentenza, e a 40 mesi dall'inizio del dibattimento.

 

Sme-Ariosto (falso in bilancio)

In seguito all'entrata in vigore delle nuove norme sul diritto societario, questo capo d'imputazione contestato a Berlusconi per il denaro versato - secondo l'accusa- ad alcuni giudici, è stato stralciato. Il processo è fermo in attesa che l'Alta Corte di giustizia europea si pronunci sulla conformità tra le nuove regole e le normative comunitarie. Ma, anche in caso di risposta positiva per i giudici, resterà bloccato per il Lodo Maccanico. Come tutti gli altri procedimenti ancora in corso a carico di Silvio Berlusconi.

 

Diritti televisivi (falso in bilancio -?- e frode fiscale)

Indagini preliminari in corso alla Procura di Milano (pm Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale), a carico di numerosi manager del gruppo, più il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e il titolare Silvio Berlusconi, il quale - secondo l'ipotesi accusatoria - avrebbe continuato anche dopo l'ingresso in politica nel '94 ad esercitare di fatto il ruolo di dominus dell'azienda. Oggetto dell'indagine: una serie di operazioni finanziarie di acquisto di diritti cinematografici e televisivi da majors americane, con vorticosi passaggi fra una società estera e l'altra del gruppo Berlusconi, con il risultato di far lievitare artificiosamente il prezzo dei beni compravenduti e beneficiare di sconti fiscali previsti dalla legge Tremonti, approvata dal primo governo dello stesso Berlusconi per detassare gli utili reinvestiti dalle imprese. Un presunto falso in bilancio che i magistrati valutano in circa 180 milioni di euro nel 1994.

 

Telecinco (violazione delle leggi antitrust e frode fiscale in Spagna)

Il giudice anticorruzione di Madrid Baltasàr Garzòn Real, dopo aver chiesto nel 2001 al governo italiano di processare Berlusconi o, in alternativa, di privarlo dell'immunità in modo di poterlo giudicare in Spagna, non ha ancora ricevuto risposta. Per questo il procuratore anticorruzione Carlo Castresana, nel maggio 2002, ha pregato Garzòn di rivolgersi di nuovo alle autorità italiane. Berlusconi in Spagna è accusato - insieme a Marcello Dell'Utri e ad altri dirigenti del gruppo Fininvest - di aver posseduto, grazie a una serie di prestanomi e di operazioni finanziarie illecite, il controllo pressoché totalitario dell'emittente Telecinco eccedenti rispetto ai limiti dell'antitrust spagnola, negli anni in cui il tetto massimo era del 25 per cento delle quote azionarie.

 

 

Mafia (concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco)

Indagini archiviate a Palermo su richiesta della Procura per scadenza dei termini massimi concessi per indagare.

 

Bombe del 1992 e del 1993 (concorso in strage)

Le inchieste delle Procure di Firenze e Caltanissetta sui presunti "mandanti a volto coperto" delle stragi del 1992 (Falcone e Borsellino) e del 1993 (Milano, Firenze e Roma) sono state archiviate per scadenza dei termini d'indagine. A Firenze, il 14 novembre 1998, il gip Giuseppe Soresina ha però rilevato come Berlusconi e Dell'Utri abbiano "intrattenuto rapporti non meramente episodici con i soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato". Cioè con il clan corleonese che da vent'anni guida Cosa Nostra, con centinaia di omicidi e una mezza dozzina di stragi. Aggiunge il giudice fiorentino che esiste "una obiettiva convergenza degli interessi politici di Cosa Nostra rispetto ad alcune qualificate linee programmatiche della nuova formazione [Forza Italia]: articolo 41 bis, legislazione sui collaboratori di giustizia, recupero del garantismo processuale asseritamente trascurato dalla legislazione dei primi anni 90". Poi aggiunge che, nel corso delle indagini, addirittura "l'ipotesi iniziale [di un coinvolgi- mento di Berlusconi e dell'Utri nelle stragi] ha mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità". Ma purtroppo è scaduto "il termine massimo delle indagini preliminari" prima di poter raccogliere ulteriori elementi. Il gip di Caltanissetta Giovanni Battista Tona ha scritto: "Gli atti del fascicolo hanno ampiamente dimostrato la sussistenza di varie possibilità di contatto tra uomini appartenenti a Cosa Nostra ed esponenti e gruppi societari controllati in vario modo dagli odierni indagati [Berlusconi e Dell'Utri]. Ciò di per sé legittima l'ipotesi che, in considera- zione del prestigio di Berlusconi e Dell'Utri, essi possano essere stati individuati dagli uomini dell'organizzazione quali eventuali nuovi interlocutori". Ma "la friabilità del quadro indiziario impone l'archiviazione". C'è, infine, la sentenza della Corte di Assise di Appello di Caltanissetta, che il 23 giugno 2001 ha condannato 37 boss mafiosi per la strage di Capaci: nel 14 capitolo intitolato esplicitamente "I contatti tra Salvatore Riina e gli on. Dell'Utri e Berlusconi", si legge che è provato che la mafia intrecciò con i due "un rapporto fruttuoso quanto meno sotto il profilo economico". Talmente fruttuoso che poi, nel 1992, "il progetto politico di Cosa Nostra sul versante istituzionale mirava a realizzare nuovi equilibri e nuove alleanze con nuovi referenti della politica e dell'economia". Cioè a "indurre nella trattativa lo Stato ovvero a consentire un ricambio politico che, attraverso nuovi rapporti, assicurasse come nel passato le complicità di cui Cosa Nostra aveva beneficiato".

 

TUTTE LE BUGIE DI BERLUSCONI

 

"Io dico sempre  cose sincere, anche  perché non

ho memoria e dimenticherei le bugie. Come ci si

può  fidare  di chi usa la menzogna come mezzo

della  lotta politica?  La gente deve fidarsi solo di

chi dice  la verità"      (Silvio Berlusconi, 2-3-94)

 

 

 

Indro Montanelli, il più grande giornalista italiano scomparso nel 2001, lo conosceva bene, avendolo avuto per 15 anni come editore. E diceva: "Silvio Berlusconi è un mentitore professionale: mente a tutti, sempre anche a se stesso, al punto da credere alle sue stesse menzogne". Una pulsione incontenibile e irrefrenabile, quella del presidente del Consiglio italiano verso la menzogna. Persino in Tribunale. Infatti, il 22 ottobre 1990, la Corte d'Appello di Venezia l'ha riconosciuto colpevole di aver mentito ai giudici sotto giuramento: "Il Berlusconi - si legge nella sentenza - deponendo avanti il Tribunale di Verona, ha dichiarato il falso, realizzando gli estremi obiettivi e soggettivi del contestato delitto": cioè la falsa testimonianza, a proposito della sua iscrizione alla loggia massonica P2. Il reato, accertato, fu dichiarato estinto grazie a una provvidenziale amnistia approvata nel 1989. Negli Stati Uniti la menzogna (specie se giurata dinanzi a un giudice) comporta l'immediato impeachment: il colpevole lascia la Casa Bianca. In Italia, entra a Palazzo Chigi. E, naturalmente, continua a mentire. Come prima e più di prima. Quello che segue è un piccolo catalogo ragionato delle bugie berlusconiane.

 

 

BERLUSCONI GIOVANE

 

"La mia carriera canora (come cantante sulle navi da crociera, ndr) è cominciata con una tournée in Libano" (7-6-1989). Ma secondo Giuseppe Fiori, suo biografo non autorizzato, Berlusconi non è mai stato in Libano. "Al 'Gardenia' (un locale notturno, ndr) di Milano, come poi sarebbe avvenuto a Parigi, dopo aver cantato mi buttavo in pista per ballare con le bionde" (ibidem). Ma Berlusconi non ha mai suonato a Parigi. "Ho studiato due anni a Parigi, alla Sorbona, e per mantenermi dovevo suonare e cantare nei locali della capitale" (8-7-1989). Ma Berlusconi non ha mai studiato alla Sorbona: semmai alla Statale di Milano. "A Parigi facevo il canottaggio ed ero campione italiano studentesco con il Cus di Milano" (luglio 1989). Parigi a parte, esistono seri dubbi sui titoli sportivi conquistati dal Cavaliere in canoa.

 

 

BERLUSCONI INCAPPUCCIATO

 

"Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo. Non ho mai pagato una quota di iscrizione, né mi è stata richiesta" (27-9-1988, al Tribunale di Verona). Berlusconi s'iscrisse alla P2 nei primi mesi del 1978 e pagò regolarmente la quota di iscrizione di 100 mila lire. Di qui la falsa testimonianza. "Basta con questa storia della P2: l'ho già detto, ricevetti la tessera per posta e non pagai neppure la quota d'iscrizione" (10-3-94). Ma, come ha testimoniato anche Licio Gelli, gran maestro venerabile della loggia P2, "Berlusconi ha fatto la normale iniziazione alla loggia P2".

 

 

BERLUSCONI IMPRENDITORE

 

"Il signor Berlusconi ha lavorato, ha rischiato, ha pagato le tasse e non ha mai chiesto alcuna lira di contributi allo Stato" (22-5-95). Ma la Fininvest è sotto processo per evasione fiscali di centinaia di miliardi; e ha ricevuto contributi pubblici, tanto per l'editoria (5 miliardi e rotti all'anno per Il Giornale, intestato al fratello Paolo, altrettanti per Il Foglio intestato alla moglie Veronica), quanto per la cassa integrazione alla Standa e alla Mondadori. "La legge Mammì ci ha tolto la metà del fatturato" (La Stampa, 24-5-95). All'epoca della legge Mammì (che nell'agosto 1990 ha regolamentato il sistema radiotelevisivo italiano), le dimensioni del gruppo erano pressappoco le stesse del '95. "La Mammì ci ha costretti a vendere i quotidiani e ci ha impedito di tenere le pay tv" (La Stampa, 24-5-95). I quotidiani erano uno solo: il Giornale (subito passato al fratello Paolo); le pay tv non esistevano ancora, visto che Tele+ è nata il 20 ottobre '90. "E' una falsità, una cosa senza senso dire che dietro il signor Berlusconi ci sia Craxi. Non devo nulla a Craxi e al cosiddetto Caf, e non rinnego nulla di ciò che ho fatto" (a Mixer, Rai2, 21-2-94). Ma era stato lo stesso Berlusconi a confessare, il 13-9-93, in un raro lampo di sincerità, di aver licenziato l'anchor man Gianfranco Funari su ordine di Craxi ("Non è un mistero - aveva ammesso il Cavaliere - che Berlusconi è sempre stato schiavo del Principe, e in più di un'occasione ho dovuto tenerne conto. Un anno fa, se ricordate bene, io stavo aspettando le concessioni televisive...").

 

 

BERLUSCONI CANDIDATO

 

"Tutti mi chiedono di candidarmi. Ma io so perfettamente quello che posso fare. Se io facessi la scelta politica dovrei abbandonare le televisioni e cambiare completamente mestiere. Un partito di Berlusconi non c'è stato, nè ci sarà mai" (13-9-93). Due mesi dopo nasce ufficialmente Forza Italia e Berlusconi si candida alla presidenza del Consiglio. "Se fonderò un partito? Ho sempre dichiarato il contrario, sarà la ventesima volta che lo ripeto. Lo scrive chi ha interesse a mettermi contro gli attuali protagonisti della politica. E perciò farà finta anche stavolta di non leggere la mia smentita, per cui mi toccherà di ripeterla per la ventunesima volta e chissà per quante altre volte ancora" (Epoca, 23-10-93). Come sopra. "Il mio presunto partito esiste soltanto sulle pagine di alcuni giornali" (alla commissione Bilancio della Camera, 26-10-93). Come sopra.

 

 

BERLUSCONI PREMIER/2

 

"Il nostro futuro ministro della Giustizia è la dottoressa Parenti" (6-2-94). Invece sarà Alfredo Biondi. "Credo che al ministero dell'Interno ci sia bisogno di una persona esperta... di un nonno" (La Stampa, 20-4-94). Infatti offre il ministero al pm Antonio Di Pietro (44 anni), ma questi rifiuta, e allora Berlusconi nomina il leghista Roberto Maroni (39 anni). "Siamo orientati ad un governo molto snello, magari con meno sottosegretari: sarebbe una bella rottura con il passato" (12-4-94). I sottosegretari saranno 39, rispettivamente 3 e 4 in più rispetto ai precedenti governi Ciampi e Amato. "Il criterio per l'assegnazione dei ministeri sarà assolutamente meritocratico, nessuna spartizione delle poltrone" (19-4-94). Infatti, per esempio, la latinista Adriana Poli Bortone andrà alle Risorse Agricole. "Questo governo è schierato dalla parte dell'opera di moralizzazione della vita pubblica intrapresa da valenti magistrati. No ai colpi di spugna. Da questo governo non verrà mai messa in discussione l'indipendenza dei magistrati" (al Senato, 16-5-94). In 7 mesi di vita, il governo Berlusconi metterà quotidianamente in discussione l'indipendenza dei giudici e approverà in tutta fretta il "colpo di spugna" di Biondi, detto anche "decreto salvaladri", che vieta l'arresto per i reati di corruzione, concussione, finanziamento illecito e falso in bilancio. "Falcone e Borsellino hanno dato la vita contro la mafia. E' nel loro nome che il governo si sente vincolato a proseguirne l'opera. Sarebbe suicida abbassare la guardia contro la criminalità. Bisogna invece dotare di strumenti migliori la polizia e la magistratura" (al Senato il 16 e alla Camera il 18-5-94). Il primo governo Berlusconi e la sua maggioranza tenteranno di smantellare la legislazione voluta (e pagata con il sangue) da Falcone e Borsellino: carcere duro per i boss (41-bis), legge sui pentiti, supercarceri nelle isole e così via. "Vi assicuro che non ci sarà il condono edilizio" (30-5-94). "Nel Consiglio dei ministri o altrove non ho mai pronunciato la parola 'condono'. Sono i giornali che vogliono farci apparire come gli altri governi" (23-6-94). Un mese dopo il suo governo varerà il condono edilizio, e subito dopo quello fiscale. "Alla Rai non sposterò nemmeno una pianta" (29-3-94). "Mai mi occuperò di questioni televisive, per non dare l'impressione di voler favorire i miei affari, anzi starò più dalla parte della Rai che della Fininvest" (30-5-94). Pochi giorni dopo, Berlusconi destituisce anzitempo l'intero consiglio d'amministrazione della Rai, per nominarne uno nuovo di sua fiducia, con appositi direttori di rete e tg. E proclama: "E' certamente anomalo che in uno Stato democratico esista un servizio pubblico televisivo contro la maggioranza che ha espresso il governo del Paese. Questa Rai non piace alla gente: me l'ha detto un sondaggio. Il governo se ne occuperà tra breve" (7-6-94). "Le nonne, le mamme e le zie d'Italia stiano tranquille: non sarà toccata una lira delle pensioni attuali" (10-9-94). Poco dopo Berlusconi tenta una riforma che taglia drasticamente le pensioni, poi bloccata da una manifestazione sindacale con oltre un milione di persone e dalla dissociazione del suo ministro del Lavoro Clemente Mastella, nonché del partito alleato Lega Nord che lascia il governo e lo rovescia.

 

 

BERLUSCONI OPPOSITORE

 

"La par condicio ha danneggiato gravemente il Polo delle libertà" (20-4-95). L'Osservatorio dell'università di Pavia sulle televisioni dimostra, ininterrottamente dal 1995, che i politici più presenti sulle reti televisive sono Berlusconi e i suoi uomini. "Pochi ricordano che la Thatcher ha privatizzato qualunque cosa, tranne che la British Telecom" (Liberal, 4-4-95). Ma è vero il contrario. Scrive infatti Margaret Thatcher nella sua autobiografia ("Gli anni di Downing Street", Sperling & Kupfer, 1994, pag.577): "British Telecom fu il primo servizio pubblico ad essere privatizzato. Più di qualsiasi altra, la sua vendita pose le basi del capitalismo ad azionariato popolare in Gran Bretagna... Fui più che soddisfatta quando nel novembre 1984. British Telecom fu finalmente privatizzata". "Non so se avrò voglia di tornare a Palazzo Chigi. Troppo faticoso. La presidenza del Consiglio non la reputo essenziale, non ho questa ambizione personale" (10-2-95). "Non mi ritengo indispensabile. Sono assolutamente favorevole ad un tecnico a Palazzo Chigi, io potrei restare leader del Polo in cabina di regia" (13-4-95). "Adesso che si torna al teatrino della politica, diventa inutile che io resti in pista. Meglio tornare a curare le mie aziende" (31-5-95). "Il ruolo di regista delle riforme, come leader del Polo in Parlamento, è un ruolo che mi attira molto di più di quello di presidente del Consiglio" (10-10-95). Silvio Berlusconi avrà sempre un solo candidato per Palazzo Chigi: Silvio Berlusconi.

 

 

BERLUSCONI EDITORE

 

"Noi non abbiamo giornali- partito. Noi non teorizziamo né tantomeno pratichiamo l'informazione come strumento di ricatto politico. I nostri sono eccellenti prodotti editoriali, non fabbriche di consenso o, quel che è peggio, di calunnie, di derisione, di disprezzo. Non ho mai usato né mai userò i miei mezzi di comunicazione per scatenare campagne di aggressione contro un concorrente, né diffamare chi non è d'accordo con me. Lascio questi metodi ad altri" (Epoca, 20-10-93). Chiunque conosca giornali e tv berlusconiani sa che, almeno dopo l'entrata in politica di Berlusconi, sono stati trasformati in formidabili strumenti di attacco, aggressione e spesso anche di diffamazione per i magistrati e gli avversari politici del loro proprietario.

 

 

BERLUSCONI RICANDIDATO

 

"Dal 1995, passata all'opposizione dopo il golpe politico-giudiziario, mentre fischiavano le pallottole delle procure politicizzate, Forza Italia." (da "Una storia italiana", l'autobiografia illustrata di Berlusconi inviata in 20 milioni di copie a tutte le famiglie italiane nell'aprile 2001, in piena campagna elettorale). Forza Italia passò all'opposizione perché, il 21 dicembre '94, Berlusconi salì al Quirinale e si dimise da presidente del Consiglio: la Lega Nord gli aveva revocato l'appoggio, votando mozioni di sfiducia insieme al Ppi di Rocco Buttiglione e al Pds di Massimo D'Alema. Le procure non c'entrano nulla. "Io non ho nulla a che vedere con All Iberian e non possiedo società off- shore all'estero" (Silvio Berlusconi, 15-3-2000). La Cassazione ha già accertato definitivamente che All Iberian è interamente controllata dalla Fininvest. Tant'è che i suoi conti esteri venivano aperti dal tesoriere centrale del gruppo Berlusconi, Giuseppino Scabini. All Iberian è una società off- shore con sede all'estero (isole del Canale), come le altre 63 scoperte dal pool di Milano e confermate dalla società di revisione internazionale Kpmg. "Le nostre holding erano intestate ai nostri consulenti perché si faceva così, era tutto normale: le trovavamo già pronte negli studi professionali specializzati" (26-4-2001). Le 34 holding "Italiana 1,2,3,4 eccetera" che stanno dietro alla Fininvest sin dalla fine degli anni 70 e le altre società della galassia berlusconiana nascono quasi tutte senza il nome di Berlusconi, ma intestate a prestanome: una cinquantina fra parenti, amici, casalinghe baresi, disoccupati calabresi, elettricisti, malati terminali colpiti da ictus, persino un cecoslovacco nato nel 1887. Tutto normale? "Nessun mistero sulle origini delle mie fortune: ho cominciato con la liquidazione di mio padre: 30 milioni" (26-4-2001). Poi, però, fra il 1978 e il 1983 Berlusconi si ritrovò in tasca 113 miliardi (degli anni 70, pari ad almeno 250 milioni di euro odierni). In parte giunti in contanti. Sulla provenienza di quel fiume di denaro, Berlusconi non ha mai voluto spiegare nulla. Nemmeno quando, nel novembre 2002, il Tribunale di Palermo che sta processando il suo braccio destro Marcello Dell'Utri (parlamentare europeo e italiano, già condannato per false fatture e frode fiscale e imputato per mafia, calunnia ed estorsione), si è recato in trasferta a Palazzo Chigi per interrogarlo. In quell'occasione, alle domande sulle origini di quei quattrini e sulle ragioni che lo indussero a ospitare in casa sua per due anni un boss mafioso del calibro di Vittorio Mangano, con mansioni di "stalliere" o di "fattore", il premier ha Berlusconi ha risposto: "Mi avvalgo della facoltà di non rispondere". E i giudici sono ritornati a Palermo a mani vuote.

ReteLibera
00domenica 4 agosto 2013 19:21

BERLUSCONI PREMIER/2

 

"Meno tasse per tutti" (slogan elettorale di Berlusconi, maggio 2001).

Le tasse degli italiani resteranno le stesse, anzi aumenteranno per l'incremento sostanzioso dei tributi regionali e comunali, in conseguenza dei tagli ai trasferimenti governativi a comuni e regioni.

Il 13 novembre 2001, in visita a Granada (Sagna), Berlusconi e il suo ministro dell'Economia Giulio Tremonti comunicano che "i conti pubblici non sono ancora a posto", dunque  di ridurre le tasse non se ne parla.

Così come della riforma delle pensioni, promessa in campagna elettorale alla Confindustria. Che subito protesta. "Non ho mai detto che la civiltà occidentale è superiore all'Islam. E' colpa di una sinistra irresponsabile che diffonde notizie false sul mio conto" (7-9- 2001).

In realtà Berlusconi, soltanto il giorno prima, ha dichiarato testualmente in una conferenza stampa dalla Germania: "Noi dobbiamo essere consapevoli della superiorità della nostra civiltà, che ha dato luogo al benessere e al rispetto dei diritti umani e religiosi. Cosa che non c'è nei paesi dell'Islam... Dobbiamo evitare di mettere le due civiltà, quella islamica e quella nostra sullo stesso piano. La libertà non è un patrimonio della civiltà islamica. La nostra civiltà deve estendere a chi è rimasto indietro di almeno 1400 anni nella storia i benefici e le conquiste che l'Occidente conosce. C'è una singolare coincidenza fra gli islamici e gli anti-global nella loro opposizione all'Occidente". Poi l'incidente diplomatico internazionale, le proteste della Lega Araba ("posizioni razziste"), l'imbarazzo dell'Occidente impegnato nel tentativo di coinvolgere nella lotta al terrorismo fondamentalista delle Due Torri i paesi islamici moderati. Così il Cavaliere è costretto alla smentita, cioè all'ennesima bugia. "Ho fatto un'esposizione sommaria della legge finanziaria e ho trovato un'ottima accoglienza sia da Prodi sia dal commissario Pedro Solbes" (10- 10-2001).

Così Berlusconi al termine di un incontro ufficiale a Bruxelles con il presidente Romano Prodi e gli altri membri della Commissione europea. Senonché Prodi cade dalle nuvole: "Non ne abbiamo neanche parlato". Anche Solbes lo smentisce: "Non ho espresso alcun giudizio sulla finanziaria italiana, la valuterò insieme al patto di stabilità". Berlusconi è costretto alla retromarcia: "Io ho illustrato l'azione del mio governo, Prodi e Solbes mi hanno ascoltato in silenzio".

Poi, in conferenza stampa, se la prende con il "club della menzogna della sinistra" che gli attribuirebbe frasi mai dette. "La tv pubblica è interamente nelle mani della sinistra, e anche la tv privata si sbilancia a sinistra" (30-1-2002, a Le Figaro).


Appena tornato al governo, Berlusconi, che già detiene il monopolio assoluto della televisione commerciale (Canale 5, Italia 1, Rete 4), nomina suoi uomini al vertice delle tre reti pubbliche Rai (presidente Antonio Baldassarre, direttore generale Agostino Saccà). Costoro allontanano dal video i due giornalisti più famosi della Rai, sgraditi al premier - Enzo Biagi e Michele Santoro - nonché il comico Daniele Luttazzi, anche lui inviso al Cavaliere.

Poi, quando il primo consiglio di amministrazione si dimette agli inizi del 2003, Berlusconi riunisce gli alleati in casa propria per decidere i nuovi consiglieri, facendo infuriare addirittura i presidenti delle due Camere, che rifiutano di ratificare le nomine.
Alla fine, viene creato un nuovo Cda Rai formato da 4 esponenti del centro-destra e uno solo del centro-sinistra. Anche il direttore generale, amico di Berlusconi e del fratello Paolo, è di stretta obbedienza governativa. "Comprare Alessandro Nesta (difensore della Lazio e della Nazionale, ndr) per il Milan? Sono cose che non hanno più nulla di economico, di morale. Nel calcio abbiamo sbagliato tutti, ora basta" (23-8-2002).

L'indomani il Milan di Berlusconi annuncia l'acquisto di Nesta, avvenuto da almeno una settimana. "Non capisco tutta questa fretta per la legge Cirami sul legittimo sospetto (che gli consente di spostare i suoi processi da Milano a Brescia, ndr)" (31- 7-2002).

"La legge sul legittimo sospetto è una priorità per il governo" (30- 8-2002).

"E se in Irak non ci fossero più armi di distruzione di massa? Come parere personale, non credo che ci siano più quegli ordigni" (16-10-2001, al termine di un lungo incontro con Vladimir Putin).

"Sono e resto con Blair, l'alleato più vicino a Bush. Non ho mai detto che Saddam non ha armi di distruzione di massa. Dico solo che potrebbe avere avuto il tempo di distruggerle o di metterle da qualche altra parte" (17-10-2002, dopo le incredule proteste di Londra e Washington).

"Mediaset non farà alcun ricorso al condono fiscale" (30-12-2002).

Berlusconi smentisce le rivelazioni del quotidiano La Repubblica, il quale calcola che il condono fiscale contenuto nella legge finanziaria Berlusconi consentirà al gruppo Mediaset di chiudere la lite col fisco per il possesso di società off-shore risparmiando multe per 100 milioni di euro, pari a 200 miliardi di lire.

Cinque mesi dopo, il settimanale l'Espresso scoprirà che Mediaset ha regolarmente fatto ricorso al condono, risparmiando così circa 120 milioni di euro di imposte. "Ho assoluta fiducia nella Cassazione, fiducia che non né mai mancata. Altra cosa sono certi pm che vogliono un ruolo particolare e imbastiscono processi che finiscono nel nulla" (26 gennaio 2003).

L'indomani la Cassazione gli dà torto e non sposta i suoi processi da Milano. Lui, il premier, tuona subito contro i "giudici golpisti".

 

 

BERLUSCONI IMPUTATO

 

"Giuro sui miei cinque figli che non so nulla di quanto mi viene contestato (le tangenti alla Guardia di Finanza, ndr). Sono vittima di una grande ingiustizia. Mi dicono che questo avviso è la risposta a quanto stiamo facendo" (23-11-94). "E' come se mi avessero mandato un avviso di garanzia accusandomi di non chiamarmi Silvio Berlusconi. Siccome sono certo di chiamarmi Silvio Berlusconi, non credo che nessun tribunale giusto al mondo possa condannarmi perché mi chiamo Silvio Berlusconi. Può esserci una condanna, ma allora non sarà un atto di giustizia, ma sovversione" (1-12-94). "Io corruttore? Sarebbe come incolpare suor Teresa di Calcutta, dopo una vita di sacrifici, se una bambina dell'istituto allungasse una mano per pigliare un quarto di mela dal fruttivendolo, non per sé, ma per darlo ad un altro" (27-10-95). "Nessuno si è reso responsabile di corruzione, il capo del gruppo non era minimamente a conoscenza di quanto gli viene addebitato. Il vero scandalo sta semmai nel fatto che la mia impresa, come quasi tutte le imprese italiane, sia stata sottoposta a pressioni concussive da parte di un corpo armato dello Stato... Siamo stati costretti a pagare da un'associazione a delinquere come la Guardia di Finanza, da elementi deviati di un corpo armato dello Stato" (16-1-96). Con buona pace dell'incolpevole prole, due dirigenti Fininvest verranno definitivamente condannati per corruzione della Guardia di Finanza, un consulente legale definitivamente per favoreggiamento, i due segretari per falsa testimonianza in primo e secondo grado, mentre Berlusconi verrà condannato dal Tribunale per corruzione, dichiarato prescritto (cioè responsabile, ma non più punibile) dalla Corte d'appello, infine assolto dalla Cassazione. Ma solo per "insufficienza probatoria". "Publitalia non ha mai emesso fatture false, e funziona come un orologio" (31-5-95). Ma i massimi dirigenti di Publitalia, dal presidente fondatore Marcello Dell'Utri in giù, hanno patteggiato condanne per decine di miliardi di false fatture e frodi fiscali. "Sono pronto a lasciare la guida del Polo, la Camera e la vita politica se verrà dimostrato un rapporto mio o della Fininvest o di una società del gruppo col signor Bettino Craxi, diverso da quello della pura amicizia!" (29- 11-95). Craxi è colui che nel 1984 impose con il suo governo al Parlamento ben due decreti ad personam, i "decreti Berlusconi", per salvare le televisioni dell'amico finite sotto inchiesta (e minacciate di sequestro dai magistrati) perché trasmettevano illegalmente su tutto il territorio nazionale. La Corte di Cassazione, confermando la prescrizione del reato di finanziamento illecito nel processo sulla società berlusconiana off-shore "All Iberian", ha ritenuto dimostrato che Berlusconi versò illegalmente a Craxi, tra il 1990 e il 1992, ben 21 miliardi estero su estero. Ma Berlusconi non ha lasciato la vita politica. "Non ho mai fatto alcun attacco alla magistratura" (10-10-95). "Se c'è una cosa che mi viene addebitata e che non risponde al vero è da parte mia un giudizio negativo nei confronti dei magistrati" (25-11-95). "Io sono un grande estimatore della magistratura e l'ho dimostrato nella mia attività di governo, durante la quale sono sempre stato vicino ai problemi dei giudici" (7-12-95). "Mi consenta ancora una volta di esprimere ammirazione verso la magistratura e i giudici" (23-1-96). Una costante dell'azione politica è l'attacco sistematico, scientifico, incessante alla magistratura di ogni ordine e grado: dai pm di Milano (ma anche di Palermo, Napoli, Torino: tutti quelli che si sono occupati di lui o di sue aziende) ai giudici per le indagini preliminari, da quelli di tribunale a quelli di appello, su su fino alle sezioni unite della Corte di Cassazione, massima istanza giurisdizionale del Paese. "Le inchieste sul mio gruppo sono iniziate soltanto dopo il mio impegno in politica. Prima non avevo mai subito nulla del genere" (17-6-2003). Ma è vero il contrario: prima nascono le inchieste sulla Fininvest di Berlusconi, poi (e forse proprio per questo) Berlusconi "scende in campo" politico. La prima indagine (poi archiviata) sul Berlusconi imprenditore, per traffico di droga, fu aperta a Milano nel lontano 1983. Nel 1989 poi, sempre a Milano, Marcello Dell'Utri finì per la prima volta sotto inchiesta per mafia (prosciolto). La tesi della persecuzione politica per via giudiziaria, già esposta dal premier in una denuncia a Brescia, è stata così smontata dal gip Carlo Bianchetti nell'archiviazione del 15 maggio 2001: "Risulta dall'esame degli atti che, contrariamente a quanto si desume dalle prospettazioni del denunciante, le iniziative giudiziarie. avevano preceduto e non seguito la decisione di "scendere in campo". [Il pool di Mani pulite ha compiuto, tra] il 27 febbraio '92 e il 20 luglio '93, ben 25 accessi presso Fininvest e Publitalia". Lo stesso Berlusconi, al momento di entrare in politica verso la fine del 1993, aveva confidato ai famosi giornalisti Enzo Biagi e Indro Montanelli (che l'hanno poi raccontato): "Se non entro in politica, fallisco e mi arrestano". "E questo potere arbitrario e di casta è stato illiberalmente esercitato nel 1994 contro un governo sgradito alla magistratura giacobina di sinistra, governo messo platealmente sotto accusa attraverso il suo leader in un procedimento iniziato a Napoli mentre presiedeva una Convenzione delle Nazioni Unite e sfociato poi, per assoluta mancanza di fondatezza, in una clamorosa assoluzione molti anni dopo" (29-1-2003). Berlusconi si ostina a ripetere che, nel 1994, il suo governo fu rovesciato dall'invio di un "avviso di garanzia" per le mazzette Fininvest alla Guardia di Finanza, a Napoli, mentre lui presiedeva un convegno sulla criminalità organizzata. Si trattava in realtà di un "invito a comparire" (una convocazione per un interrogatorio), dovuto per legge, che non fu affatto notificato a Napoli, ma a Roma. E fu preannunciato al telefono all'interessato la sera prima (21 novembre '94) dai carabinieri. Fu dunque Berlusconi, pur sapendo di essere sospettato di corruzione, a decidere ugualmente di presiedere il convegno anche l'indomani (giorno 22), esponendo il buon nome dell'Italia al ludibrio internazionale. Ai magistrati milanesi, secondo un'informativa dei carabinieri, risultava che lui, la sera stessa del 21, sarebbe rientrato a Roma abbandonando il convegno napoletano inaugurato la mattina. Perciò inviarono i militari per la consegna a Roma, non a Napoli. Quanto alle ragioni della caduta del governo, quell'atto non ebbe alcuna conseguenza. L'hanno stabilito i magistrati di Brescia, ai quali Berlusconi aveva presentato un esposto contro i magistrati milanesi per "attentato agli organi costituzionali" (cioè al suo primo governo). Nell'ordinanza del giudice Carlo Bianchetti che il 15 maggio 2001 archivia l'inchiesta e assolve il pool di Milano, si legge: "Alla causazione del cosiddetto "ribaltone" è stata sostanzialmente estranea la vicenda dell'invito a presentarsi, dal momento che, secondo la testimonianza dell'allora ministro Maroni, la decisione della Lega Nord di "sfiduciare" il governo Berlusconi (decisione che era stata determinante nella caduta dell'Esecutivo) era stata formalizzata il 6 novembre 1994, e perciò due settimane prima; trovava comunque le sue radici in un insanabile contrasto tra la Lega Nord e gli altri partiti del Polo delle Libertà risalente a fine agosto '94, allorché l'on. Bossi era venuto a sapere dell'intenzione del capo del governo di "andare alle elezioni anticipate in autunno". "Nel processo Sme non ci sono né indizi né prove contro di me, c'è solo il teorema della signora Stefania Ariosto, una mitomane che ha fatto dei pettegolezzi. Per la Sme mi aspetterei non un processo, ma una medaglia d'oro al valore civile per avere salvato l'Italia da una svendita di un bene pubblico per 500 miliardi quando ne valeva 2500". La teste Stefania Ariosto non parla dell'affare Sme: si limita a raccontare ciò che ha visto e sentito a proposito di Previti e della corruzione di alcuni giudici romani. In realtà, nel processo Sme, gli imputati sono sotto accusa per alcuni bonifici bancari. Il primo riguarda l'industriale Pietro Barilla (deceduto nel '93): il 2 maggio e il 26 luglio 1988 da un conto estero di Barilla partono due accrediti (1 miliardo e 800 milioni di lire) destinati all'avvocato Attilio Pacifico, braccio destro dell'avvocato berlusconiano Cesare Previti. Pacifico versa, secondo l'accusa, 200 milioni in contanti al giudice Filippo Verde, e tramite bonifico 850 a milioni a Previti e 100 al giudice Renato Squillante. Il secondo bonifico chiama invece direttamente in causa la Fininvest. Il 6 marzo 1991, dal conto svizzero "Ferrido", aperto dal capo della tesoreria Fininvest Giuseppino Scabini, vengono accreditati 434.404 dollari sul conto "Mercier" di Previti, da dove, un'ora dopo, vengono girati sul conto "Rowena" del giudice Squillante. Secondo l'accusa, il conto Ferrido (della galassia All Iberian) era alimentato con fondi personali e familiari di Berlusconi. Di qui l'accusa, per tutti, di corruzione giudiziaria. Per la Sme (la finanziaria alimentare dell'Iri), Berlusconi non sventò alcuna svendita: la quota dell'azienda in vendita da parte dell'Iri era stata valutata 500 miliardi da due esperti dell'università milanese Bocconi, e dunque Carlo De Benedetti, unico offerente nel 1985, aveva offerto quella cifra. Poi Berlusconi, su ordine di Craxi, si intromise nell'affare, rilanciando per un 10% appena: il minimo indispensabile per entrare in partita. Dunque offrì 550 miliardi, poco più di De Benedetti, poco meno di un quinto rispetto al valore che oggi egli pretende di attribuire alla Sme del 1985. "La magistratura politicizzata, nel 1992-'93, ha cancellato cinque partiti dalla vita pubblica, risparmiando i comunisti per portarli al potere". A parte il fatto che, a Milano, il pool Mani Pulite arrestò e inquisì quasi l'intero vertice del Pci-Pds, esattamente come quelli dei partiti moderati, va detto che le prime elezioni dopo Tangentopoli non le vinsero le sinistre. Le vinse Berlusconi, occupando lo spazio lasciato libero dal pentapartito che si era sciolto per mancanza di voti dopo lo scandalo. Il 24 gennaio 1994, al momento della sua discesa in campo, il Cavaliere elogiò il pool di Milano per avere scoperchiato lo scandalo di Tangentopoli: "La vecchia classe politica è stata travolta dai fatti e superata dai tempi [...]. L'autoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e del finanziamento illegale dei partiti, lascia il paese impreparato e incerto...". E il 6 febbraio rincarò la dose: "Basta con i ladri di Stato, noi siamo per una politica nuova, diversa, pulita. Siamo l'Italia che lavora contro l'Italia che ruba". Subito dopo tentò di avere nel suo governo i due simboli del pool di Mani Pulite: Antonio Di Pietro al ministero dell'Interno e Piercamillo Davigo alla Giustizia. I due, però, rifiutarono. Ma evidentemente, all'epoca, Berlusconi non li considerava "toghe rosse". "I magistrati milanesi abusavano della carcerazione preventiva per estorcere confessioni agli indagati" (30-9-2002). Anche questo cavallo di battaglia della polemica berlusconiana anti-giudici è smentita dai fatti e, soprattutto, dalla relazione consegnata al governo dai quattro ispettori ministeriali inviati contro il pool di Milano nell'ottobre 1994 dal guardasigilli Alfredo Biondi (Forza Italia, primo governo Berlusconi). Relazione resa nota il 15 maggio '95: "Nessun rilievo può essere mosso ai magistrati milanesi, i quali non paiono aver esorbitato dai limiti imposti dalla legge nell'esercizio dei loro poteri [...]. Non si è riscontrata un'apprezzabile e significativa casistica di annullamenti delle decisioni che hanno dato luogo a quelle detenzioni [...]. I provvedimenti custodiali sono stati spesso suffragati [...] dall'ulteriore e decisiva prova della confessione dell'indagato. Né è risultato che tali confessioni siano state in seguito ritrattate perché rese sotto la minaccia dell'ulteriore protrarsi della detenzione [...]. Non è possibile ascrivere quelle confessioni alle "condizioni fisiche e psicologiche disumane" nelle quali si sarebbero venuti a trovare molti indagati, alcuni dei quali suicidatisi, condizioni cui fa riferimento l'on. Sgarbi: non è stata mai segnalata l'applicazione di regimi detentivi differenziati e inaspriti rispetto alla generalità dei casi". "I magistrati del pool di Milano avevano come obbiettivo quello di favorire la presa di potere da parte delle sinistre" (9-5-2003). A parte le considerazioni già esposte, è interessante leggere la risposta data il 23 ottobre 1996 dal ministro dell'Interno britannico Simon Brown al Parlamento britannico, per spiegare il diniego opposto al ricorso degli avvocati di Berlusconi, i quali parlavano di inchieste e reati "politici" per opporsi alla consegna dei documenti sui conti esteri della galassia All Iberian: "Se ben capisco l'argomentazione dei richiedenti [la Fininvest], essi sostengono che l'azione giudiziaria in corso in Italia per donazioni illecite di 10 miliardi al signor Craxi è politica, e che le accuse di falso contabile [...] sarebbero reato connesso. Le donazioni politiche illegali sono un reato politico? Non sono d'accordo. A me sembra piuttosto un reato contro la legge ordinaria promulgata per garantire un corretto ordinamento del processo democratico in Italia - reato in nulla diverso, diciamo, dal votare due volte alle elezioni [...]. Il reato in questione è stato commesso per influenzare la politica del governo: non si pagano clandestinamente grosse somme di denaro a un partito politico senza uno scopo [...]. Non accetto in nessun modo che il desiderio della magistratura italiana di smascherare e punire la corruzione nella vita pubblica e politica, e il conflitto che ciò ha creato tra i giudici e i politici in quel paese, operi in modo tale da trasformare i reati in questione in reati politici. È un uso scorretto del linguaggio definire la campagna dei magistrati come improntata a "fini politici", o le loro azioni nei confronti del signor Berlusconi come persecuzione politica. Al contrario, tutto ciò che ho letto su questo caso suggerisce che la magistratura stia dimostrando una giusta indipendenza politica dall'esecutivo ed equanimità nel trattare in modo eguale i politici di tutti i partiti [...]. [Il reato] non è intrinsecamente politico, né lo diviene nel caso che l'autore del reato speri di cambiare la politica del governo comprando influenza politica, e neanche se il potere giudiziario, perseguendo lui, spera di ripulire la politica. Nessuno degli argomenti dei richiedenti riesce a persuadermi in nulla che i reati in questione siano politici. Non riesco proprio a vedere i pagatori corrotti della politica come i "Garibaldi di oggi", o cercatori di libertà, o "prigionieri politici". "I magistrati milanesi abusavano della carcerazione preventiva per estorcere confessioni agli indagati" (30-9-2002). Anche questo cavallo di battaglia della polemica berlusconiana anti-giudici è smentita dai fatti e, soprattutto, dalla relazione consegnata al governo dai quattro ispettori ministeriali inviati contro il pool di Milano nell'ottobre 1994 dal guardasigilli Alfredo Biondi (Forza Italia, primo governo Berlusconi). Relazione resa nota il 15 maggio '95: "Nessun rilievo può essere mosso ai magistrati milanesi, i quali non paiono aver esorbitato dai limiti imposti dalla legge nell'esercizio dei loro poteri [...]. Non si è riscontrata un'apprezzabile e significativa casistica di annullamenti delle decisioni che hanno dato luogo a quelle detenzioni [...]. I provvedimenti custodiali sono stati spesso suffragati [...] dall'ulteriore e decisiva prova della confessione dell'indagato. Né è risultato che tali confessioni siano state in seguito ritrattate perché rese sotto la minaccia dell'ulteriore protrarsi della detenzione [...]. Non è possibile ascrivere quelle confessioni alle "condizioni fisiche e psicologiche disumane" nelle quali si sarebbero venuti a trovare molti indagati, alcuni dei quali suicidatisi, condizioni cui fa riferimento l'on. Sgarbi: non è stata mai segnalata l'applicazione di regimi detentivi differenziati e inaspriti rispetto alla generalità dei casi".

 

 

BERLUSCONI E IL CONFLITTO D'INTERESSI

 

"Dire che nell'attività di governo e politica ci sia stato qualche volta un interesse personale, non solo del signor Berlusconi, ma anche di altri membri di Forza Italia, è una vergogna" (14-12-95). "La vecchia classe politica che facendo politica prendeva soldi. Io posso dire che per fare politica ne ho spesi parecchi" (15-12-95). Il primo governo Berlusconi passerà alla storia per due provvedimenti: il decreto Biondi, che vietava le custodia in carcere per corruzione alla vigilia dell'arresto di Paolo Berlusconi per corruzione; e la legge Tremonti, che ha fruttato alla Mediaset dello stesso Berlusconi (Silvio) sgravi fiscali per 243 miliardi. "Ho dato incarico ai miei manager di avviare le dismissioni delle mie proprietà" (23-3-94). "Ho sempre riconosciuto che c'era un'anomalia da sanare... Sono il primo a proporre una soluzione di separazione drastica tra l'esercizio dei doveri di governo e l'esercizio dei diritti proprietari" (2-8-94). "Le mie aziende o le congelo o le vendo. Voglio assolutamente dividere i miei interessi privati che ho come azionista Fininvest dalla mia attività pubblica che svolgerò nell'interesse di tutti. Credo che quella del blind trust americano sia la soluzione ideale" (11-4-94). "Oggi vi annuncio che ho deciso di vendere le mie aziende, perché credo che qualcuno, quando si prende un impegno e dentro questo impegno ci sono certe condizioni che sono ostative allo svolgimento globale dell'impegno, deve avere anche il coraggio di sacrificarsi... Non sarà facile trovare un compratore, ma andremo in Borsa con la televisione e terrò una quota assolutamente non di maggioranza" (23-11-94). "Da novembre ho dato mandato irrevocabile alla Fininvest di vendere le tv" (18-3-95). "Venderò le tv ad imprenditori internazionali" (Il Giornale, 1-4-95). "Il conflitto d'interessi sarà risolto nei primi cento giorni del mio governo" (5-5-2001). Nove anni dopo il suo primo governo e due anni dopo l'avvio del secondo, Berlusconi non ha risolto il conflitto d'interessi né tantomeno ha ceduto alcuna delle sue aziende. Anzi, il 21 dicembre 2001, comunica agli italiani che "il conflitto d'interessi esiste solo nel senso che le mie aziende ci hanno rimesso da quando sono entrato in politica al servizio del Paese". E il 7 maggio 2003, ancora più esplicito: "Il conflitto d'interessi è una scusa. Tutti vedono bene che non c'è nessun conflitto d'interessi. Anzi, io non posso fare che cose sfavorevoli al mio gruppo. Non c'è stata una sola decisione assunta da questa maggioranza e da questo governo che abbia portato cose a mio favore. Da quando sono sceso in politica, il mio gruppo ha subìto soltanto danni enormi".



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ReteLibera
00mercoledì 7 agosto 2013 14:34

 

 Stupidario

Quando diceva: 'politica o cella'

di Wil Nonleggerlo (07 agosto 2013)

Era il 1993 e a Indro Montanelli prima, a Enzo Biagi poi, Berlusconi dichiarava: "Se non scendo in campo, mi mandano in galera e mi fanno fallire per debiti». Quelle parole sono state ripetute negli anni dai suoi più fedeli collaboratori. Perfino Santanchè: "Le offese quotidiane di B. mi inorgogliscono, perché vengono da chi, seduto sui suoi miliardi, non conosce vergogna"




Silvio Berlusconi è entrato in politica solamente per difendersi dalla magistratura, o per salvare una grande azienda con enormi difficoltà economiche? Non possiamo rispondere con certezza a questo ventennale quesito, tema vasto e assai dibattuto, che probabilmente mai arriverà a sentenza definitiva. Ma possiamo rileggere alcune vecchie, interessanti dichiarazioni, che ogni tanto meritano di essere rispolverate. 

Non sono le confessioni di un magistrato che parla troppo, o le critiche dei soliti giustizialisti malpensanti. 

Sono parole pronunciate dallo stesso Silvio Berlusconi, e più volte riportate da due giganti del giornalismo che non ci sono più, Enzo Biagi e Indro Montanelli. Sono parole pronunciate dai suoi storici, e più fedeli collaboratori. Marcello Dell'Utri, Fedele Confalonieri. Sono comizi di fedelissimi, come Daniela Santanché, o dell'alleato di sempre, Umberto Bossi, e ancora Daniele Capezzone, Bruno Vespa, insomma, ci siamo capiti.


«Se non vado in politica, mi mandano in galera e mi fanno fallire per debiti».
(Silvio Berlusconi lo ripete sia ad Enzo Biagi che ad Indro Montanelli, dal 1993)

«Ma vi pare possibile che uno che possiede 140 aziende possa fare gli interessi dei cittadini? Quando quello piange, fatevi una risata: vuol dire che va tutto bene, che non è ancora riuscito a mettere le mani sulla cassaforte. Ogni tanto io a questo Berluscosa gli afferro il polso: pum!, fermo lì!, perché sta per mettere le mani sulla cassaforte. Ci prova in continuazione: la Rai, la magistratura, il condono per i suoi amici palazzinari, le pensioni... Altolà, dove vuoi andare, Berluscosa?».
(Umberto Bossi, 8 agosto 1994) 

«Silvio Berlusconi è entrato in politica per difendere le sue aziende». 
(Marcello Dell'Utri, 28 dicembre 1994)

«Peccato che lui sia un mafioso. Berlusconi è un palermitano nato nella terra sbagliata. L'unica riforma che veramente gli sta a cuore è che non vengano toccate le sue televisioni. Berlusconi è tutto tranne che un democratico. Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia?». 
(Umberto Bossi, 11 novembre 1998) 

«La verità è che se Berlusconi non fosse entrato in politica, se non avesse fondato Forza Italia, noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera con l'accusa di mafia. Col cavolo che portavamo a casa il proscioglimento nel lodo Mondadori». 
(Fedele Confalonieri, "La Repubblica", 25 giugno 2000)


«La situazione della Fininvest con 5 mila miliardi di debiti. Franco Tatò, che all'epoca era l'amministratore delegato del gruppo, non vedeva vie d'uscita: 'Cavaliere, dobbiamo portare i libri in tribunale' (...) I fatti poi, per fortuna, ci hanno dato ragione e oggi posso dire che senza la decisione di scendere in campo con un suo partito, Berlusconi non avrebbe salvato la pelle e sarebbe finito come Angelo Rizzoli che, con l'inchiesta della P2, andò in carcere e perse l'azienda». 
(Marcello Dell'Utri, intervistato da Antonio Galdo; l'intervista è stata pubblicata nel libro "Saranno potenti", 2003)

«Silvio Berlusconi è entrato in politica con 5 mila miliardi di debiti e con le banche che tentavano di strozzarlo; oggi vanta 29 mila miliardi di attivo e figura tra i sette uomini più ricchi del pianeta». 
(Daniele Capezzone, 30 ottobre 2005)


«Le offese quotidiane di Berlusconi mi inorgogliscono, perché vengono da chi, seduto sui suoi miliardi, non conosce né vergogna, né le esigenze vere e i bisogni degli italiani. Lui ha perso la testa oramai come uomo, come politico e anche come imprenditore, arrivando a disprezzare il lavoro di una imprenditrice che si è fatta da sola, che non ha una barca ed ha invece una sola casa con il mutuo. Solo quello che si ruba si nasconde ed è forse per quello che le sue principali abitazioni sono all'estero». (Daniela Santanché, 10 aprile 2008) 

«Come tutti i grandi imprenditori, Berlusconi non ha la purezza di San Francesco». 
(Bruno Vespa a Panorama, 12 novembre 2009)



http://espresso.repubblica.it
ReteLibera
00mercoledì 7 agosto 2013 17:32

MARCO TRAVAGLIO: LA CARRIERA DI UN EVASORE


UN IMPERO FONDATO SUI FONDI NERI: LA CARRIERA DI CHI, DOPO AVER PAGATO POLITICI, GIUDICI E FINANZIERI, HA PURE CAMBIATO LE LEGGI IN SUO FAVORE


Secondo Angelo Panebianco, editorialista del Corriere (e non solo lui), la condanna definitiva di B. per frode fiscale non dipende dal fatto che B. è un frodatore fiscale, ma dallo “squilibrio di potenza fra magistrati e politica”.

Perché in Italia la politica sarebbe “un potere debole e diviso” che non riesce a riformare il “potere molto più forte e unito” della magistratura.

Solo separando le carriere, abolendo l’azione penale obbligatoria, trasformando il pm in “avvocato dell’accusa”, spogliando il Csm, cambiando la scuola e il reclutamento delle toghe e rimpolpando i poteri del governo nella Costituzione si eviteranno sentenze come quella del 1° agosto.

Forse Panebianco non sa che in tutte le democrazie del mondo, anche quelle che hanno da sempre nel loro ordinamento le riforme da lui auspicate, capita di continuo che uomini politici vengano condannati se frodano il fisco, con l’aggiunta che vengono pure arrestati e, un attimo prima, cacciati dalla vita politica.

Ma soprattutto il nostro esperto di nonsisachè ignora la carriera di B., che froda il fisco da quando aveva i calzoni corti.

E se non fu scoperto all’epoca è perché con i fondi neri corrompeva politici, Guardia di Finanza e giudici che avrebbero potuto scoperchiare le sue frodi fin dagli anni 70.

Chi conosce il curriculum del neo-pregiudicato non si stupisce per la condanna dell’altro giorno, ma per il fatto che sia rimasto a piede libero fino a oggi.


La prima visita. 


Il 12 novembre 1979 una squadretta della Guardia di Finanza ispeziona l’Edilnord Centri Residenziali Sas che sta realizzando a Segrate la città-satellite di Milano2, sospettata di varie irregolarità tributarie.
Nel cantiere, con alcuni operai, c’è un omino spelacchiato e imbrillantinato che si presenta come “semplice consulente” della società.
È Silvio Berlusconi, il proprietario, iscritto da un anno alla loggia deviata P2. I finanzieri vogliono sapere perché abbia prestato fideiussioni personali in favore di Edilnord e Sogeat, società il cui capitale è ufficialmente controllato da misteriosi soci svizzeri.
Ma lui fa lo gnorri e mette a verbale: “Ho svolto un ruolo molto importante nei confronti dell’Edilnord Centri Residenziali e della Società generale attrezzature Sas, perché entrambe mi hanno fin dall’inizio affidato l’incarico professionale della progettazione e della direzione del complesso residenziale Milano 2”.

Anziché ridergli in faccia e approfondire le indagini, il maggiore Massimo Maria Berruti che guida la squadra si beve tutto, chiude l’ispezione in meno di un mese, nonostante le anomalie finanziarie riscontrate e archivia tutto con una relazione rose e fiori.

Poi, il 12 marzo 1980, si dimette dalle Fiamme Gialle. Per qualche mese lavora per l’avvocato d’affari Alessandro Carnelutti, titolare a Milano di un importante studio legale con sedi a New York e Londra, dove si appoggia all’avvocato inglese David Mackenzie Mills.

Poi Berruti inizia a lavorare per il gruppo Fininvest, specializzandosi in operazioni finanziarie estere e in contratti per i calciatori stranieri del Milan.

Gli altri due graduati che erano con lui nel blitz del ’79 sono il colonnello Salvatore Gallo e il capitano Alberto Corrado.
Il nome di Gallo verrà trovato nelle liste della loggia P2.
Corrado verrà arrestato nel ’94 e poi condannato con Berruti per i depistaggi nell’inchiesta sulle mazzette Fininvest.

Versate a chi? Alla Guardia di finanza, naturalmente.


San Bettino vede e provvede. 


Nel 1980 Berlusconi rischia di ritrovarsi un’altra volta la Finanza in casa. Allarmatissimo, scrive una lettera all’amico Bettino Craxi, leader del Psi che sostiene il governo Cossiga: “Caro Bettino, come ti ho accennato verbalmente, Radio Fante ha annunciato che dopo la visita a Torino, Guffanti e Cabassi, la Polizia tributaria si interesserà a me… Ti ringrazio per quello che crederai sia giusto fare” (lettera pubblicata dal fotografo di Craxi, Umberto Cicconi, in Segreti e misfatti, Roma 2005).

Che si sappia, anche quella volta le Fiamme Gialle si tengono alla larga dal Biscione. Che evidentemente ha sempre più cose da nascondere.


Giudici venduti e no


Il 24 maggio 1984 il vicecapo dell’Ufficio Istruzione di Roma, Renato Squillante, interroga B., assistito dall’avvocato Cesare Previti e imputato “ai sensi dell’articolo 1 della legge 15/12/69 n. 932” per interruzione di pubblico servizio a causa delle presunte antenne abusive sul Monte Cavo che interferiscono nelle frequenze radio della Protezione civile e dell’aeroporto di Fiumicino.
Gli imputati sono un centinaio. Ma la posizione di B. viene subito archiviata il 20 luglio 1985, mentre altri 45 rimarranno sulla graticola fino al 1992 e se la caveranno solo grazie al-l’amnistia.

Non potevano sapere che Squillante e Previti avevano conti comunicanti in Svizzera. Insomma, che il giudice romano era a libro paga della Fininvest.

Il 16 ottobre 1984 i pretori di Torino, Pescara e Roma, Giuseppe Casalbore, Nicola Trifuoggi e Adriano Sansa, sequestrano gli impianti che consentono a Canale 5, Italia 1 e Rete 4 di trasmettere in contemporanea in tutt’Italia in spregio alla legge.
Craxi neutralizza le ordinanze con due “decreti Berlusconi”.


Mills e la Fininvest occulta


Nel 1989 l’avvocato Mills, consulente Fininvest da alcuni anni, costituisce per conto del gruppo Berlusconi la All Iberian e decine di altre società offshore (la Kpmg, per conto della Procura di Milano, arriverà a contarne 64) domiciliate nelle isole del Canale (all’ombra di Sua Maestà britannica), nelle Isole Vergini e in altri paradisi fiscali.
Ordine è partito dai responsabili della finanza estera del gruppo, Candia Camaggi e Giorgio Vanoni.

Nasce così il “Comparto B” della Fininvest, “very discreet”, cioè occulto e in gran parte mai dichiarato nei bilanci consolidati, alimentato perlopiù dalla Silvio Berlusconi Finanziaria Sa (società lussemburghese regolarmente registrata a bilancio), ma anche da denaro proveniente dal Cavaliere in persona (in contanti, tramite “spalloni” che lo portano da Milano oltre il confine elvetico).

Sul conto svizzero di All Iberian, in soli sei anni, transitano in nero quasi mille miliardi di lire. Usati per operazioni riservate e inconfessabili, come confermeranno le sentenze definitive All Iberian, Mills e Mediaset.

Anzitutto, B. versa 23 miliardi a Craxi tra il 1990 e il ’91. 


Gira soldi di nascosto ai suoi prestanome Renato Della Valle e Leo Kirch: non potendo, per la legge Mammì, detenere piú del 10% di Telepiú, B. finanzia occultamente le teste di legno che rilevano le sue quote eccedenti.

Acquista per 456 miliardi il capitale di Telecinco, la tv spagnola, di cui per la legge antitrust di Madrid non potrebbe controllare più del 25%.

Presta soldi a Giulio Margara, presidente di Auditel e direttore di Upa, l’associazione utenti pubblicitari.

Gira 16 miliardi a Previti, in parte per pagarlo in nero in parte perché versi tangenti a giudici romani come Squillante e Vittorio Metta (autore della sentenza comprata che nel 1990 scippa la Mondadori a De Benedetti per regalarla alla Fininvest).
Scala di nascosto i gruppi Rinascente, Standa e Mondadori in barba alla normativa Consob .
E soprattutto, tramite alcune offshore, intermedia l’acquisto di film dalle major di Hollywood, facendone lievitare i costi per 368 milioni di dollari e dunque abbattendo gli utili di Mediaset per tutti gli anni 90, consentendo al gruppo di pagare meno imposte e al beneficiario dei conti esterni, cioè a se stesso, di accumulare una fortuna extrabilancio ed esentasse. E cosí via.

Resta pure il sospetto che parte del denaro di destinazione ignota sia servito a pagare i politici del pentapartito per la legge Mammì del 1990 sull’emittenza: quella che consente a B. di tenersi tutt’e tre le reti Fininvest in barba a qualunque minimo principio antitrust.

Lo testimoniano i responsabili della Fiduciaria Orefici, che aiuta il Cavaliere a foraggiare il conto All Iberian: il dirigente Fininvest Mario Moranzoni confidò loro che “i politici costano, c’è in ballo la Mammí”.

Per le presunte tangenti Fininvest in cambio di quella legge, la magistratura romana indagherà Gianni Letta e Adriano Galliani, ma l’ufficio Gip guidato da Squillante negherà il loro arresto, e l’inchiesta finirà nel nulla.

Le Fiamme Sporche


Nel 1989 il responsabile servizi fiscali della Fininvest, Salvatore Sciascia, altro ex finanziere passato alla corte del Cavaliere, si libera di una verifica fiscale a Videotime (la società Fininvest che racchiude Canale5, Rete4 e Italia1) versando ai finanzieri una tangente di 100 milioni di lire.

Lo stesso fa nel 1991 con 130 milioni scuciti per ammorbidire un’ispezione a Mondadori. E poi nel 1992 con altri 100 milioni per una visita delle Fiamme Gialle a Mediolanum.

E ancora nel 1994 con 50 milioni perché i finanzieri chiudano un occhio, o possibilmente due, durante un blitz disposto dalla Procura di Roma e dal Garante per l’editoria sulla reale proprietà di Telepiù: che, se dovesse risultare ancora in mano a B. tramite i soliti prestanome (così com’è nella realtà), porterebbe al-l’immediata revoca delle concessioni per Canale5, Rete4 e Italia1.

Ma anche quella volta i finanzieri corrotti se ne vanno con gli occhi bendati.

Nel ’94, appena un sottufficiale confessa a Di Pietro di aver ricevuto parte di una tangente Fininvest, esplode lo scandalo Fiamme Sporche, che in poche settimane porta all’arresto di un centinaio di finanzieri corrotti e all’incriminazione di oltre 500 imprenditori e manager corruttori (il Gotha dell’imprenditoria milanese).

Confessano quasi tutti. Tranne uno: Silvio B., che non può ammettere nulla perché è appena divenuto presidente del Consiglio. Sciascia dice che ha fatto tutto per ordine di Paolo Berlusconi, Silvio non c’entra nulla.

Intanto l’avvocato Berruti chiama l’ex collega Corrado (quello dell’ispezione del 1979), ormai in pensione, perché tappi la bocca sulle mazzette Fininvest il capobanda, colonnello Angelo Tanca. E così avviene.

Quando il pool Mani Pulite ha pronta la richiesta di cattura per Sciascia e Paolo, il governo di Silvio vieta la manette per corruzione col decreto Biondi.

È il 14 luglio ’94.
L’Italia si ribella, Bossi e Fini si defilano, B. è costretto a ritirare il decreto a furor di popolo, così finiscono dentro Sciascia, Paolo, Corrado e Berruti. Il quale, si scopre, prima di orchestrare il depistaggio è volato a Roma per incontrare il premier a Palazzo Chigi. La prova che ha fatto tutto Silvio, non Paolo.

Di qui l’invito a comparire durante la conferenza Onu di Napoli e poi il processo. Primo grado: condannati Silvio e Sciascia, assolto Paolo.

Appello: prescritto Silvio, condannato Sciascia.

Cassazione: condannato Sciascia, assolto per insufficienza di prove Silvio, perché potrebbe essere stato Paolo, che però non può essere riprocessato una volta assolto.

La prova contro Silvio potrebbe, anzi dovrebbe fornirla Mills, sentito come testimone al processo: purtroppo è stato corrotto con 600mila dollari e mente ai giudici, salvando il Cavaliere.

9 processi aboliti per legge

Ma le tangenti c’erano, e quello che il gruppo Berlusconi ha da nascondere alla Guardia di Finanza è più che evidente.

Lo dimostra la miriade di processi nati da quei fondi neri negli anni 90, quando i giudici e i finanzieri corrotti iniziano a scarseggiare.

Non potendoli neutralizzare a monte a suon di mazzette, B. li cancella a valle con una raffica di leggi ad personam:
falso in bilancio, condoni fiscali ed ex Cirielli.

Risultato:

2 processi fulminati perché il reato non c’è più, cancellato dall’imputato (All Iberian-2 e Sme-2) e 8 caduti in prescrizione. L’ultimo, per il semplice decorrere del tempo, sulla divulgazione dell’intercettazione della telefonata segreta e rubata tra Fassino e Consorte.

Gli altri 7: corruzione del giudice Metta per la sentenza Mondadori e caso All Iberian-1 per i 23 miliardi a Craxi (prescritti grazie alle attenuanti generiche);

falsi in bilancio Fininvest anni 90; altri falsi in bilancio per i 1550 miliardi di lire di fondi neri sottratti al consolidato col sistema All Iberian; fondi neri nel passaggio del calciatore Lentini dal Torino al Milan; corruzione giudiziaria del teste Mills (prescritti grazie al-l’ex Cirielli);

appropriazioni indebite e i falsi in bilancio e la gran parte delle frodi fiscali sui diritti Mediaset (prescritti grazie al combinato disposto della legge sul falso in bilancio e all’ex Cirielli).

I reati superstiti, e cioè le frodi fiscali del 2002 e 2003, per un totale di 7 milioni di euro (su un totale di 360 milioni di dollari, ormai evaporati), sono miracolosamente giunti in Cassazione per la sentenza definitiva del 1° agosto prima della solita falcidie.


Sarebbe questo il sintomo di una politica debole e di una giustizia forte?

E che c’entra, con questa fogna, la politica?



Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
ReteLibera
00giovedì 8 agosto 2013 16:53
IL GOVERNO DELLE LARGHE IMPUNITA’


Chi pensa di avere messo la parola fine alla vita politica del caimano, ha dimenticato di che pasta è fatto il nostro governo.

Il marciume che trabocca dal suo interno non ha precedenti, una combriccola di cialtroni che prosegue nella sua opera di distruzione di tutto ciò che rappresenta lo stato di diritto, al punto tale da tentare di scardinare la carta dei diritti in maniera del tutto arbitraria. 

Nove procedimenti spazzati via con norme “ad personam” la dicono lunga e fanno capire che nulla è certo quando si parla di Silvio Berlusconi. D'altronde, come continuano a ripetere i suoi fedelissimi (e pensare che sono scesi in piazza a rivendicare il diritto alla democrazia), Silvio è l’artefice degli ultimi vent'anni di politica e questo è sufficiente a cancellare qualsiasi condanna passata in giudicato e guadagnarsi un salvacondotto.

E la cosa che più fa inorridire, è che re Giorgio ci sta pensando e sta valutando se tra gli sporchi giochi politici nei quali ci sguazza, si possa anche includere l’ultimo atto di un processo di sottomissione del diritto alla politica che dura ormai da anni.

Il cittadino onesto e rispettoso delle leggi trova non poche difficoltà a comprendere quanto sta accadendo.

Il decreto Severino - in vigore dal gennaio 2013 - all’art. 3 prevede che decade dal seggio chi riporta condanne superiore ai due anni, e allora si domanda, perché per Berlusconi questo non vale?

Forse perché la legge non è uguale per tutti?

Ce lo saprà sicuramente spiegare l’onorevole Santanché, o forse la spiegazione è tutta nella frase che, con orgoglio, l’onorevole Mussolini esponeva durante l’ultima manifestazione del PDL, “C’hann scassat o’ cazz…” epiteto sicuramente indirizzato a tutti i cittadini che chiedono il rispetto della Democrazia e della Costituzione.

Resta il fatto che fino a settembre dovremo restare con la curiosità e resta il fatto che il governo delle larghe intese si è trasformato nel governo delle larghe impunità.


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ReteLibera
00mercoledì 14 agosto 2013 16:13
ACCANIMENTO GIUDIZIARIO CONTRO BERLUSCONI?

NO!

SUA ABITUDINE A DELINQUERE!!
ReteLibera
00mercoledì 14 agosto 2013 17:03

Berlusconi sei un mafioso? Rispondi! (“la Padania” 1998)

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Visualizza le trascrizioni degli articoli

E' passato ormai quasi un anno da quando pubblicai i link agli articoli del quotidiano "la Padania" risalenti al 1998 in cui Silvio Berlusconi veniva accusato in maniera circostanziata di essere colluso con la mafia e la Fininvest essere nata da cosa nostra.
Ricorrerendo all'archivio storico di Internet (archive.org) riuscii infatti a risalire al testo di quegli articoli ormai introvabili.

Il post viene letto tutt'ora forse perchè il fatto che "la Padania" fino a qualche anno fa accusasse il Premier di essere un mafioso è una circostanza che induce alla riflessione quella parte degli Italiani che pur essendo simpatizzante di Silvio Berlusconi non è stata completamente rimbambita dalla propaganda di regime trasmessa dalle TV controllate dallo stesso individuo.

Pochi giorni fa ho ricevuto un contributo inaspettato (e graditissimo) da un lettore che scrivendo dalla biblioteca centrale dell'Emilia Romagna si è procurato alcune copie cartacee di quelle edizioni de "la Padania".

Ve le ripropongo così come le ho ricevute invitandonvi prima a leggerle e poi a farle girare il più possibile.
Potreste magari anche stamparle per fare uno scherzo a qualche amico lobotomizzato facendogliele leggere per poi divertirvi a fargli indovinare la fonte: Travaglio? Ricca? Martinelli? Grillo? No... La Padania!!!

Scarica tutte le immagini in un unico file


http://www.alain.it/2009/04/15/berlusconi-sei-un-mafioso-rispondi-la-padania-1998/

ReteLibera
00mercoledì 14 agosto 2013 17:04

La Fininvest è nata da Cosa Nostra (La Padania – 1998)

[aggiornato il 15 Aprile 2009] 

Clicca qui e Leggi il nuovo post sullo stesso argomento completo di scansioni e trascrizioni degli articoli originali

Il titolo di questo post non è farina del mio sacco bensì del quotidiano "La Padania" che in quel modo titolava un articolo pubblicato nell' Ottobre del 1998.
In quegli anni non correva buon sangue tra il Cavaliere e la Lega Nord e il quotidiano della Lega si lanciò in una serie interminabile di articoli pesantissimi tutti riguardanti le origini mafiose delle fortune del presidente del consiglio.

Successivamente quegli articoli sono scomparsi. La Padania li ha tolti di mezzo e cercando con Google si riescono a rintracciarne solo i titoli o al massimo qualche stralcio.
Oggi però, dopo aver rivisto un elenco che riporta i link originali degli articoli stessi mi è venuta l'idea di utilizzarli per consultare archive.org.

Per chi non conosce archive.org apro una breve parentesi.
Mentre i normali motori di ricerca si limitano a girare per il web salvando il contenuto delle pagine trovate per poi aggiornarlo di volta in volta, archive.org salva tutte le copie che trova rendendo possibile la navigazione temporale nel sito oggetto della ricerca. In altre parole è per esempio possibile vedere com'era il mio blog nel 2003, o com'era invece nel 2006.
Non basta quindi cancellare un qualcosa di scomodo per farlo sparire perchè quasi sempre la memoria storica di Internet lo immortala rendendolo eterno.

E' il caso del quotidiano La Padania. Consultando l'archivio, infatti, sono riuscito a trovare le copie originali di quegli articoli oggi così importanti per capire l'onestà e la coerenza di chi ci governa.
Rileggerli fa una certa impressione perchè ad accusare il premier non sono i soliti Travaglio, Grillo, Martinelli, o Ricca bensì la testata del partito di alcuni dei suoi stessi ministri, dell'alleato attualmente più prezioso nella coalizione di governo, quello determinante alle ultime elezioni.

Eccovi i link di questi incredibili articoli. Fare un riassuntino per ciascuno mi è sembrato inutile poichè i titoli parlano da soli:

La Fininvest è nata da Cosa Nostra - Matteo Mauri - 27 Ottobre 1998

Parla meneghino ma è di Palermo - 22 Luglio 1998

Silvio riciclava i Soldi della Mafia - 7 Luglio 1998

C'è una legge inapplicata: Berlusconi è ineleggibile - Davide Caparini - 25 Novembre 1999

Imprenditore o politico è il momento della scelta - Chiara Garofano - 8 Novembre 1998

Fu Craxi a spingere Berlusconi in politica - 5 Maggio 1998

Un biscione di miliardi in Svizzera - Emilio Parodi - 3 Novembre 1998

Le sedici cassaforti occulte - Max Parisi - 29 Settembre 1998

Soldi sporchi nei forzieri del Berlusca - 2 Luglio 1998

Così il biscione di mise la coppola - 10 Luglio 1998

Le gesta di Lucky Berlusca - Max Parisi - 30 Agosto 1998

[aggiornato il 6 Luglio] Berlusconi Mafioso? 11 domande al cavaliere per negarlo. - Max Parisi - 8 Luglio 1998

Concludo con una richiesta ed una sfida.

La richiesta è di pubblicare link verso questa pagina (o incollare i link degli articoli stessi) in altri blog o in altri siti di informazione. Prima di tutto perchè vi assicuro che in rete non si trovano altrove ed in secondo luogo perchè non vorrei che qualcuno possa trovare il modo di obbligarmi a rimuoverli. Magari anche in forma anonima ripostateli. Grazie.

La sfida che invece propongo ai più smaliziati della rete è quella di trovare l'originale dell'articolo più bello di tutti, e cioè quello delle 10 domane rivolte a Berlusconi il 19 Agosto 1998.
Osservando il pattern utilizzato dal sito de "La Padania" per salvare i suoi articoli è possibile intuire quello che potrebbe contenere l'articolo che ci interessa. Purtroppo non sapendo a che pagina e in che posizione l'articolo fu pubblicato è necessario provare a "forza bruta".
Fatemi sapere se ci riuscite prima di me.

Buona lettura

=omegabible=
00mercoledì 14 agosto 2013 17:33
Grazie di esserci Raf!!!! [SM=g3000484]
Sono allibito!!! [SM=g3000497]

[SM=g3000474] [SM=g3000475]
ReteLibera
00mercoledì 14 agosto 2013 17:47
[SM=g3000621]
ReteLibera
00venerdì 16 agosto 2013 13:50


ReteLibera
00venerdì 16 agosto 2013 13:59


ReteLibera
00martedì 20 agosto 2013 15:12

BERLUSCONI PREPARA IL NUOVO IMBROGLIO

PER NON FARLO DECADERE SI CERCA DI DISTORCERE LA LEGGE SEVERINO CHE E’ TALMENTE CHIARA CHE IL PDL NON HA INFATTI CANDIDATO DELL’UTRI E BRANCHER

Per la serie “Oggi le comiche”, ecco la retromarcia sulla legge Severino, approvata dall’intero Parlamento appena sette mesi fa per dare una ripulita alle Camere.
La legge è la numero 235 del 31 dicembre 2012. Art. 1: «Chi ha riportato condanne definitive a pene superiori a 2 anni di reclusione» decade da parlamentare se lo è già ed è incandidabile se non lo è ancora. Art.3: «Le sentenze definitive di condanna sono immediatamente comunicate… alla Camera di appartenenza» che «delibera ai sensi dell’art. 66 della Costituzione» sui «titoli di ammissione dei suoi componenti» e sulle «cause sopraggiunte di ineleggibilità e incompatibilità».

Ora, Berlusconi è stato condannato definitivamente a 4 anni, cioè a più di 2, dunque al Senato non rimane altra scelta che dichiararlo decaduto, accompagnarlo alla porta e intimargli di non ripresentarsi prima di sei anni.

Il tutto, indipendentemente dalla durata dell’interdizione dai pubblici uffici che la Cassazione ha chiesto alla Corte d’appello di Milano di ricalcolare, da un minimo di un anno a un massimo di tre.
Ma naturalmente al Pdl non va bene neppure una legge da esso stesso approvata meno d’un anno fa.

Alcuni buontemponi hanno cominciato a dire che la condanna a 4 anni è coperta per 3 dall’indulto: 4 meno 3 fa uno, ergo Berlusconi è sotto il tetto di 2 e non deve decadere. Cretinata abissale: se la legge consentisse di detrarre dalle condanne il bonus dell’indulto, l’avrebbe previsto esplicitamente, dichiarando decaduti e incandidabili i titolari di pene effettive superiori ai 2 anni: invece parla di «condanne».

Fallito il primo tentativo, ecco subito il secondo. Che, quando lo azzardò Carlo Giovanardi, noto giurista per caso, suscitò l’ilarità generale.
Poi però lo seguirono a ruota Francesco Nitto Palma, magistrato e presidente della commissione Giustizia, più il costituzionalista di destra Paolo Armaroli e quello di sinistra Giovanni Guzzetta.

La loro tesi è avvincente: la legge Severino si applica solo alle condanne relative a reati commessi dopo che è stata approvata.
Se invece si applicasse anche a chi il reato l’ha commesso prima del 31 dicembre 2012, sarebbe incostituzionale.

Motivo: nel processo penale prevale sempre la norma più favorevole al reo ed è vietato cambiare le regole del gioco a partita iniziata, se non per trattarlo meglio.
Il che è vero, ma appunto nel processo penale.

Qui il processo è finito, l’imputato è un pregiudicato e il Parlamento è liberissimo di vietargli l’accesso per legge.
Del resto, se fossero esistiti profili di incostituzionalità della norma, i 945 parlamentari che l’anno scorso l’approvarono alla Camera e al Senato se ne sarebbero accorti e li avrebbero sollevati al momento di votare la pregiudiziale di costituzionalità nell’apposita commissione.
Invece nessuno disse nulla.

Del resto - specificò l’autrice, l’allora Guardasigilli Severino - la legge estendeva a Camera e Senato una regola già vigente dal 1999 nei consigli comunali, provinciali e regionali, dove i condannati a più di due anni non possono mettere piede.

E nessuno ha mai eccepito nulla sulla legittimità di un principio che, se vale per gli enti locali, deve valere a maggior ragione per il Parlamento.

M c’è di più .
Alle ultime elezioni, proprio in base alla nuova legge Severino, Berlusconi escluse dalle liste Pdl i pregiudicati del suo cerchio magico: Marcello Dell’Utri, Aldo Brancher, Salvatore Sciascia e Massimo Maria Berruti.

«Non sono io che li ho esclusi», si giustificò, temendo di passare per onesto, «sono i giudici che li hanno condannati».

Dell’Utri per false fatture risalenti ai primi anni 90 (oltreché, in appello, per mafia fino al 1993). Brancher per i soldi che gli girò Fiorani nel 2005. Sciascia per tangenti pagate tra il 1989 e il 1994. Berruti per un favoreggiamento del 1994.

Evidentemente lo sapeva anche il Cavaliere che la Severino si applicava a tutti i reati, pre o post 2012.
Poi hanno condannato lui e ha scoperto all’improvviso che vale solo per i post.

Non gli resta che spiegarlo a Dell’Utri, Brancher, Sciascia e Berruti.
E sperare che la prendano con filosofia.


Marco Travaglio
(da “L’Espresso“)



Leggi anche:   TUTTE LE PORCATE DI BERLUSCONI

ReteLibera
00mercoledì 21 agosto 2013 21:59

La bufala dell'agibilità politica

Qualcuno vieta a Berlusconi di fare politica? No, è solamente interdetto dai pubblici uffici che è ben altra cosa. Quella che lui chiede è impunità. 

MARCO FIORLETTA  mercoledì 21 agosto 2013

Faccia di cazzo
 Ogni volta che sento l'allocuzione mi si rizzano quei quattro peli che mi sono rimasti in testa.

Agibilità politica. Ma quale enorme testa di cazzo si è inventata questa enorme cazzata?

Qualcuno vieta a Silvio Berlusconi di fare politica?

Qualcuno gli vieta di esporre le sue idee?

Qualcuno gli vieta di frequentare partiti politici, associazioni, rilasciare interviste a destra e manca? No, non mi sembra, purtroppo per noi.

È solamente interdetto dai pubblici uffici, che è ben altra cosa.

Quanti ex parlamentari continuano a fare politica pur non sedendo sugli scranni di Camera e Senato?

Quella che lui chiede non è agibilità politica ma IMPUNITÀ.

ReteLibera
00giovedì 22 agosto 2013 20:20

Bernardo Provenzano
,avrebbe dovuto comparire come teste principale nel processo sulla trattativa tra Stato e Mafia, il processo del secolo che avrebbe dovuto fare luce sulle connessioni tra mafiosi e i politici che hanno governato il Paese.
 

Provenzano in qualità di testimone principale, veniva sottoposto alla video sorveglianza affinché fosse garantito che potesse giungere sano e salvo a testimoniare, Provenzano è un testimone troppo importante. Il Nanomalefico era terrorizzato da questo processo. Inspiegabilmente la video sorveglianza non è stata attuata e qualcuno ha aggredito violentemente Provenzano in modo da non farlo partecipare al processo.

Qualcuno ha fatto sbattere violentemente la testa di Provenzano il quale è stato poi ricoverato in ospedale dove lo hanno sottoposto in maniera coatta ad un intervento di lobotomia chirurgica al cervello che lo ha ridotto ad uno stato vegetativo. Pochi giorni prima dell'udienza, inspiegabilmente si avverato il desiderio del Nanomalefico, Provenzano è stato reso non più in grado di intendere e di volere. 

Provenzano non potrà più partecipare come testimone ai processi che sono lo spauracchio del Nanomalefico. L'inchiesta che non faceva dormire il Nanomalefico, partì a seguito del ritrovamento in un locale attiguo alla masseria dove si nascondeva Bernando Provenzano, di alcuni volantini propagandistici nascosto in un barattolo per le elezioni politiche che fanno riferimento al presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, per il quale Berlusconi espresse la propria solidarietà dopo l'arresto e la condanna per le implicazioni con Cosa Nostra. 

Il primo ad alludere al coinvolgimento di Berlusconi e del suo entourage fu Borsellino, già allora si parlava di cavalli da recapitare in degli alberghi. 

Tolto di mezzo il teste principale, non si potranno più chiarire le connessioni tra Provenzano, Dell'Utri e Berlusconi. Da Don Vito sappiamo che Provenzano scrisse a Berlusconi, ma non sappiamo il contenuto della lettera. In questi giorni il parlamento si sta impegnando alla diminuzione delle pene riguardanti il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, si tratterebbe dell'ennesima legge ad personam.

Falcone e Borsellino sono dei martiri, la loro anima non avrà pace fino a quando non si saprà la verità!

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