Dopo l’ultima infornata di viceministri (3) e sottosegretari (25) nominati in famiglia secondo rito iniziatico della logica spartitoria dettata dalle varie cosche parlamentari che fanno capo alla destra ed alla sinistra della Repubblica del Malaffare, il governo delle banche, dell’usura e della macelleria sociale, guidato dal boiardo della Trilateral Mario Monti, è ora al gran completo.
Il fascismo privilegiava i somari in divisa. La democrazia privilegia quelli in doppiopetto.
In Italia i regimi politici passano. I somari restano. Trionfanti e carichi di grano.
La plutocrazia mondialista italiota ha gettato la sua maschera di intollerabili ipocrisie! Con la recente nomina, ben 46 nuovi stipendi graveranno sulle carcasse degli italiani.
Il preside Monti annunciò in conferenza stampa la rinuncia allo stipendio di Presidente del consiglio dei ministri, poco più di 12.000 euro. Per il popolo bue e per la disinformazione di massa è stato un gesto simbolico importante.
In ogni caso gli restano 25.000 euro al mese di stipendio come Senatore a vita e 35.000 euro di pensione. Qualcuno poi, immacolato come la Beata, nella sua novena dirà: Ma come? Non lo sai? Con la manovra ferragostana si sono già ridotti le indennità al 10% sopra i 90 mila euro e il 20% dopo i 150 mila! Balle.
Il taglio delle retribuzione e delle indennità di carica dei componenti degli organi costituzionali, si applicherà solo fino al 2013 invece che a tempo indeterminato, e comunque sono esclusi la Presidenze della Repubblica e la Corte Costituzionale.
Infatti, il cameriere del nuovo ordine mondiale Giorgio Napolitano, quello che con in mano il sacchetto delle proclamazioni democratiche sfiora il ridicolo, a conti fatti rinunciò a 68 euro netti al mese fino al 2013, anno in cui terminerà il mandato.
Fino ad allora, infatti, lo statista, quello che secondo lui, a gargarozzo vibrante l’Unione Sovietica sparando con i carri armati sulle folle di Budapest, avrebbe addirittura contribuito a rafforzare la «pace nel mondo», continuerà a incassare 240.000 euro all’anno, oltre 12.000 euro al mese di stipendio, mentre il suo ufficio al Quirinale continuerà ad avere una dotazione di 228 milioni l’anno.
Ora, mentre si cancellano i diritti, si colpiscono le pensioni, si reintroduce l’imposta sulla prima casa camuffandola maliziosamente in politichese col nome di IMU(Imposta municipale unica), e l’ICI per gli immobili commerciali di proprietà della Chiesa si andrà a far strabenedire, con un altro gran colpo tonante di culo la Casta dirigente ha annunciato di aver già sollecitato il presidente dell’Istat, a concludere nel più breve tempo possibile i lavori della commissione incaricata di studiare le indennità parlamentari in Europa, per poter subito procedere al taglio delle indennità in Italia.
Come dire, chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
Nel frattempo, i vescovi italiani non hanno posto pregiudiziali a una discussione sull’Ici relativa ai beni della Chiesa: il presidente della Cei,Angelo Bagnasco, ha annunciato che “Come è noto, la legge prevede un particolare riconoscimento e considerazione del valore sociale delle attività degli enti non profit, tra cui la Chiesa cattolica, e quindi anche di quegli ambienti che vengono utilizzati per queste specifiche finalità di carattere sociale, culturale, educativo”.
“Bisogna aggiungere“, ha sottolineato il cardinale, “che, laddove si verificasse qualche inadempienza, si auspica che ci sia l’accertamento e la conseguente sanzione, come è giusto per tutti. Per quanto riguarda eventuali punti della legge che avessero bisogno di qualche puntualizzazione o precisazione, non ci sono pregiudiziali da parte nostra, per poter fare queste precisazioni nelle sedi opportune. La giustizia non ha tempo né luoghi, quindi va bene in qualunque momento. Se c’è qualche punto che deve essere precisato, si precisi“.
Ecco, bravo, mentre il presidente dell’Istat studia, sapete chi è stato a esentare gli edifici religiosi all’Ici se esercitano “finalità non esclusivemente commerciale”? Un decreto del 2006 firmato dall’allora ministro dello Sviluppo economico. Non era il cardinale Ruini e nemmeno l’arcivescovo Bertone. Era l’arrampicatore sociale Pier Luigi Bersani.
In merito il D.L. 30 settembre 2005, n. 2003, convertito in Legge 2 dicembre 2005, n. 248, all’art. 7, comma 2-bis dispone:
L’esenzione disposta dall’articolo 7, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, si intende applicabile alle attività indicate nella medesima lettera a prescindere dalla natura eventualmente commerciale delle stesse
Occorre precisare, ai fini di una migliore comprensione della norma, che l’art. 7, comma 1, lett. i), prevede l’esenzione per «gli immobili utilizzati dai soggetti di cui all’articolo 87, comma 1, lettera c), del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di cui all’articolo 16, lettera a), della legge 20 maggio 1985, n. 222.
Gli enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che non hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciale;
Agli effetti delle leggi civili si considerano comunque, attività di religione o di culto quelle dirette all’esercizio del culto e alla cura delle anime, alla formazione del clero e dei religiosi, a scopi missionari, alla catechesi, all’educazione cristiana;
Occorre precisare che Legge 20 maggio 1985, n. 222 si riferisce alle attività dirette all’esercizio del culto e alla cura delle anime, alla formazione del clero e dei religiosi, a scopi missionari, alla catechesi e all’educazione cristiana.
Alla luce di tale disposizione è da rilevare che all’esenzione prevista per gli enti ecclesiastici, si aggiunge quella per gli enti di cui all’art. 7, comma 1, lett. i), che possono godere dell’esenzione anche per l’esercizio di attività commerciale. Nella specie viene esclusa l’esenzione qualora gli Enti in parola svolgano esclusivamente attività commerciale.
Contrordine compagni!
Si va delineando una nuova grande collaborazione, che vi vede impegnati in prima linea. Per dare un senso a questa storia, appare analogamente necessario che i compagni di merende che hanno sostenuto in pubblico una linea diversa, non comprendendo bene il contesto interno e quello internazionale, siano ricompensati con un viaggio premio, una colonia fuori confine. (Applausi)
A cominciare dai compagni delle frattocchie Veltroni, D’Alema e Fassino. (Applausi)
Una volpe vecchia, mezza cieca che si accorse di loro all’ultimo momento, Lucia Annunziata, è già stata mandata a riabilitarsi. (Risate)
Non avendo ben compreso voi il contesto interno, non aveno ben intuito voi la crucialità della questione, il compagno segretario Bersani ha deliberato di regalare a tutti un viaggio premio nell’ex Cecoslovacchia anche in considerazione della vostra loro autorevolezza sovente mostata, specie nella lotta della Resistenza. (Applausi)
Questa è la storia di due conti e un maggiordomo…
Due conti vanno a fare una battuta di caccia, accordandosi con il maggiordomo che sarebbero tornati per l’ora di pranzo. A mezzogiorno, quando il maggiordomo ha già preparato tutto e apparecchiato la tavola, arrivata un piccione viaggiatore con un messaggio: 1+1=11
Letto il messaggio, “i numeri” disse il maggiordomo con la Sacra spilla, la dea dei soldoni che che sconvolge la testa degli avidi e dei poveracci, “spiegano e ordinano il mondo”. E subito sparecchia tutto. Per quale motivo?
I conti non tornano…
Dopo le miserabili riduzioni applicate a fine settembre scorso, per quanto riguarda lo stipendio dei deputati o per meglio dire il “privilegio base“, che viene indicato come indennità, ammonta a 5.246,97 euro netti al mese, che scendono a 5.007,36 per chi svolge un’altra attività lavorativa. Se poi il deputato versa la quota aggiuntiva per la reversibilità dell’assegno vitalizio (cioè per far percepire il trattamento al proprio coniuge in caso di morte), allora l’indennità netta scende rispettivamente a 4.995,34 e a 4.755,73 euro.
Questi importi non conteggiano le tasse locali, che mediamente incidono per circa 250 euro al mese. È prevista poi una riduzione del 10% per la parte del reddito che supera i 90 mila euro lordi all’anno e del 20% sopra i 150 mila euro. Un trionfo di merda tiepida.
E questa è solo l’indennità. Perché poi ci sono altre voci che ingrassano la busta paga. Ogni deputato infatti percepisce una diaria mensile pari a 3.501,11 euro netti, anche se (sic) tale somma viene decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza nelle sedute di assemblea con votazione elettronica. Per scongiurare però la decurtazione, è sufficiente partecipare al 30% delle votazioni effettuate nell’arco della giornata.
Non finisce qui. A titolo di rimborso forfetario per le spese inerenti al rapporto fra eletti ed elettori, al deputato è attribuita una somma mensile erogata tramite il gruppo parlamentare, e cioè altri 3.690 euro netti al mese.
In compenso, ai deputati non è riconosciuto alcun rimborso per le spese postali a decorrere dal 1990. Già. Ma l’elenco dei rimborsi resta comunque sostanzioso: non solo i deputati usufruiscono di tessere per autostrade, ferrovie, traghetti e voli nazionali, ma incassano 1.107,9 euro al mese per i trasferimenti da casa o dal Parlamento agli aeroporti, cifra che sale 1.331,60 euro se la residenza dista a più di 100 chilometri da un aeroporto. Ancora, ci sono 258,22 euro al mese di spese di telefono. E poi assistenza sanitaria estendibile ai familiari.
E per chiudere in bellezza la legislatura, la ricca liquidazione: un assegno di circa 9.600 euro per ogni anno (o frazione di anno non inferiore ai sei mesi) di mandato effettivo, seguito dal vitalizio.
Tirando le somme, in busta paga l’importo base per un deputato sfiora i 14 mila euro al mese, più i benefit.
A queste voci si aggiungono altre indennità e vantaggi per un nutrito codazzo di onorevoli.
Il presidente della Camera (il fascista riformato Gianfranco Fini), i suoi quattro vice, i tre questori e i 14 presidenti delle Commissioni permanenti, hanno diritto non solo alla macchina con autista, ma anche a indennità aggiuntive che oscillano fra gli 800 e i 5 mila euro netti al mese. Per le cariche più alte c’è anche l’appartamento di servizio.
Per i presidenti delle numerose altre commissioni e per i 28 vicepresidenti di quelle permanenti, invece, niente auto blu, ma «solo» l’indennità supplementare.
Il trattamento riservato ai senatori è addirittura migliore. La somma complessiva delle varie voci, fra indennità e rimborsi, può superare i 14 mila euro. E in più le facilitazioni (cioè tessere gratuite) per autostrade, treni, traghetti e voli nazionali, continuano a valere per i dieci anni successivi alla fine del mandato.
E rispetto ai colleghi europei?
Il confronto è solo indicativo, perché indennità e rimborsi vengono erogati secondo criteri differenti. In ogni caso, facendo il raffronto delle retribuzioni legate alle voci fisse, i parlamentari italiani percepiscono in media 11.700 euro netti al mese, mentre la media dell’area euro è di 5.339 euro.
I parlamentari austriaci incassano 8.882 euro al mese, gli olandesi 7.177, i tedeschi 7.009, i francesi 6.892, gli irlandesi 6.839 e via via a scendere gli altri, con una differenza: in molti Paesi ci sono da aggiungere a queste voci i rimborsi, ma solo per le spese realmente effettuate. In Italia i rimborsi invece sono diventati parte dello stipendio con un regime forfettario che in molti casi non richiede giustificativi delle spese sostenute.
Intanto il presidente dell’Istat, che già smadonna, continua a studiare. La notizia è che, dopo la “cancellazione del vitalizio” (5.000 euro in meno), tra poche settimane anche l’indennità verrà dimezzata o quasi. E ora è braccio di ferro sull’ammontare del taglio.
Stipendio da agganciare agli europarlamentari, è la proposta messa per iscritto dai questori del Senato. No, così le spese raddoppiano anziché ridursi, rilanciano da Montecitorio: meglio la media delle indennità nei paesi Ue.
I politici italiani non fanno altro che vantarsi dei loro successi, delle proprie cravatte e della loro buvette parlamentare, in questo momento non esiste al mondo un altro governo che si lodi da solo come quello italiano. Ovunque si possono vedere ritratti di Mario Monti e della ministra Elsa Fornero in ogni posa.
Tutto concorre a formare nel visitatore un’impressione straordinaria: è come essere perennemente sotto anestesia. E questa narcosi ogni giorno e con grande astuzia viene rinnovata dalla servile informazione italiota.
Nel BelPaese i fascisti sono evaporati in sigle e siglette d’accatto, i comunisti sono stati respinti nei meandri della clandestinità, incontrarli e conoscerli è difficilissimo. Al primo piano d’angolo fra via di San Teodoro e via dei Cerchi, cuore antico della capitale, all’interno, un loft rettangolare di circa 1000 mq, senza stanze né pareti divisorie, planimetria perfetta per raccontare l’idea di un partito nuovo, aperto, senza steccati e icone plastiche di Marx e Stalin alle pareti.
Travi a vista a sorreggere il tetto spiovente, una bandiera rossa in cima, tavole di pino inchiodate sul pavimento, il Circo Massimo a far da panorama: l’ingresso sul retro, da un piccolo portone in legno arroccato in cima a dieci scalini.
Sistemazione ideale per il compagno economico Bersani, segretario del defunto Partito Democratico, dove ha detto di voler restare per fortificare la neonata creatura.
Palazzo Chigi è a meno di due chilometri, il Senato poco più in là. Nel loft, tutte le conversazioni hanno un unico argomento: Compagno, hai sentito la nipote del Duce, l’Alessandra Mussolini? Si vocifera che questa donna colma e satura di sé tutti gli aspetti della vita politica e sociale. Addirittura le Commissioni parlamentari sono allestite secondo disegni approvati da lei.
Nella Commissione per cui dicono la pulcherrima “lavora”, tale “Commissione parlamentare per l’Opera Nazionale Maternità e l’Infanzia del fanciullo“, nel solco del Littorio, è stata intitolata al nome del generale Bassi-Lega, ricordato per essere caduto sull’uscio di casa, ucciso dal cugino fascista.
Sulla lapide infatti c’è scritto: generale Bassi-Lega, caduto. Poi si vede che non hanno pagato lo scalpellino perchè non c’era più la maggioranza ed è finità lì: caduto. Non è specificato se in guerra, nel fiore degli anni, niente: caduto e basta.
Continuamente si discute sull’arte di amministrare e governare lo Stato e pure la Mussolini, con la crosta che sembra forgiata nell’acciao, concede lunghissime interviste su quest’argomento. Chapeau.
A un giornalista che si sforzava in un’intervista di fargli capire che togliere il vitalizio ai parlamentari o almeno renderlo non immediatamente fruibile, in questo momento di sacrifici “lacrime e sangue” richiesti a tutti gli italiani sarebbe un gesto onorevole,Alessandra Floriani Scicolone ha risposto:
«È come se ci mandassero nudi per strada. Poi è ovvio che uno si ammala, prende l’influenza, si aggrava, arriva la polmonite e quindi…è istigazione al suicidio…rendere i politici uguali ai cittadini».
Eppure questa donna gode di totale considerazione (è stata messa in piccionaia) sia dai circoli borghesi e piccolo borghesi, sia dai suoi rassegnati e disarmati avversari.
Suo nonno, S.E. il Cavaliere Benito Mussolini, Dvce d’Italia, si è già rivoltato…