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O le stigmate O la sindone

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2013 18:35
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Tertium non datur - non è ammessa una terza possibilità -

Tertium non datur (ovvero O le stigmate O la sindone)

 
Le osservazioni che seguiranno non vogliono mettere in discussione la fede di nessuno (operazione inutile) ma sono un'oggettiva riflessione su due punti riconosciuti dalla chiesa cattolica.

Da alcuni studi sulla sacra sindone è emerso chiaramente che i chiodi non furono conficcati nel palmo della mano ma all'altezza del polso.





Cito dal sito del centro internazionale di sindologia "Particolarmente interessante è la localizzazione di tale ferita, che non si presenta nel palmo della mano, secondo l'iconografica tradizionale della crocifissione, ma nel polso, esattamente in uno spazio libero tra le ossa del carpo, chiamato "spazio di Destot".









L'infissione in tale sede corrisponde a esigenze di sicurezza del fissaggio degli arti superiori alla     croce: i tessuti del palmo non possono, infatti, reggere il peso del corpo senza lacerarsi. Il fatto che l'inchiodamento degli arti superiori dei crocifissi non avvenisse nel palmo è stato anche confermato dal ritrovamento nei pressi di Gerusalemme dello scheletro di un crocifisso del I secolo. Un'analoga ferita è presente anche sul posto destro, ma non è visibile perché coperta dalla mano sinistra. "









A questo punto bisogna riconoscere che se è autentica la sindone, come afferma la chiesa cattolica, non possono essere vere le stigmate dei santi o viceversa. Tertium non datur!

Le stigmate si diffusero solo dopo il 1224, quando il primo stigmatizzato della storia le mostrò al mondo: San Francesco d'Assisi.

Fenomeno psicosomatico?

Eppure la chiesa continua ad asserire la veridicità di entrambi questi fenomeni... contemporaneamente.    [SM=g3000489]




N.B.

In più anche i piedi sono stati inchiodati l'uno sopra l'altro, sinistro su destro, senza l'uso di un supporto a sostegno.





 
Dettaglio dell'immagine posteriore dell'Inchiodamento ai piedi


  


Schema di dove il chiodo è stato conficcato 
nell'Uomo della Sindone

[Modificato da ReteLibera 05/10/2012 17:42]
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Una delle leggende più straordinarie del folclore umano sostiene che alcune persone particolarmente pie possano mostrare le stigmate, ferite spontanee che appaiono sul palmo della mano, simili a quelle che Cristo avrebbe patito sulla croce.

La maggior parte delle 330 persone che,secondo i registri,sono state colpite da stigmate sanguinanti erano cattolici romani,con un rapporto di 7 a 1 tra donne e uomini.

Quasi inesistenti, quindi, i casi conosciuti tra credenti appartenenti alle tante altre confessioni cristiane. Il fenomeno è conosciuto da più di 700 anni. Sfortunatamente, c'è sempre una pecca sostanziale: i segni appaiono al centro del palmo della mano, mentre nella vera crocifissione i chiodi sono piantati nel polso.

La causa di questi "errori", sono i dipinti e le sculture che hanno sempre mostrato i chiodi infissi nella mano di Cristo.

- E'significativo che gli stigmatizzati ai polsi siano comparsi solo di recente, quando il punto esatto dell'inserimento dei chiodi durante la crocifissione è diventato noto anche alle masse. -


http://www.facebook.com/Ilbellodellareligione

[Modificato da ReteLibera 07/11/2012 18:21]
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La Sindone

 


 

Il lenzuolo “sacro” che avrebbe avvolto Gesù fa la sua prima apparizione solo nel quattordicesimo secolo, suscitando immediatamente accuse di frode. Nel 1988 un esame al carbonio del tessuto confermò questa datazione.

Ultimamente diversi studiosi sono riusciti a riprodurre immagini simili attraverso tecniche medioevali quali l’uso di bassorilievi, e tra l'altro la Sindone appare proprio nel periodo medievale in cui venivano praticate tali tecniche medioevali.

La Sindone non è una "reliquia" del Cristo, ma solo un'icona, ovvero un oggetto di venerazione come tanti altri. Lo ha dimostrato appunto il fatto che il C-14 colloca la data del lenzuolo (contraddicendo tutti gli altri esperimenti scientifici) fra il 1260 e il 1390 (si ricordi che, non a caso, la prima notizia certa di questo telo risale al 1355-1357, allorché venne esposto a Lirey in Francia).

Ciò nonostante, una scienza è nata su questo falso e un’editoria si è sviluppata attorno al tentativo di dimostrarne l’autenticità.

Inoltre:
 
- C’è il sospetto che, nelle accese controversie scientifiche aventi per oggetto la Sindone, si sia insinuata anche della cattiva scienza - caratterizzata da metodi di studio non rigorosi - o addirittura della pseudoscienza, che della scienza vera scimmiotta solo il linguaggio.

Poiché le accuse tra sindonologi «autenticisti» e la scienza indipendente sono reciproche (ma del resto si sa che il buon senso è la cosa meglio ripartita al mondo, in quanto ognuno se ne ritiene ben provvisto), il tentativo di portare ancora un po’ di chiarezza non è forse inutile a priori. 
 
- Papa Clemente VII mette fine alla lunga controversia emanando 4 bolle (6 gennaio 1390) con le quali permette l’ostensione, ma senza solennità, e ordina che ogni volta, alla presenza del pubblico si dica ad alta voce, per far cessare ogni frode, che la «suddetta raffigurazione o rappresentazione non è il vero Sudario del Nostro Signore Gesù Cristo, ma una pittura o tavola fatta a raffigurazione o imitazione del Sudario». 
 
- Erano invece consuete un altro tipo di immagini, consistenti nell’impronta del volto di Cristo vivente lasciata su un asciugamano: le «veroniche», vere icone. La Sindone nasce - dopo il giubileo del 1350 che aveva reso celebre la veronica romana - come unione di due elementi: l’impronta di Cristo e il suo telo sepolcrale. 
 
- Nel corso del tempo sono state avanzate ipotesi «miracolistiche». L’immagine sarebbe stata creata per emissione di energia (lampi di luce, calore, raggi laser, protoni, neutroni, eccetera), sprigionata dal corpo di Cristo al momento della resurrezione. In questo caso, ai fini della ricerca scientifica, è un altro: se si postula una tale emissione di energia da parte di un corpo umano, di qualunque tipo essa sia, si invoca già un miracolo. A questo punto ogni ulteriore discussione è vana

 
- Radiodatazione.

I risultati complessivi dei tre laboratori (Tucson, Oxford e Zurigo) ricevuti dal cardinale Ballestrero il 28 settembre, furono da lui resi pubblici in una conferenza stampa indetta a Torino il 13 ottobre 1988. I test di datazione circoscrissero l’età del telo al periodo compreso tra 1260 e il 1390. L’età reale della Sindone coincide quindi con quella «storica»: l’immagine, apparsa a metà del Trecento, fu fabbricata proprio in quegli anni e non tredici secoli prima; il dato risulta anche in accordo con quanto affermato nel memoriale del vescovo Pietro d’Arcis, il quale afferma che il suo predecessore - il vescovo Enrico di Poitiers - aveva individuato l’artefice del falso.

 
- Le critiche alla radiodatazione provengono dai pochi fanatici dell'autenticità della Sindone e e sono state fin da subito smontate.

Hanno detto che il campione usato non era pulito quando questo non è vero ed il campione è stato pulito con tecniche standard.

Allora hanno gridato al complotto, cadendo nel ridicolo e nell'improbabile.

Poi hanno cercato di screditare il metodo del Carbonio 14, fraintendendo alcuni vecchissimi lavori.

Ha avuto popolarità la tesi proposta da un russo secondo cui l’incendio del 1532 avrebbe fissato sulla Sindone del carbonio nuovo, che l’avrebbe quindi “ringiovanita”. Poi si è scoperto che si era inventato tutto, che nelle sue pubblicazioni c’erano nomi di scienziati, musei, laboratori e riviste che nemmeno esistevano: è anche finito in prigione per truffa, e prima di occuparsi della Sindone aveva collaborato con i creazionisti, e anche loro l’avevano cacciato.

L’ultima tesi è quella di un fantomatico rammendo invisibile risalente al 1300 e piazzato proprio nell’angolino da cui fu fatto il prelievo, tra l'altro, non si capisce perché avrebbero dovuto fare un rammendo invisibile quando a quell’epoca non si usava, ad esempio, dopo l’incendio del 1532 misero delle toppe molto grossolane sulle bruciature.

Tuttavia, l'esistenza di questo rammendo invisibile è solo immaginaria, quando nel 1988 venne effettuato il prelievo erano presenti degli esperti tessili e nessuno di loro vide alcun rammendo, e anche nel 2002, in occasione dell’ultimo restauro molto completo, non si è trovato questo rammendo invisibile. 
 
- Abbiamo visto che la Sindone di Torino è storicamente nota a partire dal 1355-1357. Già in quella data il vescovo Enrico di Poitiers obiettava in merito alla plausibilità e autenticità della Sindone, dato che di una simile immagine il santo evangelo non fa alcuna menzione, mentre invece, se ciò fosse vero, non è verosimile che venisse taciuto od omesso dai santi evangelisti, né che fino a questa epoca sia stato tenuto celato od occultato.
 
- La Sindone appare solo nel 1355 in Francia e immediatamente viene dichiarata falsa dal vescovo locale, il quale si accorge che i canonici che la custodiscono la usano per inscenare falsi miracoli e attirare i pellegrini con l’inganno. Inoltre, scopre l’artista che l’ha realizzata. Allora il vescovo scrive al papa, Clemente VII, il quale emana una bolla nella quale si intima di dichiarare sempre la falsità della Sindone ogni volta che viene esposta.  
 
- Papa Pio XI in una lettera al cardinal Fossati: «Abbiamo seguito personalmente gli studi sulla S. Sindone e ci siamo persuasi della non autenticità. Si sono fatte opposizioni, ma non reggono».

 
- La Sindone di Torino mostra un corpo che non venne né lavato né unto, contrariamente a quello che viene descritto nei Vangeli riguardo al corpo di Gesù.
 
- Il fatto che l’immagine sia “ortogonale” al lenzuolo è una prova che quel telo non può essere in alcun modo una sindone funeraria palestinese del I° secolo. I teli funerari venivano infatti strettamente avvolti intorno al cadavere, a mo’ di bendaggio, non certo appoggiati e poi coperti con il sudario. Inoltre, i test dimostrano che un vero corpo umano non potrà mai e poi mai lasciare un’impronta di quel tipo, ne verrebbe fuori una immagine deforme.
 
- Le vere sindoni di quell’epoca sono completamente diverse: sono di lana e non di lino, hanno una differente torcitura del filo, non sono a spina di pesce. E come già accennato, il corpo non veniva inserito in quel modo, ma avvolto e legato al collo e alle caviglie.
 
I pollini furono trovati da un criminologo svizzero, Max Frei. Dovrebbero permettere di ricostruire tutto il percorso fatto dalla Sindone, perché ci sarebbero pollini palestinesi, turchi, greci e così via. Però Max Frei non ha mai pubblicato su una rivista scientifica i metodi, i risultati, le foto, la sua ricerca è ritenuta scientificamente scorretta e non valida, non c'è alcuna prova della sua ricerca ed i suoi pollini non li ha visti davvero nessuno. Del resto Max Frei è un personaggio controverso: non è un esperto del settore, ma un tuttofare noto per aver autenticato i falsi diari di Hitler con la sua perizia calligrafica. 
 
Infine, è da ricordare che la Sindone viene strumentalizzata spesso per vari scopi, chiaramente ignorando le evidenze che la smontano, come ben sintetizzato qui:
Inoltre, nel seguente link potete trovare una raccolta interessante di articoli che consentono di documentarsi su come stanno le cose rispetto a quello che vogliono farci credere:
[Modificato da ReteLibera 21/05/2013 18:35]
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