I frati che “rubano” sei milioni di euro
09/10/2012 - la Confraternita presenta dei falsi al Pm per tenersi un accredito frutto di una truffa
La storia la racconta Gian Marco Chiocci sul Giornale, ed è di quelle davvero indicative del clima italiano. Tutto parte da una somma affidata a loro da un avvocato, poi scoperta essere la risultante di una truffa:
All’appello mancavano i frati, nello specifico i «Figli dell’ImmacolataConcezione »chetrafotocopie false e sentenze taroccate, non ne volevano sapere di mollare il bottino di una maxi-truffa da sei milioni di euro ai danni della «Cassa Ragionieri». C’è voluta la condanna del Tribunale di Viterbo per convincerli a restituire il maltolto e chiudere, almeno in sede civile,una telenovela cheha come protagonistal’avvocato Pietro Deodato, fratello di Giuseppe, ambasciatore italiano a Berna.
A quel punto i frati dicono di avere un credito con l’avvocato. E che quei soldi servono per la restituzione. La motivazione crolla, ma i preti continuano:
Pur crollando la motivazione del presunto credito vantato con Deodato, i frati non restituiscono i sei milioni di euro.Non rispondono nemmeno all’appello del presidente della Cassa Saltarelli che, quando il falso della sentenza viene finalmente scoperto, si appella alla loro fede:«Mi aspetto che, uomini di Dio e rispettosi dei Dieci Comandamenti,restituiscano immediatamente i sei milioni di euro sottrattialfondopensioni dei ragionieri». Un appello cadutonel vuoto.I soldi restanoa dormire sul conto corrente della Congregazione e a maturare un bel po’ di interessi. Roba da 100mila euro all’anno, mica bruscolini. Il paradosso arriva quando è lo stesso Deodato, l’artefice delgrande inganno, a chiedere ai fratidi staccare l’assegnoespedirlo al fondo pensione.
Anche la richiesta cade nel vuoto, e il Pm apre un fascicolo con l’accusa di riciclaggio. A quel punto i frati saranno costretti a cedere. Non male, no?
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