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Reparto Psichiatrico. I santi della chiesa cattolica.

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2013 23:35
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"Una persona religiosa pensa soltanto a se stessa".


(F. Nietzsche)



I santi celebrati dalla chiesa cattolica, sono tutti personaggi di dubbia fama. Si passa da papi,vescovi e cardinali guerrafondai, assassini e crudeli inquisitori, a teologi misogini e sessuofobici, fino ad arrivare a mistici, "martiri" e penitenti che oggi non esiteremmo a definire psicopatici afflitti dalle più svariate nevrosi: schizofrenia, sadomasochismo, autolesionismo, mitomania, sessuofobia, anoressia.



Un vero fenomeno fu S. Caterina da Siena, che grazie alle sue prodezze fu nominata nientemeno che Patrona d'Italia e Compatrona d'Europa. Caterina aveva un'autentica passione non per gli ammalati ma per la loro malattia. Questa insana passione la portò ad immergere il volto nelle ferite purulente dei malati ai quali prestava assistenza, bevendone persino il siero.

Morì, provata da una vita di digiuni e di astinenze forzate, a soli 33 anni, dopo essersi astenuta dal bere per un mese.

Nella biografia della santa scritta dal beato Raimondo da Capua è riportato che non fu santa Caterina a rifiutare il cibo, ma "dopo l'apparizione di Nostro Signore, che le fece dono di bere al suo costato, lo stomaco di Santa Caterina si chiuse ... non ebbe più bisogno di cibo né poté più digerire.

Nessuno se ne meravigliava, perché accostandosi alla fonte della Vita, lei aveva bevuto a sazietà una bevanda vitale, che le tolse per sempre il bisogno di mangiare" (infatti morì!).

Le sue reliquie, brandelli di membra e la testa mozzata, sono custodite con cura ed esposte durante processioni e celebrazioni. Nella basilica a lei dedicata se ne conserva un dito: con questa reliquia viene impartita la benedizione all'Italia e alle Forze Armate nel pomeriggio della domenica in cui si tengono le Feste internazionali in onore di Santa Caterina da Siena. In linea perfetta con la tradizione tutta cristiana del gusto per l'orrido e la morte.



 
I primi asceti cristiani poiché dovevano continuamente lamentare i propri peccati, piagnucolavano giorno e notte. "Nessuno l'ha mai visto con gli occhi asciutti", si diceva di Ephraim, dottore della Chiesa.

Scenute, il santo copto che bastonava i suoi monaci, versava lacrime tanto feconde che la terra sotto di lui divenne un'aiuola (!).

A S. Arsenio, che riempiva di odori fetidi la propria cella per risparmiarsi la puzza dell'inferno, il pianto fece cadere addirittura le ciglia, e al collo portava un bavaglino contro l'inondazione di lacrime. Ma d'altra parte era questo l'unico liquido che toccasse il corpo di questi "eroi" cristiani che infatti indurivano nella sporcizia.
 
S. Antonio
durante la sua lunga vita eremita non fece mai un bagno, anzi, non si lavò mai nemmeno i piedi. Più tardi il bagno fu limitato drasticamente anche nei conventi: a Montecassino era concesso una, due volte all'anno. D'altronde questi luridi asceti cristiani potevano richiamarsi nientemeno che al dottore della Chiesa Gerolamo, il quale proclamava un aspetto esterno sudicio come segno di interiore purezza. Essi vegetavano in autentici buchi, celle e gabbie, tane di animali, dentro tronchi cavi o sopra colonne in rovina.

Disprezzo della gioia e della felicità, rifiuto dell'esistenza, ribrezzo, mortificazione totale: è questo il cristianesimo dei primi della classe, degli asceti che vivono la vita come l'esistenza del crocifisso, come essere inchiodati alla croce di Cristo.

Per secoli torturare se stessi fu il criterio per misurare la perfezione cristiana.





Pianto,sangue,dispregio del corpo,della libido,del mondo in generale: è questa l'ascesi medioevale,la rivelazione dello spirito cristiano.

Teresa d'Avila insegnava che " tutto ciò che ha un fine dev'essere tenuto in nessun conto. La vita in terra è piena d'inganno e falsità; tutto non fa che mentire, non c'è nulla che non sia letame, tutto il mondano fa schifo, anche l'acqua, i campi, i fiori: tutto ciò mi sembra spazzatura".


Di S. Caterina da Genova (1447-1510), si dice che l'odio per se stessa era più grande di quanto potesse sopportare: strappava e masticava la sporcizia dagli abiti dei poveri e inghiottiva sterco e pidocchi. Fu canonizzata nel 1737.

 
S. Angela di Foligno (1248-1309) sorseggiava l'acqua dei lavacri dei lebbrosi: "Non avevo mai bevuto con tanto godimento... Un pezzo della pelle morta delle ferite dei lebbrosi era incastrato in gola: invece di sputarla mi sforzai di ingoiarla e mi riuscì. Mi sembrò d'essermi comunicata. Non potrei mai esprimere le voluttà che mi assalirono".

 
La suora Caterina di Cardona fuggì dalla corte spagnola nel deserto, dove per 8 anni dimorò in una spelonca dormendo per terra. Indossava un abito penitenziale che la torturava, e teneva appese al corpo delle catene e si castigava per ore coi più svariati strumenti di tortura.

Alla fine si mise a pascolare l'erba strisciando al suolo e brucando come un animale.



La salesiana francese Marguerite Marie Alacoque (1647-1690), la quale sosteneva che "solo il dolore rende sopportabile la vita", si incise il monogramma di Gesù sul petto, e se la ferita guariva troppo in fretta, la bruciava di nuovo con una candela. A volte beveva solo acqua usata nel lavaggio dei panni, mangiava pane ammuffito e verdura marcia, e puliva con la lingua il vomito dei pazienti.

Nell'autobiografia descrive la felicità provata riempiendosi la bocca delle feci di un uomo che soffriva di diarrea. Per simile copro feticismo doveva però di notte baciare a lungo il cuore di Gesù che teneva a portata di mano. Grazie alle sue prodezze fu fatta santa nel 1864 da Papa Pio IX.

L' "Ordine del cuore di Gesù", la devozione e la festa del Sacro Cuore di Gesù risalgono alle "rivelazioni" di questa suora, alla quale Cristo stesso mostrò il suo muscolo cardiaco: Mi disse: “Il mio Cuore divino è così appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare che, non potendo più contenere le fiamme della sua ardente carità, occorre che le diffonda attraverso il tuo tramite, e che si manifesti a loro per arricchirli dei suoi preziosi tesori che ti ho rivelato, e che contengono le grazie santificanti e salutari necessarie a rimuoverli dal baratro della perdizione; e ti ho scelto in quanto abisso d’indegnità e ignoranza per la realizzazione di questo grande scopo, in modo che tutto sia compiuto da me". Dopodiché domandò il mio cuore, che io lo pregai di prendere, ciò che fece, e lo mise nel suo, adorabile, all’interno del quale me lo fece vedere come un piccolo atomo che si consumava in questa fornace ardente…

 
Immediatamente all'ingresso, in molti ordini religiosi i novizi ricevevano una frusta con l'esortazione ad usarla con diligenza. Quando una suora moriva le restanti dovevano straziarsi per la defunta per settimane intere.

Alcune si punivano due volte al giorno, altre tre o quattro e molte durante la notte. Ciò costituiva per molte di loro un divertimento, se è vero che le pratiche masochistiche si fondano sul mutamento subitaneo del dolore in piacere sensuale, della nausea in felicità.

Non si potrà mai sapere quanti asceti godettero della tortura, fino a qual punto la repressione del piacere fece spesso piacere e quanti dei pii eroi penitenti erano solo dei freddi feticisti, narcisisti autoerotici. Anche parecchi non asceti infatti, godono delle punture, si lasciano picchiare, bruciacchiare, tagliuzzare e ne ricevono soddisfazione anche senza metafisica, esattamente come i grandi nevrotici della salvazione e gli aspiranti santi. 


S. Maria Maddalena de'Pazzi (1566-1607), carmelitana fiorentina, una delle "più eccelse mistiche dell'Ordine", è un classico esempio di flagellante ascetica pervertita sessuale: si agitava tra le spine, si faceva gocciolare cera bollente sulla cute, insultare,calpestare il viso e frustare, e la mandava in visibilio se ciò accadeva in presenza della prioressa, e allora così gemeva: "Basta,non scatenare di più tale fiamma che mi divora. Non è questo il genere di morte che desidero: essa è collegata a troppi piaceri e beatitudini..."



Tra tutte le pratiche ascetiche, la castità, l'astensione sessuale, è sempre stata il merito e il bersaglio principale e il più arduo. Assalito dalle voglie Macario si gettava nudo tra le formiche mentre Benedetto si rotolava fra le spine.

Altri si frustavano e laceravano le carni. Ma per conservare la propria castità, parecchi tra i primi monaci si sottoponevano all'infibulazione: quanto più pesante era l'anello intorno al loro membro tanto maggiore era la loro fierezza.

Altri legavano al pene spessi pezzi di ferro, diventando poco a poco eunuchi. In realtà sia la volontà sia l'odio per se stessi o altri metodi servivano a poco, eccezion fatta per quello più radicale: la castrazione.

Essa era considerata il mezzo migliore per la conservazione della purezza e veniva praticata spesso.

Il cristiano Sesto la propagandava in una raccolta di massime assai diffuse. Leonzio si evirò "manu propria".

Il misogino Origene, il più grande teologo dei primi tre secoli, si evirò ricevendo le lodi del vescovo Eusebio: "una testimonianza magnifica della sua fede e continenza".

Qualcuno però, andò oltre. I Valesiani castravano non solo se stessi e i propri adepti, ma anche coloro che cadevano in loro potere e nel 249 vennero condannati da un sinodo.

"Non entrerà nella comunità del Signore 
chi ha il membro contuso o mutilato".

(Bibbia,Deuteronomio 23,2)


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L’astinenza sessuale prolungata costringeva le sventurate ad inventarsi un partner immaginario – Gesù, un Angelo, la Madonna – con il quale si abbandonavano a veri e propri amplessi spirituali. «Quanto più viene negato il sensuale, tanto più sensuale è il Dio al quale viene sacrificato il sensuale», scrive con acume antropologico Feuerbach.

 Dilatazione dei sensi, accessi di piacere procurati da dardi roventi che penetrano nelle carni, seguiti da appagamenti e deliqui. A proposito del piacere raggiunto nei momenti d’estasi, Angela da Foligno parla di “un vizio che non osa nominare” al quale cerca rimedio attraverso applicazioni di carboni ardenti sulla vagina.


«I santi furono dei gran perversi, così come le sante, magnifiche voluttuose. Gli uni e le altre – pazzi d’una sola idea – trasformarono la croce in vizio». (E.Cioran)

 Che fossero delle squilibrate, su questo non v’è dubbio; tuttavia, a loro scusante, occorre rimarcare che appartenevano ad un tempo e ad una cultura in cui «la salute è assimilata ad una disgrazia», (E.Cioran).

 Non bisogna dimenticare, che con l’avvento del cristianesimo il culto della sofferenza è entrato di diritto nella pratica religiosa.

 L’imitazione della passione, il simbolismo del sangue, l’adorazione della croce – supplizio dei più atroci e ignominiosi – le stigmate dei santi, sono sintomatici d’un rapporto, quanto meno sospetto, con il corpo e le emozioni che lo attraversano.

 Se il dolore patito da Cristo diventa il modello assoluto con cui i credenti devono misurarsi; se il rituale ossessivo diventa una pratica imposta ex lege, non bisogna stupirsi se una tal società, in preda ad una vera e propria nevrosi collettiva, considererà poi l’isteria e la perversione masochista dei santi, un esempio di vitalità sovrannaturale, un segno di benedizione divina. 

 La malattia garantisce ai più dotati una carriera, un posto nel Pantheon dei dottori della Chiesa. Insomma un futuro… aureolato.


(M.Carloni)

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La chiesa cristiana primitiva prescriveva ai fedeli, alla vigilia di un sacramento, un bagno di pulizia e uno di purificazione; qualsiasi altra immersione nell'acqua era proibita anche d'estate. L'avversione cristiana per l'igiene personale, se mai è finita, è continuata ben oltre un millennio.
 
S. Agnese a tredici anni non era mai stata "contaminata" nè da acqua nè da sapone.
 
S. Caterina da Siena beveva acqua sudicia,evitava di lavarsi e praticava la ritenzione di feci e urine come penitenza.
 
S. Francesco annoverava il sudiciume tra le necessarie umiliazioni e mortificazioni della carne e ammirava i frati minori d'Inghilterra per la sporcizia delle loro celle.
 
S. Girolamo rimproverava le dame perchè si lavavano troppo e consigliava le fanciulle di non fare assolutamente il bagno per non vedersi nude o di farlo al buio.
 
S. Benedetto raccomandava di concedersi il bagno assai di rado.
 
Una mano ai teologi cristiani,che oltre al precetto della mortificazione dei corpi ammantavano di virtù celesti la sporcizia, la diedero le invasioni barbariche che distrussero ville, terme, acquedotti e l'antica civiltà del bagno della ben più igienica epoca romana.
 
[Modificato da ReteLibera 16/08/2013 23:35]
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