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San Vittore, arrestato il cappellano "Violenze sessuali su sei detenuti"

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2013 12:40
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San Vittore, arrestato il cappellano


"Violenze sessuali su sei detenuti"

Don Alberto Barin è accusato anche di concussione nei confronti di sei detenuti del carcere milanese "Chiedeva sesso in cambio di shampoo e sigarette". La notizia è stata data dal procuratore Bruti Liberati

Faceva leva sullo "stato di bisogno" dei detenuti, che si rivolgevano a lui per avere sigarette, shampoo, saponette o spazzolini, piccoli beni per vivere meglio in carcere, e poi appagava le sue "pulsioni" chiedendo in cambio favori sessuali. E quando uscivano dal penitenziario, a pena scontata, li invitava a passare da casa sua per altre prestazioni sessuali, facendogli pesare il fatto che i suoi pareri di buona condotta erano stati utili, a suo dire, per le scarcerazioni. Sono queste, in sostanza, le accuse mosse dalla Procura di Milano a don Alberto Barin, 51 anni, cappellano del carcere milanese di San Vittore dal '97, arrestato per violenza sessuale su sei detenuti - tutti extracomunitari di età compresa tra i 22 e i 28 anni e quasi tutti africani - e concussione.

Al sacerdote vengono contestate presunte violenze per un arco di tempo di cinque anni, perché alcuni fatti risalgono al 2008 e altri arrivano fino all'ottobre scorso. Agli atti dell'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Pietro Forno e dai pm Daniela Cento e Lucia Minutella, ci sono anche i filmati degli abusi subiti da quattro detenuti: gli investigatori della squadra mobile, supportati nelle indagini dalla polizia penitenziaria, sono riusciti lo scorso giugno, dopo una prima denuncia che ha fatto scattare le indagini, a piazzare una microcamera per registrazioni ambientali nell'ufficio del cappellano all'interno di San Vittore. La Curia di Milano ha voluto esprimere la "massima fiducia nel lavoro degli inquirenti e la disponibilità alla collaborazione per le indagini" e anche "il proprio sconcerto e il dolore per l'arresto e per i fatti che al cappellano della casa circondariale di San Vittore sono contestati".

Nelle 36 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Enrico Manzi, c'è il racconto delle vittime, tutte in carcere per episodi di piccola criminalità come furti o come rapine (solo uno è accusato di omicidio e si è rifiutato di parlare con gli inquirenti). I detenuti hanno messo a verbale che erano costretti dal loro "stato" a cedere al ricatto sessuale, in sostanza, perché avevano bisogno di quella "fornitura di generi di conforto" o anche di pochi soldi per acquistare qualcosa di utile alla vita in carcere. Erano costretti, secondo l'accusa, a compiere atti sessuali con il religioso anche per il suo "interessamento alla loro posizione carceraria".

I detenuti hanno spiegato ai pm che avevano anche una sorta di "timore reverenziale" nei confronti di don Barin e lo ritenevano una persona "estremamente potente e influente", che con le sue relazioni sulla loro condotta poteva influire sulle scarcerazioni. Da prassi, in realtà, spiegano fonti giudiziarie, questo tipo di pareri vengono sì presi in considerazione dai magistrati di sorveglianza, ma non sono certo decisivi.

In poche parole, come scrive il gip, il prete avrebbe utilizzato "la sua posizione, le sue funzioni, i suoi pur limitati poteri e la sua quotidiana vicinanza ai detenuti per soddisfare quasi ossessivamente le sue pulsioni sessuali".

Le indagini sono scattate lo scorso giugno, quando un detenuto, dopo aver raccontato agli investigatori di aver subito una violenza da parte di un altro recluso a San Vittore, ha iniziato a parlare anche del rapporto che aveva con quel cappellano. Gli investigatori hanno così deciso di installare microcamere sia nell'ufficio del prete sia a casa sua e poi hanno raccolte le testimonianze delle altre presunte vittime, che descrivevano sempre lo stesso "modus operandi": piccoli regali in cambio di atti sessuali.

Il gip, infine, dà conto anche di un altro "metodo" del cappellano: lasciava l'indirizzo di casa ai detenuti scarcerati, così che, una volta usciti, potessero passare nella sua abitazione per pagare ancora con favori sessuali l'ottenuta liberazione. Agli atti c'è proprio un filmato che documenterebbe presunti abusi nella casa di don Barin.

Il prete si trova nel carcere di Bollate in attesa dell'interrogatorio di garanzia, mentre tutte le vittime erano già state trasferite da San Vittore in altri penitenziari nelle scorse settimane. E gli investigatori stanno facendo accertamenti per capire se altri detenuti possano aver subito abusi dal cappellano con lo stesso sistema.

Raccontando sei anni fa, come riportava un articolo di Incrocinews, la propria esperienza ai giovani di Taizè a Milano per il tradizionale incontro, la definiva  "molto forte", "perché permette di conoscere l'uomo e me stesso. Il detenuto che prova angoscia e solitudine è specchio per ciascuno di noi". "Se io entro tutti i giorni a San Vittore - diceva il sacerdote - è perché credo nell'uomo e nelle sue possibilità". E ancora: "Dal mattino alla sera parlo con i detenuti e in ognuno di loro trovo estremi confini di male, ma anche estremi confini di bene. Il bene rimane: anzi, a volte fa riemergere il bene".

(20 novembre 2012)

 

 http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/11/20/news/violenza_sessuale_arrestato_il_cappellano_di_san_vittore-47062752/

[Modificato da ReteLibera 21/11/2012 11:29]
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AL CAPPELLANO NON FAR SAPERE QUANT’E’ BUONO L’ANO COL ...ERE
(di Luigi Tosti)

 
 
Probabilmente deve essere stato il titolo di “cappellano”, appioppatogli da Santa Madre Chiesa Cattolica, che ha ingenerato in don Alberto Barin una certa confusione e commistione mentale sull’uso sessuale della “cappella” e dell’ “ano”. Fatto sta che don Alberto Barin, per l’appunto “cappellano”  del carcere di San Vittore, è stato ieri arrestato con l’accusa di concussione e violenza sessuale ai danni di sei detenuti africani (la stima sarebbe per difetto).

Le violenze sarebbero state perpetrate sia nel "suo" ufficio “personale” all'interno del carcere che nella sua abitazione “personale”, cioè attigua al carcere, per la quale avrà sicuramente goduto del privilegio fiscale dell'esezione dall’IMU accordatagli dall’attuale Governo Bagnasco, che qualcuno si ostina a chiamare “Governo Monti”.

Sembra che il predetto "don" ricattasse i detenuti e barattasse i favori sessuali con l'elargizione di dentifrici, schiume da barba, shampoo ed altri oggetti necessari per i bisogni elementari, "donati" con danaro “personale” del prete ma approfittando dello stato di bisogno e della condizione di inferiorità e sudditanza psicologica dei reclusi.

Il Governo Bagnasco, appresa la notizia, ha deciso, per venire incontro ai giusti appetiti sessuali dei cappell'ani cattolici, di maggiorare i loro stipendi per agevolare l'acquisto delle merci di scambio sessuale.

La proposta ha trovato il pieno consenso del Ministro di Giustizia Severino, che ha sottolineato come "anche i detenuti africani" abbiano le loro esigenze sessuali durante la permanenza in carcere: e chi, meglio di un cappell-ano cattolico, potrebbe soddisfarle?

Per chi voglia approfondire tutti i risvolti di questa vicenda, consiglio di leggere il diffusissimo, puntualissimo e criticissimo articolo pubblicato dal laicissimo Marco Travaglio sul FATTO QUOTIDIANO: affrettatevi, però, perché questo encomiabile articolo del dott. Travaglio potrebbe essere oscurato dalla censura cattolica.



http://tostiluigi.blogspot.it/2012/11/al-cappellano-non-far-sapere-quante.html



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Desio: sacerdote accusato di abuso sessuale, ai domiciliari in convento

E’ accusato di aver preteso prestazioni sessuali in cambio di migliori condizioni in carcere, ai detenuti di San Vittore ai quali, teoricamente, avrebbe dovuto predicare “la retta via” per la redenzione. Arrestato a novembre 2012 con l'accusa di abuso sessuale e concussione, Don Alberto Barin, residente a Desio, è stato consegnato ai domiciliari in convento, su decisione del Gip del Tribunale di Milano.

Il suo arresto, lo scorso autunno, aveva suscitato reazioni contrastanti, soprattutto nella comunità della parrocchia di San Giovanni Battista a Desio, dove il sacerdote ha sempre vissuto con la famiglia. Dopo un breve periodo a Monza, Don Barin è stato trasferito al carcere di San Vittore, dove è rimasto oltre quindici anni.

In questo periodo, secondo la Procura di Milano, il sacerdote avrebbe preteso favori sessuali da oltre undici detenuti, in cambio di cibo e promesse di vita più agevole dietro le sbarre. Mercoledì, nonostante il parere negativo del magistrato, il Gip ha decretato il rientro di Barin in convento, dove in regime domiciliare non potrà avere contatti con l’esterno.

 

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