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Pdl, ecco le "liste pulite"

Ultimo Aggiornamento: 23/01/2013 19:21
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Pdl, ecco le "liste pulite"


 
 

"Abbiamo in mente un grande rinnovamento" ... "il 90% delle liste sarà formato da chi non è mai stato parlamentare" ... "Presenteremo persone affidabili che non debbano far soldi con la politica" ... "Un bel mix tra innovazione ed esperienza, imprenditori, amministratori, professionisti, società civile ... una bella squadra". Certo, il Pdl ha lasciato fuori alcuni candidati scomodi, come Dell'Utri e Cosentino, ma sfogliando le "liste pulite" del "partito degli onesti" (cito) - che dovevano essere "rivoluzionarie" - sono comunque riuscito a trovare qualche nome interessante.

  • Silvio Berlusconi (capolista in tutte le regioni)
  • Roberto Formigoni (sanità lombarda, indagato per corruzione)
  • Sandro Bondi
  • Manuela Repetti (moglie di Bondi)
  • Paolo Bonaiuti
  • Paolo Romani (tra le altre, creatore di "Colpo grosso")
  • Niccolò Ghedini (avvocato di Berlusconi)
  • Maurizio Sacconi
  • Augusto Minzolini (ex direttore Tg1)
  • Giulio Camber (condannato definitivamente per millantato credito)
  • Carlo Giovanardi
  • Franco Carraro (73 anni, record di cariche)
  • Altero Matteoli
  • Denis Verdini (indagini: P4, cricca, truffa ai danni dello Stato)
  • Maurizio Gasparri
  • Mariarosaria Rossi (assistente personale di Berlusconi)
  • Gaetano Quagliariello
  • Domenico Scilipoti (il simbolo della legislatura)
  • Antonio Razzi ("Io il 14 dicembre ho pensato a li cazzi miei")
  • Renato Schifani
  • Antonio D'Alì (indagato per concorso esterno in associazione mafiosa)
  • Mariastella Gelmini
  • Antonio Angelucci (indagato per associazione a delinquere, truffa e falso)
  • Renato "Betulla" Farina (ha patteggiato 6 mesi per favoreggiamento nel sequestro Abu Omar; da giornalista collaborò con i servizi segreti, pubblicando notizie false in cambio di denaro)
  • Daniela Santanché (indagata per interruzione di funzione religiosa)
  • Angelino Alfano
  • Daniele Capezzone
  • Gabriella Giammanco (già fidanzata di Minzolini)
  • Osvaldo Napoli
  • Margherita Boniver
  • Demetrio Arena (da sindaco, Comune sciolto per mafia)
  • Elio Vito
  • Giancarlo Galan
  • Piero Longo (avvocato di Berlusconi)
  • Katia Polidori (per un breve periodo ultrà finiana)
  • Renato Brunetta
  • Maurizio Paniz (in Parlamento: "Ruby era la nipote di Mubarak!")
  • Michela Vittoria Brambilla
  • Fabrizio Cicchitto (ex P2)
  • Renata Polverini (a pochi mesi dagli scandali di Regione Lazio)
  • Michaela Biancofiore ("amazzone", fondamentalista berlusconiana)
  • Eugenia Maria Roccella
  • Dorina Bianchi (ex Pd, Udc, Margherita, Ccd)
  • Mario Baccini
  • Raffaele Fitto (tangenti: chiesti 6 anni di carcere)
  • Claudio Fazzone (indagato, lettere di raccomandazione Asl)
  • Nunzia De Girolamo
  • Elvira Savino ("Miss tacco 12")
  • Francesco Paolo Sisto
  • Saverio Romano
  • Nicola D'Ascola (già avvocato di Berlusconi e Tarantini)
  • Stefania Prestigiacomo (si definì "disgustata dal Pdl")
  • Simoneta Losi (moglie del pianista delle serate di Arcore)
  • Gianfranco Rotondi
  • Mara Carfagna
  • Luigi Cesaro detto "Giggino 'a Purpetta" (indagato per i rapporti con il clan dei "Casalesi")
  • Amedeo Laboccetta (caso Bpm e portatile "sparito")
  • Francesco Nitto Palma (ex difensore di Cesare Previti, cultore dell'immunità parlamentare)
  • Alessandra Mussolini

http://nonleggerlo.blogspot.it
[Modificato da ReteLibera 22/01/2013 20:02]
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ELEZIONI – Candidati, la galleria horror

Candidati, la galleria horror

Dopo gli ultimi fuochi d’artificio, ieri i partiti hanno depositato le liste. Con tanti bei nomi: da Scilipoti a Renato Farina, da Lombardo ad Antonio Razzi. Senza dimenticare la sventurata Polverini e il resuscitato Diliberto

.
di Silvia Cerami
(22 gennaio 2013)
.

Cosentino è arrabbiato e un po’, dal suo punto di vista, ha ragione. Che regole sono se chi giudica gli impresentabili detiene il primato dei processi, quelli in corso compresi? Ma Silvio, alla sua sesta ridiscesa, con tre dibattimenti aperti, è al di sopra di tutto, si sa. E poi Denis Verdini, quello che le liste le fa, è indagato per false fatture e per gli appalti del G8. 
Così, anche senza ‘Nick’ Cosentino, senza Dell’Utri, senza Scajola e senza Marco Milanese, nel partito degli onesti gli impresentabili si presentano.

Roberto Formigoni, un’accusa di corruzione per il denaro in arrivo dalla Fondazione Maugeri e dal consulente-mediatore Pierangelo Daccò, 15 indagati tra giunta e consiglio, è stato costretto a lasciare il Pirellone, ma si candida all’immortalità del Senato. In seconda posizione, dietro al Cavaliere, nelle liste della Lombardia.

In Campania 1 ecco ‘Giggino a’purpetta’, Luigi Cesaro, presidente della provincia di Napoli, amico di Cosentino indagato per associazione camorristica e in odor di rapporti con i Casalesi. Salvo grazie ad Angelino. E in deroga di pulizia si candida in Sicilia anche Antonio D’Alì, benché rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.

E ancora: in Lombardia 2 al sesto posto Antonio Angelucci alle prese con un dibattimento per tangenti, e al decimo posto Renato Farina, una pena di sei mesi patteggiata per aver favorito il sequestro di Abu Omar; e poi Raffaele Fitto in Puglia, con la recente richiesta di condanna per corruzione da parte della Procura di Bari. E se non sono impresentabili sono responsabili. Antonio Razzi accenderà un nuovo mutuo dopo aver guadagnato la quarta posizione al Senato in Abruzzo, mentre Mimmo Scilipoti potrà tenere conferenze sull’agopuntura del signoraggio dagli scranni di Palazzo Madama, forte del suo sesto posto in Calabria, nonostante il disappunto del governatore Scopelliti.

Ci sono poi i veterani. Francesco Colucci negli anni Ottanta era il capocorrente di Mario Chiesa, ancora prima di Mani Pulite. Da venti anni come questore alla Camera ha in mano i bilanci di Montecitorio come questore della Camera. Un posto non glielo si può negare. E poi Franco Carraro, al quarto posto al Senato in Emilia-Romagna, presidente della FIGC, sindaco di Roma nei primi anni Novanta, già ministro del Turismo nel 1987 con Giovanni Goria. Resiste dopo che si è ‘sfracellata’ anche Renata Polverini, al terzo posto alla Camera, e che ci importa del Laziogate. Nel partito dell’amore non mancano i parenti. Gianfranco Sammarco, detto Gianni, cognato di Cesare Previti, guadagna il sesto posto alla Camera in Lazio, con lui Simonetta Losi, moglie di Danilo Mariani, candidata in Toscana.

Ma la grande preoccupazione del Cavaliere è il Senato. Li’ si è garantito la buona compagnia. Il direttorissimo Minzo, catapultato in seconda posizione in Liguria, finalmente “martire” compreso, potrà trasmettere assoluzioni al posto di prescrizioni libero da mimiche facciali, previo accordo con la giunonica factotum Maria Rosaria Rossi, che lo accompagnerà passo passo con il suo quarto posto nel Lazio. E il cerchio magico in rosa forse sarà presente anche alla Camera con la segretaria del Mattinale Alessia Ardesi. Pur di incontrare Berlusconi si infilò nella macchina di Bonaiuti per accompagnarlo alla prima al teatro dell’Opera di Roma per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Dopo tanta fatica in Lombardia le hanno dato il dodicesimo posto. Un po’ poco dato il curriculum. E infatti pare si sia già lamentata. E dire che Silvio è uomo riconoscente. Bruno Archi, consigliere diplomatico e testimone del processo Ruby, ha il suo posto sicuro in lista in Piemonte.


Le ombre del Pd
Nonostante l’intervento del garante Luigi Berlinguer e gli epurati alla Crisafulli, rimangono in lista Nicodemo Oliverio, ex tesoriere della Margherita che fu, sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta per la cessione di Palazzo Sturzo; il toscano Andrea Rigoni, con una condanna prescritta a otto mesi per abuso d’ufficio; Francantonio Genovese, già sindaco di Messina, nipote dell’ex ministro Dc Nino Gullotti, uomo da 20 mila preferenze che gestisce il carrozzone dei servizi di formazione professionale da 500 milioni l’anno e può vantare un abuso d’ufficio per un affidamento illegittimo e Antonio De Caro, ex capogruppo dem alla regione Puglia, imputato per un concorso in tentato abuso d’ufficio.


Del resto i democratici ci tengono ai parenti, anche le 'parlamentarie' lo dimostrano. Alla Camera nel collegio Sicilia 1 è candidata Daniela Cardinale, figlia di Totò, in Parlamento già dal lontano 1983. In Calabria, al nono posto per Montecitorio, si presenta Stefania Covello, già consigliere regionale, figlia di Francesco, senatore democristiano di lungo corso e in Lazio c'è la figlia del sindaco di Civitavecchia Pietro Tidei, Marietta, votatissima alle primarie. A Civitavecchia ovviamente. 

E oltre ai figli ci sono le mogli. In Lazio si presentano Monica Cirinnà, consorte di Esterino Montino, capogruppo dem in Regione, per lo scandalo ridotto a correre a sindaco di Fiumicino, e poi Fabrizia Giuliani, moglie del consigliere regionale dalemiano Claudio Mancini.

In Basilicata Emma Fattorini, moglie di Massimo De Angelis, addetto stampa di Achille Occhetto e portavoce di Claudio Petruccioli quando era presidente della Rai. Del resto anche i portavoce hanno il loro posto da candidati. Piero Martino, all'attivo una legislatura anche se in pochi se ne erano accorti, lo è stato di Dario Franceschini. Ritorna anche Umberto Del Basso De Caro, fu eletto nel '92 con Bettino Craxi. Il nuovo che avanza considerando i dinosauri del partito, entrati in Parlamento oltre vent'anni fa, e rimessi a nuovo con l'effetto lifting in primarie dai feudi blindati. La rottamazione che fu.



Il carrozzone di Monti

Sale in politica la società civile con le immortali dinastie. Quella del costruttore Salvatore Matarrese, capolista alla Camera in Puglia, tra i primi sostenitori di LCDM, con ben otto consigli di amministrazione all'attivo, vanta vescovi, presidenti di calcio, sindaci. Tutti onorevoli. Non mancano i capitani di impresa come Alberto Bombassei, con tanto di Km rosso' trasformato in lancio elettorale, o come Gregorio Gitti, uno che siede in ben venti consigli di amministrazione e avrà qualche conflitto di interesse quando arriverà alla Camera.

E poi ci sono le amiche dal doppio cognome, da Ilaria Borletti Buitoni, la signora 'Rinascente' dedita al volontariato, a Lidia Rota Vender, candidata al Senato e apologa del Trivial Pursuit.

Sale in politica anche la mensa di Sant'Egidio apparecchiata al gran completo, con Mario Marazzini, braccio destro di Andrea Riccardi, e con un altro Mario, fratello di Francesco Giro che invece è candidato con Berlusconi. E sale anche gli stava altrove. Il ciellino Guido Della Frera, tanto amico del Celeste da curargli nel 2005 la campagna elettorale, è candidato al Senato; lo scajolano, fino a poco fa, Fabio Gava, è al terzo posto in Veneto pronto a catapultarsi a Palazzo Madama. 

E per non sembrare di essere 'saliti' al Rotary ecco le campionesse nazional-popolari. Dopo Sanremo e le Paralimpiadi Annalisa Minetti è pronta ad un'altra vittoria, insieme a Valentina Vezzali. Lei aveva detto che dal Cavaliere si sarebbe fatta "toccare", ma il Professore è riuscito nell'affondo. 

E accanto a Monti c'è l'Udc. 'La famiglia innanzitutto, la famiglia prima di tutto' recitava un suo spot. E se la famiglia è la tua, meglio ancora. Silvia Noè, cognata di Pier Ferdinando, è in lista per merito. L'ha detto Casini in persona. Come Fabrizio Anzolini, dirigente dello scudo crociato in Friuli Venezia Giulia e presunto fidanzato di Maria Carolina, figlia di Pier.

Il tengo famiglia democristiano accontenta tutti. C'è il nipote di Ciriaco, Giuseppe De Mita, e poi Gianpiero, figlio del presidente della provincia di Caserta Domenico Zinzi, e anche Michele Trematerra, figlio dell'eurodeputato Gino e persino 'Beppe' Delfino, figlio di Teresio, sette legislature alle spalle, già sottosegretario bipartisan, con D'Alema e Berlusconi.


E se la famiglia non fosse abbastanza difesa, Paola Binetti si immolerà per gentile intercessione di padre Georg. La politica è il suo cilicio. L'Opus dei ringrazia. E ringrazia pure il segretario Lorenzo Cesa, capolista in Basilicata, Calabria, Lazio 2, Puglia e Sardegna. La sua candidatura nel nome delle 'liste pulite' non è mai stata messa in discussione. Nonostante la latitanza e una condanna per corruzione aggravata poi annullata per vizio di forma.

Quanto al terzo alleato, Fli, capolista alla Camera con i suoi 29 anni e 89 giorni Gianfranco Fini. L'uomo del 'che fai mi cacci' che nessuno ha mai cacciato. A seguire in Campania e Calabria il braccio destro Italo Bocchino, già braccio destro del fratello d'Italia La Russa. Una generazione di delfini.

La Lega premia il sindaco di Adro

"E' giunta l'ora di pulire il pollaio'. Un colpo di ramazza e oplà la composizione delle liste ispirata alla volontà di imprimere "grande rinnovamento e introdurre tante facce nuove". Tornano il padre del 'Porcellum', Roberto Calderoli e il Senatur Umberto Bossi, capolista alla Camera in Lombardia.

Ma non vi preoccupate i barbari sognanti sono arrivati. Oscar Lancini scende da Adro per arrivare a Roma ladrona. Il sindaco che ha tolto la mensa ai bambini perché morosi e speso 'solo' 300 mila euro per riempire la scuola con 700 zerbini e cestini con il Sole delle Alpi è al numero 13 in lista al Senato per in Lombardia. 

Destra, Katanga in Senato

Katanga potrà esibirsi al Senato. Mario Vattani, figlio dell'ex direttore generale della Farnesina, già console a Osaka, più noto per i raduni neofascisti a Casapound, è candidato in Campania per 'la Destra' di Francesco Storace. A suon di fascio-rock. E Casapound risponde a tono, presentando in lista per la Camera, in quarta posizione, Alberto Palladino, per gli amici 'Zippo'. All'attivo una condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione per aver aggredito con mazze e bastoni cinque militanti del Pd romano.

La bella squadretta di Lombardo

Si presenta come capolista al Senato del Partito dei Siciliani-Mpa, Raffaele Lombardo, l'ex governatore rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa per i suoi rapporti con il clan Santapaola. Con lui ci saranno anche Roberto Di Mauro, capogruppo all'Ars, all'attivo una richiesta di rinvio a giudizio per omissione d'atti d'ufficio e Giuseppe Federico, ex presidente della provincia di Caltanissetta, indagato per voto di scambio in un'inchiesta sul clan Madonia, da cui avrebbe chiesto e ottenuto voti. 

E' resuscitato Diliberto

"Vogliamo selezionare i candidati alle prossime elezioni con il criterio della competenza, del merito e del cambiamento". L'ex pm di Palermo Antonio Ingroia si è presentato sventolando la Costituzione. Cambiare si può. Lui ci sta. Ma più che un cambiamento è stato un eterno ritorno. Oliviero Diliberto, quattro legislature, si ripresenta in Senato dall'Emilia-Romagna, piazzando in eccellente posizione alla Camera il suo braccio destro Orazio Licandro.

L'ex ministro Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, piazzato alla Camera. Antonio Di Pietro in posizione blindata in Lombardia, grazie al gioco delle opzioni. Il volto nuovo è quello di Giovanni Favia. L'epurato dal fuori onda, che ha già accumulato troppi mandati per Grillo, ormai privo di veto non manca di presenziare in tv. Almeno . questa volta - senza pesare sulle casse della Regione Emilia-Romagna.



[Modificato da ReteLibera 23/01/2013 18:58]
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Pronti all'onorevole Minzolini?

di Fabio Chiusi

Quando era direttore del Tg1, si autodefiniva «limpido e cristallino». Negando, naturalmente, di essere al servizio del Cavaliere. Che ora lo candida in una posizione blindata

(21 gennaio 2013)





Prima il segugio da marciapiede o motorino, l'inventore del «minzolinismo». Poi il «direttorissimo» (Berlusconi dixit) del Tg1: il «martire» ingiustamente accusato di faziosità («mi vorrebbero muto e sordo»), il «rivoluzionario» incompreso. E, oggi, il politico.

Augusto Minzolini comincia una terza vita. Dopo quella del retroscenista di grido disposto a inseguire i politici nei cessi («in uno solo, quello delle donne della sede socialista di via del Corso») per carpire un virgolettato, e del direttore-editorialista del telegiornale del servizio pubblico più contestato della storia, per «Minzo» si profila una carriera da parlamentare. Del Pdl, naturalmente. 

Grazie a quel Berlusconi che lui si è sempre detto interessato a «interpretare» (non adulare, lo abbiamo tutti frainteso) e «pronto a criticare», stiamo ancora aspettando la prescrizione a David Mills che diventa assoluzione (la protesta giunse, a suon di Waka Waka, fino ai cancelli di viale Mazzini). 

Gli scandali e le gaffes riguardanti l'allora presidente del Consiglio, sempre poca cosa, a volte perfino taciute (la famosa barzelletta con bestemmia). Le telefonate con il Cavaliere (quale direttore non parla con il presidente del Consiglio, rispose), l'accusa di spese ingiustificate con la carta di credito aziendale (per 65 mila euro, il processo per peculato è in corso ma «Minzo» si difende: erano tutte «spese di lavoro»). La polemica con l'Agcom e i flop di ascolti, sempre negati («è il sistema tv che è cambiato»). E le richieste di dimissioni, costanti, e rispedite al mittente finché gli è stato possibile: «Qua finisce che prendo io qualcuno a calci in culo», la risposta a Di Pietro che ne chiedeva la rimozione a pedate. 

Colpa degli editoriali, quelli che Minzolini considera la sua innovazione al linguaggio giornalistico del Tg1, e che – potesse – rifarebbe per filo e per segno. Sempre controcorrente, a suo dire. Sempre filo-governativi, secondo i detrattori. Che non gli hanno perdonato i troppi servizi sullo scoiattolo kamikaze, la tartaruga a rotelle e le infinite altre amenità raccolte dal blogger Nonleggerlo. Ma anche la polemica con Santoro e il Fatto Quotidiano su un'indagine (archiviata) della procura di Roma per le presunte pressioni di Berlusconi a Giancarlo Innocenzi per chiudere Annozero («ma quali pressioni?»).

E quel commento su Maria Luisa Busi, volto storico del telegiornale e dimissionaria in polemica, rea di accompagnare le notizie «con la mimica facciale». Dando, quindi, «giudizi indiretti». Eppure lui, come dimostra questa raccolta dell'Espresso, ne ha dati di direttissimi, facendone un vanto. La summa? Secondo lo stesso Minzolini, un estratto di una telefonata con Paolo Bonaiuti. Che, intercettata, gli valse l'accusa (caduta) di violazione del segreto di ufficio: «Siamo in un Paese di folli». Talmente folli da offrirgli un seggio al Senato

«L'abolizione dell'immunità parlamentare ha provocato un 'vulnus' nella Costituzione. Si è rotto un equilibrio tra poteri e non se ne è creato un altro. Ora c'è da aspicare che quel 'vulnus', al di là delle dispute nominali su immunità, lodi e riforma del sistema giudiziario, sia sanato» (10 novembre 2009).  

«Io dico a tutti di sì, poi faccio come voglio» (3 marzo 2010, spiegando al Corriere della Sera la telefonata con cui Angelo Balducci - «una mia ottima fonte in Vaticano» - gli aveva chiesto un favore per il figlio)

«Bisogna dosare le notizie perché con la politica, per come è o per come viene raccontata, gli ascolti vanno giù» (12 marzo 2010).

«Il problema della Rai è che quando arriva uno che cerca di cambiare le cose, di innovare, puntualmente diventa un bersaglio. Ecco, in questo momento vogliono soltanto intimidirmi. Ma io non ho paura di nessuno» (13 marzo 2010).

«Non c'è mai stato un direttore più limpido e cristallino di me. Quello che penso dico. Tutti gli editoriali che ho fatto li rifarei subito» (13 marzo 2010).

«Ci sono otto edizioni del Tg1 in cui diciamo che Mills è prescritto. Per quanto riguarda il titolo c'è una scuola di pensiero, e se lei studia probabilmente se ne accorgerà, che dice che si può utilizzare nel linguaggio... diciamo volgare della televisione, un termine del genere. La sera poi torniamo a parlare di prescrizione, e il comitato del Tg1 prende atto con soddisfazione della precisazione. Questo è un atteggiamento strumentale tutto votato a fare campagna elettorale: banaaaaale!»
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LE “LISTE PULITE” PDL: 3 PREGIUDICATI 24 INDAGATI E IMPUTATI

Gennaio 23rd, 2013 admin

ELIMINATI SOLTANTO GLI IMPRESENTABILI PIÙ NOTI …. DELL’UTRI: “LA MIA CANDIDATURA AVREBBE PORTATO VIA UN MILIONE DI VOTI?
NON AVRANNO PIÙ I MIEI INVECE”.


Alfonso Papa, deputato incarcerato per la P4, oggi a processo e impresentabile escluso, ha detto: “Berlusconi ha distinto tra inquisiti di serie A e inquisiti di serie B”.
Marcello Dell’Utri, anche lui fuori, ha aggiunto un altro tassello: “Berlusconi mi ha riferito che con la mia candidatura avrebbe perso un milione e mezzo di voti”.
E ha precisato: “Sbaglia, io non ci credo, io in realtà pensavo di prenderli i voti, volete che non ci siano un milione e mezzo di delinquenti che mi votano?”.

L’operazione liste pulite del Pdl è in realtà un disperato tentativo di marketing del Cavaliere piazzista, impegnato in campagna elettorale.

I tre capri espiatori della “banda degli onesti”Cosentino, Dell’Utri e Scajola – sono stati fatti fuori dai sondaggi, non dalla questione morale. 
Ecco perché.


Questo l’elenco degli altri impresentabili


Ignazio Abrignani (Camera Marche).
Indagato per dissipazione post-fallimentare.

Antonio Angelucci (Camera Lombardia 2).
Editore di Libero, imputato per associazione a delinquere, truffa e falso.

Demetrio Arena (Senato Calabria).
Ex sindaco di Reggio Calabria, sciolta per ‘ndrangheta, sottoposto alla procedura di incandidabilità del Viminale.

Silvio Berlusconi
 (Capolista al Senato in tutta Italia).
Due amnistie, sette prescrizioni. In due processi, il fatto non è più reato per le leggi ad personam. Condannato in primo grado a 4 anni per frode fiscale (diritti tv Mediaset). Imputato per concussione e prostituzione minorile (Ruby). Imputato per concorso in rivelazione di segreti d’ufficio (intercettazione Fassino-Unipol).

Giulio Camber (Friuli Venezia Giulia Senato).
Una condanna in via definitiva per per millantato credito.

Luigi Cesaro (Camera Campania 1).
Indagato per associazione camorristica.

Cesare Cursi (Senato Lazio).
Indagato per corruzione.

Antonio D’Alì (Senato Sicilia).
Indagato: concorso esterno in associazione mafiosa.

Renato Farina (Camera Lombardia 2).
Patteggiamento definitivo per favoreggiamento nel sequestro Abu Omar, condanna in primo grado per falso in atto pubblico. È l’autore dell’articolo diffamatorio che ha fatto condannare Sallusti.

Claudio Fazzone (Senato Lazio).
Imputato per abuso d’ufficio.

Raffaele Fitto (Camera Puglia).
Imputato per corruzione, peculato, finanziamento illecito ai partiti, abuso d’ufficio.

Roberto Formigoni (Senato Lombardia).
Indagato: corruzione e finanziamento illecito.

Amedeo Laboccetta (Camera Campania 1).
Indagato per favoreggiamento .

Silvestro Ladu (Senato Sardegna).
Imputato per peculato.

Alfredo Messina (Senato Lombardia).
Indagato per favoreggiamento in bancarotta fraudolenta.

Augusto Minzolini (Senato Liguria).
Imputato per peculato (carta di credito della Rai).

Mauro Pili (Camera Sardegna).
Indagato per peculato.

Melania Rizzoli (Camera Lazio 1).
Indagata per concorso in falso.

Giuseppe Romele (Camera Lombardia 2).
Indagato per false dichiarazioni ai pm in un’inchiesta su finanziamento illecito ai partiti.

Paolo Romani (Senato Lombardia).
Indagato per peculato e istigazione alla corruzione.

Daniela Santanchè (Camera Lombardia 3).
Indagata per turbamento e interruzione di funzione religiosa.

Elvira Savino (Camera Puglia).
Indagata per concorso in riciclaggio.

Renato Schifani (Senato Sicilia).
Indagato per concorso esterno alla mafia, la Procura ha chiesto archiviazione.

Salvatore Sciascia (Senato Lombardia).
Condannato definitivo per corruzione alla Guardia di Finanza. Interpellato dalla stampa sulla politica corrotta ha precisato: “Guardi che io sono un corruttore non un corrotto eh!”.

Domenico Scilipoti (Senato Calabria).
Casa pignorata dalla Cassazione per non aver pagato la parcella a un ingegnere.

Giorgio Simeoni (Camera Lazio 1).
Imputato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al falso.

Denis Verdini (Senato Toscana).
Indagato per bancarotta fraudolenta e associazione per delinquere (Credito cooperativo fiorentino), concorso in corruzione (appalti G8), truffa allo Stato (da editore del Giornale di Toscana), associazione per delinquere (P3).


Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)

[Modificato da ReteLibera 23/01/2013 19:21]
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