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INGROIA CANDIDA IL CAPO DEL SINDACATO DI POLIZIA

Ultimo Aggiornamento: 27/01/2013 15:53
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INGROIA CANDIDA IL CAPO DEL SINDACATO DI POLIZIA

Zac

Claudio Giardullo, segretario generale del Silp Cgil, è il poliziotto democratico candidato nelle liste di Rivoluzione Civile: “Sono un uomo culturalmente di sx ”.

Credo che l’incompatibilità stia nell’essere uomo della polizia, di questa polizia, e dichiararsi uomo di sx. Ti chiedi mai se sei di sx quando si picchiano gli operai dell’Alcoa, o quelli del Sulcis, o gli studenti o si gettano i lacrimogeni ad altezza d’uomo (gas CS è il nome dell’orto-clorobenziliden-malononitrile, arma chimica in caso di utilizzo in guerra – sentenza della Cassazione 30 gennaio 1982).

E’ sufficiente trovare la scusante “E’ il mio mestiere”. Ma è proprio questo tuo mestiere che è incompatibile con una rivoluzione civile.

E tu uomo che ti dichiari di sx hai mai stigmatizzato pubblicamente un tuo collega che ”ha esagerato” che “ha sbagliato”? Ti sei disconosciuto da tutti i tuoi colleghi che hanno inneggiato e glorificato i tuoi dirigenti condannati per i fatti della Diaz?

Io non ho sentito una sola voce, anche anonima, che abbia stigmatizzato quei fatti e misfatti. Dici che non si può rischiare linciaggio e caccia all’uomo per i poliziotti, se si decidesse di adottare il numero identificativo su caschi e divisa che negli altri paesi democratici sono la norma.

Cosa ha di diverso il nostro paese? La polizia, io rispondo, e gli uomini che ne fanno parte.

Ai manifestanti invece è consentito la flagranza di reato anche dopo una settimana dai fatti è solamente ridicolo.

E’ consentito la caccia a distanza di un giorno al ragazzo che aveva osato chiamare un poliziotto “pecorella”, spaccargli due costole e una spalla e fargli un occhio nero ed ecchimosi su tutto il corpo. Come pretendi che ti si possa credere e proprio ora che ti presenti candidato al Parlamento e vorresti far parte di quella casta che hai sempre difeso contro i disoccupati che i tuoi protettori affamano e macellano?

Anche per questo non voterò Rivoluzione Civile.


MA QUALE DEMOCRAZIA E MOVIMENTO? IN RC HANNO PREVALSO LE SOLITE LOGICHE DEL POTERE VERTICALE
vv

Se Ingroia ha voluto candidare il capo del sindacato di polizia, con malumore della base, ha invece cancellato Agnoletto, come tutti i candidati delle cento e più assemblee dal basso. Alla fine, malgrado le promesse, anche RC si è adeguata alle regole del Porcellum e tutte le scelte sono state fatte dall’alto, con accordo tra i 5 leader della coalizione e cupe ombre sui candidati scelti.

Della società civile delegata dal basso nemmeno l’ombra.

Ignorata la lista “Cambiare si può”, che era stata prima nell’appello contro Monti e prima nel chiedere il referendum interno, nella speranza di cambiare la solita piramide del potere.

L’eliminazione di Agnoletto resta significativa, a indicare, ancora una volta lo stacco tra estrema sx e no global, come se con la sx arcobaleno non si fosse visto abbastanza.

E’ inutile che Ingroia parli di “battaglie comuni”, quando lui, Ferrero, Diliberto, Di Pietro e Bonelli mancano sul punto primo di ogni democrazia dal basso e ripetono lo stanco copione del potere partitico.

Come dice Agnoletto: “Sul piano del metodo della formazione delle liste nessuna delle garanzie forniteci da Ingroia è stata rispettata”. Possiamo fare una croce sulla partecipazione democratica. Ai 5 riprendere la solita tecnica spartitoria è andato benissimo, per quanto avessero dichiarato il contrario. Il solito gap tra promesse e fatti.

A Milano un’assemblea di 500 persone aveva scelto Agnoletto con 463 voti. Ma Agnoletto è sparito.

Ingroia al suo posto ha messo Favia, che non è nemmeno di Milano né piace alla base. Di Pietro a seguire. Così, per la prima volta nella storia, Milano non ha un proprio rappresentante. Cancellato.

Ingroia ha parlato vagamente di veto nei confronti di Agnoletto senza specificare perché e da chi fosse messo. Insomma RC i no global non li vuole. Preferisce i voltagabbana.

Peccato che così Ingroia sconfessi anche quanti, come Agnoletto, per 11 anni hanno lottato per avere giustizia sulla macelleria di Genova. E, per ribadire meglio il concetto, è stato cancellato a Firenze anche Lorenzo Guadagnucci, coautore del libro “L’Eclisse della democrazia. Le verità nascoste sul G8 2001 a Genova”.

Ma è chiaro che se si candidano persone responsabili di quel massacro, non gli si possono avvicinare quelli che per esso chiedono giustizia.


PIERO RICCA E INGROIA

“Ho guardato le liste, studiato un po’ l’operazione e devo dire che “Rivoluzione civile” non mi convince. La stima per il magistrato Ingroia è fuori discussione, come pure il fatto che molti punti del suo manifesto sono condivisibili. Quel che mi lascia perplesso sono i seguenti elementi.

1. Il leaderismo. Si punta tutto sul nome di Ingroia, messo a caratteri cubitali nel simbolo, candidato in tutte le circoscrizioni, specchietto per le allodole, come Berlusconi.

2. L’ambiguità magistratura-politica. Quando sei così esposto per le indagini che hai condotto, da ultima quella su Stato e Mafia, dovresti riflettere un po’ di più prima di andartene in Guatemala e poi entrare in politica, dopo settimane di traccheggiamenti e senza prima prendere la decisione, non obbligatoria ma in questo caso opportuna, di dimetterti dalla magistratura. Altrimenti contribuisci ad alimentare la critica, non sempre in malafede, di politicizzazione della giustizia. E rendi ancora più difficile la vita ai colleghi magistrati che lasci in prima linea a Palermo.

3. Il maquillage. Dietro il nome di Ingroia e la facciata riverniciata di arancione, ci sono tre o quattro piccoli partiti destinati all’estinzione parlamentare: Idv, Pdci, Rifondazione Comunista, Verdi. Se l’operazione 4 per cento va in porto, questi piccoli partiti già di fatto estinti piazzeranno alla Camera i loro dirigenti, candidati tutti in pole position. Più che di rivoluzione civile si tratta di riciclaggio politico.

4. L’unione artificiale fra diversi. Quanto ci metteranno questi signori a dividersi? Il tempo di poche sedute parlamentari, prevedo. Troppo diversi, troppi galletti di inconciliabile estrazione in un medesimo pollaio. Comunisti di varia scuola con ex fascisti, garantisti terzomondisti con manettari e sbirri. Suvvia.

5. Il rapporto con il Pd. Se decidi di entrare in campo, come dici, contro il Montismo e per una piattaforma di laicità e riforma radicale, non puoi continuare a proporti al Pd, che ha la sua storia, ben nota, i provvedimenti di Monti li ha tutti votati in parlamento e non ha mai fatto mistero di volersi alleare con il centro dopo le elezioni. Ancora sperano di essere alternativi a Monti nelle grazie di Bersani e soci?
Si può proporre la rivoluzione civile insieme a coloro che hanno contribuito a portarci così in basso?

6. Il criterio di selezione dei candidati. Chi ha deciso la posizione in lista dei candidati? Il ruolo delle assemblee locali, a quanto risulta, non è stato tenuto in alcun conto, per esempio a Milano. La mobilitazione dal basso, sbandierata a parole, non c’è stata. Si sono battute altre strade: oltre alla lottizzazione partitica, il marketing. Vedi la candidatura in posizione sicura del giornalista Ruotolo o del pentito del grillismo Favia, fatta apposta per portar via voti al M5S.

7 C’è poi un’altra cosa che preliminarmente giudico negativa. L’ispiratore dell’operazione è stato Luigi De Magistris, che pure non è in lista ma ha anch’egli piazzato qualche suo uomo in pole per la Camera. Anziché programmare rivoluzioni nazionali, sarebbe meglio che si dedicasse ai seri problemi della città di cui è sindaco. Come metodo, vale per tutti. Chi è stato eletto a una carica, prima di dedicarsi ad altro, dovrebbe onorare il proprio mandato.”

Viviana

Condivido in tutto quanto detto da Ricca.
Non ha senso dire che critiche così si possono fare a qualunque partito. Il problema di tutti i partiti è appunto di non sapere innovare e di non voler attaccare alla base i punti di potere su cui si abbarbicano e che il M5S contesta.

Che bisogno avevamo che Ingroia facesse un partito come tanti? Ce ne sono già 169! Bastava entrare in uno di questi. Uno più, uno meno, che differenza faceva?

Non ha senso dire che Ingroia ‘ha aperto’ al M5S. Che vuol dire? Che Ingroia chiedeva al M5S di mettersi ‘dentro’ Rivoluzione Civile?
E perché avrebbe dovuto farlo?

Un partitino piccolo che nasce dalla sommatoria di partitini vecchi e falliti non chiede a un grande Movimento nuovo di aderire.
Al massimo può offrirsi per le sue stesse battaglie. Ingroia però non ha specificato quali.

Varie cose Ingroia finge di ignorare:

-che nel suo seno ci sono soggetti che in questi anni hanno manifestato un odio assoluto al M5S e alcuni sono qui onnipresenti sul blog del M5S tutto il giorno a spalmare accuse insensate e attacchi velenosi, facendosi solo voler male

-che lo stesso Di Pietro che dal M5S ha avuto solo gentilezze è caduto in basso dichiarando che votare M5S è un voto buttato (e allora votare Di Pietro o RC che voto utile è?)

-che Rivoluzione Civile non rivoluziona in niente la forma partitica, gli emolumenti,i finanziamenti, gli abusi e i privilegi di tutti i partiti della Casta

-che la nuova RC non ha nulla di nuovo rispetto alla vecchia RC, in particolare non fa nulla per innovare la forma della democrazia parlamentare, ormai inefficiente e sclerata

-che come al solito i candidati sono scelti dal segretario dall’alto

-che il suo personalismo è massimo

-che molti personaggi eminenti della società civile sono entrati nel partito di Ingroia e ne sono usciti a razzo delusi dal non trovarci nulla di nuovo

Di fronte a tutto questo, parlare di ‘superbia’ di Grillo verso un partito come tanti, per di più formato da riciclati, mi pare fuori luogo.

Il M5S si propone di azzerare tutti i partiti.
Nessuna alleanza con un partito è possibile.

Rivoluzione Civile appare esattamente un partito come gli altri.

Forse è un partito che si distacca da Bersani per attaccare più chiaramente Monti e tutto il quadro ultraliberista che egli rappresenta?

Io ricordo che Ingroia disse ben chiaro che avrebbe sostenuto Bersani in Parlamento, e Bersani è, o piuttosto sperava di essere, l’ombra di Monti. Ora lo ritratta??

Ho saputo che alcuni ex blogger di Grillo che provenivano in passato dalla sinistra si sono lasciati affascinare da Ingroia e ci stanno riponendo delle speranze, mi spiace per Paola e altri amici che non capiscono dove si sono andati a cacciare e si illudono di alzare dei falò da fuocherelli ormai morti. Ma il partito di Ingroia più che qualcosa di nuovo mi sembra il partito dei vecchi nostalgici.

Per me, poi, la commistione Verdi, Di Pietro ed estremisti di sx è contro natura come cercare di accoppiare cani con gatti con topi, e sarebbe l’ora che i Verdi capissero cosa vogliono fare da grandi, visto che non riescono a eguagliare la chiarezza e il consenso dei Verdi francesi e tedeschi e hanno iniziato male, a suo tempo, dividendosi assurdamente tra Berlusconi e Prodi, per fare una schiacciata in entrambi in campi e ora tentano la carta dell’estrema sinistra, che ha sempre snobbato il tema dell’ambiente, che invece per Grillo è stato il primo e resta uno dei fondamentali.

Vorrei ricordare a questi velleitari che ogni tentativo di mettere insieme i membri piccoli e dispersi della sx radicale finora sono falliti rovinosamente, per rissosità interna e, se proprio vogliamo parlare di superbia, rivolgiamoci alla superbia solipsistica che ha sempre diviso questi partitini dello zero virgola tra loro, uno più isolato e supponente dell’altro. Ma è fallito anche il tentativo, più serio, di Mussi di coinvolgere questi signori, pieni di amor proprio e gonfi come palloni, con i no global.

E ora si vuole ripetere l’esperienza addirittura con i Verdi a cui di Marx non è mai importato niente o con Di Pietro, non solo odiato e attaccato fin qui da tutti gli altri, ma che addirittura di sinistra non è mai stato?

E’ un accrocchio e quello che nascerà sarà un aborto.

Ingroia ha ventilato in modo vago che ‘ci sarebbero delle somiglianze tra RC e M5S”. Ma quali? Io non le vedo.

Non mi pare che Ingroia sia uscito da nessuna dicotomia destra-sinistra, che anzi si propone come l’unica sx. E infatti riunisce tutti i rimasugli della sx radicale, nessuno dei quali ha mai detto di essere oltre la dx e la sx né lo dirà mai. Sono tutti rigorosamente ancora ai vecchi steccati del passato, alle vecchie ideologie del passato, ai vecchi linguaggi del passato.

La nota ulteriormente stonata è Di Pietro che per molti versi è sempre stato di dx e che, semmai, si è posto lui negli ultimi tempi oltre la dx e la sx, appoggiando i referendum popolari e portando avanti richieste di moralizzazione della partitocrazia. Per quanto posso prevedere, questo idillio di Di Pietro con l’estrema sx è destinato a durare poco, perché Di Pietro in quella compagine ci sta come il cavolo a merenda e viene sopportato a fatica, lui ex giudice ed ex poliziotto, solo per motivi numerici.

In quanto al fatto che Ingroia, seguendo la moda del tempo, voglia proporsi come ‘movimento’ (persino Samorì, Giannino o i cacciatori lo fanno) la cosa sa di opportunismo di giornata, visto che Rivoluzione civile è un partito come tanti altri e non ha contestato o rifiutato nessuno dei privilegi o abusi della forma partito, né si è mai proposta una lotta contro la partitocrazia o una modifica della Costituzione per cambiare la forma dello Stato da democrazia parlamentare a democrazia diretta.

Rivoluzione Civile è la solita Rifondazione Comunista a cui Ingroia ha aggiunto la lotta alla mafia e alla corruzione politica, ma oltre ciò siamo sempre all’insieme di vecchi partitini di estrema sx, rissosi, divisi e con un linguaggio ormai obsoleto.

Con questa gente non siamo andati da nessuna parte e non ci andremo ora grazie al solo Ingroia.

Fa anche ridere che, anche qui seguendo la moda del momento, Rivoluzione civile si presenti come ‘società civile’ quando i primi ad essere messi in lista sono stati i segretari dei vari partitini: Diliberto, Ferrero, Di Pietro e Bonelli (all’inizio era apparso anche Bertinotti!) e quando Ingroia sceglie autonomamente di testa sua i candidati.

Sa tutto di vecchia paccottiglia raffazzonata con qualche tocco di modernità solo formale e di apparenza seguendo la moda del momento, come fa anche Berlusconi.

Peccato!
Il momento in cui RC nasce (a 2 mesi prima delle elezioni) non è proprio dei migliori, sa di abborracciato e di opportunistico e non dipende nemmeno dalle vicende di questo Paese, ma dalle sorti del magistrato Ingroia che evidentemente in Guatemala ci stava male e voleva rientrare nella lotta politica italiana, seguito da Di Pietro, che, dopo il Report fatale e l’esodo dei suoi che lo ha portato sotto il 4%, rischiava di sparire e si è attaccato a Ingroia come a una ciambella di salvataggio per non affogare, il che in un certo senso vale anche per tutti gli altri che erano ormai morti alla politica parlamentare.

Rivoluzione Civile è un partito di disperati che si sono messi insieme per non sparire del tutto e salvare qualche poltrona in Parlamento. Ognuno di loro senza RC sarebbe affondato nel nulla, per cui il partito, prima di salvare l’Italia ha la funzione di salvare loro stessi. Il partito si regge solo sulla voglia spasmodica di tanti trombati di non restare ancora una volta fuori dalla politica ufficiale ed è un po’ poco per parlare di grandi novità.

Che poi Ingroia offra al M5S di unirsi a lui o accolga i fuorusciti Salsi e Favia, anche questo rientra in una voglia di galleggiamento che non bada a spese e si muove in modo un po’ carlone, da sprovveduti che vogliono fare i furbetti e Ingroia tanta furbizia nemmeno ce l’ha.

E che dentro il partito non siano rose e fiori da subito lo ha rivelato De Magistris quando, alle mosse di Ingroia verso il Pd (e non negatele perché ci sono state!) ha subito detto che se il patto col Pd fosse avvenuto, avrebbe ritirato i “suoi” arancioni, chiaro indice che non solo nel partito il leaderismo esiste, ma che di leader ne abbiamo addirittura 5, il che fa tristemente prevedere che il simposio non avrà vita lunga e che prima o poi le ostilità individuali verranno al pettine!

Insomma,siamo in una situazione anche peggiore della sx arcobaleno. E mi dispiace per quei 5stelle che si sono fatti sedurre dalle sirene di Ingroia.

C’è anche una cosa molto penosa che dobbiamo dire.
Possiamo essere sicuri che un magistrato come Ingroia prenderà l’imperativo delle liste pulite molto più seriamente di quanto non lo facciano Berlusconi o Bersani, che su questo punto sono stati ridicoli e che hanno preso alcuni provvedimenti solo in misura parziale e obtorto collo; invece possiamo essere sicuri che Ingroia porrà il divieto di candidatura anche a chi ha una condanna di primo grado. E che Di Pietro, in quanto ex magistrato ed ex poliziotto, lo appoggerà. E che qualunque condanna per reati contro lo Stato (vedi anche sedizione, banda armata, vandalismo nel corso di manifestazioni) impedirà l’accesso alle liste.

Ma come prenderanno questo tanti che queste condanne le hanno guadagnate per atti di ribellione allo Stato e di eversione durante le manifestazioni, le case occupate, le rivolte sociali…? Pensiamo a tanti dei centri sociali, dei gruppuscoli eversivi ecc.

In tutti questi anni l’odio contro il magistrato Di Pietro è stato furente su tutti i blog dell’estrema sx. E pensate che ora, siccome c’è Ingroia, magistrato anche lui, tutto questo sarà seppellito?

Mille volte ho letto dichiarazioni furiose contro Di Pietro per il suo legalitarismo dalle frange dell’estrema sinistra. Quanto ci metterà questo problema a risorgere qui peggio di prima contro Ingroia?




Un altro fatto grave è che RC si era immediatamente distinta per la presenza di nomi famosi, peccato che dopo poco gli stessi se ne siano andati.

Ingroia è stato invocato da persone oneste e colte come lo storico Paul Ginsborg, il politologo Marco Revelli, il sociologo Luciano Gallino, l’economista Tonino Perna, i giuristi Stefano Rodotà, Ugo Mattei, Alberto Lucarelli ed altre, e da vari movimenti che aspiravano ad un democrazia partecipata, in nome di un nuovo soggetto politico al di fuori di logiche partitiche. Ma Ingroia li ha estromessi appena tornato dal Guatemala, ha parlato da leader di vecchio partito, ha contribuito a favorire la destra per le regioni in bilico per Il Senato e si è parato il didietro non rinunciando alla carriera in Magistratura.

Il tutto in nemmeno 3 giorni… Così, in breve tempo, chi era entrato è rimasto deluso. E Marco Revelli, Paul Ginsborg e Livio Pepino si sono dimessi perché il progetto non più quello a cui loro avevano pensato e anche perché segretari e dirigenti di Pdci, Rifondazione, Idv, Verdi tentano la candidatura in Rivoluzione civile.

E poi perché Ingroia sembra aver puntato soprattutto su un programma per la giustizia e la lotta alla criminalità piuttosto che contro il liberismo.
..


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[Modificato da ReteLibera 27/01/2013 15:53]
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