Marco in più occasioni nega la divinità di Gesù. Infatti nel suo Vangelo Gesù non ci appare onnipotente perché a Nazareth non riuscì a fare alcun miracolo a causa della incredulità della gente.
Questo fatto oltre a dimostrarci la non divinità di Gesù ci dimostra anche la non esistenza dei miracoli.
I miracoli, infatti, sono guarigioni di natura psicosomatica che per verificarsi necessitano di una fede cieca da parte del malato nei poteri taumaturgici del guaritore e dell'appoggio psicologico dei presenti. In caso contrario non avvengono. Se dipendessero da Dio avverrebbero senza condizioni.
In Marco, Gesù non è nemmeno onnisciente: infatti, dice chiaramente a proposito del giorno del Giudizio, che nessuno ne conosce il momento preciso, ad eccezione di Dio, «neppure il Figlio» (Mc. 13, 32; anche 13, 30). Tale espressione suscitò forti perplessità nei primi cristiani.
Ai Padri della Chiesa del IV secolo, apparve tanto funesta, che, contro l’evidenza testuale del Vangelo di Marco, o la negarono tout court, o la considerarono un falso (Ambrogio, De fide, 5, 8) o, addirittura, la stravolsero del tutto (Basilio. Ep. 236, 2).
E infine, Gesù in Marco non è assolutamente buono, perché a un ricco che lo definisce «buono» risponde: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, soltanto Dio» (Mc. 10, 18). Gesù, dunque, non pensa affatto di equipararsi a Dio.