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La legge contro l’omofobia

Ultimo Aggiornamento: 27/07/2013 16:32
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Con la legge Scalfarotto non si combatte l’omofobia,

ma la libertà di pensiero


La legge “contro” l’omofobia avrà un unico risultato concreto: incrementare il contenzioso giudiziario. Saranno contenti gli avvocati che cercano pubblicità, pronti a denunciare il Vip o il politico di turno che si discosterà leggermente dal pensiero unico “gender” in tema di matrimoni gay, adozioni, etc.

Pensi che il “matrimonio” sia esclusivamente un’unione tra un uomo e una donna? Potrai essere denunciato.

Pensi che la “famiglia” sia solo quella società naturale fondata sul matrimonio, comprendente anche i figli? Potrai essere denunciato.

Pensi che i figli siano possibili solo grazie all’unione tra un uomo e una donna? Potrai essere denunciato.

Pensi che un figlio, essendo il frutto di un’unione tra un uomo e una donna, debba necessariamente crescere con un padre e una madre? Potrai essere denunciato.

Sarai poi condannato? Difficile, specie con un buon avvocato. Magari si potrà trovare qualche giudice fantasioso, ma in appello una sentenza di condanna difficilmente resisterebbe. Di sicuro, tale “minaccia” di esser portato dinanzi a un giudice comprime la libertà d’espressione, anche perché un avvocato costa, specie uno bravo.

La proposta di legge Scalfarotto introduce un reato d’opinione? Certamente, intervenendo sulla legge Mancino, che è una norma che ha tipizzato altri reati d’opinione.

Non solo, ma come sanno tutti gli uomini di diritto, tutte le fattispecie di reato che si intendono sanzionare con questa nuova norma, sono già perseguibili con le leggi esistenti.

Si tratta dunque di un feticcio, di un grimaldello, di uno strumento per combattere e vincere una battaglia culturale, politica, ideologia.

È una “norma manifesto” che non offrirà alcuna tutela in più, ma che costituirà un punto di partenza per raggiungere obiettivi politici. La Francia è vicina.


Articolo di

Gianmario Mariniello

Gianmario Mariniello 31 anni, nato a Napoli, cresciuto ad Aversa, attualmente vive a Roma. Direttore responsabile di Generazione Italia sin dal 1° aprile 2010, giornalista pubblicista, è laureato in Giurisprudenza presso la Federico II di Napoli

[Modificato da ReteLibera 27/07/2013 16:32]
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di Andrea Cavalleri


Con una svolta autoritaria che non ha precedenti dal dopoguerra ad oggi, i governi occidentali  stanno varando all’unisono i matrimoni omosessuali, contestualmente al reato di omofobia, che vieterà ogni discussione a riguardo. Dato che la democrazia si fonda sulla dialettica tra maggioranza e minoranza, i numeri contano, e parecchio, nell’inquadramento politico di un fenomeno.

Per prima cosa, dunque, esaminiamo qualche cifra, che illustri quante siano le persone coinvolte dai progetti di legge che stanno tenendo banco in parlamento, quasi riguardassero un’emergenza nazionale. Se cominciamo da casa nostra, scopriamo che in Italia parecchi fra comuni e regioni hanno istituito i registri delle unioni civili, a cui possono iscriversi anche le coppie omosessuali.

Se le cose stessero come vuole la narrativa dei media, cioè che i poveri gay sono discriminati e non possono coronare i loro sogni di veder riconosciuta la propria unione, questi registri dovrebbero rappresentare una manna per le coppie alternative, che potrebbero cominciare ad esibire l’ufficialità comunale o regionale.

Invece i registri sono andati pressoché deserti, in una desolante indifferenza.

Vediamo un po’ i gay che hanno ufficializzato l’outing: Bologna, in tredici anni zero iscritti; Empoli in vent’anni 2 coppie; Pisa in quindici anni 4 coppie; Firenze 17 coppie in undici anni; a Pesaro dove si rilascia anche uno speciale stato di famiglia una sola coppia. In tutta la Regione Campania al primo anno zero iscritti. Meno peggio a Roma e soprattutto a Milano, che può vantare l’iscrizione di ben 39 coppie.

Ma quale sia la dimensione sociale del fenomeno lo spiega il raffronto con i matrimoni tradizionali (250.000 nel 2008, in calo fino ai 200.000 nel 2011 -dati EUROSTAT-). Insomma al governo sembra urgente occuparsi dei quattro gatti gay, mentre milioni di famiglie coniugate pagano più tasse dei conviventi, non arrivano a fine mese e ovviamente non procreano, mentre infuria una terribile crisi demografica, che sta producendo un drammatico invecchiamento della popolazione e che ha persino gravi risvolti economici.

Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay, minimizza l’insuccesso dei registri locali, spiegando che quelle liste sono solo una battagliasimbolica, ma che in realtà gli omosessuali aspettano una legge.  Allora guardiamo cosa è successo dove la legge c’è. Tra i primi Paesi ad approvare le unioni omosessuali c’è stata la Svezia: 749 matrimoni gay nei primi 4 anni di nuovo regime (con tanto di effetto accumulo di coloro che non potevano sposarsi perché la normativa non lo prevedeva) contro 160.000 matrimoni normali nello stesso lasso di tempo. Similmente la Norvegia: 674 nozze gay mentre si celebravano 96.000 matrimoni tradizionali.

Insomma i numeri ci raccontano una realtà di questo tipo: che una categoria privata fortemente minoritaria (i gay), pretende la massima attenzione e pieno riconoscimento istituzionale. Dobbiamo spiegare questa affermazione, perché la maggioranza delle persone non è abituata a pensare in termini politici e fatica a distinguere ciò che è pubblico da ciò che è privato e comprendere i motivi per cui alcune cose (come il matrimonio) sono considerate pubbliche, mentre altre no .

La ragione per cui tutti i popoli e le civiltà della storia hanno regolamentato il matrimonio, facendone un istituto pubblico, è legata alla procreazione, alla cura e all’educazione dei figli. Dato che per uno Stato il primo e fondamentale capitale è costituito dai suoi cittadini, è interesse dello Stato creare le condizioni per sostenere, curare e accrescere questo capitale.

E la condizione fisica per la procreazione è quella di essere una coppia eterosessuale. Ma anche procedendo oltre il dato biologico, risulta la coppia uomo-donna quella più adatta ad assicurare la crescita ben ordinata dei figli, improntati ad una visione positiva della vita. Esistono interminabili statistiche, che mostrano, oltre ogni ragionevole dubbio, come i figli delle coppie complete (padre-madre) stabili e unite abbiano più probabilità di successo nella vita e siano meno esposti a problemi psicologici e a tutte le devianze, come droga, criminalità o microcriminalità, abbandono scolastico e, nel futuro, divorzi.

La coppia omosessuale, non avendo i requisiti fisici per la procreazione, né potendo costituire un buon humus educativo, non è mai stata considerata un fenomeno pubblico: a seconda dei tempi, dei luoghi e dei costumi, è stata repressa, tollerata, o praticata con entusiasmo, ma sempre come fatto privato: mai una legislazione ha spostato queste prassi nella sfera pubblica. Questa limitazione della coppia gay, non deve essere vista come una colpevolizzazione, ma un semplice riconoscimento dei fatti, così come, in modo del tutto analogo, una coppia eterosessuale sterile non percepisce le detrazioni per i figli a carico.

Per fare un esempio è come se le coppie stabili di “Bridge (che sono ben più numerose delle coppie stabili omosessuali) indicessero le sfilate del “Bridge day pride”, con carri a forma di tavolini e mazzi di carte in testa, e poi chiedessero al governo le “nozze Bridge” così: “Quando io dirò l’ultimo passo e farò il morto, il mio partner potrà prendere la pensione di reversibilità”.

Il Bridge sarà pure un gioco bellissimo, ma non ha quell’incidenza nella realtà sociale che lo possa rendere un fatto pubblico. Del resto neppure esistono i PACS per le coppie di amici, pur essendo l’amicizia una cosa splendida e un fattore indubbiamente positivo per innalzare la qualità della vita.

Ma torniamo a Grillini, perché un intervistatore gli ha posto la domanda più ovvia: lo scarso numero di iscrizioni ai registri delle unioni civili potrebbe anche essere dovuto al disinteresse verso il matrimonio? La risposta dell’arcigayo è rivelatrice: “È possibile ma il punto non è questo. A prescindere da tutto i diritti devono essere uguali per tutti. Molti dicono che non si sposeranno mai, ma questo non vuol dire che non ci debba essere la possibilità di farlo.”

I diritti devono essere uguali per tutti? Allora perché i minorenni non possono votare, perché gli schizofrenici non possono guidare l’automobile, perché i carcerati non possono detenere armi come le guardie? Discriminazione, razzismo, urgono battaglie civili!

Da questi esempi si capisce subito quanto sia vuota di significato la frase di Grillini, i diritti infatti potranno essere uguali per le persone che sono in eguali condizioni. Persone in condizioni diverse avranno diritti diversi.

Questo elementare ragionamento, del tutto lapalissiano, lo fa, tale quale, Nathalie de Williencourt.

Chi è costei? È la portavoce di Homovox che è l’associazione a cui aderisce la maggioranza degli omosessuali francesi, e che probabilmente conta anche più iscritti dell’Arcigay di Grillini.

Ecco le sue testuali parole: “Rappresentiamo la maggioranza dei francesi omosessuali ma non ci ascoltano. Non vogliamo il matrimonio, perché non siamo come le coppie eterosessuali, che possono fare figli”. Non solo Homovox non vuole il matrimonio, ma neppure l’affidamento di bambini a coppie gay e soprattutto non vogliono essere trattati allo stesso modo delle coppie eterosessuali perché, sostengono con logica cristallina, “siamo diversi: quindi non vogliamo eguaglianza, ma giustizia”.

Ascoltando la Williencourt si scoprono altre cose interessanti.  “In Francia ci censurano, si ascoltano sempre le lobby LGBT, parlano sempre loro nei media, ma la maggior parte degli omosessuali sono amareggiati dal fatto che questa lobby parli a loro nome, perché non abbiamo votato per loro e non ci rappresenta”. Cosicché Homovox ha partecipato alla sfilata di Parigicontro la legge Taubira sul matrimonio omosessuale.

Quindi quella che viene raccolta dal governo come “opinione pubblica” e  come “nuova campagna per i diritti civili” è in realtà l’opinione avvelenata di una minoranza della minoranza.

Strano concetto della democrazia!

 

Ma se il matrimonio omosessuale non serve ai gay, a questo punto dobbiamo chiederci a cosa serve.

Esistono studi antropologici condotti nelle università europee ed americane, che grazie all’osservazione dei Paesi che hanno già introdotto le nozze contro natura, ne hanno potuto verificare gli effetti (si cita ad esempio un ottima sintesi del professor Stanley Kurtz).

Ebbene, l’unica conseguenza veramente sensibile di quelle leggi è di svilire e screditare l’istituto matrimoniale.

Nei Paesi scandinavi, da quando i gay si sposano, sono considerevolmente aumentati i divorzi e soprattutto le nascite dei bambini fuori dal matrimonio, che rappresentano ormai il 60% del totale.

Strano che le donne, che prima di generare un figlio solitamente desiderano sentirsi sicure, protette dall’impegno del proprio uomo responsabile e fedele, rinuncino a sposarsi.

Eppure non è difficile capire come una ragazza, che si sta apprestando a ricoprire  la missione di moglie e di madre, immaginando al proprio posto i protagonisti delle penose scene dei gay pride e vedendosi equiparata ad essi perda la voglia: se il matrimonio è quello, ne fa volentieri a meno!

Dunque, sia il ragionamento sia la casistica ci dicono che l’apertura del matrimonio agli omosessuali produce vantaggi insignificanti per loro, ma danni consistenti per tutti gli altri (che sono la grande maggioranza).

Insomma la parificazione di diritti prodotta dalle nozze gay equivale al discorso che potrebbero fare le persone con una mano amputata: “Vogliamo essere come gli altri – ma non si può – e allora tagliamo una mano a tutti”. Questo è il tipo di risultato meschino e perdente che si può ottenere da tali iniziative.

Quindi i Grillini, i Galan, i Bondi e le Prestigiacomo, o sono così sprovveduti da non capire dove va a parare la loro proposta di legge, oppure, per qualche misteriosa ragione, si adoperano  per demolire sempre di più la famiglia e, così facendo, rovinare quella che poteva essere la serena esistenza di tantissime persone.

Il tutto in base a una logica estranea ai fondamenti del diritto e della democrazia.

http://www.stampalibera.com/?p=65390

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Ma di cosa stanno parlando?

Ci scandalizziamo delle orgettine 20enni che frequenta/va il presidente del conSilvio e ora si vuole una legge pro gay per matrimoni e adozioni ? 

Ma , avete mai visto fin dove arriva la loro depravazione? Vi siete mai chiesti qual è la vera causa della pedofilia? Il pedofilo non è un malato?


Vi posto un'immagine,  sperando che non vi venga il vomito e al contempo vi faccia riflettere.


-Questa immagine a mio modesto avviso, è uno stato di fatto. - Il resto sono solo chiacchiere -.

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Bisessuale, cresciuto con due lesbiche, 40 anni nel mondo Lgbt:

«No al matrimonio omosessuale»

 
Giugno 7, 2013 Benedetta Frigerio

La testimonianza di Robert Lopez: «Sono solo un ragazzo che ha dovuto ripulire il casino lasciato dalla rivoluzione sessuale.
La comunità gay produce odio e recriminazione viziosa»

lopez«Dobbiamo frenare questa corsa»; «i bambini non possono diventare proprietà degli adulti»; «abbiamo sentito tante campane, ma mai quelle dei diretti interessati a cui non viene data voce».

Sono le parole di Robert Oscar Lopez, professore presso la California State University, che lo scorso 12 marzo ha dato testimonianza davanti al Parlamento del Minnesota chiamato a legiferare sul matrimonio omosessuale

L’uomo, cresciuto dalla madre lesbica con la sua campagna, è intervenuto il mese scorso raccontando la sua esperienza sul Public Discourse, il giornale online del centro di ricerca The Witherspoon Institute dell’Università di Princeton.

«MI MANCAVA UN GENITORE». Spiegando di essere bisessuale, il professore ha dichiarato: «I bambini sentono potentemente la mancanza di un padre o di una madre» e «provano una grande frustrazione, perché non sono in grado di fermare chi decide di privarli del padre o della madre».

Cresciuto nella comunità Lgbt da quando aveva due anni, Lopez ha spiegato perché la sua voce non è bastata a frenare la legge sulle nozze gay in Minnesota: «Nel corso dell’ultimo anno sono stato di frequente in contatto con adulti cresciuti da genitori dello stesso sesso. Sono terrorizzati dall’idea di parlare pubblicamente dei loro sentimenti, così molti mi hanno chiesto (dato che io sono già uscito allo scoperto, per così dire) di dare voce alle loro preoccupazioni».

Lopez, parlando della conflittualità che si vive tra l’attaccamento ai genitori e le ferite da questi provocate, ha aggiunto di voler parlare soprattutto per «conto di coloro che sono stati messi da parte dalla cosiddetta “ricerca sociale” sulla genitorialità omosessuale».

Quelli che hanno contattato il professore si sono sentiti in dovere «di ribadire di amare i propri cari», ma poi «si sentono scollegati dagli aspetti legati al sesso delle persone intorno a loro, con una certa frequenza provano rabbia verso i loro “genitori” per averli privati del genitore biologico (o, in alcuni casi, di entrambi i genitori biologici), rimpiangono di non aver avuto un modello del sesso opposto, e provano vergogna o senso di colpa per il fatto di sentire un risentimento verso i propri genitori».

Secondo il professore la legge sul matrimonio omosessuale è pericolosa: «Incoraggiare le coppie dello stesso sesso a pensare che la loro unione non sia distinguibile dal matrimonio» è dire «una menzogna, e tutto ciò che si fonda sulla menzogna ci si ritorcerà contro».

L’AMORE SURROGATO. «Dopo aver trascorso quarant’anni dentro nella comunità gay – ha proseguito -, ho visto come questa realtà produca odio e recriminazione viziosa».

Le coppie dello stesso sesso, infatti, spesso parlerebbero male di quelle eterosessuali per giustificare le adozioni. «Ma – ha continuato il professore – io sono qui per dire di no: avere una mamma e un papà è un valore prezioso in sé, non qualcosa che può essere ignorato, anche se una coppia gay ha un sacco di soldi, anche se può iscrivere un ragazzino alle migliori scuole».

Sarebbe poi «inquietante e classista la posizione dei gay che pensano di poter amare senza riserve i loro figli dopo aver trattato la madre surrogata come un incubatore, o delle lesbiche che credono di amare i propri figli incondizionatamente dopo aver trattato il loro padre-donatore di sperma come un tubetto di dentifricio».

Lopez ha denunciato le autorità che, anziché proteggere il diritto degli orfani ad avere una madre e un padre, si preoccupano di rispondere alla domanda del mercato degli omosessuali che vogliono figli: «Qualunque sia il trauma causato ai bambini dall’essere orfani non dovrebbe essere aggravato dallo stress di essere adottati da una coppia dello stesso sesso».

Per il professore neppure il genitore biologico divorziato avrebbe il diritto di allevare il proprio figlio con una persona dello steso sesso lasciando da parte il genitore biologico: «I bambini di solito vogliono che la loro mamma e il papà smettano di litigare, mettano da parte le loro differenze, e stiano insieme, anche se uno di loro è gay».


I FIGLI “OMOFOBI”.

 Lopez ha citato anche la fecondazione, il divorzio, il commercio delle adozioni, per dire che «i bambini gettati nel bel mezzo di questi pericoli morali sono ben consapevoli della responsabilità dei loro genitori nel dare loro una vita stressante ed emotivamente complicata», mettendoli persino «nella non invidiabile posizione di essere chiamati “omofobi” se semplicemente soffrono per lo stress che i genitori hanno loro imposto».

Sfortunatamente, però, il movimento Lgbt «ha deciso che la sua convalida da parte di altri richiede una ridefinizione del “matrimonio” inclusiva delle coppie dello stesso sesso. Così eccoci qui, bloccati a imporre una vita problematica ai bambini». Perché purtroppo, conclude Lopez, «suppongo di non contare. Non sono un medico, un giudice o un commentatore televisivo, solo un ragazzo che ha dovuto ripulire il casino lasciato dalla rivoluzione sessuale».


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[Modificato da ReteLibera 27/07/2013 14:38]
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Choc a Milano: omosessuale arrestato, violentava il “figlio” di 10 anni “legalmente adottato”

31-05-2013 

ADOZIONI GAY – Un omosessuale di sessant’anni è stato arrestato a Milano. L’uomo viveva con un bambino thailandese di dieci anni che aveva “adottato” e fatto riconoscere come suo al termine di un viaggio nel Paese, dove si recava spesso.

In Italia da sette anni, da quando ne aveva tre, il bambino viveva con l’imprenditore, che in Thailandia era stato arrestato per avere molestato dei minori. È stato momentaneamente affidato a dei “parenti”.

L’omosessuale utilizzava il bambino come suo “oggetto sessuale”.

Ci si domanda come sia stato possibile che un uomo e non una coppia, abbia potuto “legalmente” adottare un bambino.

Ovviamente questo ora, quando saranno approvati i matrimoni gay sarà la norma.


http://voxnews.

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Adozioni gay: le ragioni per dire no 

 

Costanza Stagetti


Aspetti dannosi dello stile di vita omosessuale

L'esperienza dimostra chiaramente che lo stile di vita omosessuale è incompatibile con una buona educazione dei bambini. Le relazioni omosessuali sono caratteristicamente instabili e sono fondamentalmente incapaci di offrire ai bambini la sicurezza di cui necessitano. 

Promiscuità omosessuale

Gli studi indicano che l'omosessuale maschio medio ha centinaia di partner sessuali nel corso della vita, uno stile di vita condiviso anche dai cosiddetti omosessuali impegnati e che non porta ad un'atmosfera sana per la crescita dei bambini. 

A. P. Bell e M. S. Weinberg, nel loro studio sull'omosessualità maschile e femminile, hanno scoperto che il 43% dei maschi omosessuali bianchi aveva fatto sesso con almeno 500 partners, il 28% con almeno 1000.

Nel suo studio sul profilo sessuale di 2.583 anziani omosessuali pubblicato sul Journal of Sex Research, Paul Van de Ven ha rilevato che la maggioranza di essi aveva avuto un  numero di partner sessuali compreso tra 101 e 500." Inoltre, dal 10,2% al 15,7% di essi aveva avuto un numero di partner compreso tra 501 e 1000. Un ulteriore gruppo che andava sempre dal 10,2% al 15,7% aveva dichiarato di averne avuti più di mille. 

Un' indagine condotta dalla rivista omosessuale Genre ha rilevato che il 24% degli intervistati aveva avuto nella vita più di 100 partners sessuali. La rivista notava che diversi intervistati ne avevano avuti più di  mille. 

Nel suo studio sull'omosessualità maschile in  Western Sexuality: Practice and Precept in Past and Present Times, M. Pollak ha scoperto che "sono poche le relazioni omosessuali che durano più di 2 anni, inoltre  numerosi uomini dichiarano di aver avuto centinaia di partner nel corso della vita." 

Promiscuità nelle coppie omosessuali

Anche in quelle relazioni omosessuali in cui i partner si considerano impegnati in un' unione stabile, il termine  "relazione impegnata" normalmente indica qualcosa di differente da quello che significa nel matrimonio eterosessuale.

In The Male Couple, gli autori David P. McWhirter e Andrew M. Mattison riportano che in uno studio di 156 maschi impegnati in relazioni la cui durata variava da 1 a 37 anni, solo 7 coppie avevano una relazione sessuale esclusiva, e questi uomini stavano insieme da meno di 5 anni. Per dirla in un altro modo, tutte le coppie la cui relazione durava da più di 5 anni avevano incluso qualche condizione per un'attività sessuale esterna alla coppia.

 La maggior parte di essi intendeva le relazioni sessuali esterne alla coppia come la norma e vedeva come un'oppressione l'adozione degli standard monogami

In Male and Female Homosexuality, M. Saghir e E. Robins hanno rilevato che il maschio omosessuale medio vive in una relazione la cui durata è compresa fra 2 e 3 anni. 

Nel suo studio sulle pratiche sessuali degli omosessuali anziani sul Journal of Sex Research, Paul Van de Ven ha scoperto che solo il 2,7% degli omosessuali ha avuto un solo partner sessuale nel corso della vita. 

Coppie omosessuali e coppie eterosessuali a confronto 

Per sgombrare il campo dall'illusione che esista qualche equivalenza fra le pratiche sessuali delle relazioni omosessuali e il matrimonio tradizionale, le statistiche riguardanti la fedeltà sessuale all'interno del matrimonio sono rivelatrici: In Sex in America, definito dal New York Times "Lo studio più importante del comportamento sessuale americano dopo il rapporto Kinsey," Robert T. Michael riporta che il 90% delle mogli e il 75% dei mariti dichiara di non aver mai fatto sesso all'infuori del matrimonio. 

Un'indagine su 884 uomini e 1288 donne pubblicata su Journal of Sex Research ha rilevato che il 77% degli uomini sposati e l'88% delle donne sposate era rimasta fedele alle promesse matrimoniali. 

Un'indagine telefonica condotta per Parade magazine su 1049 adulti selezionati per rappresentare le caratteristiche demografiche degli Stati Uniti ha scoperto che l'81% degli uomini sposati e l'85% delle donne sposate riferiva di non aver mai infranto le promesse matrimoniali.

Se anche il tasso di fedeltà citato da questi studi è lontano dall'ideale, tuttavia c'è un'enorme differenza fra l'insignificante tasso di fedeltà rilevato tra gli omosessuali e il 75/90% indicato per le coppie sposate. Questo indica che perfino le relazioni omosessuali "impegnate" rivelano una fondamentale incapacità alla fedeltà e all'impegno che è assiomatica nell'istituzione del matrimonio.

Patologie collegate alle relazioni omosessuali 

E' noto che gli uomini omosessuali sono soggetti ad un' elevata incidenza di malattie sessualmente trasmesse. Quando l'AIDS fu osservato per la prima volta nel 1981 venne definito GRIDS (Gay Related Immunodeficiency Syndrome) poiché tutti i casi sembravano riguardare uomini gay. In seguito venne scoperto anche nei tossicodipendenti che si iniettano droga e in altri gruppi. Negli ultimi 20 anni sono stati spesi milioni di dollari per educare la comunità omosessuale a praticare il cosiddetto sesso sicuro prevedendo che l'HIV/AIDS avrebbe cessato di essere specificamente una malattia dei gay. Tuttavia questa previsione non si è avverata.

In Australia l' Annual Surveillance Report per l' HIV/AIDS del 2000 dichiara: "La trasmissione dell'HIV in Australia continua ad avvenire prevalentemente attraverso i contatti sessuali fra uomini. Approssimativamente l'85% di tutte le trasmissioni HIV in Australia avvengono attraverso questa via. Allo stesso modo, la maggior parte delle diagnosi di nuove infezioni HIV riguardavano uomini che avevano avuto contatti omosessuali."

Inoltre, l'HIV/AIDS report indica che "l'indagine periodica della comunità gay di Sydney che copre un arco di 6 mesi ha recentemente individuato un aumento nella proporzione di residenti che riportano sesso anale non protetto con partners casuali. La proporzione è andata aumentando dal  14% del febbraio 1996 al 28% dell' agosto 1997 e al 32% del 1999....il numero di uomini con gonorrea rettale è aumentato progressivamente dai 72 del 1997 ai 195 del 1999."

Le lesbiche hanno problemi simili anche se meno pronunciati. Nell'anno 2000 sono state intervistate 1432 donne lesbiche che erano state ospiti di una clinica di Sydney per malattie sessualmente trasmesse tra il 1991 e il 1998. Le lesbiche furono messe a confronto con un gruppo di controllo eterosessuale.  Entrambi i gruppi vennero esaminati sulle infezioni sessualmente trasmesse quali clamidia, gonorrea, herpes genitale, papillomi e furono intervistati sulla loro storia sessuale.

La maggior parte delle lesbiche aveva avuto in passato relazioni sessuali con uomini. Solo il 7% di queste donne era stata esclusivamente lesbica per tutta la vita. Il 22% delle lesbiche contro l'11% delle eterosessuali era o era stata una prostituta e il 23% contro il 4% delle eterosessuali  si era iniettata droghe.

Le lesbiche avevano o avevano avuto anche più infezioni a trasmissione sessuale rispetto al gruppo di controllo eterosessuale e riportavano maggiore frequenza di rapporti sessuali con uomini omosessuali o bisessuali o con persone che si iniettavano droghe. 

Anche quelle relazioni omosessuali che vengono definite "monogame" non sono necessariamente esenti da tali rischi.

La rivista AIDS ha riportato che gli uomini impegnati in relazioni stabili hanno rapporti anali e orali con maggior frequenza rispetto a quelli senza un partner fisso.   Poiché il rapporto anale è collegabile a una moltitudine di infezioni batteriche e di malattie sessualmente trasmesse tra cui l'Aids, l'esclusività della relazione non riduce il rischio di contrarre tali malattie. Uno studio inglese pubblicato sullo stesso numero di AIDS  ha confermato questo dato avendo rilevato che la maggior parte degli atti sessuali a rischio fra gli omosessuali avvengono nelle relazioni stabili. 

Di estrema importanza sono gli effetti di un tale stile di vita sui bambini. Brad Hayton scrive: "gli omosessuali....presentano ai bambini una povera visione di matrimonio. I bambini imparano dall'esempio e credono che le relazioni coniugali abbiano carattere transitorio e prevalentemente sessuale. Le relazioni sessuali sono principalmente per il piacere piuttosto che per la procreazione. E imparano che la monogamia in un matrimonio non è la norma e dovrebbe essere scoraggiata se si vuole una buona relazione coniugale." 

Violenza nelle relazioni omosessuali

I bambini che crescono in un ambiente domestico violento rimangono fortemente segnati. Essi possono reagire diventando socialmente emarginati o diventando aggressivi e violenti a loro volta. 

Le statistiche degli obitori rivelano che lo stile di vita omosessuale è inequivocabilmente soggetto a violenza e infortuni. Questo può essere in parte dovuto all'alta incidenza di abuso di droghe. Un'indagine sugli omosessuali maschi australiani pubblicata dal  National Centre in HIV Social Research  nel 1998, ha scoperto che "l'uso di droga è elevato tra gli omosessuali attivi rispetto alla popolazione generale. Droghe particolari, specialmente le cosiddette `party drugs',  sono usate da una considerevole percentuale di omosessuali attivi."

Il professore americano di filosofia morale Thomas Schmidt sostiene che nella comunità omosessuale l'abuso di droghe, la depressione e il suicidio sono presenti in proporzioni epidemiche. Citando alcuni dati afferma: "I risultati combinati di due studi rivelano che il 47% dei 405 uomini omosessuali studiati avevano una storia di abuso di alcool (contro il 24% della popolazione maschile generale) e il 51% aveva una storia di abuso di droghe (contro il 7% della popolazione maschile generale). Uno studio equiparabile sulla omosessualità femminile ha rivelato che il 35% delle lesbiche aveva una storia di abuso di alcol contro il 5% della popolazione femminile generale....L'opinione comune dei ricercatori è che circa il 30% degli omosessuali, sia maschi che femmine, hanno problemi di alcool, contro il 10% della popolazione generale."

Gli omosessuali, specialmente le lesbiche, hanno tassi più elevati di violenza domestica rispetto alle coppie eterosessuali. Susan Holt, coordinatrice dell'unità di violenza domestica del Los Angeles Gay and Lesbian Center, ha detto nel 1996 che " la violenza domestica è, dopo l'AIDS e l'abuso di droghe, il problema più grande che colpisce oggi la comunità omosessuale in termini di letalità."

Uno studio sul Journal of Interpersonal Violence ha esaminato il conflitto e la violenza nelle relazioni tra lesbiche. I ricercatori hanno trovato che il 90% delle lesbiche studiate era stato oggetto di uno o più atti di aggressione verbale da parte della partner nel corso dell'anno precedente allo studio, con il 31% che riportava uno o più casi di abuso fisico. 

In un'indagine su 1099 lesbiche, il Journal of Social Service Research ha rilevato che "quasi più della metà delle lesbiche riportava di aver subito abusi da parte della partner. Le forme di abuso più frequentemente indicate erano abuso verbale/emotivo/psicologico e abuso fisico/psicologico." 

Nel loro libro Men Who Beat the Men Who Love Them: Battered Gay Men and Domestic Violence, D. Island e P. Letellier  postulano che"l'incidenza della violenza domestica tra gli uomini gay sia quasi doppia rispetto alla popolazione eterosessuale."

Tasso di violenza all'interno del matrimonio

Un fatto poco noto è che le relazioni omosessuali sono molto più violente di quanto lo sono quelle coniugali tradizionali: The Bureau of Justice Statistics (U.S. Department of Justice) riporta che le donne sposate in famiglie tradizionali sperimentano il tasso più basso di violenza in confronto alle donne che vivono altri in tipi di relazione. 

Con ciò concorda uno studio del Medical Institute for Sexual Health: è da notare che la maggior parte degli studi sulla violenza famigliare non fanno distinzioni tra partner coniugato e non coniugato. Gli studi che fanno questa distinzione hanno scoperto che la relazione coniugale tende ad avere il minor tasso di violenza se confrontata con le convivenze. 

Alta incidenza di problemi di salute mentale fra gli omosessuali

Un'indagine nazionale sulle lesbiche pubblicata sul Journal of Consulting and Clinical Psychology ha scoperto che il 75% delle quasi 2000 intevistate aveva cercato aiuto psicologico di qualche tipo, molte per trattamenti a lungo termine della depressione: nel campione preso in esame c'era un' alta prevalenza di comportamenti e circostanze della vita collegabili a problemi di salute mentali.  Il 37% aveva subito abusi fisici e il 32% era stata stuprata o molestata sessualmente. Il 19% era stata vittima di incesto. Almeno 1/3 usava tabacco quotidianamente e il 30% beveva alcool più di una volta a settimana; il 6% beveva quotidianamente. Una su 5 fumava marijuana più di una volta al mese. Il 21% del campione aveva pensieri suicidi, a volte o frequentemente, e il 18% aveva effettivamente cercato di togliersi la vita....Più della metà si era sentita qualche volta troppo nervosa per compiere le attività ordinarie nel corso dell'ultimo anno e più di 1/3 si era sentita depressa. 

Abuso di droghe fra le lesbiche

Uno studio pubblicato su Nursing Research ha rilevato che le lesbiche sono 3 volte di più soggette all'abuso di alcool e ad altri comportamenti compulsivi: come la maggior parte degli alcolisti, 32 (91%) dei partecipanti aveva abusato di altre droghe oltre che dell'alcool, e molte riportavano comportamenti compulsivi con il cibo (34%), con la codipendenza (29%), con il sesso (11%) e il denaro (6%). Il 46% delle partecipanti era stata una forte bevitrice con frequenti ubriacature. 

Rischio più elevato di suicidio

Uno studio sui gemelli che ha esaminato la relazione fra omosessualità e suicidio, pubblicato su Archives of General Psychiatry, ha scoperto che gli omosessuali con partner erano complessivamente a maggior rischio di problemi di salute mentale ed erano 6,5 volte più soggetti dei loro gemelli a tentativi di suicidio. Il tasso più alto non era attribuibile alla salute mentale o all'abuso di sostanze stupefacenti. 

Un altro studio pubblicato simultaneamente su Archives of General Psychiatry  ha seguito 1007 individui dalla nascita. Quelli classificati come gay, lesbiche o bisessuali erano significativamente più soggetti a problemi di salute mentale. D. Bailey, nei suoi commenti pubblicati sullo stesso numero della rivista,  prendeva le distanze da varie spiegazioni dei risultati, come quella secondo la quale "il diffuso pregiudizio contro le persone omosessuali è causa della loro infelicità o peggio della loro malattia mentale." 

Ridotta aspettativa di vita

La longevità degli omosessuali è stata oggetto di uno studio di un'equipe di ricercatori statunitensi guidata dal Dott. Paul Cameron i cui risultati sono stati pubblicati nel 1994. In un arco di tempo di 13 anni, l'equipe ha confrontato 6737 annunci funebri comparsi su 18 pubblicazioni omosessuali con un vasto campione di annunci funebri comparsi su normali pubblicazioni. Quelli presi dalle pubblicazioni normali coincidevano con la longevità media statunitense: l'età media di mortalità  per gli uomini sposati era 75 anni e 79 per le donne. Per gli uomini non sposati o divorziati l'età media era di 57 anni e 71 per le donne non sposate. 

Gli omosessuali avevano un'aspettativa di vita molto più breve. Gli omosessuali maschi che morivano di AIDS avevano un'età media di 39 anni e quelli che morivano per altre cause vivevano solo un pò più a lungo arrivando ad un'età media di 42 anni. Le lesbiche avevano una longevità media di 44 anni.

Per quanto riguarda la sopravvivenza fino ai 65 anni di età, la differenza era ancora maggiore. Le pubblicazioni normali mostravano che l'80% degli uomini sposati e l'85% delle donne sposate raggiungeva i 65 anni di età contro il 32% degli uomini non sposati o divorziati e il 60% delle donne non sposate. Per gli omosessuali il quadro era inquietante: solo il 10% degli uomini omosessuali e il 20% delle lesbiche raggiungeva l'età di 65 anni.

Il 3% dei gay moriva di morte violenta - erano 116 volte più esposti al rischio di morire per omicidio, per suicidio o per incidenti stradali rispetto alle altre persone. Crisi cardiache, cancro e insufficienza epatica erano incredibilmente comuni. Per quanto riguarda le lesbiche il 18% moriva per omicidio, suicidio o incidenti - un tasso 456 volte più alto rispetto alle altre donne della stessa età. Quasi un terzo delle lesbiche moriva di cancro, spesso degli organi genitali.

Uno studio pubblicato su International Journal of Epidemiology  sui tassi di mortalità degli omosessuali concludeva:

"In un importante centro canadese, l'aspettativa di vita per gli uomini gay e bisessuali all'età di 20 anni è da 8 a 20 anni minore rispetto agli altri uomini. Se lo stesso tasso di mortalità dovesse continuare, si stima che quasi la metà degli uomini  gay e  bisessuali che sono oggi ventenni non raggiungeranno il 65° anno di età. Volendo essere ottimisti possiamo dire che gli uomini gay e bisessuali di questo centro urbano stanno ora godendo della stessa aspettativa di vita che avevano tutti gli uomini canadesi nel 1871". 

La preoccupazione riguardo i bambini collocati in ambiente omosessuale che rischiano di rimanere orfani a causa del distruttivo stile di vita omosessuale è ben fondata. Nel 1990, Wayne Tardiff e il suo partner, Allan Yoder, furono i primi omosessuali a cui fu permesso di diventare genitori adottivi nello stato del New Jersey. Tardiff morì nel 1992 a 44 anni, Yoder morì pochi mesi dopo, lasciando un orfano di 5 anni. 

Confusione dell'identità sessuale

La tesi secondo cui l'ambiente omosessuale non conduce i bambini allo stile di vita omosessuale è negata dall'evidenza sempre maggiore che i bambini allevati in tali ambienti sono più soggetti al comportamento omosessuale e a intraprendere la sperimentazione sessuale.

Gli studi indicano che lo 0,3% delle femmine adulte riporta di aver praticato il comportamento omosessuale nell'ultimo anno, lo 0,4% lo ha praticato negli ultimi 5 anni, e il 3% dichiara di aver sempre praticato l'omosessualità nel corso della vita 42. Uno studio in  Developmental Psychology ha rilevato che il 12% delle figlie di lesbiche diventano a loro volta delle lesbiche, un tasso che è almeno 4 volte il tasso di lesbismo nella popolazione femminile adulta. 

Numerosi studi indicano che mentre quasi il 5% dei maschi riporta di aver avuto ogni tanto un'esperienza omosessuale nella vita, il numero degli omosessuali regolari è considerevolmente basso: tra l'1 e il 2% dei maschi riporta un comportamento omosessuale esclusivo nel corso di più anni successivi.  Tuttavia J. M. Bailey  ha scoperto che il 9% dei figli maschi adulti di padri omosessuali erano a loro volta omosessuali: "Il tasso di omosessualità nei figli maschi (9%) è diverse volte più alto di quello indicato dalle indagini sulla popolazione generale ed è imputabile ad una trasmissione di padre in figlio. " 

Sebbene essi abbiano tentato di trarre conclusioni diverse, lo studio di Golombok e Tasker ha rivelato una chiara connessione tra omosessualità ed essere allevati da una coppia di lesbiche. "Con riferimento all'effettivo coinvolgimento in relazioni omosessuali, c'era una significativa differenza tra i gruppi.... Nessuno dei bambini cresciuti in famiglie eterosessuali aveva avuto relazioni omosessuali." Al contrario, 5 (29%) delle 17 figlie ed 1 (13%) degli 8 figli di coppie omosessuali riferiva di aver avuto almeno una relazione omosessuale. 

Questi risultati sono stati confermati recentemente da uno studio apparso su American Sociological Review. Gli autori Judith Stacey e Timothy J. Biblarz alludevano al  "political incorrectness" dei loro risultati che mostravano tassi più elevati di omosessualità fra i bambini cresciuti in ambiente omosessuale: "Riconosciamo i rischi politici conseguenti al fatto che studi recenti indicano come i figli di genitori gay sono più soggetti a intraprendere a loro volta un'attività omosessuale." 

Stacy e Biblarz hanno anche rilevato che "alcuni risultati sul numero di partner sessuali dei figli indicano che: le ragazze adolescenti cresciute da madri lesbiche sembrano essere sessualmente più avventurose e meno caste.....In altre parole, i figli (specialmente le ragazze) allevati da lesbiche sembrano allontanarsi dai ruoli sessuali tradizionali, mentre i figli cresciuti da madri eterosessuali sembrano conformarsi ad essi."  

Incesto  nelle "famiglie" con genitori omosessuali

I bambini che hanno subito abusi sessuali possono soffrire di danni psicologici per tutta la vita. Le statistiche indicano che gli omosessuali sono più soggetti degli eterosessuali ad abusare dei bambini: il 23% dei maschi omosessuali e il 6% delle lesbiche hanno avuto qualche contatto sessuale con minorenni; e questo secondo il Gay Report del 1979, che sicuramente non nutre prevenzioni contro gli omosessuali, e secondo altre fonti .

Uno studio in Adolescence ha confermato questi dati: un'elevata percentuale (29%) degli adulti figli di genitori omosessuali è stato oggetto di molestie sessuali da parte del genitore omosessuale, contro lo 0,6% di adulti figli di genitori eterosessuali....Avere un genitore omosessuale sembra aumentare il rischio di incesto di circa 50 volte. 

Thomas Schmidt indica che "vari studi rivelano che mentre solo il 2% degli uomini adulti è omosessuale, circa il 35% dei pedofili sono omosessuali....E' impossibile determinare il numero dei pedofili maschi, ma possono costituire fino al 10% degli omosessuali maschi."

Inoltre, se anche i genitori omosessuali possono non essere pedofili, i loro figli hanno più probabilità di venire a contatto con altri membri della comunità omosessuale e quindi il rischio di venire a contatto con pedofili è molto più alto del normale. La parata del martedì grasso organizzata dalla comunità gay di Sydney ha fatto figurare un buon numero di bambini negli ultimi anni. Questi bambini - figli di genitori omosessuali - erano esposti alle azioni oscene degli adulti su numerosi carri della parata.

Un progetto politico: ridefinire il matrimonio

L'intenzione degli attivisti omosessuali non è semplicemente quella di rendere possibile ai gay e alle lesbiche la condivisione della vita coniugale convenzionale. Per loro stessa ammissione essi aspirano a cambiare il carattere essenziale del matrimonio, rimuovendo proprio gli aspetti della fedeltà e della castità che promuovono la stabilità della relazione:

Paula Ettelbrick, ex direttore legale del Lambda Legal Defense and Education Fund, ha dichiarato, "Essere frocio è molto di più che mettere su casa, dormire con una persona dello stesso sesso e cercare l'approvazione dello stato....Essere frocio significa fare pressione sui parametri del sesso, della sessualità e della famiglia e in tal modo trasformare il tessuto sociale." 

Secondo lo scrittore e attivista omosessuale Michelangelo Signorile, lo scopo degli omosessuali è: battersi per il matrimonio fra persone dello stesso sesso e per i suoi benefici e poi, una volta assicurato questo, ridefinire completamente l'istituzione del matrimonio, chiedere il diritto di sposarsi non come modo per aderire ai codici morali della società, ma piuttosto per smitizzare un mito e modificare radicalmente un'istituzione arcaica....L'azione più sovversiva che possono intraprendere gli omosessuali.......è di trasformare interamente la nozione di "famiglia".  

Signorile va oltre fino a ridefinire il termine monogamia: Per questi uomini il termine monogamia non significa necessariamente esclusività sessuale.... Il termine "relazione aperta" ha assunto per moltissimi uomini gay un particolare significato: una relazione in cui i partner fanno spesso sesso all'esterno, mettono via il loro risentimento e la loro gelosia, e discutono l'un l'altro della loro attività sessuale esterna o condividono i partner sessuali. 

Le opinioni di Signorile e Ettelbrick riguardo il matrimonio sono molto diffuse nella comunità omosessuale. Secondo il Mendola Report, solo il 26% degli omosessuali crede che l'impegno sia la cosa più importante in una relazione coniugale. 

L'ex omosessuale William Aaron spiega perché perfino gli omosessuali "impegnati" non praticano la monogamia: nella vita gay, la fedeltà è quasi impossibile. Poiché  l'impulso omosessuale sembra essere costituito in parte dal bisogno di "assorbire" mascolinità dal partner sessuale, l'omosessuale deve costantemente cercare nuovi partner. Conseguentemente i matrimoni omosessuali che hanno più successo sono quelli in cui c'è un accordo tra i due nell'avere relazioni esterne mantenendo l'apparenza di una relazione stabile. 

Anche quelli che sostengono il concetto di "famiglia" omosessuale ammettono la sua inadeguatezza per i bambini: nel suo studio su Family Relations, L. Koepke osservava, "Anche gli individui che considerano le relazioni omosessuali una scelta legittima per gli adulti avvertono che i bambini soffrirebbero nell'essere cresciuti in tali famiglie." 

L'instabilità, la vulnerabilità alla malattia e la violenza domestica che prevalgono nelle relazioni omosessuali rispetto a quelle eterosessuali, normalmente renderebbero inadatti tali ambienti a garantire la custodia dei bambini. Tuttavia, nell'attuale clima culturale che preme per legittimare la pratica dell'omosessualità in ogni area possibile della vita, tali considerazioni sono spesso ignorate.

I bambini hanno bisogno di un padre e di una madre

I tentativi di ridefinire la vera natura della famiglia ignorano il patrimonio di saggezza delle culture e delle società di antica data, che testimoniano come il  modo migliore di allevare i bambini sia la famiglia composta da un padre e da una madre tra loro sposati. L'importanza della famiglia tradizionale è stata confermata da ricerche che mostrano come i bambini provenienti da famiglie formate da due genitori sposati ottenevano migliori risultati in campo accademico, finanziario, emotivo e comportamentale. Rinviavano più a lungo l'attività sessuale, godevano di migliore salute e ricevevano più sostegno dai genitori. 

Un ambiente omosessuale non può sostituire la famiglia: i bambini hanno bisogno sia di un padre che di una madre.  Blankenhorn discute il differente ma necessario ruolo che padre e  madre svolgono nelle vite dei figli: "Se le madri sono portate a prestare speciale attenzione alle necessità presenti, fisiche ed emotive dei figli, i padri sono portati a prestare speciale attenzione a quei tratti del carattere necessari per il futuro, quali l'indipendenza, la fiducia in se stessi, la volontà di superare dei limiti e di correre dei rischi. "

Blankenhorn spiega ancora: "Paragonato all'amore di una madre, l'amore di un padre è spesso più esigente, più determinante e significativamente meno condizionato.....Per il bambino, dall'inizio, l'amore della madre è un'indiscussa fonte di benessere e base del legame umano. Ma l'amore del padre è quasi un pò più lontano, più distante e contingente. Paragonato all'amore della madre, quello del padre deve spesso essere ricercato, meritato, guadagnato attraverso i meriti." 

Il sociologo David Popenoe conferma che madri e padri svolgono ruoli differenti nelle vite dei loro figli. In Life without Father Popenoe scrive,"Attraverso il gioco i padri tendono a mettere in rilievo la competizione, la sfida, l'iniziativa, il rischio e l'indipendenza. Le madri, al contrario, mettono in rilievo la sicurezza emotiva e la sicurezza personale."

I genitori educano anche alla disciplina in modo diverso: "Mentre le madri offrono grande flessibilità e comprensione nella loro disciplina, i padri offrono estrema prevedibilità e linearità. Entrambe le dimensioni sono determinanti per un regime educativo efficiente, bilanciato e umano." 

Gli aspetti complementari che madri e padri apportano all'educazione dei figli derivano dalla innata differenza fra i due sessi e non può essere arbitrariamente sostituita. Nonostante le accuse di discriminazione sessuale e di omofobia, con i tentativi di negare l'importanza sia del padre che della madre nell'educazione dei figli, la struttura famigliare più antica di tutte si rivela essere la migliore.

Nell'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio del 1981, Papa Giovanni Paolo II riassumeva l'importanza delle famiglie basate sul matrimonio:"La famiglia possiede vincoli vitali e organici con la società, perché ne costituisce il fondamento e l'alimento continuo mediante il suo compito di servizio alla vita: dalla famiglia infatti nascono i cittadini e nella famiglia essi trovano la prima scuola di quelle virtù sociali, che sono l'anima della vita e dello sviluppo della società stessa." 

Nulla di tutto questo è possibile nelle coppie omosessuali che sono per definizione incapaci di creare progenie e di contribuire alla "procreazione della razza umana". Qualsiasi bambino che si trovi in una "famiglia" omosessuale è necessariamente ottenuto o da una coppia sposata o altrimenti attraverso l'unione sessuale di un uomo e una donna, artificialmente o in modo naturale. Quindi, paradossalmente, queste situazioni non possono fare a meno del grembo della società - l'unione di un uomo e di una donna - che essi così veementemente negano. In It Takes a Village, Hillary Rodham Clinton fa riferimento, forse inavvertitamente, alle indelebili "leggi della natura" quando osserva che "ogni società richiede una massa critica di famiglie che si conformino all'ideale tradizionale." Per similitudine, un organismo richiede una massa critica di cellule sane per sopravvivere, e - come ogni oncologo sa - meno cellule anormali ci sono meglio è.

In una società democratica, coloro che scelgono di coabitare in regimi familiari alternativi come le unioni omosessuali, hanno la libertà di farlo. Ma una cosa è la tolleranza, un'altra è la promozione e la celebrazione. Affidare i bambini a queste coppie è assolutamente inaccettabile e una società che si batte per tali unioni a spese della famiglia tradizionale, lo fa a suo rischio e pericolo. 


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Legge contro l’omofobia


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