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ITALIA, BOOM DI AFFARI PER I TRAFFICANTI E PER LE MAFIE TRA IMMIGRAZIONE LIBERA E MERCATO DELLA PROSTITUZIONE

Ultimo Aggiornamento: 08/12/2014 16:27
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ITALIA, BOOM DI AFFARI PER I TRAFFICANTI E PER LE MAFIE TRA IMMIGRAZIONE LIBERA E MERCATO DELLA PROSTITUZIONE


di Luciano Lago


Nonostante la crisi economica che ha distrutto il lavoro e le prospettive di almeno una generazione, esiste un settore che non conosce crisi e che anzi si sviluppa e prospera: il settore di coloro che sfruttano gli emigranti per traghettarli verso l’Italia, unico paese in Europa che ha eliminato ogni vincolo sull’immigrazione (abolizione legge Bossi/Fini) e che anzi ha mobilitato la sua Marina per facilitare gli sbarchi sulle coste della penisola.

Non è un caso: è una disposizione della Unione Europea di favorire l’arrivo dei migranti e dei rifugiati a cui si sono inchinati ad eseguire solerti i governanti italiani.

Anzi hanno fatto di più: hanno mobilitato le navi militari per favorire l’invasione ed hanno assegnato alle coop la gestione dei centri di accoglienza con i costi a carico della spesa pubblica.

Una vera manna per gli scafisti che si sono subito organizzati con acquisto di nuove imbarcazioni, con reclutamento di nuovi “clienti” da traghettare, con telefoni satellitari di ultima generazione, attrezzature varie, passando la voce alle migliaia di migranti e profughi alloggiati sulle coste libiche, tunisine e dell’Egitto. La voce ormai gira per buona parte dell’Africa: in Italia si può andare, ti vengono a prendere, ti traghettano, ti alloggiano ti danno da mangiare e ti pagano anche una indennità al giorno. Un sogno per i tanti africani che aspirano a venire in Europa.

A seguito di questo fenomeno si è inserito il settore delle mafie di varie nazionalità che pescano tra i migranti le loro prede, giovani donne anche minori per avviarle alla prostituzione sulla strada essendo l’Italia l’unico paese in Europa che lascia libera la prostituzione incontrollata per le strade e vieta quella delle case chiuse sottoposte a controlli.

Stessa disponibilità di manodopera a buon mercato per gli spacciatori, visto che lavoro regolare non si trova più in Italia, c’è questa opportunità a cui molti magrebini ed africani non sanno resistere: fare molti soldi in poco tempo con lo spaccio delle dosi ricevute dai boss, si rischia poco e si guadagna bene. Quando si è beccati sul fatto, si trova sempre il magistrato pietoso che ti fa scarcerare, dopo tutto sono “rifugiati”, si trovano in “situazioni di disagio”, hanno diritto alle attenuanti.

Non per nulla si è calcolato che l’economia criminale derivante da prostituzione, traffico di droga, traffico di migranti e sfruttamento, rappresenta un valore in crescita considerato intorno al 12,6% del PIL. Ecco spiegato perché nonostante tutte le crisi ci sia una nicchia di economia che si trova in crescita esponenziale. Vedi  Geopoliticamente 

Questo lassismo è tipico dello Stato italiano che non attua come Stato, controllando il territorio e difendendone le coste, ma al contrario favorisce l’invasione in nome di un malinteso senso di “solidarismo” espresso a senso unico verso chi arriva da fuori e negato del tutto verso i cittadini italiani in difficoltà. Lo stesso Stato si rifiuta di controllare o di prevenire lo spettacolo di degrado delle città italiane causato dalla prostituzione per strada,  dall’accattonaggio,  dai fenomeni di racket. Anche in questo caso si parla ipocritamente di libertà e si assiste passivamente ad una forma moderna di schiavitù.
Questa assenza di controlli produce una situazione in continuo peggioramento sotto ogni aspetto, da quello del degrado urbano, a quello della delinquenza, alla diffusione di malattie, alla condizione di schiavitù in cui si trovano molte donne e minori.

Non ci sono giustificazioni per una politica folle che permette l’ingresso di masse di africani nella penisola mentre c’è una crescita esponenziale della disoccupazione sia fra gli italiani che fra gli stranieri già residenti , oltre alla carenza di risorse per assistere i propri cittadini e famiglie in difficoltà.
Naturalmente tutto prosegue nell’indifferenza di una classe politica che pensa solo ai propri interessi clientelari e di bottega, che si preoccupa di servire gli interessi delle potenti lobby e delle centrali di potere finanziario, mentre proclama principi astratti a cui nessuno crede. Responsabilità anche di una opinione pubblica che rimane assente salvo ogni tanto indignarsi quando il problema tocca i propri quartieri e le proprie abitazioni.

Si tratta di un capovolgimento scriteriato di ogni logica e di subordinazione agli interessi dei gruppi ed organizzazioni che speculano su questi fenomeni.
Cresce di conseguenza l’insofferenza verso questo Stato che si fa riconoscere soltanto per tartassare i cittadini con un fisco impazzito e con una burocrazia vessatoria, avendo abdicato alle sue primarie funzioni di difesa dei propri cittadini e della sicurezza e del territorio.
In pratica in questo paese è venuto meno il patto sociale che doveva legare i cittadini allo Stato: pago le tasse in cambio di servizi di base, sicurezza, difesa del territorio in primis.
Non ci si può quindi meravigliare del fatto che nel Veneto la maggioranza dei cittadini ha votato per un referendum che vorrebbe la separazione del Veneto dal resto dell’Italia, questo è un indicatore dell’insofferenza ormai montante verso questo Stato.

Nella Storia i rivolgimenti e le insurrezioni sono iniziate in questo modo, con un pronunciamento popolare a cui poi dovrebbe seguire una rivolta contro lo Stato centralista, ad esempio con uno sciopero fiscale di massa. Sarà dal Veneto che partirà il cambiamento in Italia?




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